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Creato da: LaBruja70 il 29/12/2007
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Fine di un'ipocrisia

Post n°345 pubblicato il 17 Ottobre 2011 da adamsmith76
 

Un "regalo" della polizia al G8 di Genova aveva consentito ad una certa parte della sinistra ( non irrilevante) di vivere nell'ambiguità senza sentire il bisogno di fare i conti con il passato e di guardare la pagliuzza nell'occhio altrui piuttosto che la trave nel proprio. Per anni molti di loro hanno incensato questi violenti portandoli perfino in Parlamento nonché dedicando ad uno di loro anche un'aula del Senato! I tragici fatti di Roma hanno smascherato agli occhi dei più questa ipocrisia ma non ancora sconfitto il tentativo di questi benpensanti di distorcere come sempre la realtà dei fatti per assoggettarli al loro credo. C'è già una ridicola riedizione di quel "soccorso rosso" dei mai rimpianti anni di piombo. D'altra parte non è un caso che nei "posti di comando" della società italiana siedono proprio quei "padri spirituali" di questi indignados che negli anni '70 misero a ferro e fuoco l'intero paese.

Per quanto planetario questo degli indignados è un movimento senza senso dove c'è tutto ed il contrario di tutto; a sentirli pare di ascoltare Tremonti...  Ovvio che rappresenta il terreno ideale per dar sfogo alla violenza ( solo in Italia ci si ostina a parlare dei "temi" di questa protesta; "i somari che volano" ha uno spessore maggiore...). Sicuramente erano "infiltrati" le persone fisiche che hanno distrutto la capitale ma non era infiltrata la violenza. Chiunque abbia sentito parlare alcuni degli organizzatori diversi giorni prima si sarà reso conto della loro ambiguità riguardo alla violenza. E persino un folkloristico politico istituzionale rimarcava come la colpa delle violenze fosse stata delle forze dell'ordine in tutte le precedenti manifestazioni violente.

Ora tutti parlano di prevenzione ma vi immaginate in Italia un'azione come quella della polizia americana che ha arrestato 700 persone perché occupavano abusivamente il suolo pubblico??? Chi tra tutti questi benpensanti della sinistra non avrebbe parlato di stato fascista? Perfino in una trasmissione del servizio pubblico e senza alcun contraddittorio si prendevano le difese dei violenti sostenendo che in Val di Susa ( dove pare si addestrassero anche questi delinquenti che hanno devastato Roma) a manifestare fossero soltanto donne e bambini... Adesso si mettono a pontificare su come doveva essere fatto l'ordine pubblico!

Non c'è nulla di peggio di credersi migliore degli altri, di ritenere di essere gli unici che possano salvare il mondo e di "costruire" una società a modo loro. E' già questa l'anticamera della violenza

 
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Libertā malintesa

Post n°344 pubblicato il 07 Ottobre 2011 da adamsmith76
 

«Il mondo non ha mai avuto una buona definizione della libertà[...] Tutti ci dichiariamo in favore della libertà ma, pur usando la stessa parola, non intendiamo la stessa cosa[...] Abbiamo due cose, non solo diverse ma incompatibili[...] che sono chiamate allo stesso modo, libertà» (Abraham Lincoln). In realtà la distinzione di Lincoln pare molto sofisticata per adattarla alle solite piazze con gente incerottata, imbavagliata, armata di pentole e mestoli o magari con cartelli del tipo  "il governo devono andare a casa"( per giustificare i tagli alla scuola di stato...). Nel mentre questi difensori della libertà da giorni si indignavano contro censure immaginarie ( che siano internet, intercettazioni, programmi televisivi di propaganda) il Tribunale di Milano condannava Bernardo Caprotti  per la pubblicazione del libro Falce e Carrello ( in cui veniva denunciato il monopolio delle Coop Rosse utilizzando legami con la politica)  ne ordinava l'obbligo di ritirarlo dalle librerie e ne vietava la futura ristampa. Il tutto per una assurda legge di "concorrenza sleale" che se l'avesse fatta Berlusconi sarebbe caduto giù il cielo...

