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MARIA ALBERTA FAGGIOLI SALETTI

Post n°236 pubblicato il 25 Maggio 2010 da marialberta2004.1
 

Ludovico Ariosto-Commedie

Cinque sono le Commedie dell’Ariosto: la Cassaria (in scena nel 1508, 1528), i Suppositi (in scena nel 1509, 1519),  il Negromante (inviata al papa Leone X nel 1520, in scena nel 1528), l'incompleta Studenti (1520-25), la Lena (rappresentata nel carnevale del 1528).  Di esse parleremo dettagliatamente. Alcune (Cassaria, Suppositi) furono scritte in versi e in prosa, ma le copie conosciute erano in prosa. 

La produzione di commedie, per Ariosto, non fu fatica letteraria giovanile, da esordiente, anzi, lo impegnò per più di un ventennio (dal 1508 al 1528). Il grande Ludovico scrisse e modificò nel corso degli anni alcune delle sue commedie, come egli scrive nel Prologo della Cassaria: “Questa commedia ch’oggi recitata vi / sarà, se non sapete, è la Cassaria / ch’in’altra volta, già venti anni passano, / veder si fece sopra questi pulpiti” (vv.1-4).  

Non si deve dimenticare che Ludovico Ariosto, secondo Antonio Frizzi, importante storico ferrarese, come autore di Commedie, è stato definito dai “critici esigenti” dei secoli passati, “principe del comico nostro teatro, se non primo autore” , e che,  a parere di un illustre biografo, quando egli riprese le sue commedie, “per piacere” al duca Alfonso I, questi non risparmiò alcuna spesa “perché venissero con proprietà e magnificenza rappresentate, e nel suo medesimo palagio (il Palazzo Estense di Ferrara) innalzò a tale scopo uno splendidissimo teatro”, dato che gli erano piaciute “la gaiezza del dialogo, la vivacità dello stile e la singolarità dell’intrigo”. 

La Lena infatti, nel 1529, fu rappresentata, per l’inagurazione di un Teatro nuovamente costruito alla corte degli Estensi. Lo stesso storico ferrarese aggiunge che è importante seguire le notizie dei cronisti contemporanei sulle vicende personali dell’Ariosto e su quelle del Teatro allestito nel Palazzo ducale. Apprendiamo così, che nel 1532 “il grand’incendio che divorò molta parte dell’antico Palagio estense”, nato nella bottega dello speziale sotto la loggia di fronte al Vescovado, “consumò tutte le botteghe che v’erano…, dalla porta del Ducal Cortile fin all’uffizio della gabella delle biade che stava presso alla scaletta della piazzetta verso il Castello”. Tra i danni anche quello alla “sala che le stava sopra, ove si vedeva una bella scena stabile nella quale si rappresentavano le azioni drammatiche, e singolarmente le commedie dell’Ariosto”. 

Nelle prime due commedie ariostesche, La Cassaria e I Suppositi, le vicende raccontate si svolgono a Ferrara, quindi c’è l’intento di portare sul palcoscenico il mondo cittadino del tempo e i suoi comuni tipi umani, con le loro passioni, grettezze e inclinazione all’inganno, benchè essi sembrino appartenere all’umanità di tutti i tempi. La città di Ferrara è altresì presente, come protagonista, nella commedia migliore,  La Lena: vie, piazze, chiese, botteghe, osterie, bordelli, luoghi di emarginati (di servitori, parassiti, ubriaconi e ruffiani) sono esplicitamente indicati, come sono ben descritte le residenze di signori e possidenti, sbirri e funzionari (il podestà, i segretari del duca d’Este).

Tra i personaggi originali inventati, ricordiamo, ad esempio, nei Suppositi, l'attempato e benestante notaio Dottor Cleandro, modello di tutti i pedanti che popoleranno il teatro rinascimentale.

Tutte le commedie poi assecondano la passione per gli autori classici latini (Plauto e Terenzio soprattutto), forte e profonda, nella corte estense in cui viveva l'Ariosto, e della quale accoglieva i contenuti culturali, ma esse accolgono anche spunti della novellistica (Il Decameron di Boccaccio ne è un modello).

A proposito delle Commedie, bisogna infine evidenziare che l’Ariosto è il primo a scrivere testi teatrali in volgare, usando in varie circostanze il linguaggio basso e parlato, con  l’attenzione al cibo, a doppi sensi e proverbi, al gusto per l’equivoco, ed è tra i primi autori di teatro a stabilire alcune regole fondamentali (copione, con prologo e partizione in 5 atti, suddivisione in scene con dialoghi), per assicurare al genere comico un alto livello letterario.



-L. Ariosto, Opere minori. Lirica Latina, Rime, Commedie, Satire, Lettere, Erbolato, a c. di Aldo Vallone, Rizzoli, Milano 1964.  G. Coluccia, L 'esperienza teatrale di Ludovico Ariosto, Manni, Lecce 2001, p. 48.

  -A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, I-V, Ferrara 1850, rist. anast. A. Forni Edit., Bologna 1975, vol. IV, p.155. 

-T. Solera, Lodovico Ariosto, in “Iconografia Italiana degli uomini e delle donne celebri”, Ed. Locatelli, Milano 1840, fasc. LVII, p. V. 

-A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, cit., vol. IV, pp. 215, 318.

 
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