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MARIA ALBERTA FAGGIOLI SALETTI da spigolature.it

Post n°137 pubblicato il 02 Novembre 2008 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

click sull'immagine-foto di G. Saletti

Il Cardinale IPPOLITO II D'ESTE (1509-1572) e la VILLA D'ESTE A TIVOLI, ottobre 2008.

Sono vari i buoni motivi che invitano il visitatore ferrarese a raccontare la visita a Villa d’Este -inserita dal 2001 nell’elenco UNESCO del patrimonio mondiale, e terzo sito più visitato in Italia- tra i tanti, il nome del committente, il Cardinale Ippolito II d’Este (Ferrara, 25 agosto 1509 - Roma, 2 dicembre 1572) del quale, nel 2009, ricorrerà il quinto centenario della nascita.

Figlio del duca di Ferrara Alfonso I d’Este e di Lucrezia Borgia, Ippolito iniziò precocemente la carriera ecclesiastica fino a diventare cardinale della corte papale. Aspirante al soglio pontificio, fu sconfitto da Giulio III che, per allontanarlo decorosamente da Roma, lo nominò nel 1550, governatore di Tivoli.

Il cardinale che assommava in sé inclinazioni di principe rinascimentale, nipote di papa (Alessandro VI Borgia), ideò la costruzione di una dimora fastosa, Villa d’Este, con stanze su due piani, private e di rappresentanza, elegantemente decorate e affrescate dai migliori artisti dell’epoca, e un giardino di 35.000 metri quadrati di estensione, nel pendio dirupato della cosiddetta “Valle gaudente”.

A realizzare il progetto è stato chiamato Pirro Ligorio, architetto, archeologo, pittore, disegnatore, esperto di giardini costruiti con elementi in relazione fra loro – più di duecento bacini e vasche, chilometri di catene d’acqua e di canali, fontane, giochi d’acqua, grotte e peschiere- di cui fanno parte piante ed alberi (platani secolari, cipressi, uno dei quali ancora vivo, è considerato il più antico d’Italia).

Un lavoro durato 22 anni, tre dei quali trascorsi nella vicina Villa Adriana ricca di mosaici e di architetture in marmo bianco, in parte reimpiegati a Villa d’Este.

Le acque sono quelle dell’Aniene, affluente del Tevere, che giungono attraverso un canale, nella parte alta della Villa e si movimentano per caduta naturale.

Opera colossale, con un acquedotto e un traforo sotto la città, come ai tempi degli antichi romani, ma con le moderne tecniche idrauliche.

Le acque, spettacolo di pura bellezza, stillano in innumerevoli zampilli, getti, cascate e cascatelle, “goccia a goccia in minutissima pioggia, sicchè meglio non sanno ripartirla le nuvole sulla terra”, e si stendono così sottili e così uguali che sembrano limpidissimi veli spiegati in aria. L’acqua e l’aria insieme, come magia sonora,  per trasformare il moto e la pressione dell’acqua in canto, in cinguettio; oppure, l’acqua da sola che, conservando i timbri naturali, esegue un concerto a base di scrosci in controcanto, o all’unisono. I giardini e le fontane di Villa d’Este sono quindi una delizia per le orecchie, oltre che per gli occhi. Oggi si può riascoltare la musica dell’Organo ad Acqua dell’omonima fontana, ma un tempo erano noti anche i rumori di bombarde ed archibugi della Fontana del Dragone, e le grida della Fonte della Civetta (Eugenio Battisti, L’Antirinascimento, I-II, Garzanti, Milano 1989-prima ediz. Feltrinelli, Milano 1962, vol. I, p. 193).

Dopo aver sostato alla fontana di Rometta, fantastica rievocazione in miniatura di alcuni dei più importanti monumenti dell’antica Roma, si percorrono in discesa i tre livelli del giardino, con le fontane maggiori, grotte, nicchie, ventagli, scale d’acqua e cascate che sono veri Teatri dell’acqua. Incanto d’acqua prepotente, di  marmo (un tempo lucido) e vegetazione, nel Viale  delle cento fontane, stucchi, decorazioni a smalto e mosaici romani, nella Fonte della Civetta, mosaici, statue romane, rami di corallo nella Grotta di Diana, sculture e vivaci ceramiche con particolari dello stemma di Casa d’Este (l’aquila bianca e i gigli di Francia) nella Fontana dell’Ovato dedicata alla città di Tivoli, con una suggestiva e percorribile galleria di zampilli. In prossimità della fontana, giungeva anticamente il canale che convogliava le acque dell’Aniene a Villa d’Este.

Più si scende, più aumenta la pressione, così si fanno più alti i getti d’acqua, finchè la confluenza in peschiere, un tempo vivaio di pesci pregiati, ne acquieta la forza, prima di tornare al canale che riporta le acque al fiume Aniene.

Imitata nei decenni e nei secoli successivi, nel 2007 Villa d’Este a Tivoli ha vinto la prima edizione del premio "Il Parco Più Bello d'Europa", selezionato da una giuria internazionale formata da noti botanici, architetti paesaggisti, storici e giornalisti..

 
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