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Roma, manifestazione contro la legge Fini-Giovanardi.

Post n°66 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

La manifestazione per la depenalizzazione del consumo di marijuana si terrà a Roma sabato 8 febbraio 2014.

Roma - Continua la richiesta di adesioni alla manifestazione per la cancellazione della legge Fini-Giovanardi e depenalizzazione del consumo di marijuana. Di seguito il testo dell'appello lanciato sul sitoleggeillegale.org"II 15 dicembre a Roma, la Rete "Fine del MondoProibizionista" ha indetto una assemblea nazionale, in vista del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Fini/Giovanardi, previsto il prossimo 11 febbraio, alla quale hanno aderito, animando attivamente l'incontro e il dibattito, un vasto ed eterogeneo numero di realtà, soggetti, gruppi, che spaziano dai CSOA agli operatori diriduzione del danno, ad associazioni, onlus e parti di organizzazioni istituzionali. Otto anni di Fini/Giovanardi hanno prodotto decine di migliaia di arresti, millenni di galera per la somma delle condanne, sovraffollamento delle carceri, costi esorbitanti per la macchina repressiva e giudiziaria, crescita dei profitti delle narcomafie; tante, troppe le persecuzioni e le vittime, troppe le morti che reclamano verità. Le due leggi sulle droghe e sull'immigrazione hanno provocato una serie di procedimenti che hanno fatto diventare la condizione carceraria Italiana un'emergenza, un caso nazionale, che ci pone fuori dagli standard europei.. Nessun altro paese europeo ha così tanti detenuti per reati connessi alle sostanze illegali: la pesante criminalizzazione dei consumatori stride di fatto con l'impunità riservata dal nostro sistema giudiziario ad autori di reati di ben altra natura, i cui effetti nuocciono alla salute della società intera, come se le categorie da individuare e perseguire fossero pre-costruite a suon di stigma. L'Europa, sulla situazione nei nostri istituti di pena ha già richiamato l'Italia, che si appresta a presiedere il Consiglio della Comunità Europea con delle pessime credenziali, rea di non rispettare alcuni fondamentali diritti umani; tra poco scatteranno salatissime e meritate multe! Tutto questo avviene da anni con la copertura compiacente, mistificante e costosa del Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), organo della Presidenza del Consiglio anzichè dei dicasteri più direttamente competenti in materia (in particolare Salute, Giustizia, Politiche sociali). Il DPA sostiene, contro ogni evidenza, che i consumatori di sostanze non sono puniti ma curati; ostacola, anche nelle sedi internazionali, le politiche di riduzione del danno; e promuove un modello bio-medico-patologico dell'uso di droghe che assimila tutte le sostanze e tutti gli stili di consumo. Dopo la caduta del governo di centro-destra che ha imposto la Fini-Giovanardi nessuno dei successivi governi ha mosso un dito per rimediare a tale drammatica situazione. Oggi, finalmente, sembra muoversi qualcosa... sembra che si possa arrestare il sistema."

 

