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« Giotto, La Cappella degl...Giotto, La Cappella degl... »

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°419 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

  Maria Alberta Faggioli Saletti 

Clicca sull'immagine: Padova, Capella degli Scrovegni, l'interno della Cappella con la Volta e la Navata, Giotto.

Gli affreschi di Giotto (1267 ca.-1337) nella Navata della  Cappella Scrovegni (1303-1306).           La Volta a botte, e la Navata   

Enrico Scrovegni, come detto, fa costruire, sull’antico Teatro romano di Padova, una Cappella votiva che vuole affrescata da Giotto il quale al momento della committenza ha 36 anni e un’ampia esperienza perché ha già lavorato a Firenze, Rimini,  Assisi, Padova. A Padova è stato chiamato dai Frati Minori Conventualiad affrescare la Sala del Capitolo, la Cappella delle Benedizioni e forse altri spazi nella Basilica di Sant’Antonio.

Nella Padova di inizio Trecento,  egli quindi è già ben conosciuto e dispone di una quarantina di collaboratori.

L’intera superficie interna della Navata è coperta dagli affreschi di Giotto.

L’ideazione dei dipinti è di Giotto, seguendo un programma teologico indicato dal Frate agostiniano Alberto da Padova, nel clima del Primo Giubileo della Storia (1300).

 

Il ciclo pittorico ha inizio con Dio che si riconcilia con l’umanità, affidando all’Arcangelo Gabriele il compito di cancellare la colpa di Adamo con il sacrificio di Suo figlio fatto uomo.

Seguono episodi del Nuovo Testamento: le storie di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, le storie di Maria e le storie di Cristo che si concludono con la Pentecoste (50° giorno dopo Pasqua, che festeggia la discesa dello Spirito Santo, sui 12 Apostoli riuniti a Gerusalemme).

La storia della salvezza dell’umanità. Se l’ideazione è di Giotto, nell’esecuzione è rilevabile l’intervento di uno stretto collaboratore.

Preso avvio dalla Volta a botte, con il blu del cielo stellato, simbolo della sapienza divina, la decorazione prosegue nella Navata, per concludersi nella Controfacciata. 

Sulle pareti della Navata, il maestro fiorentino dipinge 38 scene distribuite su tre registri sovrapposti: la fascia alta con Storie della Vergine, episodi della vita di Gioachino e Anna, genitori di Maria, con l’aggiunta delle storie di Maria dalla nascita allo sposalizio (ispirate alla Legenda Aurea di Iacopo da Varazze e ai Vangeli Apocrifi), una fascia centrale con le Storie di Cristo.

 

C'è poi lo zoccolo monocromo con 14 figure allegoriche (dei 7 Vizi sulla sinistra, delle 7 Virtù sulla destra), che dimostrano il libero arbitrio (l’allegoria è la terapia agostiniana dei contrari).

Tra i vizi colpisce l’Invidia (una donna accecata da un serpente che le esce dalla bocca) il cui esatto contrario è la virtù della Carità (una donna che guarda in cielo e distribuisce frutta).

La Cappella, come detto, è intitolata a Santa Maria della Carità. La grandezza dell’arte riesce ad imprimere con assoluta efficacia i precetti morali alla base della religione cristiana.

 

 
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