Creato da Fiveoclock1 il 05/02/2014

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Forse ,se fosse vissuto nei nostri tempi , sarebbe stato un grande blogger....

Post n°16 pubblicato il 04 Marzo 2014 da Fiveoclock1

 



 

“ll paese sono quattro baracche e un gran fango, ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. Siccome - ripeto - sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti 'Non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là'".


Tra realismo e simbolismo lirico si colloca l’opera di Cesare Pavese, per il quale la realtà delle natìe langhe e della Torino della vita adulta diventa teatro delle proiezioni interiori, del profondo disagio esistenziale, dei miti immaginativi, della ricerca di autenticità, delle ossessioni psichiche. Così le colline e la città vedono come protagonista più la coscienza dell’autore che non la realtà esterna, ambientale e storica. Per questo va dissipato l’equivoco di un Pavese padre del neorealismo post-bellico. Le componenti esistenziali hanno un cospicuo rilievo ed entrano direttamente come materia di scrittura nell’opera di Pavese. L’aspetto forse più vistoso del suo appartenere al decadentismo è offerto dalla crisi del rapporto tra arte e vita. E’ l’epoca dellanoluntas   l’artista si lascia vivere, è pieno di contraddizioni e di conflitti. Sua unica ricchezza è una sensibilità che non serve a nulla e agisce soltanto in senso negativo, corrodendo ogni certezza sul destino del mondo, della storia, dell’individuo. C’è uno scompenso fondamentale tra il sentire, il capire e l’agire, per cui il primo elemento determina una specie di paralisi degli altri due. L’artista decadente, smarrita assieme ai valori tradizionali ogni volontà di agire, si trova nell’incapacità di affrontare l’esistenza, gravemente handicappato nei rapporti umani, sempre a disagio in ogni situazione esistenziale, con grosse tare nevrotiche originate proprio da questa situazione di inadeguatezza nei confronti della vita. Ecco allora che vivere diventa “mestiere” da apprendere 

 con grande pena e spesso senza risultati. In tale situazione di sradicamento l’arte appare come sostituto integrale  «Ho imparato a scrivere, non a vivere», ma anche come unico rimedio, la sola possibilità di sentirsi vivi e, per un attimo, persino felici «Quando scrivo sono normale, equilibrato, sereno», dice Pavese. Per la letteratura del Novecento, il grado di autenticità poetica è determinato dalla misura di aderenza alla sconsolata visione dell’uomo, colto nel suo destino di angoscia. Autenticità e morte diventano sinonimi, vivere è “essere per la morte”.

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Commenti al Post:
Joycerey
Joycerey il 04/03/14 alle 22:06 via WEB
Certo che si! Ritrae perfettamente l' immagine dell' uomo oggi! Più sei sensibile,più mediti su te stesso, sul tuo modo di agire in confronto a quello degli altri o semplicemente sull' ambiente in cui vivi... Piu rimani li : immobile completamente incapace di reagire a causa dei tremila dubbi che ti frullano nella testa, delle tue domande subdole a cui ti dai una risposta da solo, il che ti rende a dir poco folle! Sei paralizzato da tutti quei se... Ma... Pero..magari sarà... E a volte ci illudiamo o perdiamo opportunità allo stesso tempo, non viviamo completamente ma soltanto a metà e quella metà non la viviamo neanche con la serenità che merita. Mancano i vero valori e se mancano questi mancano automaticamente i modelli sani di vita a cui attenerti. E da questo un grande risultato: non più un uomo che si fa da solo, fautore di se stesso ,ma un vegetale che cerca di dirigersi dove circola il vento, molto insicuro,schiavo delle sue paure, dei vizi che sembrano confortate il suo animo turbolento ma che non gli permetteranno mai di sentirsi appagato come vorrebbe..
 
 
Fiveoclock1
Fiveoclock1 il 04/03/14 alle 22:53 via WEB
Brava! La vita non è ricerca di esperienze, ma di sé stessi....prima di tutto.Molte risposte ai problemi della vita sono in noi prima di tutto .
 
   
Fiveoclock1
Fiveoclock1 il 04/03/14 alle 22:56 via WEB
Aggiungo con le parole di Pavese "la vita diventa un mestiere di apprendere " è come tutti i mestieri non si termina mai di apprendere .
 
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