Egregio Professor Natalino M.,
Le scrivo a più di trent'anni di distanza dalla data in cui io e Lei ci conoscemmo, sperandoLa in salute e rientrato alfine nella sua amata Sicilia, regione di cui Ella conservava un meraviglioso accento che colorava poeticamente le Sue chiare ed esaustive spiegazioni della materia che Le competeva: l'educazione tecnica.
Di Lei ho un bellissimo ricordo, al di là dell'accento sopra menzionato. Rammento con affetto il timore reverenziale che ci incuteva all'ingresso in aula, sempre vestito in giacca e cravatta per segno esteriore del rispetto alla Sua professione e - di corollario - di rispetto dei suoi allievi, anzi alunni, visto che erano le scuole medie. Ricordo il compasso da lavagna di sua proprietà, frutto del suo ingegno e del suo lavoro, compasso che tracciava ovviamente cerchi perfetti una volta aperto e che una volta chiuso Ella brandiva a mo' di scettro nelle epiche cazziate che ci somministrava. Erano i tempi che se ricevevamo una compassata sulla testa ci si guardava bene dal dirlo in casa, in quanto il risultato sarebbe stato oltremodo negativo. Son cambiati i tempi, prof...
Ricordo altresì un sacco di cose che ci spiegava, argomenti che - purtroppo o per fortuna, chissà - non mi sono serviti a molto nella vita che ho intrapreso, fatto salvo l'episodio che vado a narrarLe; episodio che poi ha fatto nascere l'esigenza di scriverLe questa mia missiva.
Devo avere ancora a casa i quaderni delle sue lezioni, in particolare quelle sui materiali. Ferro, Legno, Acciaio, Ghisa... Non so perché mi è rimasto impresso il suo trattato sulla ghisa, materiale oltremodo versatile con il quale vengono forgiati manufatti di indubbia utilità: tombini e caloriferi. Ricordo che è una lega ferro-carbonio con percentuale di quest'ultimo che va dal 2 al 7%. Dalla ghisa si ricava l'acciaio che invece ne contiene dallo 0,7 all'1,5%. che poi, professore... di sicuro ci sarà un motivo se fanno così, ma a me sembra che sia come se per costruire una bicicletta si prendesse uno scooter e gli si togliesse il motore per mettergli i pedali. Boh!
Comunque ricordo che per ogni materiale Ella ci forniva i dati relativi: duttilità, malleabilità... peso specifico. Devo ammettere che sul peso specifico non ho studiato bene, prof, però sappia che l'altro ieri ho pagato questa mia ignoranza in quanto, nelle opere di ristrutturazione di casa mia ho dovuto trasportare per tre piani (per fortuna a scendere) ben tre caloriferi di ghisa. Da solo. Orbene, se mi fossi ricordato il peso specifico di tale materiale (che nella fattispecie concreta ho maledetto fino alla ventesima generazione) avrei utilizzato ben più cura nell'opera di sollevamento, mancata cura che attualmente il mio muscolo lombare sinistro mi rimprovera con grande entusiasmo e preoccupante costanza.
Penso, carissimo professore, di avere in tal modo espiato la mia parziale ignoranza e di essermi pertanto meritato la sufficienza piena.
Un altra cosa di cui ho memoria è l'esame di terza media, quando Ella, ultimo professore destinato a vagliare la mia preparazione, mi chiese che cosa produceva un gas nell'acqua. Alle mie risposte sempre più elaborate (un'anidride? un acido? una base?) mi rispose sorridendo: "UNA BOLLICINA". Insegnandomi così che spesso le risposte esatte sono quelle più semplici.
Con tanta stima
Kraken
Inviato da: misteropagano
il 20/12/2012 alle 12:00
Inviato da: danielamerlino
il 04/12/2012 alle 16:16
Inviato da: kraken2009
il 03/12/2012 alle 21:24
Inviato da: Katy987
il 03/12/2012 alle 13:18
Inviato da: danielamerlino
il 10/11/2012 alle 20:22