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« Giotto, La Cappella degl...Giotto, La Cappella degl... »

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°416 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

  Maria Alberta Faggioli Saletti

Clicca sull'immagine: Padova, Cappella Scrovegni,  Giotto, Adorazione dei Magi 

La pittura di Giotto. Ad Assisi - Basilica Superiore e a Padova - Cappella degli Scrovegni. 6 

Giotto fu un artista completo capace di misurarsi con più forme d’arte, la pittura e l’architettura.

La pittura giottesca supera i modelli di metà Duecento, derivati dalla cultura bizantina con le sue figure statiche, ieratiche,   astratte, bidimensionali e frontali.  

Nella pittura, gusto del racconto,  colori caldi, spazio reale, volumi curati con il chiaroscuro, figure che esprimono al massimo grado emozioni e sentimenti eterni dell’uomo, spazi naturali e paesaggi, ambienti e architetture realistici: ecco in sintesi la modernità di Giotto.

Egli è considerato l’inventore della lingua figurativa.

 

Giotto ha lavorato nella Basilica di Assisi che custodiva le spoglie mortali di San Francesco (morto nel 1226), dal 1296/97 al 1304.

Nella Basilica Inferiore hanno dipinto Cimabue e Giotto con i loro allievi.

Secondo le  testimonianze antiche (Riccobaldo Ferrarese, Ghiberti, Vasari), Giotto ha dipinto il ciclo francescano nella Basilica Superiore di Assisi, tuttavia è ancora aperta la “questione giottesca” di Assisi. [1]

 

Tra chi vuole mantenere l'attribuzione a Giotto, citiamo la recente presa di posizione di uno studioso dei nostri giorni. Gli affreschi della Basilica Superiore di Assisi  sono costruiti in uno spazio diverso (tutta la Basilica), disteso e unitario, modellato sulla nuova Vita di San Francesco (la Legenda Major del 1263), di Bonaventura da Bagnoregio, successore di San Francesco, Ministro Generale dell’Ordine francescano.

I dipinti di Giotto (o a lui attribuiti) raccontano il “Mistero medievale” che “dialoga, campo dopo campo, con chi cammina nella Chiesa”.[2]

 

E di nuovo vengono proposti i “Misteri medievali” nella Cappella degli Scrovegni a Padova, nelle Storie di Cristo.  

personaggi hanno mimica e gesti come nel teatro anticoin spazi che evocano l’antico (le antiche porte e le mura romane),  con ritmi architettonici che fanno capire le riflessioni di Giotto sull’architettura romana antica (come esiti dei suoi soggiorni a Roma alla corte papale, soprattutto quello presso il Papa Bonifacio VIII), e insieme su quella contemporanea, a cominciare da Arnolfo di Cambio (1240 ca.-1310 ca.), sull’architettura e la scultura gotica francese (la Cattedrale di Bourges, iniziata nel 1195, consacrata nel 1324), come hanno mostrato i recenti studi di Cesare Gnudi.[3]

 

Il nuovo linguaggio figurativo si avvale di elementi innovativi, come la profondità (con le sue diverse tecniche di tridimensionalità), e il vero, per il quale Giotto presenta ricchi e ampi schemi compositivi, nonché inedite soluzioni formali (la rappresentazione prospettica ben prima dello studio della prospettiva).

 

In uno spazio reale, i corpi si dispongono in maniera libera semplice e naturale con grande attenzione ai volumi curati con il chiaroscuro.

Le figure dalla forte intensità, allungate e flessuose, sono ricoperte da vesti eleganti e raffinate con dettagli concreti nelle stoffe, e nell’abbigliamento di fine Duecento - primo Trecento.

 

Inoltre gli ambienti sono realistici, con arredi preziosi, anche liturgici aulici papali, con vedute  di città e paesaggi della fine del tredicesimo secolo.

 

Ricordiamo che attraverso la Natura si attua la conoscenza di Dio, per San Francesco che Giotto ha potuto comprendere a fondo, lavorando nella Basilica di Assisi e citiamo alcuni versi del Cantico delle Creature compiuto da Francesco poco prima della sua morte avvenuta nel 1226: “Laudato si’ mi’ Signore, per nubilo et sereno et onne tempo per lo quale a le tue creature dai sustentamento…. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba”.

 

Gli episodi sono narrati in modo solenne  come fatti contemporanei,

i personaggi da lui rappresentati sono persone concrete e reali, naturali: pastori e mercanti, filatrici e ancelle.[4]

 

Ben articolate le scene, con ambientazioni variate, tridimensionali con la profondità, ricche di dettagli della vita quotidiana dell’epoca, nelle quali la figura umana è centrale (Dio si fa uomo), esprime emozioni (Giotto ha portato per la prima volta nella pittura il dolore con le grida e le lacrime) e la più varia, emozionante e realistica intonazione sentimentale ben sottolineata dai gesti dei protagonisti umanizzati, e dai volti, veri  ritratti espressivi di persone in dialogo fra loro. 

 

Le forme, fuse con il loro significato,  sono morbide e definite quasi scolpite, grazie alla luce e all’armonia dei colori  caldi che conferiscono inedito nitore alle immagini.

La piena maturità di forma, luce e colore, un cromatismo che scolpisce, è raggiunta da Giotto nelle opere padovane, in particolare nella Cappella degli Scrovegni.  


 

[1] Papa Innocenzo III ha concesso a Francesco, nel 1210, una prima approvazione verbale della sua “regola” esuccessivamente Papa Onorio III concede l’approvazione formale nel 1223.  Nel 1228 Francesco viene proclamato Santo dal Papa Gregorio IX il quale dà  subito inizio alla costruzione dell’imponente Basilica, la casa madre del nuovo ordine religioso (consacrata nel 1253).  

[2]Arturo Carlo Quintavalle, Con la rivoluzione di Giotto la filosofia diventa dipinto, Corriere della Sera, 24.12.2018, p.41. 

[3]Arturo Carlo Quintavalle, Con la rivoluzione di Giotto, cit.. 

[4] Skira 2004, p. 38.
 

 
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