Un concetto di libertà alquanto strano quello manifestato da queste piazze: indignati per non poter più leggere il gossip sui quotidiani, indulgenti verso chi concretamente vieta la libertà di espressione. Sono le stesse piazze in cui si urla "intercettateci tutti", "di cosa hai paura se non hai commesso nulla?" e altre frasi sinistre che ricordano più Torquemada che qualcosa che abbia a che fare con la libertà. Chi si batte per la libertà dovrebbe chiedere invece la cancellazione di qualunque legge ( anche costituzionale) che riguardi le intercettazioni perché ciascun cittadino possa essere libero di esprimersi come meglio crede nel privato. La libertà, quella vera, presuppone incertezza, rischio; soltanto le dittature sono più sicure dei paesi liberi. Non può esserci un diritto di sapere, un diritto di cronaca superiore al diritto di un qualunque cittadino di voler garantita la propria sfera privata. Il processo è un atto pubblico però appunto il processo che viene celebrato nelle aule di un tribunale e non nei salotti televisivi e le persone che non sono imputate hanno tutto il diritto di non veder pubblicate le loro telefonate.

Queste persone che manifestano nelle piazze certamente non vogliono la dittatura e probabilmente saranno in buona fede però almeno lasciassero in pace il concetto di libertà; non c'è nulla di male nel volere maggiore sicurezza ( anche sociale) ma questo non può che essere in contrasto con la libertà. Se poi ogni scusa è buona per protestare nelle piazze, almeno lo facessero contro le tasse...questa sì che sarebbe libertà! Ma in Italia semmai si fanno le manifestazioni per mettere più tasse ( vedi Cgil...); le tasse sono bellissime diceva qualcuno. Forse perché le pagano in pochi...

 
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Il comunismo italiano č rimasto sui pedali

Post n°343 pubblicato il 10 Settembre 2011 da adamsmith76
 

Diciamolo subito: il Giro di Padania è un'emerita buffonata. E non certo per la legittimità della corsa, per i professionisti che vi corrono, per la gente che lo segue con passione ma per il semplice fatto che è stato strumentalizzato da un partito politico. Non fa bene al ciclismo e allo sport in generale vedere Renzo Bossi e qualche parlamentare leghista muoversi tra i ciclisti e "sponsorizzare" di fatto la manifestazione che altrimenti sarebbe stata più che apprezzabile: non ci trovo nulla di male che qualcuno, legittimamente e senza usare violenza ma muovendosi nei limiti della Costituzione, possa aspirare ad una maggiore autonomia. Quello che invece fa tristezza è vedere la parabola discendente di coloro che ancora si proclamano comunisti ( o meglio di una parte di loro). Le azioni squadriste di cui si sono resi protagonisti ( spalleggiati dai "soliti" "rinforzi"  No-Tav e sindacalisti) per le strade del Giro di Padania non rendono certamente onore alla memoria di Enrico Berlinguer. Un conto è la legittima contestazione, un altro sono le azioni squadriste che cosa ancora più grave non vengono mai condannate apertamente dalla stragrande maggioranza di giornali e media di sinistra. Anche questa "tolleranza" non rende onore a chi si propone come alternativa anche culturale per il paese.

E che il comunismo ( o meglio gli epigoni del comunismo) italiano fosse messo davvero male è testimoniato dalle recenti dichiarazioni di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista nonché ex ministro nemmeno oggi rimpianto (!) che per uscire dalla crisi non propone il comunismo ma...Keynes! Per più di mezzo secolo visto come male assoluto dal comunismo internazionale, rispolverato da Hobsbawm contro il neo-liberismo adesso è diventata la panacea degli emuli del comunismo. Passare dal comunismo al consumismo (senza nemmeno accorgersene...) è la nuova parola d'ordine di Ferrero....Non ci resta che aspettare un'altra ventina d'anni affinché  questi transfughi passino dal comunismo-consumismo al liberismo ( in realtà erano già liberali al tempo di d'Alema il quale passava giornate intere a dare patenti di liberalismo a destra e a manca...). E solo così se ci arriveremo, dopo essere nati democristiani moriremo con soddisfazione comunisti...

