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Il Negromante[1] Commedia in versi in cinque atti, con un protagonista tutto moderno, il Negromante, che presenta analogie con un personaggio della Calandria del Bibbiena (rappresentata nel 1513, era ormai un punto di riferimento). Scritto per la Corte papale prima del 1520, Il Negromante, in versione corretta, fu rappresentato a Ferrara solo nel carnevale del 1528.[2] Maestro Iachelino è il Negromante che, a Cremona, tende insidie per derubare chi ricorre alla sua fama di medico e di astrologo. Il suo servo Nibbio, complice degli inganni, li svela al pubblico. I due spillano quattrini a Massimo e Cintio, suo figlio adottivo, sposo segreto di Lavinia e marito di Emilia. Esemplare e realistica la lezione dell’Astrologo mascalzone, al suo servo Nibbio e al giovane Cintio: …Non guardate […] / mai di far danno altrui, se torna in utile / vostro. Siamo a una età, che son rarissimi / che non lo faccian, pur che far lo possano, / e più lo fan, quanto più son grandi uomini: né si può dir che colui falli, ch’imita/ la maggior parte (L. Ariosto, Il Negromante, atto III, 1). Ai due derubati si aggiunge Camillo Pocosale, sciocco credulone che, innamorato di Emilia, si affida alle arti magiche per conquistare l'amata. Mentre il Negromante, dopo beffe e riusciti tranelli incrociati, si appresta a svaligiare la casa di Massimo, le sue truffe sono scoperte da Temolo, scaltro servo di Massimo. Nibbio fugge abbandonando il padrone. Massimo riconosce in Lavinia la figlia creduta morta, accetta le nozze della ragazza con Cintio (il figlio adottivo), e così Camillo può sposare Emilia. [1] Ebbe due stesure, la più conosciuta è la seconda: L Ariosto, Il Negromante. Comedia di Messer Lodovico Ariosto, Nuovamente ristampata e con somma diligenza corretta, in Vinegia , appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1562. [2] L. Ariosto, Opere minori, cit.; G. Coluccia, L 'esperienza teatrale di Ludovico Ariosto, cit., pp. 23-24.
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