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Post n°401 pubblicato il 12 Novembre 2008 da MalfosiaMK
CHISSA' COM'E' - AFTERHOURS Certo lo so non ho più niente da dire Nè da rimpiangere o da fallire Devo solo comprare ormai Della seta rossa al mio male Con la quale farlo stare zitto Sei diventato un fiore alto e disperato Perché è il tuo modo di gridar che vorrei Capita di non farcela Come quando perdi il tuo uomo O il tuo cane Chissà chissà com'è Se è come me è quasi amore Chissà chissà com'è Se è come me è quasi amore Anche il tuo mondo prima o poi invecchierà Ora sei il verbo che nessuno userà Capita di non farcela E di essere il coltello Ed insieme la ferita Chissà chissà com'è Se è come me è quasi amore Chissà chissà com'è Se è come me non ha cuore INSIEME A TE STO BENE - LOMBROSO Che cosa vuoi da me |
Post n°400 pubblicato il 10 Novembre 2008 da MalfosiaMK
Pestaggi, violenze. In settimana la sentenza per i 29 poliziotti Quelli della Diaz: le verità negateaccusati delle violenze nella scuola di Genova nel 2001 La notte nera della democraziadi GIUSEPPE D'AVANZO (la Repubblica) UNO STATO che vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico. Una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata "forza dell'ordine". Fatti di questo genere distruggono la credibilità delle istituzioni più di tanti insuccessi dei poteri pubblici". Valerio Onida, giudice emerito della Corte Costituzionale. Sono parole che bisogna tenere a mente ora che il processo per le violenze della polizia nella scuola "Diaz", durante i giorni del G8 di Genova, è prossimo alla sentenza. * * * Il 21 luglio del 2001 è il giorno più tragico del G8 di Genova. È morto Carlo Giuliani in piazza Alimonda in una città distrutta dai black bloc ? che riescono inspiegabilmente a colpire indisturbati e a dileguarsi senza patemi. Per tutto il giorno, Genova è insanguinata dai pestaggi della polizia, dei carabinieri, dei "gruppi scelti" della guardia di finanza contro cittadini inermi, donne, ragazzi, anche anziani, spesso con le braccia alzate verso il cielo e sulla bocca un sorriso. Ora, più o meno, è mezzanotte. Mark Covell, 33 anni, inglese, giornalista di Indymedia.uk, ozia davanti al cancello della scuola Diaz, diventato un dormitorio dopo che i campeggi sono stati abbandonati per la pioggia. Covell si accorge che la polizia sta "chiudendo" la strada. Avverte subito il pericolo. Estrae l'accredito stampa, lo mostra, lo agita. I poliziotti, che lo raggiungono per primi (sono della Celere, del VII nucleo antisommossa del Reparto Mobile di Roma), lo colpiscono con i "tonfa" o "telescopic baton", più che un manganello un'arma tradizionale delle arti marziali: rigido e non di caucciù, a forma di croce: "può uccidere", se ne vanta chi lo usa. Colpiscono Mark senza motivo. Come, senza ragione, un altro poliziotto con lo scudo lo schiaccia ? subito dopo ? contro il cancello mentre un altro, come un indemoniato, lo picchia alle costole. Gli gridano in inglese: "You are black bloc, we kill black bloc" ("Tu sei un black, noi ti uccidiamo"). Covell cade finalmente a terra. E' semisvenuto, in posizione fetale. Potrebbe bastare anche se fosse un incubo, ma per Mark il calvario non è ancora finito. Tutti i "celerini" che corrono verso la scuola lo colpiscono a terra con calci (il pestaggio di Covell è ripreso da una videocamera). Covell rimarrà, esanime, circondato dall'indifferenza, in quell'angolo di via Cesare Battisti, al quartiere di Albaro, per oltre venti minuti. Ha una grave emorragia interna, un polmone perforato, il polso spezzato, otto fratture alle costole, dieci denti in meno. Quando si sveglia in ospedale, viene arrestato per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, concorso in detenzione di arma da guerra e associazione a delinquere. (E' ancora aperta l'indagine per individuare i poliziotti che lo hanno quasi ucciso. L'accusa: tentato omicidio). * * * Distruggere. Annientare. E' con questo obiettivo che, dopo aver abbattuto con un blindato Magnum il cancello, le prime tre squadre del Reparto Mobile di Roma (trenta uomini) invadono, a testuggine, il pianoterra della scuola. Arnaldo Cestaro, "un vecchietto", è sulla destra dell'ingresso. Viene travolto. Lo gettano contro il muro. Lo picchiano con i "tonfa". Gli spezzano un braccio e una gamba. Ora ci sono urla e baccano. Nella palestra, ai piani superiori ragazzi e ragazze - anche chi si è già infilato nel sacco al pelo per dormire - comprendono che cosa sta accadendo. Tutti raccolgono le loro cose, il bagaglio leggero che si portano dietro da giorni. Si sistemano con le spalle al muro; chi in ginocchio; chi in piedi; tutti con le braccia alzate in segno di resa; chi ha voglia di un'ultima "provocazione" mostra al più indice e medio a V. Daniel Mc Quillan, quando vede le divise, si alza in piedi e dice: "Noi siamo pacifici, niente violenza". "Come se fossero un branco di cani impazziti, sono su di lui in un istante e lo colpiscono, lo colpiscono, lo colpiscono?", dicono i testimoni. La furia dei celerini si scatena contro chiunque e dovunque, irragionevolmente, con furore (si vede uno che mena colpi con una specie di mazza da baseball). Melanie Jonach racconterà di essere svenuta subito al primo colpo che la raggiunge alla testa. Gli altri, che vedono la bastonatura inflittale, ricordano i suoi occhi aperti ma incrociati, le contrazioni spastiche del corpo. Anche in queste condizioni, continuano a picchiarla e a prenderla a calci. Un ultimo calcio sbatte la sua testa contro un armadio: ora è "aperta" come un melone. Il comandante del VII nucleo, a quel punto, grida "Basta!". Raggiunge la ragazza. "La tocca con la punta dello stivale. Melanie non dà segni di vita e quello ordina che venga chiamata un'autoambulanza". (Melanie Jonach ci arriverà in codice rosso con una frattura cranica nella regione temporale sinistra). Nicola Doherty ancora piange in aula mentre racconta: "Hanno cominciato a picchiarci immediatamente. C'era gente che piangeva e implorava i poliziotti di fermarsi. Anch'io piangevo e chiedevo che la smettessero. Uno mi è venuto vicino e con fare dolce mi ha detto "Poverina!" e mi ha colpito ancora. Sembrava che ci odiassero. Ho visto un poliziotto con un coltello in mano, bloccava le ragazze, i ragazzi e tagliava una ciocca di capelli con il coltello". Voleva il suo personale trofeo di guerra. Altri continuano a gridare, dopo aver picchiato duro: "Dì, che sei una merda". Mentre colpiscono gridano: "Frocio!", "Comunista!", "Volevate scherzare con la polizia?", "Nessuno sa che siamo qui e ora vi ammazziamo tutti!". Lena Zulkhe, colpita alle spalle e alla testa, cade subito. Le danno calci alla schiena, alle gambe, tra le gambe. "Mentre picchiavano, ho avuto la sensazione che si divertissero". La trascinano per le scale afferrandola per i capelli e tenendola a faccia in giù. Continuano a picchiarla mentre cade. La rovesciano quasi di peso verso il pianoterra. "Non vedevo niente, soltanto macchie nere. Credo di essere per un attimo svenuta. Ricordo soltanto - ma quanto tempo era passato? - che sono stata gettata su altre due persone, non si sono mossi e io gli ho chiesto se erano vivi. Non hanno risposto, sono stata sdraiata sopra di loro e non riuscivo a muovermi e mi sono accorta che avevo sangue sulla faccia, il braccio destro era inclinato e non riuscivo a muoverlo mentre il sinistro si muoveva ma non ero più in grado di controllarlo. Avevo tantissima paura e pensavo che sicuramente mi avrebbero ammazzata". Dei 93 ospiti della "Diaz" arrestati, 82 sono feriti, 63 ricoverati ospedale (tre, le prognosi riservate), 20 subiscono fratture ossee (alle mani e alle costole soprattutto, e poi alla mandibola, agli zigomi, al setto nasale, al cranio). * * * Che cosa ha provocato questa violenza rabbiosa e omicida? Come è stata possibile pensarla, organizzarla, realizzarla. Il 22 luglio, il portavoce del capo della polizia convoca una conferenza stampa e distribuisce un breve comunicato che vale la pena di ricordare per intero: "Anche a seguito di violenze commesse contro pattuglie della Polizia di Stato nella serata di ieri in via Cesare Battisti, si è deciso, previa informazione all'autorità giudiziaria, di procedere a perquisizione della scuola Diaz che ospitava numerosi giovani tra i quali quelli che avevano bersagliato le pattuglie con lancio di bottiglie e pietre. Nella scuola Diaz sono stati trovati 92 giovani, in gran parte di nazionalità straniera, dei quali 61 con evidenti e pregresse contusioni e ferite. In vari locali dello stabile sono stati sequestrati armi, oggetti da offesa ed altro materiale che ricollegano il gruppo dei giovani in questione ai disordini e alle violenze scatenate dai Black Bloc a Genova nei giorni 20 e 21. Tutti i 92 giovani sono stati tratti in arresto per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e saccheggio e detenzione di bottiglie molotov. All'atto dell'irruzione uno degli occupanti ha colpito con un coltello un agente di Polizia che non ha riportato lesioni perché protetto da un corpetto. Tutti i feriti sono stati condotti per le cure in ospedali cittadini". Il portavoce mostra anche le due molotov che sarebbero state trovate nell'ingresso della scuola, "nella disponibilità degli occupanti". * * * Il processo di Genova ha dimostrato ragionevolmente (e spesso con la qualità della certezza) che nessuna delle circostanze descritte dal portavoce del capo della polizia (capo della polizia era all'epoca Gianni De Gennaro) corrisponde al vero. Quelle accuse sono false, quelle ragioni sono inventate di sana pianta. Si dice che l'assalto (la "perquisizione") fu organizzato dopo che un corteo di auto e blindati della polizia era stato, poco prima della mezzanotte, assalito in via Cesare Battisti con pietre, bottiglie e bastoni. Il processo ha dimostrato che non c'è stata nessuna pattuglia aggredita. Si dice che gli ospiti della Diaz fossero già feriti, quindi coinvolti negli scontri in città. Nessuno dei 93 arrestati era ferito prima di essere bastonato dai "celerini". Poliziotti, comandanti, dirigenti hanno riferito che, mentre entravano nella scuola, c'è stata contro di loro una sassaiola e addirittura il lancio di un maglio spaccapietre. I filmati hanno dimostrato che non fu lanciata alcun sasso e nessun maglio. Il comandante del Reparto Mobile di Roma ha scritto in un verbale che ci fu una vigorosa resistenza da parte di "alcuni degli occupanti, armati di spranghe, bastoni e quant'altro". Assicura che nella scuola (entra tra i primi) sono stati "abbandonati a terra, numerosi e vari attrezzi atti ad offendere, tipo bastoni, catene e anche un grosso maglio". Nella scuola non c'è stata alcuna colluttazione, nessuna resistenza, soltanto un pestaggio. Nessuno degli occupanti ha tentato di uccidere con una coltellata il poliziotto Massimo Nucera. Due perizie dei carabinieri del Ris hanno smentito che lo sbrego nel suo corpetto possa essere il frutto di una coltellata. Nella scuola non c'erano molotov. Come ha testimoniato il vicequestore che le ha sequestrate, quelle due molotov furono ritrovate da lui non nella scuola la notte del 22 luglio, ma sul lungomare di Corso Italia nel pomeriggio del giorno precedente. La prova falsa, manipolata, è stata inspiegabilmente distrutta, durante il processo, nella questura di Genova. * * * In settimana il tribunale deciderà delle responsabilità personali dei 29 imputati (poliziotti, dirigenti, comandanti, alti funzionari della polizia di Stato) accusati di falso ideologico, abuso di ufficio, arresto illegale e calunnia. Quel che qui conta dire è che la responsabilità non penale, ma tecnico-politica di chi, impotente a fronteggiare i black bloc, si è abbandonato (per vendetta? per frustrazione? con quali ordini e di chi?) a pestaggi ingiustificati e indiscriminati, non può e non deve essere liquidata da questa sentenza. Centinaia di agenti, sottufficiali, ufficiali, dirigenti di polizia, funzionari del Dipartimento di pubblica sicurezza hanno mentito durante le indagini e al processo. E chi non ha mentito, ha negato, taciuto o dissimulato quel che ha visto e saputo. Dell'assalto alla "Diaz" non inquieta soltanto il massacro di 93 cittadini inermi diventati in una notte "criminali" a cui non si riconosce alcuna garanzia e diritto. Quel che angoscia è anche questo silenzio arrogante, l'omertà indecorosa che manipola prove; costruisce a tavolino colpevoli; nasconde le responsabilità; sfida, senza alcuna lealtà istituzionale, il potere destinato ad accertare i fatti. Le apprensioni di sette anni raddoppiano ora che, decreto dopo decreto, si fa avanti un "diritto di polizia". Il Paese ha bisogno di sapere se il giuramento alla Costituzione delle forze dell'ordine non sia una impudente finzione. Perché quel che è accaduto a Mark Covell e ai suoi 92 occasionali compagni di sventura rende chiaro, più di qualsiasi riflessione, come uno Stato che si presenta nelle vesti di sbirro e carnefice fa assai presto a diventare uno Stato criminale quando il dissidente, il non conforme, l'altro diventa un "nemico" da annientare. 10.11.2008 |
