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ALBARELLA. IL RITORNO DEL CAVALIERE

Post n°382 pubblicato il 10 Giugno 2017 da marialberta2004.1
 

 Aldo Pasini (a cura di), Albarella. Il ritorno del cavaliere. Storia dell’Isola dal 1753 al 1995, Edizioni Centroofset, Mestrino (Padova) 1995. 

Maria Alberta Faggioli Saletti    RECENSIONE   Albarella,settembre 1996 

 ●In un caldo pomeriggio d’agosto 1996, ho letto, tutto d’un fiato, Albarella. Ilritorno del cavaliere, a cura di Aldo Pasini. Sono rimasta in casa, nel 906dei Fiordi, un monolocale dell’isola che, da vari anni, viene affittato da mio marito, gestore della Scuola di Tiro con l’arco (nel libro, è documentato che, sull’isola, fin dal 1772, veniva praticato il tiro con l’arco per cacciare anatre, fisoli, colombacci e falchi).  

Dal 1981, innamorati dell’ “isola incantata”, ci siamo sentiti sempre più fra coloro (e non sono pochi) che, accomunati in questo sentimento, hanno voluto conoscerne aspetti e vicende allargando il loro interesse al circostante Delta del grande fiume Po e all'ampia Laguna di Venezia cui l'isola appartiene.    Dunque, la pubblicazione di Pasini è giunta a proposito, per soddisfare le tante curiosità di questi amanti appassionati. 

●Il titolo dell’opera, di ampia ed elegante allusività, è riferito al Cavaliere d’Italia, un piccolo uccello primaverile delle paludi che ha ripreso a nidificare in questi luoghi dopo anni di assenza, ma anche a persone nobilmente impegnate per Albarella, e presenta un testo sottilmente intrecciato con numerose fotografie e documenti “d’epoca”. 

●Per consuetudine culturale  e professionale, ogni libro viene da me letto, dopo un esame dell’Indice, iniziando non sempre dalle prime pagine, quindi il rapido e appropriato capitoletto su Rosolina, che introduce l’opera, mi ha impressionata positivamente, così come la lettura dei documenti che descrivono la situazione del territorio alla fine del Cinquecento e attestano il possesso dell’isola, prima e dopo il 1960, fino all’attuale proprietà, la famiglia Marcegaglia (1988).

Le difficoltà di gestione del territorio afflitto da allagamenti, alluvioni e catastrofi naturali (pioggia, vento, maree), hanno scoraggiato i vari proprietari, benchè danarosi  –conti Vianelli,Roberto Scagliarini, Fratelli Pasotto, conte Augusto Chiericati-  finchè l’avvocato Armando Pedrazzini,dapprima per delega poi come titolare, avvia un Progetto turistico, rivolto ad investitori internazionali, che preveda la valorizzazione dell’isola. “Il Progetto Albarella" viene ufficialmente presentato al pubblico nel 1967 alla Camera di Commercio di Rovigo e si articola in quattro fasi. Già durante la prima fase, che prevede la costruzione delle prime 500 unità abitative, c’è bisogno di un consolidamento di fondi perla continuazione delle opere, fondi necessari entro la fine del 1968. L'avvocato Pedrazzini, dopo numerosi tentativi, trova la fortunata partecipazione  della Direzione del Credito Svizzero, importante istituto bancario  che salva la situazione rilevando in blocco tutte le unità del primo gruppo rimaste invendute. Dal 1969 nasce un Club con organi sociali che lo guidano: nel 1972 vengono creati i Fiordi, finchè nel 1976, l’avvocato Pedrazzini lascia Albarella che viene interamente rilevata dal Credito Svizzero.

L’isola, guidata dal dottor Marcus Alfred Banz funzionario del Credito Svizzero, cresce e si adegua nelle strutture e nei servizi, che già vengono apprezzati in Europa. Dal 1982 a guidare Albarella è Gilberto Benvenuti con il quale l'isola  si avvia a diventare importante punto di riferimento del tempo libero, dello sport (Golf, Tennis Equitazione, Tiro con l’arco, Vela, Sci nautico…), della cultura.

●Ho pensato dapprima che l’apparato storico-documentaristico fosse il nucleo più importante del libro, e invece ho scoperto, seguendo anche i profondi intrecci che legano le bellissime, numerose fotografie, che in alcuni documenti, sono contenuti veri saggi di storia della vita quotidiana, in un’antica isola del delta, che rimangono nella mente ma soprattutto nel cuore di chi legge.