"Da gennaio a oggi numerosi tribunali, tra cui la corte di Cassazione, hanno sospeso i processi e mandato la FiniGiovanardi all'esame della Consulta per la sua evidente incostituzionalità. E adesso sappiamo che la Corte Costituzionale discuterà la questione l'11 febbraio prossimo. Le principali contestazioni che saranno all'esame, riguardano l'iter della legge che, invece di essere discussa in parlamento, è stata approvata tramite un decreto che riguardava un altro argomento (le Olimpiadi invernali di Torino 2006) e senza che ce ne fosse motivo d'urgenza; inoltre l'equiparazione delle sanzioni per droghe pesanti e leggere, viola la normativa europea in proposito.Abbiamo tutti/e ben chiaro che la possibilità che la Corte Costituzionale cancelli la Fini/Giovanardi è un'occasione irripetibile, che aprirebbe scenari completamente nuovi.Per questo riteniamo necessario riunire tutte le forze, mobilitare soggetti, gruppi, attivisti, pazienti, strutture ed organizzazioni, che da anni si battono per l'abrogazione di questa infausta legge, in una grande manifestazione che si terrà a Roma l'8 febbraio 2014. Vogliamo costruire un percorso dal basso e condiviso che focalizzi l'attenzione sui danni causati dalla Fini/Giovanardi e che sia da propulsore alle decisioni della Corte Costituzionale. Chiediamo a tutte e a tutti di aderire e far girare questo appello; di organizzare la mobilitazione a partire dai territori informando e promuovendo iniziative di raccolta fondi a sostegno della partecipazione alla manifestazione, tantissimi punti segnati su una mappa dove, chi vorrà, potrà trovare altri disposti a organizzare il viaggio collettivo fino a Roma, mettendo a disposizione o affittando assieme i mezzi.Non siamo più disposti a pagare con le nostre vite e con i nostri diritti il prezzo di leggi ideologiche e repressive finalizzate a rafforzare il miliardario monopolio del commercio delle narcomafie; non siamo più disposti a veder riempire le galere di consumatori, che diventano secondo il teorema criminal patogeno, tanto caro alla propaganda proibizionista, individui pericolosi per se e l'intera collettività, da punire e correggere, dei criminali malati di mente. Non siamo più disposti a vedere perseguitare perfino i pazienti che usano la cannabis a scopo terapeutico. Non siamo più disposti a lasciare morire persone nelle carceri, e' arrivato il momento di avanzare verso la completa depenalizzazione dell'uso personale di sostanze, iniziando dalla cannabis e dalla sua autoproduzione, come d'altronde sta già avvenendo in molti paesi del mondo. L'8 febbraio saremo in piazza perché giusto o sbagliato, non può essere reato! Non distribuiremo canapa e non figura nell'elenco delle adesioni la firma del M5S." Lo dichiara la  rete "Illegale è la legge" promotrice della manifestazione.

Per info ed adesioni scrivi a adesioni@leggeillegale.org

 
 
 

L'ausl nega a una paziente un farmaco a base di cannabis, lei denuncia ai carabinieri.

Post n°65 pubblicato il 28 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

"L'Ausl mi nega un farmaco a base di cannabis per combattere la grave anoressia di cui soffro da anni'' per questo motivo una donna di 57 anni da tempo malata di anoressia, denuncia l'ausl di Bologna.

 

Bologna- Una donna di 57 anni, residente sui colli  fra Bologna e Sasso Marconi, ha presentato denuncia ai carabinieri accusando l'ausl di omissione di soccorso.

"L'unica cosa che mi mette appetito è la marijuana, per questo il mio medico mi ha prescritto un farmaco a base di cannabis, il Bedrocan"

Queste sono le parole della donna, da tempo malata di anoressia.
Inoltre spiega che ha provato in passato a utilizzare anche altri farmaci oltre alla cannabis, ma non avevano avuto molto effetto e comunque per sue scelte si rifiuta di utilizzare.
La donna intanto continua a dimagrire, pesa 40 Kg ed è alta 1,65m, negli ultimi due anni ha perso quasi 20 Kg, la marijuana sarabbe un vero aiuto per lei.

Aggiunge: ''Non ho avuto risposte formali dall'Ausl, mentre informalmente mi hanno detto che è la Regione a non concedere l'autorizzazione. Ho quindi  contattato l'urp della Regione, ma è stato tutto inutile''.

 

La marijuana è molto utile per l'anoressia, il THC (uno dei principi attivi della marijuana) ha un effetto,che,in poche parole stimola l'appetito.
Il bedrocan, medicinale a base di cannabis prodotto in Olanda , consentito per  uso terapeutico in Italia, su ricetta, ma per averlo bisogna rivolgersi all'Ausl.
Nonostante tutto continua ingiustamente a essere negato il farmaco alla donna.

 

Lo staff di Liberate Maria

 
 
 

Lentamente muore la Fini-Giovanardi

Post n°64 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

IL DECRETO DEL PD CHE APRE LE PORTE ALLA DEPENALIZZAZIONE

 

Depenalizzazione. Forse sull’onda della liberalizzazione americana, anche in Italia si inizia a sentire, lentamente, un po’ di apertura nei confronti della Cannabis. È infatti uno spiraglio di speranza quello che molti vedono nell’approvazione dell’emendamento  proposto dal relatore David Ermini (PD) all’interno del Decreto Carceri.  