Post n°399 pubblicato il 10 Novembre 2008 da MalfosiaMK
Non ci sono scuse. Adesso, ora, abbiamo gli strumenti per informarci. Adesso, ora, se non volete leggere, se non sapete leggere, potete ascoltare. E se non sapete fare neanche questo... 'fanculo agli incivili! Riporto qui di seguito solo la prima parte del discorso pronunciato da Piero Calamandrei agli studenti milanesi nel 1955 riguardo la Costituzione. Se vi pungerà vaghezza, potrete continuare con le altre due parti che potrete facilmente rintracciare su youtube.com. Insieme al video, aggiungo qualche riga di un altro discorso, quest'ultimo invece pronunciato cinque anni prima al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale. Ovvio, anche qui, per ulteriori informazioni cliccare sul titolo. Cià "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private." |
Post n°398 pubblicato il 03 Novembre 2008 da MalfosiaMK
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Post n°397 pubblicato il 03 Novembre 2008 da MalfosiaMK
Il mio è un rigurgito di bile e di veleno. Il mio è odio. La mia è insofferenza. Sapevo sarebbe tornato questo momento. L'ho aspettato troppo a lungo, forse, ma "l'arte non nasce mai dalla felicità", scrisse Palahniuk. E allora grazie perchè mi rendi triste, malinconica, pensierosa e profondamente incazzata. In tutto questo riscopro la mia ispirazione. 'fanculo! MUSA DI NESSUNO - AFTERHOURS So che e’ deciso gia’ E non e’ speciale ma e’ per te Per ogni taglio che hai Musa di nessuno come sei |
Post n°396 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Faccialibro sta spopolando. Vince su tutti i fronti. Scoppia la mania e la gente imperversa sul sito in cerca di improbabili amicizie, o, come ebbe la faccia tosta di dirmi qualcuno tempo fa, in cerca di relazioni sessuali affatto stabili ma anzi fugaci e passeggere. E coadiuvando entrambe le tematiche, riporto il risultato di un test al quale ho deciso di sottopormi, in preda a brutale e sfacciato autolesionismo: "Non so dove si trovasse tua madre quando doveva dirti queste cose, ma non si fa sesso con le persone di cui si è innamorati. Il sesso serve a fare bambini e a vendicarsi" Cinica, bastarda, sadica, egoista..." ...
VOODOO GIRL - TIM BURTON Her skin is white cloth, She has a beautiful set She has many different zombies But she knows she has curse on her The pins stick farther in. |
Post n°395 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
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Post n°394 pubblicato il 26 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Non l’accetto. Stavolta lo rifiuto. Perché mi lascio travolgere dall’onda dei fatti, perché annaspo, perché non trovo risposta? Il Rosso ha lasciato un solco profondo, quello della barca trascinata sulla spiaggia, che sai prenderà il largo, non immagini quando tornerà. Se tornerà. La scia della storia si dirada, e aprendo meglio gli occhi ci si accorge che ora è arrivato il momento di fare. E mi chiedo: dove sono stata fino ad ora? La risposta lacera, dilania un animo troppo a lungo sopito. Ho studiato, ho letto di te, Vittorio, sui libri di scuola, ho veduto le immagini di un passato che stento a voler sentire mio. Non mi appartiene tutto questo, come dicesti tu “c’è tutta una storia che è stata rimossa”. Io non ho una coscienza sociale, non mi sento coinvolta. Ma è una gara a rincorrere idoli, e se il mio è quel nonno che non ho mai conosciuto, ma del quale ho sentito a lungo parlare, quel nonno partigiano, che rifiutò la camicia nera, quel nonno che falsava il bilancio per sfamare i rifugiati di guerra, il nonno che canzonava gli inni fascisti a suon di pernacchie, che scriveva lettere lunghe e commoventi, ora unico testamento della mia memoria; e se il mio è quel nonno, a suo volta il mio idolo adorava te. Diceva che tu sapevi riconoscere il nemico, tu solo, in mezzo a tanti, hai compreso il valore dei fatti. Chè con le parole non si arriva a nulla. E l’ultima riunione di Emergency, neanche a farlo apposta, recava come titolo una tua citazione: “quando da una parte c’è l’esercito, e dall’altra i bambini, un uomo di sinistra sa sempre dove deve stare”. E allora prendo parte a tutto questo, e sento davvero vivo il bisogno di esserci. Ora e sempre. Adesso io lo ripeto, amplifico il tuo messaggio e me lo sussurro: bisogna fare qualcosa… |
Post n°393 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Per te, ovunque tu sia, stramaledetto unico esemplare umano di sesso maschile in grado di provare sentimenti... oddio, aspe', sentimenti! Emozioni, via... in grado di provare emozioni... TI ODIO! E TI AMO! E TI ODIO! mi è impossibile fare diversamente, lo sai... AMAMIIIII, MERDA! UN UOMO - EUGENIO FINARDI Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo Che la scuotesse proprio come un tuono Che la calmasse come un perdono Che la possedesse e fosse anche un dono Era tanto tempo che aspettava l'Uomo Che la ipnotizzasse solo con il suono Di quella sua voce dolce e impertinente Che proprio non ci poteva fare niente Che la fa sentire intelligente Bella, porca ed elegante Come se fosse nuda tra la gente Ma pura e santa come un diamante Un Uomo dolce e duro nell'Amore Che sa come prendere e poi dare Con cui scopare, parlare e mangiare E poi di nuovo farsi far l'Amore Per seppellirsi tutta nell'odore Che le rimane addosso delle ore Che non si vuole mai più lavare Per non rischiare di dimenticare Che le ricordi che sa amare Un Uomo che sappia rassicurare Che la faccia osare di sognarsi Come non é mai riuscita ad immaginarsi Un Uomo pieno di tramonti D'istanti, di racconti e d'orizzonti Che ti guarda e dice: "Cosa senti?" Come se leggesse nei tuoi sentimenti Un Uomo senza senso Anche un po' fragile ma così intenso Con quel suo odore di fumo denso Di tabacco e vino e anche d'incenso Impresentabile ai tuoi genitori Così coerente anche negli errori Proprio a te che fino all'altroieri Ti controllavi anche nei desideri Tu che vivevi nell'illusione Di dominare ogni tua passione Tu che disprezzavi la troppa emozione Come nemica della Ragione Non sei mai stata così rilassata Così serena ed abbandonata Così viva e così perduta Come se ti fossi appena ritrovata Un Uomo dolce e duro nell'Amore Che sa come prendere e poi dare Con cui scopare, parlare e mangiare E poi di nuovo farsi far l'Amore |