●Mi riferisco ad un passo tratto dal volume del Generale Avanzi, sindaco di Rosolina (anni quaranta del Novecento)in cui egli descrive il suo primo viaggio sull’isola per far visita al proprietario, “un’impresa da testamento”.Nelle sue pagine vengono ricordate persone come il “passadore”, ma anche installazioni come i ponticelli pendolari,privi di molte assicelle, per collegare gli argini della valle, animali come “neguri” e “rodèstole”incontrastati padroni del campo, ed è anche rievocato l’odore “buono” delle alghe e di salso, il profumo di sandonico (sa di lavanda) che fa dimenticare tutte le contrarietà incontrate sull’Isola.

●Intrisi di poesia i ricordi di Maria Pia Scagliarini, una figlia dei proprietari dell’isola negli anni cinquanta che con partecipazione affettiva descrive anzitutto gli abitanti, magri, “scarni”, con “ il viso solcato da rughe profonde, chiazzato dal riflesso del sole sull’acqua”, nelle case col tetto di paglia dentro le quali c’erano un letto di ferro,un tavolo, una sedia e un grande camino, e ne ricorda attività come la pesca degli sgombri con l’aiuto di grossi gabbiani ghiotti spaventati tutti dai grandi e veloci delfini. Emozionanti la presentazione del guaritore Cicce e dei boschi dell’isola fitti come castelli medioevali, cinti dagli argini,mura non sempre efficaci, sui quali poteva prevalere la marea di novembre che,con la pioggia, il vento e la luna ricorda l’acqua alta di Venezia in terre non ancora sottratte all’abbraccio del mare (il ciclo delle maree è sempre stato presente alla mente  degli abitanti dell’Isola e degli antichi proprietari); le zanzare in nuvole (oggi quasi un ricordo).  E non meno coinvolgenti le descrizioni di germani, volpi, lepri, e fagiani, ancora liberi e protetti, i racconti dei profumi d’acacia, di rucola e d’erbe aromatiche scaldate dalsole, la vista dei pioppi bianchi (la populus alba di Albarella), dei lecci, degli allori, dei salici, delle tamerici. Nostalgico e toccante il ricordo di passatempi dei bambini nei quali alcuni insetti, maggiolini, scarabei, cervi volanti, costituivano giocattoli ambiti,così come un coltellino da tasca o un amo nuovo. All’interno del “palazzo”, la settecentesca Ca’  Tiepolo, solo una testimonianza del benessere degli Scagliarini: un quadro di Guido Reni a cui ci si rivolgeva nei momenti di preghiera.

● In linea con il filo conduttore della memoria e dell’affetto, anche lo “scritto” dell’avvocato Armando Pedrazzini, uno dei primi responsabili del recupero dell’isola,come già ricordato, che non rinuncia al tono colloquiale, pur nella puntualità“giuridica” dell’esposizione di accadimenti.

●Gradevole è infine la scelta di un linguaggio piano, scorrevole, comprensibile da tutti, ma accurato, arricchito dalla ricerca di ipotesi etimologicamente fondate sulla derivazione del nome Albarella:  albàre era qui l’attività di recupero dei ciocchi rimasti, dopo il taglio dei pioppi.

Se una mancanza si può lamentare essa riguarda la cartografia: sarebbe utile una carta geografica intermedia tra il 1959 (proprietà Scagliarini) e il 1995; potrebbe essere datata 1974, l’anno in cui sono terminate la quattro fasi dei lavori (p.140).

●Incontrando l’autore/curatore ad una “festa campestre” al Porto dell’Isola, egli mi ha comunicato entusiasta che duecento esemplari dell’opera sono stati integrati dai Capitoli contenenti il Programma di sviluppo ed il Piano di intervento urbanistico nell’Isola elaborato dal noto architetto Giovanni  Barbin .

   Credo che l’entusiasmo per la storia di Albarella sarà contagioso: ormai l’isola è un luogo, come ce ne sono in Italia,dotato di Testimonianze memorialistico-letterarie inserite in un filone che esalta le bellezze del luogo senza turbarne “la grande pace e  l’altissimo silenzio”.     

 

 
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Commenti al Post:
giorgio.2007
giorgio.2007 il 11/06/17 alle 19:27 via WEB
Carissima Maria Alberta,sembrerebbe un ritorno al passato questa pubblicazione sul tuo blog della vecchia recensione del bel libro di Pasini, ma non è così. Infatti Albarella non è cambiata, tantomeno nella sua storia: è sempre bellissima e piena di vita ed ora me la sto godendo come semplice villeggiante. Giorgio
(Rispondi)
 
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