Il decreto prevedeva già una riduzione delle pene massime per i piccoli spacciatori da 6 a 5 anni; con la proposta di Ermini si è deciso di abbassarle ulteriormente a un massimo di 3 anni, ma solo per quanto riguarda Cannabis e Hashish, mantenendo le pene del testo originario (5 anni) per le altre sostanze.

Ad abbassarsi sono anche le pene pecuniarie per il piccolo spaccio, fissate da un minimo di 2mila a un massimo di 12mila euro, contro i 26mila della legge attualmente in vigore. Nessun interesse, invece, a diminuire le pesanti sanzioni amministrative che possono colpire anche i semplici consumatori.

Un passo che porta, almeno sulla carta, una grande novità; in quanto ripristinerebbe una distinzione tra droghe leggere e pesanti, facendo vacillare ulteriormente la credibilità della legge Fini-Giovanardi. Quest’ultima, spesso tacciata come “la più repressiva d’Europa” è già stata accusata di incostituzionalità dalla Corte d’ Appello di Roma e andrà davanti alla Consulta nella prima metà di Febbraio.

Con queste modifiche, inoltre, chi verrà arrestato con l’accusa di spaccio “minore” avrà la possibilità di rientrare in programmi alternativi al carcere e, nel caso di detenuti ritenuti tossicodipendenti (il 24,5 per cento della popolazione carceraria), si potrà pensare ad un affidamento ai servizi sociali. La normativa vigente, infatti, impedisce l’affidamento terapeutico dei detenuti per più di due volte, nonostante questi siano evidentemente esposti al rischio di reiterazione del reato e di ricadute nell’uso di sostanze.

Ma, posto che questo emendamento resista fino alla fine dell’iter del Decreto Legge, compreso il vaglio a Montecitorio e quindi la sua conversione in legge, cosa cambierà sul piano effettivo?

È vero, le norme sono leggermente meno restrittive sul piano penale e si è pensato al benessere dei detenuti.

Sembra che questo si avvicini di più a un naturale rispetto dei diritti dell’uomo (cosa che introduce comunque grandi novità in contesti come le carceri italiane) piuttosto che un’apertura alla depenalizzazione delle droghe leggere.

Poi ci sono le mille contraddizioni del diritto italiano, che non sono da sottovalutare, anzi, se esaminate ci fanno notare come il decreto appaia quasi del tutto inutile.                                                                   

L’articolo 280 del codice di procedura penale stabilisce come “le misure coercitive possano essere applicate per delittiper i quali la reclusione è superiore a 4 anni”.Leggendo l’articolo 280, quindi, si penserebbe che con una pena massima di 3 anni sia la custodia cautelare in carcere che ai domiciliari dovrebbero essere fuori questione.  La riformulazione della norma, in realtà, pur diminuendo la pena non impedisce l’ applicazione di misure cautelari al piccolo spaccio.

Appare quindi assurdo (un cliché tutto italiano) come un articolo del Codice Penale possa contraddirne un altro del Codice di Procedura Penale. Con questo si introduce anche una disparità immotivata di trattamento, infatti tutti gli altri reati che prevedono una reclusione fino a 3 anni sono messi evidentemente su un altro piano rispetto al piccolo spaccio.

Anche la prescrizione del reato rimane ferma a 6 anni, in quanto l’emendamento non modifica lo status del reato da delitto a contravvenzione.

Insomma, belle parole e basta quelle che Ermini ha pronunciato riguardo all’emendamento e ai suoi presunti effetti sulla Fini-Giovanardi:  <>.Un vero cambiamento potrebbe consistere nel declassamento del reato a contravvenzione, portando la prescrizione a 4 anni, facilmente aggirabili grazie al farraginoso apparato italiano. Anche questo però, rimarrebbe comunque molto lontano dal pensiero che dovrebbe stare dietro a una volontà di depenalizzazione. 

