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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 12 Marzo 2006 da four_Imperial

Lungo interrogatorio per Onofri. Si scava nella famiglia

PARMA — Del bambino rubato non parla più nessuno. Oggi sono dieci giorni che Tommaso è sparito nel nulla, e le ricerche ormai hanno assunto un ritmo blando, un dovere da assolvere senza crederci troppo. L'attenzione, mediatica e soprattutto investigativa, è tutta per suo padre, l'uomo che sa e non dice, che passa le notti a scaricare film pornografici di bambini perché «lo fanno tutti quelli che navigano su Internet».(???)
Lo hanno prelevato dalla casa dei parenti all'ora di cena per un'altra notte di interrogatorio. In modo brusco, senza convocazione, caricandolo su una Volante partita a cento all'ora verso la procura. Non c'erano buone notizie ad aspettarlo, e le domande che gli ha posto il magistrato non erano soltanto un modo per metterlo ulteriormente sotto pressione. Onofri è stato messo a confronto con un testimone che intorno alla mezzanotte è uscito a bordo di un'auto, coprendosi il volto con uno straccio.

Il condizionale è d'obbligo, ma sembra che qualcosa nel pomeriggio sia avvenuto. Paola Onofri, la moglie, avrebbe chiamato la questura chiedendo di poter parlare con un investigatore, donna. Avrebbe raccontato i suoi dubbi e le perplessità sul comportamento del marito nei giorni precedenti il sequestro di Tommaso. La sua agenda sta guidando gli investigatori dentro una famiglia che tanto normale non sembra. Ci sono alcune frasi che lasciano intendere rapporti non sempre sereni.
Ma in questo labirinto che conduce sempre a suo padre si è perso anche Tommaso, che ha 18 mesi, soffre di epilessia ed è lontano, chissà dove, chissà con chi. Ogni passo diretto a cercarlo è stato seguito da un mesto ritorno al punto di partenza. Martedì, dopo la scoperta delle frequentazioni pedopornografiche del suo papà erano partite dalla questura di Parma decine di auto che avevano battuto palmo per palmo tutta la zona intorno a Casalbaroncolo, temendo il peggio. Ogni cascina, ogni capannone industriale tra Sorbolo e Parma è stato rovistato. Nulla.

Le due telefonate giunte venerdì dalla Germania sono state vagliate, e prese sul serio. Gli uomini del Servizio centrale operativo erano pronti ad andare in missione. Li hanno fermati sulla porta. Era una mitomane di origini italiane che aveva voglia di fare la spiritosa. Un altro falso allarme. Ieri mattina il Comitato per Tommaso ha girato una mail alla questura di Parma. Ben circostanziata, invitava a guardare nel Ferrarese, indicando un'area ben delimitata. Il tono del messaggio, almeno quello, valeva una verifica. Niente, almeno per ora.
Il limbo è l'immagine usata da un investigatore per definire la situazione. «Abbiamo acquisito elementi importanti, ma oggettivamente non siamo in possesso della soluzione del caso». Gli unici elementi certificati portano però verso una specie di inferno. Sono quei filmati sul computer di Paolo Onofri, e soltanto il pudore degli inquirenti impedisce di creare un legame tra la scomparsa di Tommaso e la pedofilia. Certo, le indagini patrimoniali continuano, è spuntato un conto in rosso di Onofri nella filiale di una banca in provincia di Parma, sul quale però sarebbero transitate in passato cifre superiori ai cinquantamila euro. Certo, resta in piedi la possibilità che sia finito in un giro di riciclaggio.

Ma sono ipotesi, l'unica cosa concreta emersa finora per spiegare il sequestro è anche la più atroce. Lo testimonia il lavoro frenetico della Polizia postale, che sta rovistando il computer di Paolo Onofri alla ricerca di ogni sua password, per entrare nel mondo che lui frequentava da solo, quando si chiudeva in uno scantinato comprato di nascosto da tutti.
L'eco delle gesta di Paolo Onofri ha danneggiato anche la ricerca di Tommaso. La manifestazione in programma ieri è stata annullata dopo le rivelazioni sul suo conto, perché è difficile andare oltre lo schifo di quei filmati. Da venerdì mattina le mail di sostegno al Comitato sono diminuite bruscamente, come le segnalazioni anonime in questura. L'attenzione sul caso sta scemando, questo padre sempre sotto interrogatorio è diventato una abitudine. Un'altra crudeltà ai danni di un bimbo indifeso.

 
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