Post n°392 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
C'è qualcosa che non va in questo Ottobre rosso. Viene minata la mia libertà, il mio futuro, la mia voglia di continuare. C'è qualcuno che vuole uccidere la speranza del futuro, che vuole soffocare sul nascere il primo gemito della mia generazione. C'è lo Stato, c'è la Gelmini, c'è Brunetta, c'è la Legge 133, c'è la "dismissione dell'università" così amano definirla, a ragione aggiungerei. C'è lo schifo, quello che provo io e migliaia di altri studenti in giro per l'Italia. Ci sono le facoltà occupate a Firenze, Bologna, ovunque. Ci sono le assemblee, come quella di questa mattina a La Sapienza, ci sono 5.000 studenti e professori e ricercatori e rettori che si riuniscono per dare voce ad una protesta comune. Ci sono i cortei non autorizzati che si piazzano sulle rotaie alla Stazione Termini. Ci sono gli slogan, perchè "noi la crisi non la vogliamo". Ma la crisi c'è, che lo si voglia o meno. E' giunta l'ora di farsi rodere il culo. "Per strada tante facce non hanno un bel colore, qui chi non terrorizza si ammala di terrore, c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, io sono d'un altro avviso, son bombarolo. Intellettuali d'oggi idioti di domani ridatemi il cervello che basta alle mie mani, profeti molto acrobati della rivoluzione oggi farò da me senza lezione. Vi scoverò i nemici per voi così distanti e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti ma finché li cerco io i latitanti sono loro, ho scelto un'altra scuola, son bombarolo" FABRIZIO DE ANDRE' - IL BOMBAROLO
"La libertà non è star sopra un albero, |
Post n°391 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Sara non capisce perchè in mezzo a tante persone si continui a sentire tremendamente sola. Sara non comprende perchè si continua ad accontentare, sebbene la realtà sia stampata candidamente avanti a lei. Sara non sopporta di tornare a piangere senza un motivo, o per un motivo le cui ragioni d'esistere sono nulle. Sara sente la mancanza di tutto, di tanto, e vorrebbe scappare e raggiungerlo, riprendersi ciò che s'è perso. Sara lo sa che sarà tutto come è sempre stato, che la parvenza, l'illusione di un presente diverso si sfalda, ed il teatrino non regge più, e non afferra la voglia, la lascia fluire. Sara è la parentesi in una serata, in una mattina, in un pomeriggio, in mezzo alla vita, quando la monotonia abbaglia, e tutto il resto s'incrina. Sara non vuole, non lo pretende, che tutto si aggiusti in un solo istante, ma Sara lo spera, che poi alla fine, sappia gestire questo marasma. Ci sono emozioni che non sa controllare, vorrebbe scappare, ma in fondo rimane, perchè è codarda e teme anche peggio, non immagina che alla fine della strada si accorgerà di non aver scoperto nulla di nuovo, solo in più tanti chilometri, e la stanchezza nelle membra, le ossa pesanti. La fine è come l'inizio, tutto si chiude in un cerchio. Sara lo sente, e ride nel pianto, tutti si prendono gioco di lei, ma l'abitudine è ancora soffrire, non lo riesce più a evitare. Sara si offende, quando l'insultano, Sara è trattata alla stregua di un topo, quando la vedono s'infastidiscono, poi l'assimilano ad un fumetto. Chiudono gli occhi, cancellan brutture, ne evidenziano i tratti simpatici, poi la sopportano e ne approfittano, si autosoddisfano e ne fanno immondizia. Sara sorride, adesso non piange, Sara conosce la sua vera amica, lei la consola, non parte, non va, lei che rimane, accanto le sta. Solo scrivendo, elaborando, le sofferenze s'acquietano un poco, Sara ha un nemico, lo teme, lei trema, il letto malefico al quale adesso io l'abbandono. THE ONLY ONE - THE CURE Oh I love, Oh I love, Oh I love What you do to my head When you pull me upstairs And you push me to bed I love what you do to my head It’s a mess out there! Oh I love, oh I love, oh I love Oh I love, oh I love, oh I love Oh I love, love, love, love You’re the only one I cry for Oh I love, Oh I love, Oh I love Oh I love, love, love, love You’re the only one I cry for And it gets hazier anyway, I sway Oh I love, oh I love, oh I love |
Post n°390 pubblicato il 08 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Nyala è abitata da oltre un milione e mezzo di persone, in larga parte profughi in fuga dalla guerra accampati nei 7 campi sorti nei sobborghi della città. La struttura, aperta ventiquattro ore su ventiquattro, offrirà cure mediche di base ai bambini fino a 14 anni, programmi di immunizzazione, attività di educazione igienico-sanitaria. Il centro sarà attrezzato inoltre con un ambulatorio cardiologico dove, nel corso di missioni periodiche, il personale internazionale specializzato di Emergency effettuerà lo screening dei pazienti cardiopatici da trasferire, gratuitamente, presso il Centro Salam di Emergency di Khartoum per l'intervento di cardiochirurgia e per il successivo follow-up. La struttura di Nyala farà parte, infatti, del Programma regionale di pediatria e cardiochirurgia che nel Centro Salam ha il suo fulcro. L'anno scorso con la campagna "Diritto al cuore" - promossa per sostenere il Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan - sono stati inviati oltre 620.844 sms. La raccolta fondi complessiva è stata di 699.671 euro e tutti i fondi sono stati utilizzati a copertura dei costi di acquisto di materiale sanitario e di consumo impiegato presso il Centro a Khartoum. Con l'iniziativa "Un Centro pediatrico in Darfur. La nostra idea di pace" si raccolgono fondi per iniziare i lavori di scavo e costruzione di un Centro che potrà offrire cure mediche di base ai bambini fino a 14 anni, programmi di immunizzazione e attività di educazione igienico-sanitaria in un'area del Sudan. I costi di costruzione, di equipaggiamento e di avvio della struttura sono stimati in circa 600 mila euro. Dal 3 al 22 ottobre è possibile fare una donazione tramite SMS solidale per sostenere il nuovo progetto di Emergency. Si può donare 1 euro se si invia un SMS al 48587 dal telefonino personale (per i clienti TIM, VODAFONE, WIND, 3). Si donano 2 euro se si chiama al 48587 da rete fissa TELECOM. Con questo progetto Emergency assicurerà assistenza sanitaria qualificata e gratuita alla popolazione di un'area vastissima, dando attuazione a un diritto umano fondamentale: il diritto alla salute.
