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Post n°48 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da ladyjane1
La canzone disperata Emerge il tuo ricordo dalla notte in cui sono. Abbandonato come le banchine all'alba. Piovono sul mio cuore fredde corolle. In te si accumularono le guerre e i voli. Tutto hai inghiottito, come la lontananza. Era l'ora felice dell'assalto e del bacio. Ansia di timoniere, furia di palombaro cieco, Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita. Ti cingesti al dolore, ti aggrappasti al desiderio, Feci indietreggiare la muraglia d'ombra, Oh carne, carne mia, donna che amai e persi, Come un bicchiere ospitasti l'infinita tenerezza, Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta. Oh donna, non so come hai potuto contenermi Il mio desiderio di te fu il più terribile e breve, Cimitero di baci, c'è ancora fuoco sulle tue tombe, Oh la bocca mordicchiata, le membra baciate, Oh l'amplesso folle di speranza e vigore E la tenerezza, lieve come acqua e farina. Quello fu il mio destino e con esso viaggiò il mio desiderio, Oh sentina di macerie, in te tutto crollava, Di caduta in caduta, ancora fiammeggiasti e cantasti. Ancora fioristi in canti, ancora straripasti in correnti. Pallido palombaro, tutto in te fu naufragio! È l'ora di partire, l'ora fredda e dura Il cinturone rumoroso del mare cinge la costa. Abbandonato come le banchine all'alba. Ah più in là di qualsiasi cosa. Ah ben più in là. PABLO NERUDA |
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