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Maria Alberta Faggioli Saletti da spigolature.it

Post n°139 pubblicato il 20 Novembre 2008 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

click sull'immagine-  v. Tags (in alto, a sinistra) di questo blog:  notizie su Ferrara, la sua cucina e le prelibatezze, il suo Palio, il Delta del Po, gli Estensi, Lucrezia Borgia, il Mecenatismo estense, Ariosto, Bassani, gli scrittori locali, il Premio Estense.

 Roberto SAVIANO, Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Mondadori, Milano 2006  (XXXVI edizione nel 2007), pp. 331, € 15.50.

La lettura di Gomorra, scottante reportage-romanzo di Roberto Saviano sul territorio di Napoli e Caserta, mi ha lasciata senza pensieri, senza voglia di scriverne, perché ho provato un senso d’impotenza come non lo ricordavo dai tempi delle “brigate rosse”. Mi sono chiesta quale sia il messaggio che lo scrittore vuole trasmettere ai suoi lettori e non sono riuscita a rispondermi in modo confortante. Si tratta infatti dell’ordinata presentazione di atti dei tribunali partenopei, scrupolosamente studiati, ed esposti in prima persona, con coinvolgenti deposizioni emotive sul proprio vissuto, su scellerati personaggi da film e, soprattutto, su fatti criminali del Sistema, che accompagnano infanzia, giovinezza, maturità di chi vive in quei luoghi: merci contraffatte, droga, cemento armato, attività immobiliari, appalti pubblici e privati, armi e rifiuti, con flussi occulti di denaro da ripulire. Di tutto lo scrittore è un testimone che sa assumere anche il ruolo di protagonista.

Poi un avvenimento impensabile, il “Concerto per Saviano”, organizzato il 9 novembre 2008 a Castel Volturno di Napoli, durante il quale è spirata Miriam Makeba, mitica voce potente di libertà, tra jazz e canto africano, simbolo femminile di rivendicazione dei diritti umani, di contrasto all’apartheid e al razzismo.

Eccomi allora a ripensare agli undici episodi del viaggio di Saviano, in luoghi reconditi, per descrivere una  guerra non dichiarata ufficialmente, non riconosciuta dai governi e non raccontata dai reporter (p. 105), una guerra in cui…tutto diviene vero solo quando si compie (p. 111).

Oggi penso che possa far parte del messaggio dello scrittore la sollecitazione dell’impegno ad alti ideali, per gridare forte al mondo intero che non si può pensare di avere il mondo in mano, negando sicurezza e legalità, ricorrendo all’intimidazione e  all’omicidio, in un angolo di terra italiana che comunque fa parte del mondo.

Íncipit Il porto. Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma  a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai.

Éxplicit Terra dei fuochi. Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare: “Maledetti bastardi, sono ancora vivo!”.

 
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