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Post n°389 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da MalfosiaMK
Sebbene le condizioni atmosferiche non fossero le migliori, nonostante le contro-manifestazioni intimidatorie sparse in tutta Italia, ieri Roma si è mobilitata. Non c'eravamo solo noi cittadini della capitale, ma anche nostri connazionali giunti da tutto lo stivale, e soprattutto c'erano loro, i veri protagonisti, i Sudanesi, come Aziz, che ha trascinato con coraggio e forza d'animo la sua protesi per tutto il corteo, c'erano gli Eritrei, e gli Etiopi, c'era tutta l'Africa. Presenti anche centinaia provenienti dall'Est, tzigani, cinesi, giapponesi, e ancora Libano-Australiani e Russi e Rumeni. E le donne Afghane con i loro vestiti variopinti ed i mariti. Assenze scontate, per quanto ingiustificate, da parte di tutti i partiti che contano in questo schifo di governo, a destra e a sinistra. E non s'è fatta vedere nè la CISL, nè la UIL, tantomeno la CGIL, troppo impeganta a capire come poter affondare ancor di più e nuovamente l'Alitalia. I sindacati se ne fregano di quel 95% di immigrati che scelgono di rivolgersi a loro; gli imprenditori se ne sbattono dei diritti della quasi totalità dei loro dipendenti. Ed è per questo che in piazza c'eravamo solo noi, la gente vera, le persone che tutti i giorni incrociamo per le strade, e forse per questo è stata ancora più sentita, perchè si è dialogato, e ci si è incazzati tutti insieme. Quattro organizzatori della manifestazione, democraticamente due italiani e due immigrati, hanno avuto modo di sottolineare, al termine del corteo in Piazza Venezia, su un palco continuamente sferzato dalla pioggia maledetta, che siamo pronti ad affrontare questo momento così difficile per il nostro paese, un'era in cui la violenza fagocita violenza, dove il "diverso" invece che essere fonte di confronto, è picchiato ed abbattuto in strada. Dove l'altro diventa la proiezione delle nostre paure, i timori di un popolo troppo ignorante perchè l'integrazione possa diventare davvero reale ai nostri giorni. Dice un detto africano, "chi ha paura, muore due volte", ed è per questo che a testa alta combattiamo, ballando al ritmo della Banda di Piazza Caricamento i nostri sogni, soffiando come bolle di sapone le nostre aspettative, con la speranza che leggere folate di vento possano trasportarle ancora più in là, con la convinzione che nessun vento sarà mai troppo forte per farle scoppiare. |
Post n°388 pubblicato il 30 Settembre 2008 da MalfosiaMK
Tra allora e adesso, ce ne sono stati tanti. Non è uno solo. Non è unico. Come al solito, il problema è in mezzo, anzi, il problema è tutto ciò che c'è in mezzo. E se non domando che cosa davvero c'è in mezzo secondo altre prospettive, non è perchè il mio interesse sia limitato, è perchè temo a tal punto quella risposta che preferisco rimanere nel dubbio lacerante. Almeno posso sempre crogiolarmi al pensiero di un ologramma salvifico. Il bosone e l'antimateria e Prisca mi trascinano in ragionamenti preoccupanti e così astratti che una mente razionale come la mia si trova spersa. Perchè in definitiva mi rendo conto che forse ciò che c'è in mezzo non conta nulla, perchè non m'interessa, perchè è pieno di persone e di immagini e di ricordi che è difficile distinguere ciò che ha valore da ciò che ne è privo. L'attimo d'inizio e quello di fine sarebbero forse più degni di nota, se visti dall'esterno. Ma dalla mia prospettiva continua ad essere il solito sogno in cui si cade in un burrone, e si urla, e si sa quale sarà la prossima fine, ma si ha talmente tanto timore, paura, terrore nelle ossa e nella pelle oniriche eppure così tangibili che si preferisce svegliarsi di soprassalto, sudati e con le mani aggrappate alle coperte, gli occhi sbarrati che nel buio più completo cercano una silhoutte, una sola, di un qualsiasi oggetto conosciuto a cui aggrapparsi. Continuo a precipitare, sebbene mi sia svegliata da tempo, perchè a volte, si sa, certi sogni riescono ad essere più forti della realtà. Un noto avvocato mi ha fatto riflettere pochi giorni fa: certi eventi sono così "grandi" che non riusciamo davvero ad elaborarli nell'immediato, quando sono ancora così vicini a noi, ma solo col passare del tempo ne vediamo l'immensità. Esattamente come un presbite che deve allontanare dalla sua vista l'oggetto per poterlo osservare meglio in tutti i suoi particolari. Così succede anche a me. Ieri, oggi, domani forse continuerò a vedere le cose nella solita prospettiva che mi infastidisce indistintamente, senza una motivazione precisa, ma da ccciovedì ("segnò") la mia insofferenza inconsulta si tramuterà in un sentimento più distinto e viscerale. E via di nuovo così, fino alla fine dei giorni. "E non riesce a fregarmene un cazzo" (cit.) Di positivo, nella mia vita, ogni tanto accade qualcosa. Sebbene ancora tardi ad effettuare l'immatricolazione definitiva, credo di aver finalmente trovato la mia strada, il mio percorso universitario. Con in testa la specialistica, penso in grande e sorrido alla prospettiva. Con Cipsi sul motorino, tirato al massimo delle sue possibilità sopra il Ponte delle Valli, ci immaginiamo come sarebbe una vita l'una affianco dell'altra, collaborando a mille progetti, coinvolte in cento e più missioni. Lei col bisturi, io con la penna. Ed è bello. Altro aspetto meraviglioso della mia vita, la collaborazione con Emergency. Sento che stavolta qualcosa di grande e bello sta prendendo forma, e