 
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Lo Stato in concorrenza con se stesso

Post n°342 pubblicato il 29 Agosto 2011 da adamsmith76
 

Se c’è una cosa che lo Stato riesce a far bene è quella di mettere i propri cittadini gli uni contro gli altri. La crisi economica mondiale, il rientro dal debito mediante le relative manovre ( e chissà quante ce ne saranno ancora se non si affrontano strutturalmente i problemi) hanno messo maggiormente in evidenza questa “specialità” leviatana. Basterebbe leggere i diversi gruppi che si sono formati su facebook: a coloro che vorrebbero che la manovra fosse pagata dalla Chiesa si sono aggiunti nelle ultime ore quelli che vorrebbero far pagare l’Ici ai sindacati, a Emergency, di togliere i privilegi fiscali alle  Cooperative Rosse e via di questo passo.

La cosa che subito balza agli occhi è che in questo paese non vige lo stato di diritto ma una serie di privilegi che sono diventati impossibili da colpire e che costituiscono una palla al piede sulla strada di una eventuale crescita: un paese così paralizzato da un equilibrio precario fra vari interessi e dove non esiste stato di diritto ( basta menzionare le proposte della sinistra sui capitali “scudati”) non offre alcuna garanzia per qualsiasi tipo di investimento a cominciare da quelli stranieri.

 

Soprattutto colpisce in senso negativo la mancanza di una cultura del diritto: se da una parte la sinistra vorrebbe recuperare fondi tassando ulteriormente i capitali scudati dopo che lo Stato aveva garantito ai possessori di chiudere definitivamente la vertenza dall’altra si è distinto particolarmente il Ministro Calderoli, prima prendendosela con i calciatori minacciandoli di tassarli il doppio se si fossero rifiutati di pagare il “contributo di solidarietà”, poi addirittura con gli orfani e le vedove accusandole di non avere mai lavorato. D’altra parte vuoi mettere chi ha dedicato la propria esistenza al servizio della famiglia, lavando, stirando, crescendo i propri figli senza mai un giorno di riposo con l’indefesso ministro impegnato a portare a spasso i maiali? Sono proprio sfortunate le donne italiane, conviene loro non sposarsi perché se vanno a lavorare fuori non usufruiscono di asili nido per i loro figli, se scelgono di lavorare ( sì, signor ministro, lavorare!) a casa poi se restano vedove vengono buttate in mezzo ad una strada. E meno male che questo governo era a favore della famiglia!

 

David Hume parlava dell’adempimento delle promesse come una delle tre leggi di natura, fondamento della Grande Società. Giusto o sbagliate che siano le norme decise dal Parlamento ( benché il rientro molto “scontato”dei capitali dai paradisi fiscali non sia il massimo della correttezza ma ha contribuito ad alleggerire la precedente manovra), le decisione prese devono poi essere rispettate altrimenti il paese perderebbe di ulteriore credibilità. La mancanza di certezza del diritto è il punto centrale della mancanza di investimenti in Italia. Diritto cui dovrebbe sottostare anche il Ministro Calderoli!

