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« Giotto, La Cappella degl...Giotto, La Cappella degl... »

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°413 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 

 

Maria Alberta FaggioliSaletti  

Clicca sull'immagine: Padova, Cappella Scrovegni, Giotto, Strage degli innocenti.

Giotto. Biografia breve (1267ca.-1337) 

IA Parte - Dalla nascita al Cantiere della Basilica di San Francesco ad Assisi 9 

 Il nome è diminutivo di Ambrogio, Ambrogiotto, Angiolotto, o Biagiotto.

Poche le notizie documentate sulla sua nascita, su infanzia e giovinezza come sulla sua formazione.  

Figlio di Bondone, nasce a Colle di Vespignano in Mugello, non lontano da Firenze in una famiglia di contadini. L’iscrizione all’Arte della Lana di Firenze attesta l’avvenuto trasferimento della famiglia in città (SKIRA 2004).

La sua formazione, che si svolgerà fra il sud e il nord dell’Italia, inizia a Firenze dove, come detto, la famiglia si traferisce, con l’apprendistato a 14 anni, presso la bottega di Cimabue (1240-1302),  Maestro tra i più apprezzati, che lo ammette come collaboratore in alcune sue opere.

Nel contempo, egli viene iscritto all’Arte della Lana per imparare il mestiere di tessitore. In quegli anni a Firenze, sono attivi nel Battistero, mosaicisti e sono conosciute le opere di Nicola e Giovanni Pisano a Pisa e Siena (il nuovo classicismo di Nicola Pisano era ben conosciuto ed apprezzato).

1285-88. Un primo viaggio e il soggiorno a Roma al seguito del suo maestro Cimabue o, come riportato da alcune cronache, insieme con Arnolfo di Cambio, già importante a quel tempo.

E’ un’esperienza importante per la sua formazione: conosce la scuola pittorica romana che annovera artisti come Pietro Cavallini, Jacopo Torriti, Filippo Rusuti (i quali esprimono in affreschi e mosaici la monumentalità dell’arte classica nelle Basiliche di San Giovanni in Laterano e San Paolo), e ammira le opere nuove, architettonico-scultoree di Arnolfo di Cambio).

Sono papi Nicolò III (papa da 1277 al 1280), Martino IV (papa dal 1280 al 1281, morto nel 1285), Onorio IV (papa dal 1285 al 1287) e Nicolò IV (primo francescano papa, dal 1288 al 1292) che rinnovano la città.

 

L’esordio di Giotto avviene a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, gli Apostoli entro i clipei (1285-86 ca.) (SKIRA 2013,p.9).

 

Nel 1290 si sposa con Monna Cinta (o Ciuta) dalla quale avrà 8 figli.

Nello stesso anno, il 1290, Giotto esegue il Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze. Il Cristo è un uomo vero un defunto dal cui costato sgorga sangue rosso.

 

1296/97-1304 Prima del 1297 (1296?) lavora poi al cantiere  della Basilica di San Francesco ad Assisi (1228-1253) costituita da due chiese sovrapposte, quella Inferiore e la Superiore con le storie dell’Antico e Nuovo Testamento collegate dagli episodi della vita di San Francesco e San Bonaventura.

Nella Chiesa Inferiore, Cimabue dipinge nel Transetto destro una "Maestà con Angeli e San Francesco", mentre Giotto, sulla grande Volta a botte, affresca le "Storie dell'infanzia di Cristo" e la "Crocifissione con Santi francescani".

Nella Basilica Superiore, la decorazione della Navata è stata iniziata nel 1288 dal pittore romano Iacopo Torriti e dai suoi collaboratori che eseguono le prime due Campate, la Volta, la fascia superiore della terza Campata a destra.

Nella Chiesa Superiore, la presenza di Giotto viene riconosciuta nelle Storie di Isacco (1290). Il "Maestro delle Storie di Isacco", artista capace con la volumetria può essere un pittore di scuola romana o un allievo di Cimabue (Giotto molto giovane). 

 

Nella Navata della Basilica Superiore, secondo alcuni studiosi, Giotto è protagonista nell’esecuzione degli affreschi lungo le pareti, sotto le finestre: 28 affreschi rettangolari (cm 270x230) con scene della Vita di San Francesco nelle quali il Santo viene presentato come uomo fra la gente, negli spazi architettonici, nella natura.

L’attribuzione è dibattuta ("questione giottesca"): Vasari attribuisce l'esecuzione a Giotto (anche Riccobaldo ferrarese e Lorenzo Ghiberti indicano la mano di Giotto negli affreschi del ciclo francescano di Assisi), gli studiosi contemporanei propendono per l’attribuzione a Pietro Cavallini pittore di scuola romana che stranamente non compare nel cantiere di Assisi malgrado la presenza di suoi contemporanei. 

 
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