 

Fonte: www.usomedico.it

 
 
 

La pianta dalle svariate cure

Post n°63 pubblicato il 23 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

Ci sono notevoli differenze nelle conoscenze sugli usi medici della cannabis e dei cannabinoidi nelle diverse malattie. Per la nausea e il vomito associato con la chemioterapia anticancro, l'anoressia e la cachessia nell'HIV/AIDS, la spasticità nella sclerosi multipla e nelle lesioni traumatiche del midollo spinale, ci sono forti evidenze di benefici medici. Per molte altre indicazioni, come epilessia, disturbi del movimento e depressione ci sono molti meno dati disponibili. Tuttavia, le prove scientifiche per una specifica indicazione non riflettono necessariamente il reale potenziale terapeutico per una data malattia. 

Gli studi clinici con singoli cannabinoidi o, meno spesso, con preparazioni della pianta intera (marijuana fumata, estratto di cannabis in capsule) sono spesso stati ispirati da esperienze positive aneddotiche di pazienti che avevano usato prodotti grezzi di cannabis. Gli effetti anti-emetici, stimolatori dell'appetito, rilassanti, analgesici e l'uso terapeutico nella sindrome di Tourette furono tutti scoperti in questo modo. 

Osservazioni accidentali hanno anche rivelato effetti terapeuticamente utili. Ciò è avvenuto in uno studio su pazienti con malattia di Alzheimer, in cui il fine principale era l'esame degli effetti stimolatori dell'appetito del THC. Ma non solo aumentò l'appetito e la massa corporea, ma anche diminuirono i comportamenti anormali fra i pazienti. La scoperta della diminuzione della pressione endo-oculare con la somministrazione di THC, all'inizio degli anni 1970, fu anch'essa dovuta a una felice casualità. Altre interessanti indicazioni che non sono state scientificamente investigate, ma restano problemi comuni nella moderna medicina possono beneficiare del trattamento con cannabis e cannabinoidi. Per questa ragione, negli ultimi tre-quattro anni sono state condotte delle indagini interrogando le persone che usano cannabis a scopo terapeutico. Sono state condotte sia come interviste orali non standardizzate nel corso di ricerche sul potenziale terapeutico della cannabis da parte di istituzioni scientifiche o statali (in Gran Bretagna, il Select Committee sulla scienza e la tecnologia della Camera dei Lord, negli USA l'Institute of Medicine) sia come indagini anonime utilizzando questionari standardizzati. 

Nausea e vomito

Il trattamento degli effetti collaterali associati alla chemioterapia antitumorale è l'indicazione meglio documentata dei cannabinoidi, con circa 40 studi (THC, nabilone, altri analoghi del THC, marijuana). La maggior parte degli studi è stata condotta negli anni 1980. Il THC deve essere dato a dosi relativamente alte, per cui i suoi effetti collaterali si manifestano abbastanza spesso. In uno studio, il THC è stato inferiore alla metoclopramide ad alte dosi. Non ci sono confronti del THC con i moderni antagonisti della serotonina. Mentre il dronabinol è meno accettato nel trattamento degli effetti collaterali della chemioterapia, nella medicina popolare i cannabinoidi rimangono ben accettati e sono spesso usati anche in altre cause di nausea, incluse l'AIDS e l'epatite.

Anoressia e cachessia

Un effetto stimolatore dell'appetito del THC è stato osservato con dosi giornaliere refratte, per un totale di 5 mg. Se richiesto, la dose giornaliera può essere aumentata fino a 20 mg. In uno studio a lungo termine di 94 pazienti con AIDS, l'effetto stimolatore dell'appetito del THC è continuato per mesi, confermando il miglioramento dell'appetito notato in uno studio più breve di 6 settimane. Su una scala visiva analogica, il THC ha raddoppiato l'appetito rispetto a un placebo. I pazienti hanno tendenzialmente mantenuto un peso stabile lungo un periodo di sette mesi. Un effetto positivo sul peso corporeo fu anche riportato in 15 pazienti con malattia di Alzheimer che in precedenza rifiutavano il cibo. 