non mi tiro indietro, perchè tutto ciò che questo implica mi piace, mi soddisfa, mi rende fiera, per una volta, di essere italiana. Per ora mi limito ad un accenno, mi soffermerò di più con il resoconto del prossimo incontro. La medicina ha come scopo il benessere di ogni essere umano, "sia egli libero cittadino o schiavo", ebbe modo di dire Ipocrate. CANTO - MARLENE KUNTZ Sto perdendoti (e quando accadrà il demonio del grande rammarico il mio girovagare dovrà fuggire ovunque, inseguito dalla colpa) Di quel che sciupai ben più sciuperò fra i timori e l'inettitudine, e a ogni persa occasione o viltà la tua fine in me crescerà come un'onta. Canto il bene che ti vorrei, chiuso tra le catene di un'inesprimibile prigione che mi opprime. Canto il nulla che prenderai dalle folli mie pene, e non mi è di consolazione sapere che son figlie anch'esse di te. Stai guardandomi... Ti sento...lo sai? ma non serve a farti raggiungere da un afflato di umanità. E apatia ti dò, anelando alla dolcezza. Canto... |
Post n°387 pubblicato il 26 Settembre 2008 da MalfosiaMK
Ho smesso di decidere. Fo' quello che gli altri mi dicon di fare. Sarà sbagliato. Sarà poco audace. Sarà da perenni insoddisfatti. E mi faccio schifo. Aspetto che mi colga il lampo che mi trascini in qualche coalizione. Per ora, cerco di aiutare a costruire quello che sarà il mio futuro. E' cominciata l'era dell'impegno sociale. E ADESSO SENTI COSA FO' - STEFANO ROSSO Cielo grigio cielo blu ma intanto tu dove sei tu? e se va avanti cosi', io m'ammazzo giovedi' Tutto il giorno sto cosi' pensando a quando tornerai la speranza e' sempre li' e tu chissa' dove sarai E mentre un uomo prega tu invece chissa' dove stai ma a te che te ne frega di tutto il male che mi fai E allora senti cosa fo' soddisfazione non ti do' divento qualunquista anarchico o radicale e quand'e' carnevale il travestito fo' Si vabbe' dicevi tu l'indipendenza ma ce l'hai non ricordo quasi piu' da due mesi dove stai? Compro il pane e torno su e io qui davanti alla TV compro il pane e torno su ma non sei tornata piu' E mentre un uomo prega tu intanto dimmi con chi stai ma a te che te ne frega di tutto il male che mi fai E allora senti cosa fo' soddisfazione non ti do' divento femminista mi vesto trasandato e quando al mare vado a culo nudo sto Cielo grigio cielo blu ma intanto tu dove sei tu? e se va avanti cosi' io m'ammazzo lunedi' porca zozza ma lo sai qui il vicinato cosa fa'? quando passo ride e fa': c'ha le corna quello la' E tu … tu brutta strega a quanti uomini ti dai? tua madre invece nega non pensa al male che mi fai E allora senti cosa fo' soddisfazione non ti do' divento liberale non pago piu' le tasse e giuro mi cascasse se dopo non lo fo' Non siamo piu' bambini e e' quello che ci frega e mentre c'e' chi prega c'e' chi fuma al bar (Parlato) Si va be' … mo che faccio? Sposete sposete che quella te fa' da magna' te lava li panni quella 'n se lava manco li piedi lei … Quasi quasi chiamo Daniela!… Va be' pure quest'artra … bona quella!!!… "E' mia e me la gestisco da me!" Meno male che c'e'la sessoautonomia che e' come i Blue Jeans ...non passa mai de moda |
Post n°386 pubblicato il 17 Settembre 2008 da MalfosiaMK
Ho sempre saputo che sarebbe stato un salto nel vuoto, un passo incerto nel buio più completo, un attimo d'immensa solitudine. Non potevo immaginare, però, che sarebbe stato così straziante e lancinante e privo di certezze. E adesso, ora che più dovrei trovare il coraggio per affrontare il presente ed il futuro, tento d'annegare il tutto in vaghi ricordi del passato. Ogni giorno si fa avanti una persona diversa con una proposta diversa, e, ad essa connessa, ovviamente, una prospettiva di vita diversa. Ma la verità è che non c'è verità in nulla di quanto mi viene detto, e tutti si nascondono e confondono. Quando mi sembra di aver inquadrato un viso conosciuto in mezzo alla folla, quando scorgo dei lineamenti a me cari in mezzo all'infinità coatta della marmaglia che mi circonda, sento la testa vorticare ed i polmoni esplodere per quella sana boccata d'aria che si riprende tutta insieme una volta tornati a galla dopo un immersione. La verità, stavolta c'è, è che ogni volta senza riserve mi getto troppo a fondo, incurante del fatto che non riesco a toccare neanche con la punta delle dita, perchè ogni volta, quando son lì, mi sembra che la paura non debba trovare posto, e cancello ogni messaggio razionale dalla testa e vado. Non importa se non ho bombole d'ossigeno, nè maschera, nè boccaglio, perchè sento che va meglio così, si ha più velocità di movimento e meno ingombri, la naturelezza del dolore che si prova in mezzo al petto è quasi rassicurante, quando intorno a te tutto sembra suscitare la più cocente indifferenza. Finalmente, ti dici, dopo tanta apatia il dolore. Per adesso, di questa sofferenza neanche l'ombra, per adesso, come ha detto un mio amico ieri sera, nessuna particolare emozione travolgente. Tutto è finito, quando ancora doveva iniziare. L'ho voluto io. Ho abbandonato le opportunità offertemi per scarsa voglia di combattere, sono diventata silenziosa (io!), acerba, non dico più ciò che davvero vorrei perchè conosco la risposta alle mie richieste. Non ti lascerei mai, adesso, ad affrontare la difficoltà del tuo presente, in questa Roma scomoda e crudele, in questo vortice di ingiustizie, e così facendo nascondo a me stessa i miei desideri. Un'altra di noi se ne parte, insegue davvero la prospettiva futura che più sente sua, e so che nulla di