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« RAFFAELLO, e i letterati...RAFFAELLO, e i letterati... »

RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.

Post n°428 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
 

 

Clicca sull’immagine: AntonioTebaldeo, Incisione "Dal quadro di Raffaello, nella Galleria del prof.re Scarpa" (proprietà privata).

Maria Alberta Faggioli Saletti 7

 

7▪Raffaello.Un ritratto del Tebaldeo nella Collezione del prof Scarpa: dipinto, disegno, e incisione di dubbia attribuzione (dipinto di Sebastiano del Piombo?)

Un altro dipinto che si dice sia il Ritratto di Antonio Tebaldeo dipinto da Raffaello, riprodotto su lastra di rame, è finito nell’edizione Sonzogno 1829 della Storia della vita e delle opere di Raffaello, ma esso è poco documentato.[1] 

L’attribuzione è da mettere in dubbio, dato che il Ritratto di Antonio Tebaldeo di Raffaello è noto solo per l’elogio contenuto in una lettera del 1516 (di Pietro Bembo al Cardinale Bibbiena), quando il Tebaldeo, nato nel 1462 aveva 54 anni mentre il personaggio raffigurato nell’incisionene dimostra ben meno anni.[2]

Un importante studio del 2007, di Sergio Momesso, ripercorre la storia della Galleria Scarpa, fino alle Tavole fra le quali c’è l’Incisione con la scritta Giovita Garavaglia e Cesare Ferreri (da Raffaello), Ritratto di Antonio Tebaldeo, bulino, da Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio, a c. di Francesco Longhena, Milano 1829.

Lo studioso smonta le informazioni contenute nella Istoria, del 1829, e presenta l’attribuzione a Sebastiano del Piombo (in quegli anni in competizione con Raffaello), dell’incisione come del dipinto intitolato Ritratto di uomo (1515/1516), del prof. Scarpa, venduto nell’asta milanese del 1895, e ora nel Museo di Budapest (Ungheria).[3]


 

[1] Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino, voltata in italiano, corretta, illustrata ed ampliata per cura di Francesco Longhena, Editore Francesco Sonzogno, Milano 1829 (Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, Histoire de la vie et des ouvrages de Raphaël,Paris 1824).  

[2]M.A.Faggioli Saletti, El Tebaldeo, cit., nota 89: il ritratto del Tebaldeo dipinto daRaffaello, “intagliato maestrevolmente in rame” ha adornato la Istoria della vita e delle opere diRaffaello (Istoria della vita e delleopere di Raffaello Sanzio da Urbino del signor Quatremère de Quincy, voltata in Italiano, corretta,illustrata ed ampliata per cura di Francesco Longhena, adorna di 23 tavole e diun Fac-simile, Editore Francesco Sonzogno, Milano 1829).

[3]Sergio Momesso, La collezione di Antonio Scarpa (1752-1832), Bertoncello,Cittadella (Padova), 2007, pp. 69-74, 86, Tavole, 344-47. Prima di questo studio non mi è stato possibile vedere insieme quadro e incisione. 

 

 
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Commenti al Post:
danibold2
danibold2 il 05/12/20 alle 17:27 via WEB
Ho tenuto in serbo per l’amica professoressa Alberta queste due o tre annotazioni sul pittore Raffaello, che son anche l'esito di un mio viaggio della scorsa estate, ben sapendo quant’ era difficile che lei, impareggiabile frequentatrice di archivi, anche i più riposti e quasi inaccessibili, mettendovi mano direttamente non le avesse già acquisite. Ma poiché bisogna prendersi qualche rischio ho creduto bene di mandargliele, non fosse che per mantenere salda la poliennale corrispondenza fra noi, e magari, chissà, a farmi valoroso ai suoi occhi. Il tutto è cominciato dall’aver appreso che un Autoritratto del sommo pittore è stato dipinto su legno di pioppo, notizia che in me, conoscitore di alberi, e ora impegnato in un lavoro proprio sui Populus, ha destato curiosità e subitanea tenerezza. In un articolo sul Corriere della Sera-La lettura del 19 luglio 2020, il filosofo scrittore Mauro Covacich, giunto alle Scuderie del Quirinale di Roma dove si teneva una mostra su Raffaello, ma impedito ad ammirarla compiutamente causa le restrizioni dovute alla epidemia virale, se ne uscì con la frase, tra l’ironico e il sibillino, che fa da titolo allo stesso articolo: «Ho visto Raffaello. E sì, è meglio di niente». In quegli stessi giorni io mi trovavo in vacanza in Abruzzo e, passando per la città dell’Aquila, mancai di poco, causa l’orario e la scarsa conoscenza delle strade, una visita alla chiesa di san Silvestro, dove è accolto il dipinto di Raffaello “La visitazione”, anch’esso dapprima su tavola, poi passato alla tela, che in ogni caso, come senz’altro sa bene Alberta, non è l’originale ma bensì una copia, trovandosi il dipinto autentico al museo del Prado a Madrid. Però, ecco, aggirandomi tra le strade del capoluogo abruzzese, che mi parvero piene di movimento e di vita, ricordo che pensai: come avrebbe dipinto Raffaello, se vi si fosse trovato, lui di indole buona e caritatevole, le devastazioni del terremoto sulle case, sulla gente, su questa città ora defraudata della sua quiete, della sua bellezza? E qui chiudo le mie note, dopo avere approfittato sin troppo della cortesia di Alberta ad accoglierle, a titolo di commento, nel suo blog dove dà voce, fra ricerca e personali interpretazioni, al gran pittore urbinate e ai suoi contemporanei. (4 dicembre 2020) Daniele Boldrini
(Rispondi)
 
marialberta2004.1
marialberta2004.1 il 07/12/20 alle 01:31 via WEB
Caro Daniele, grazie anzitutto del tuo Commento, e grazie per aver portato all’attenzione un elemento importante nella pittura a olio di Raffaello: l’uso della tavola in legno di pioppo. So bene che il pioppo è da sempre la tua passione botanica più profonda cui hai dedicato ampi e continui studi, perché tu sei convinto che in lui ci sia il significato dell’albero. L’olio su tavola di legno di pioppo, si diceva, dava una miracolosa naturalezza ai ritratti di Raffaello (soprattutto a quelli femminili). Ne è un esempio l’Autoritratto, da te ricordato, esposto in apertura della Mostra romana 2O2O, alle Scuderie del Quirinale, “Raffaello 152O-1483” (conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze). Esso ci fa comprendere altresì, come lo sguardo sia per lui fondamentale nella composizione: gli occhi del giovane Raffaello cercano quelli di ognuno di noi osservatori. Nel mio Post n. 429 (successivo a questo con il tuo commento), dedicato al ritratto di Raffaello per l’amico letterato ferrarese Antonio Tebaldeo, ho ricordato la sua capacità geniale, definita “la poesia del volto”, di far risaltare lo sguardo penetrante eppur mite del Tebaldeo. Prima di salutarti voglio inviare uno speciale augurio per la tua monografia sul Pioppo Bianco, dalla chioma slargata, un albero nostrano, per te, dei più belli del mondo.
(Rispondi)
 
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