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« Giotto, La Cappella degl...Giotto, La Cappella degl... »

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°414 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 

Maria Alberta Faggioli Saletti 

Clicca sull'immagine: Giotto, Padova, Cappella Scrovegni, Natività.

Il giudizio dei contemporanea e la critica di poco successiva. La critica novecentesca. 8

 

Già i contemporanei avevano sottolineato le sue straordinarie capacità negli affreschi grandiosi di Assisi e di Padova, capaci di cambiare “la storia del racconto dipinto in Occidente”[1]:

 

-Dante (1310 ca.): “Credette Cimabue ne la pittura/ tener lo campo, e ora ha Giottoil grido,/ sì che la fama di colui è scura” (Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, XI, 94-96).

 

-Riccobaldo ferrarese (1312 ca.) ricorda che Giotto ha dipinto nelle chiese francescane di Assisi, Rimini e Padova (Skira 2013, p.11).

 

-Giovanni Villani (1340 ca.), storico e cronista, lo definisce “il più sovrano maestro stato in dipintura che si trovasse al suo tempo, e quegli che più trasse ogni figura e atti al naturale” (Giovanni Villani, Cronica, scritta poco dopo la morte del pittore avvenuta l’8 gennaio 1337) (Skira 2003, p. 90).

 

-Giovanni Boccaccio (1350 ca.) “Giotto il miglior depintor del mondo”. “Ebbe un ingegno di tanta eccellenza” (Giovanni Boccaccio, Decameron, Sesta giornata, Quinta Novella).

 

-Cennino Cennini (inizio del 1400), pittore, "Giotto rimutò l'arte di dipingere di greco [la liturgia dei bizantini] in latino [racconto], e ridusse al moderno [fedele alla realtà]" (Cennino Cennini, Il libro dell’Arte, o “Trattato della pittura” nell’arte italiana).

 

-Lorenzo Ghiberti (1450 ca.) “Vide Giotto nell’arte quello che gli altri non agiunsono. Arecò l’arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo delle misure. Fu peritissimo in tutta l’arte, fu inventore e trovatore di tanta doctrina la quale era stata sepulta circa d’anni 600” (Lorenzo Ghiberti, Commentarii).

 

-Leonardo(1500 ca.) “…e dopo molto studio avanzò non che i maestri della sua età, ma tutti quelli dei secoli passati ”(Leonardo da Vinci, Codice Atlantico).

 

-Giorgio Vasari (1568) “risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di naturale le persone vive; il che più di duegento anni non s’era usato”.

Vasari racconta Giotto come un giovane prodigio attento alla natura, scoperto da Cimabue, ai tempi in cui era semplice pastorello, mentre disegna “una pecora di naturale senza avere imparato modo da nessuno di ciò fare da altri che dalla natura”(Giorgio Vasari, Vite, 1550, seconda edizione 1568).

 

-Nei secoli successivi, 1600, 1700, 1800, Giotto fu trascurato, dimenticato.

 

-Gli studi novecenteschi hanno evidenziato come egli sia stato l’iniziatore di una nuova pittura che ha improntato le scuole pittoriche italiane trecentesche, una pittura che ha continuato ad essere modello di riferimento per tutto il Rinascimento.

 

 

[1] A. C. Quintavalle, cit. 

 
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