Spasticità

In piccoli studi clinici del delta-9-tetraidrocannabinolo, nabilone e cannabis, è stato osservato un effetto benefico sulla spasticità provocata da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale. Fra gli altri sintomi influenzati positivamente, dolore, parestesie, tremore e atassia. Nella medicina popolare ci sono segnalazioni di miglior controllo della vescica e dell'intestino. C'è anche qualche evidenza aneddotica di benefici della marijuana nella spasticità dovuta a lesioni cerebrali.

Disturbi del movimento

Ci sono alcune segnalazioni aneddotiche positive di una risposta terapeutica alla cannabis nella sindrome di Tourette, la distonia e la discinesia tardiva. L'uso nella sindrome di Tourette è attualmente oggetto di studi clinici. Molti pazienti hanno solo un modesto miglioramento, tuttavia alcuni mostrano una risposta notevole o addirittura un completo controllo dei sintomi. Nei pazienti con SM, a seguito della somministrazione di THC si è avuto un beneficio nell'atassia e una riduzione del tremore. Nonostante occasionali segnalazioni positive, nessun successo obiettivo è stato osservato nel parkinsonismo o nella malattia di Huntington. Tuttavia, i prodotti a base di cannabis potrebbero dimostrarsi utili nella discinesia indotta dalla levodopa nella malattia di Parkinson, senza peggiorare i sintomi primari.

Dolore

Ci sono solo pochi studi clinici dei cannabinoidi in condizioni dolorose. In uno studio, il THC orale si è dimostrato efficace nel dolore da cancro in dosi di 15 o 20 mg. Tuttavia alcuni pazienti ebbero effetti collaterali intollerabili. In uno studio in doppio cieco su un singolo caso, un paziente con febbre mediterranea familiare chiaramente ridusse il suo bisogno di oppiacei quando riceveva il THC rispetto a quando riceveva il placebo. La cannabis è stata usata con successo nella moderna medicina popolare in una moltitudine di condizioni dolorose, tra cui l'emicrania e altre forme di cefalea, malattie muscolo-scheletriche, artrite, nevralgie, neuropatie, dismenorrea, colite ulcerosa, malattia di Crohn, ecc.

Glaucoma

Nel 1971, durante una ricerca sistematica sugli effetti della marijuana in consumatori sani, fu osservato che essa riduceva la pressione endo-oculare. Nei 12 anni seguenti sono stati fatti numerosi studi in soggetti sani e in malati di glaucoma con marijuana e diversi cannabinoidi naturali e sintetici. La marijuana diminuisce la pressione interna dell'occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. Alcuni cannabinoidi non psicotropi, e in misura minore, anche alcuni costituenti non-cannabinoidi della canapa diminuiscono la pressione endo-oculare. 

Epilessia

L'uso nell'epilessia è fra le più antiche indicazioni storiche della cannabis. Esperimenti su animali hanno fornito prove degli effetti antiepilettici di alcuni cannabinoidi. L'effetto anticonvulsivo della fenitoina e del diazepam sono stati potenziati dal THC. Secondo pochi "case report" del XX secolo, alcuni pazienti epilettici continuano a utilizzare la cannabis per controllare un'altrimenti incontrollabile malattia convulsiva. L'uso di cannabis può occasionalmente scatenare convulsioni.

Asma

Gli esperimenti per studiare gli effetti antiasmatici del THC o della cannabis datano principalmente dagli anni 1970, e sono tutti studi "in acuto". Gli effetti di una sigaretta di marijuana (2% THC) o del THC per bocca (15 mg), rispettivamente, corrispondono all'incirca a quelli di dosi terapeutiche dei comuni broncodilatatori (salbutamolo, isoprenalina). Siccome l'inalazione di preparati di cannabis può irritare la mucosa bronchiale, la somministrazione orale o un altro sistema alternativo sarebbero preferibili. Pochissimi pazienti hanno sviluppato broncocostrizione dopo inalazione di THC.

Dipendenza e astinenza

Secondo "case report" storici e moderni,. la cannabis è un buon rimedio per combattere i sintomi da astinenza nella dipendenza da benzodiazepine, oppiacei e alcool. Per questa ragione, è stata chiamata da alcuni "droga di passaggio all'indietro". In questo contesto, sia la riduzione dei sintomi fisici dell'astinenza che dello stress collegato alla sospensione dell'abuso di droghe può avere un posto fra i suoi benefici. 