tutto questo sa di definitivo, ma il retrogusto che mi lascia ogni conversazione mi spinge a percepirne l'imminenza. Ed io non posso che invidiare ciò che l'attenderà di qui a qualche giorno, perchè è riuscita a liberarsi delle radici fastidiose e vincolanti del suo passato, è riuscita a porre la parola fine ad un percorso che ormai è giunto alla fine. Io non posso, non perchè costretta a restare, io non posso, e non perchè qualcuno me lo imponga. Sono io a sentire di non poter abbandonare quello che mi rimane qui. Forse sbaglio, perchè per tutelare qualcun'altro non inseguo i miei sogni, forse sbaglio quando l'incapacità di discuterne mi trascina nel pianto, sbaglio sicuramente nel non ammettere neanche a me stessa ciò che vorrei fosse della mia vita. Ma lo vedo, adesso resto qui, perchè (forse) c'è qualcuno che senza me non può stare. Adesso resto qui, perchè (sicuramente) c'è qualcuno senza il quale non posso stare. E allora cambio facoltà, mi adatto, camaleontica come non sono mai stata, insoddisfatta, perchè ormai abituata. Forse un giorno troverò la forza necessaria per cercare quel riscatto tanto agognato, perchè finalmente non mi lascerò maneggiare da teste incapaci di sentire, e sicuramente non diventerò nessuno, al contrario di quanto voi speriate. Ma ormai sarà troppo tardi per tornare indietro, e il rimorso troppo grande per essere fronteggiato. ...quello che ho capito è che, tutto sommato, i momenti migliori della mia vita presente sono quelli che passo da sola, perchè non mi tartasso la testa proiettandomeli come ultimi, perchè so che ce ne sarà sempre un altro a seguire, fino all'ultimo, anche fosse l'estremo. Il momento che preferisco è quello in cui mi scrivo, perchè riesco ad aggiornarmi sul mio stato mentale. E giunta al 17 settembre, viste le ultime esperienze e gli ultimi ricordi ed i ripensamenti, ho compreso che io per me ci sarò sempre. E questa è l'unica certezza che ho. STRAWBERRY SWING - COLDPLAY They were sitting, they were sitting in the strawberry swing And every moment was so precious They were sitting, they were talking in the strawberry swing And everybody was for fighting Wouldn't wanna waste a thing Cold, cold water bring me 'round Now my feet won't touch the ground Cold, cold water What you say? It's such, it's such a perfect day It's such a perfect day I remember we were walking up to strawberry swing I can't wait 'til the morning Wouldn't wanna change a thing People moving all the time Inside a perfect straight line Don't you wanna curve away It's such it's such a perfect day It's such a perfect day Ahhhh.... Now the sky could be blue I don't mind Without you its a waste of time ...could be blue I don't mind, without you it's a waste of time The sky could be blue, could be gray without you I just slide away The sky could be blue, I don't mind, without you it's a waste of time |
Post n°385 pubblicato il 15 Settembre 2008 da MalfosiaMK
Mi fai schifo, per l'ansia che hai di nasconderti dietro la falsità ottusa di una frase forzata, per l'intenzionalità con la quale perpetri comportamenti ignobili sentendoti sempre onnipotente. Mi fai schifo, perchè non riesci a chiamare le cose con il loro nome, perchè ti ostini a credre che ogni donna penda dalle tue labbra, che sia pronta a soddisfare ogni tua volontà. Mi fai schifo perchè in un momento di bisogno in cui ti ho cercato hai saputo negarmi l'appoggio morale del quale bisognavo, hai saputo glissare codardemente una situazione per te difficoltosa. D'altronde, ti saresti esposto troppo, avresti dovuto riflettere sulle parole, ammettere che non te ne frega un cazzo di questo e di altre mille questioni. Hai preferito rispondere ad una domanda con una domanda, mi hai messa in imbarazzo, mi hai costretta a mentire, mi hai accantonata perchè il giocattolo si era rotto. Mi fai schifo perchè adesso che comincio lentamente a ricomporre il puzzle mi fa schifo anche il tuo presente, non solo il tuo mediocre passato di scontata fissità emotiva, ma anche l'accavallarsi di giornate che non riesci a far passare. Mi fai schifo perchè chiodo schiaccia chiodo ma poi alla fine schiacci me, perchè vengo avvicinata nei momenti di mesta e scialba solitudine, quando la tua vita, sempre più facilmente oramai, verte verso il monotono abbandono, ma alla fine quando pensi, se pensi, non sono io che t'infesto la testa. E non me ne frega un cazzo delle tue seghe mentali, non me ne fotte nulla se c'è qualcosa che odi ammettere. Quello che so è che ti sei nascosto dietro le parole, perchè temevi di doverne parlare, perchè sapevi che anche a me sarebbe bastato quello che abbiamo, e per sentirti padrone di una situazione che non ti appartiene ti sei imbarcato nell'improbabile impresa di volermi conoscere. E l'ilarità, in tutto questo, scaturisce dal fatto che non sei riuscito a capire chi sono, hai finto compassata pazienza nell'ascoltare i miei resoconti, hai finto che tutti i piccoli gesti che contornavano i nostri momenti d'intimità fossero scevri da ogni doppio fine. Ti sei finto quello che non sei. E allora torna da chi trascorre le proprie notti a sistemar camicie. Io passerò le mie a ripetermi che, porcoddio, è inutile cercare quell'eccezione che confermi la regola. Perchè il fatto che tu ed i tuoi amici mi facciate schifo può essere ritenuto legge affermata. A CHI SUCCHIA - MARLENE KUNTZ Lascia stare, non mi chiedere più niente, fallo per favore. Hai succhiato sufficientemente energia: ora vattene via. E portami con te se vuoi, nelle ciance vergognose che farai. ti odio:tutto qua. come i soldi e come la slealtà, come chi volta le spalle e se ne va. Ma lascia stare e non mi coinvolgere mai più, se ti riesce. Ti ho spiegato, sempre nulla hai capito;e ormai non c'è altra opportunità. E sappi bene che non avrò blandizie da vendere,non a te. Ti odio: tutto qua. Come i soldi,la disonestà e chi giudica con ottusa vanità. Non c'è volontà di comprendere e questo corrompe la società cui riesce più semplice credere che i buoni son qua e i cattivi là. |
