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Ariosto, Fantasia, Ironia, Ragione (il ‘SENNO’)

Post n°363 pubblicato il 03 Giugno 2016 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Clicca sull’immagine: Ritratto di Ludovico Ariosto tratto dall’Orlando Furioso del 1532

CLICCA TAG, in alto a sin., poi CLICCA FURIOSO, e ARIOSTO, per altre notizie su Ariosto, sull'Orlando Furioso e le altre sue Opere, e per la Bibliografia

 

Maria Alberta Faggioli Saletti

Attualità e modernità dell’Orlando Furioso e di Ludovico Ariosto (1474-1533).

2016 V° Centenario della prima edizione del Furioso 

1Fantasia, Ironia, Ragione (il ‘SENNO)

Le opere dell’Ariosto(1474-1533) sono state scritte in anni che assomigliano ai nostri, anni travagliati nei quali finiva un'epoca e se ne apriva una nuova: anni in cui il mondo si allargava per le nuove scoperte geografiche, si rinnovava perle invenzioni in campo militare (la polvere da sparo) e nei mezzi di comunicazione (la rivoluzione della stampa e della xilografia l’incisione), in cui la religione cattolica era in crisi all'interno e minacciata dall'Islam nel Mediterraneo e nei Balcani, anni in cui anche il vecchio ordine sociale era sovvertito, e si vedevano diventare potenti, avventurieri fortunati e senza scrupoli. Ed erano anche anni travagliati da carestie e pestilenze, guerre e umilianti invasioni straniere: il sacco di Roma, i lanzichenecchi che abbeveravano i cavalli nelle acquasantiere di San Pietro, l'occupazione spagnola.

Noi oggi sappiamo bene che da quella crisi, dopo un lungo travaglio, è nato un nuovo mondo, ma non abbiamo idea di quello che succederà dopo di noi: siamo nella stessa condizione di Ariosto ai suoi tempi.

Eppure l’Ariosto ha raccontato i mitici tempi di Carlo Magno e dei suoi paladini in lotta contro i Saraceni (i Mori) - la rivisitazione del passato- con eccezionale fantasia e ironia, per far comprendere ai lettori di ogni tempo come esse siano mezzi efficaci attraverso cui il poeta comunica il proprio messaggio.

Alla fantasia è bene imparare a mettere le redini, come Ruggero ha imparato da Logistilla, la fata virtuosa, a mettere le redini all’Ippogrifo, ed è opportuno che fantasia e ironia siano accompagnate da un particolare uso della ragione (il ‘senno’). Una modalità di racconto quanto mai attuale ancora oggi (ne parleremo più diffusamente in un prossimo paragrafo, 3 Ariosto nel cinema e nei romanzi moderni).

Allora, forse potremmo cercare di adottare il suo atteggiamento, che non è catastrofico,o disperato, ma nemmeno di fiduciosa attesa. È invece un invito a stare in guardia, a usare la ragione nell'ambito del raggio d'azione limitato di ciascuno, un impegno che sembra anticipare di duecento anni circa la conclusione del Candide di Voltaire: «Il faut cultiver son propre jardin» (Bisogna coltivare il proprio giardino), ma non è da intendere come un invito all'egoismo, bensì come un appello a buonsenso, ragionevolezza, equilibrio, discernimento, al senno, appunto, che tutti, in fondo, possediamo.

 

 
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