Sintomi psichiatrici

Un miglioramento dell'umore nella depressione reattiva è stato osservato in diversi studi clinici con il THC. Ci sono segnalazioni addizionali che riferiscono un beneficio con i cannabinoidi in diversi disturbi e malattie psichiatriche, come disturbi del sonno, sindromi ansiose, sindrome bipolare, distimia. Vari autori hanno espresso differenti punti di vista su cannabis e sindromi psichiatriche. Mentre alcuni enfatizzano i problemi causati dalla cannabis, altri ne promuovono le potenzialità terapeutiche. Molto probabilmente i prodotti a base di cannabis possono essere sia benefici che dannosi, a seconda del caso specifico. Il medico curante e il paziente devono essere aperti a una valutazione critica dell'argomento, ed essere franchi su entrambe le possibilità.

Malattie autoimmuni e infiammazione

In diverse sindromi dolorose secondarie a processi infiammatori (p.es. colite ulcerosa, artrite) i prodotti a base di cannabis possono agire non solo come analgesici, ma anche dimostrare capacità anti-infiammatorie. Per esempio, alcuni pazienti che usano cannabis riferiscono una minore necessità di steroidi e di FANS. Inoltre, ci sono alcune segnalazioni di effetti positivi dell'automedicazione con cannabis in condizioni allergiche. Non è ancora chiaro se i prodotti a base di cannabis possono avere un effetto rilevante sui processi eziopatogenetici delle malattie autoimmuni.

Sindromi varie e miste

Ci sono numerose segnalazioni positive da parte di malati in condizioni patologiche che non possono essere facilmente inquadrate nelle categorie precedenti, come gli acufeni, la "sindrome di stanchezza cronica", la "sindrome delle gambe irrequiete", e altre. Diverse centinaia di possibili indicazioni della cannabis e del THC sono state descritte dai vari autori.

I prodotti a base di cannabis spesso hanno ottimi effetti in malattie con una sintomatologia multiforme, coperta dallo spettro delle azioni del THC. Per esempio, nelle sindromi dolorose di origine infiammatoria (p.es. artrite), o accompagnate da un tono muscolare aumentato (p.es. crampi mestruali, lesioni del midollo spinale), o in malattie con nausea e anoressia, accompagnate da dolore, ansia e depressione (p.es. AIDS, cancro, epatite C). 

 

Fonte: www.cannabis-med.org

 
 
 

Colpo alla Fini-Giovanardi - Torna la distinzione tra droghe leggere e pesanti

Post n°62 pubblicato il 21 Gennaio 2014 da liberatemaria
 
Foto di liberatemaria

Passato un emendamento in commissione Giustizia

ROMA - Prima picconata in parlamento alla Fini-Giovanardi. Alla Camera il relatore del decreto carceri David Ermini (Pd) ha presentato un emendamento che reintroduce la distinzione per tra droghe leggere e droghe pesanti, abbassando le pene per lo spaccio di hashish e marijuana.

 

L'emendamento modifica il decreto Cancellieri che aveva portato a 5 anni la pena massima del carcere prevista indistintamente dalla Fini-Giovanardi(da 1 a 6 anni).

Con l'emendamento Ermini, che ora sarà al vaglio della commissione Giustizia dove è in corso l'esame del dl carceri, le pene per il piccolo spaccio saranno ridotte nel massimo a 3 anni. 
Il relatore del Pd spiega: «Cambiamo la Fini-Giovanardi nella parte sul reato di detenzione illecita di stupefacenti. Si ricostituisce così la differenza tra droghe leggere, come la cannabis, e droghe pesanti e si consentirà ai piccoli spacciatori di poter usufruire così della messa alla prova invece di finire in carcere». C'è poi una seconda parte, aggiunge Ermini, che garantisce anche l'affidamento in comunità. L'emendamento è in linea con quanto già detto in alcune interviste dal segretario Matteo Renzi«.  La norma Ermini prevede il carcere per il piccolo spaccio da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni.

 

Fonte: www.dazebaonews.it

 
 
 
 
 

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