Poi piuttosto che prendersela con l’8 per mille destinate alle religioni sarebbe più utile pretendere questa procedura per pagare le altre tasse. Stabilito un tetto alla tassazione generale, stabilita la quota che si deve destinare allo Stato mi sembrerebbe giusto che i cittadini potessero scegliere dove destinare i propri soldi: per esempio dare una data percentuale alla sanità, alla sicurezza, alla giustizia, all’istruzione( magari con delle aliquote minime garantite) e perfino ai parlamentari. Se per “disgrazia” nessuno dovesse versare nulla alla classe politica si potrebbe sempre dare a tutti i politici un salario minimo… Questo potrebbe essere un tentativo di rendere competitivi i vari servizi che offrirebbe lo Stato ed ogni comparto dovrebbe regolarsi in base alle risorse ricevute. Certo non sarebbe la tassazione volontaria proposta da Ayn Rand ma un passo in avanti verso una maggiore trasparenza.

 
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La tassa sotto il tetto non scotta

Post n°341 pubblicato il 17 Agosto 2011 da adamsmith76
 

Mentre si discute ancora della inutile stangata estiva e si cercano correzioni alla manovra come le classiche toppe peggio del buco ( nella certezza che non verranno prese in considerazione le sensate proposte alternative di un gruppo di parlamentari capeggiato da Antonio Martino) in Parlamento giace già una proposta di legge molto seria e che proprio in questi giorni è stata rivitalizzata nel vertice franco-tedesco: il pareggio di bilancio da inserire nella Costituzione.

Da sempre un chiodo fisso del compianto ex presidente della Repubblica Luigi Einaudi la proposta di legge che è stata depositata da alcuni parlamentari di tutti gli schieramenti politici primo fra tutti Nicola Rossi ( non a caso ex Pd ora nel gruppo misto) con l'appoggio di quasi tutto il mondo liberale ( per quanto infinitesimale qui in Italia) presenta un clamoroso vuoto: non specifica un tetto alle tasse! Certamente chi ha avanzato la proposta non può essere accusato di statalismo ma immaginate che pericoloso assist si potrebbe offrire ad un qualunque governo "manovratore"  per cui "le tasse sono bellissime" e magari con i loro elettori indignati nelle piazze per reclamare altre tasse! Il pareggio di bilancio implica che non si può spendere più di quelle che sono le entrate ma si può spendere tanto elevando la tassazione. «Fra una spesa pubblica pari al 30% del pil con un deficit del 5% ed una spesa del 60% del pil con bilancio in pareggio, preferirei di gran lunga la prima» ha giustamente osservato Antonio Martino

Non è un caso che escludendo Antonio Martino e pochi altri liberisti ( bastano e avanzano le dita delle due mani per contarli...) nessuno ha ipotizzato ( nemmeno per sbaglio!) che per contenere il debito pubblico la via maestra è quella dei tagli e delle riforme strutturali. Tutti impegnati a cercare dove trovare i soldi, che siano transazioni finanziarie o patrimoniali, soldi "scudati" o calciatori e con la sinistra che alla fine protesta (giustamente) contro il "contributo di solidarietà" perché a pagarlo sono i benestanti... Le idee sono le più fantasiose ma il risultato non cambia: senza tagliare le spese, col debito che ci portiamo da decenni e con i relativi  interessi da pagare, per raggiungere il pareggio di bilancio occorreranno sempre più tasse! Lo capirebbe pure un bambino di scuola elementare ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire...per cui si aspetta sempre l'uomo della provvidenza, l'apprendista stregone di turno (che non mancano visto i nomi che si presenteranno alle primarie di entrambe le coalizioni).

Ogni aumento delle tasse implica una perdita di libertà; se non si mette un freno alla tassazione in Costituzione per rincorrere il pareggio di bilancio nel giro di pochi decenni tutto ciò che guadagniamo dovremo cederlo allo Stato. D'altra parte anche la gente pare approvare questa deriva statalista: canti, balli, feste notturne, Bella Ciao hanno salutato la vittoria dei referendum che porteranno ad un aumento della tassazione generale ( e con una impareggiabile faccia di bronzo Bersani, dopo avere cavalcato la demagogica campagna referendaria,  nella sua controproposta alla manovra propone la liberalizzazione dei servizi pubblici......). Con questa prospettiva l'Unione Sovietica è dietro l'angolo.

 
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