Post n°384 pubblicato il 15 Settembre 2008 da MalfosiaMK
...perchè sì, perdìo, con tutti i casini che ho adesso in testa, nella notte che precede l'inizio di una nuova settimana mi manchi... So che domani mattina mi sveglierò e sarà tutto passato, so che aver tentennato e scritto mi farà solo rodere il culo, ma pretendo che queste mie sensazioni vengano annotate. Ed in realtà il mio non è un senso di mancanza... è una richiesta spasmodica... RIVOGLIO IL MIO EQUILIBRIO! |
Post n°383 pubblicato il 11 Settembre 2008 da MalfosiaMK
Proseguo la mia esistenza cullata dal rassicurante ripetersi di una routine che comincia a schifarmi: al mondo continua a non esserci giustizia, ed il merito, il più delle volte, cade nel dimenticatoio; mi riscopro vulnerabile quando pensavo di essere ormai forte; le persone mi deludono, o semplicemente continuano a farsi gli stracazzacci di comodi loro. A questo punto credo non mi dispiacerebbe abituarmi un po' a qualcos'altro. A questo punto, ormai, i giochi sono fatti e non so quanto mi sarà semplice tornare indietro. ...sempre perchè la storia si ripete e nulla è mai davvero diverso, la Guzzanti viene citata in giudizio per alcune affermazioni satiriche che vedevano il papa come protagonista. E io non ho parole. Che vogliamo fare, adesso, la scomunichiamo? La facciamo bruciare come un'eretica tra le fiamme dell'inferno? Arrostiamo tutti i libri e i dvd da lei pubblicati, nonchè le registrazioni dei programmi televisivi passati? Ciò che mi domando è: la Guzzanti era a Piazza Navona l'otto luglio scorso, non è scoppiato nessuno scandalo allora, nonostante le parole che la suddetta abbia usato non siano proprio le più leggere, ma adesso ce ne usciamo domandando che venga debitamente punita per quanto dichiarato? Ma come casso funzionate? Sono passati due mesi da allora, è evidente che proprio ora serve la cassa di risonanza per queste informazioni. (In ogni modo, se non al corrente dei fatti e curiosi, il discorso della Sabina nazionale si piò trovare comodamente su youtube). ... Mia madre mi domanda da dove la tiro fuori tutta la cattiveria con la quale parlo... mi chiede come sia possibile che io sia sempre così incazzata con il mondo... A mà, perdìo, guardati intorno! ABITUDINE - SUBSONICA Abitudine tra noi è un soggetto da evitare tra le frasi di dolore, gioia, nei desideri, non ci si è concessa mai. Dolce e instabile condanna mi hai portato troppo in là: vedo solo sbarre, vedo una prigione umida, vedo poca verità. COME FARE A DIRTELO CHE NON CI SEI PIù DENTRO ME E CHE SIAMO L’ECO DI PAROLE INTRAPPOLATE IN FONDO AL CUORE. COME FARE A DIRTELO CHE NON CI SEI PIU’ DENTRO GLI OCCHI MIEI, CHE SIAMO SOLAMENTE INCOMPRENSIONE E LACRIME. Ci sarebbe da capire come è stato facile congelarsi sotto tutti i nostri desideri e sentirli inutili. Come fare a dirti che non c’è più spazio per progetti e tanto non ne abbiamo mai fatti e che sarebbe stupido. Come fare a dirti che ho voglia di morire come in fondo sto facendo già da un po’. COME FARE A DIRTELO CHE NON CI SEI PIù DENTRO ME E CHE SIAMO L’ECO DI PAROLE INTRAPPOLATE IN FONDO AL CUORE. COME FARE A DIRTELO CHE NON CI SEI PIU’ DENTRO GLI OCCHI MIEI, CHE SIAMO SOLAMENTE INCOMPRENSIONE E LACRIME. COME FARE A DIRTELO... |
Post n°382 pubblicato il 09 Settembre 2008 da MalfosiaMK
"Je ne suis pas française, tu le sais. Je voudrais beaucoup être née en France, à Paris surtout. Je l’imagine bien souvant dans mes rêves, moi, marcher dans les rues de la ville! C’est fantastique, tu ne crois pas? Les boulevards lumineuses, les cafés brillantes, les œuvres d’art et les peintures en plain air et encore le regard fuyant d’un homme que j'aimerais connaître plus profondément. Mais je dessine ton expression sur le visage de l’homme étranger. Tu es toujours à côté de moi, aussi quand je suppose d’être née ailleurs, aussi dans mes rêves. Est-ce que j’ai besoin de toi? Je ne sais pas. Mais tout ce que je sais, c’est que je ne sais presque rien de toi et j’aimerais bien connaître ce que tu fais pendant la journée, ce que tu penses, et si tu penses a moi, a nous, a les moments passés ensemble. Je ne suis pas haute, ni blonde, e je n’ai pas les yeux bleus. Et surtout je ne suis pas française. Si tu veux, tu peux m’appeler avec autres noms féminins, celles que tu prefers. Mais je serai toujours Sara, je serai toujours une fille avec une tête toute bouclée et les yeux marons, une fille qui aime les choses simples et ton parfum, l’odeur que tu laisses sur le coussin, le regard fixe que tu me donnes avant de me dire : « Dis-moi ». Je ne serai pas celle que te feras changer l'opinion que tu as sur les femmes. Je suis seulement une autre femme qui passes dans ta vie, et puis rien plus. Mais, s’il te plait, sois gentil avec moi, parce que je ne puex pas supporter une autre delusion et tu es si parfait que je ne le croirais pas."
... Rome, le 8 Septembre 2008, h:21.30... |
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