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« Luciano Pigaiani, Landol...Luciano Pigaiani, Landol... »

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa.

Post n°441 pubblicato il 30 Marzo 2022 da marialberta2004.1
 

 CLICCA sull’immagine per ingrandirla: Duomo di Ferrara, Lunetta del Portale con San Giorgio a cavallo in atto di uccidere il Drago, che poggia su una architrave scolpita con le storie di Cristo.

CLICCA Tag, in alto a sinistra, poi CLICCA Pigaiani Luciano, per vedere tutti i post della recensione.

MariaAlberta Faggioli Saletti  RECENSIONE-ANALISI  2022

Luciano Pigaiani, Landolfo vescovo di Ferrara al tempo di Matilde di Canossa. Dal castello di Ficarolo alla costruzione della nuova Cattedrale, All’Insegna del Giglio, Firenze 2022. €20.

PARTE TERZA

●Il lungo vescovato di Landolfo è analizzato in paragrafi importanti.

La prima attestazione sicura della presenza di Landolfo come Vescovo di Ferrara è nel documento del 1104: egli ottiene dall’Arcivescovo di Ravenna, dietro pagamento, la Massa Firminiana (p. 7).

Di grande interesse per la storia ecclesiastica e della Chiesa di Ferrara, i Capitoletti sui Sinodi di Ferrara (1105, 1110) e sul Clero riformato.  La vicenda storica dei Sinodi, per la Diocesi di Ferrara è documentata per via indiretta, proprio a partire dall’episcopato di Landolfo.1   Il Vescovo convoca l’adunanza del clero diocesano al fine di ottenere la conferma delle proprietà di beni per le istituzioni ecclesiastiche.

A quel tempo, il Vescovo è un signore fondiario o una figura di riferimento per la popolazione cittadina, nei momenti di crisi dei poteri pubblici. Il Vescovo conta sul patrimonio fondiario che costituisce la base dell’esercizio dei poteri signorili.  Paolo Cammarosano, storico medievale autore di importanti saggi e trattati, nel recente studio Italia medievale, afferma che “i Vescovi avevano giurisdizione ecclesiastica sulla città e su un territorio più o meno esteso” e che “lo sviluppo dei poteri vescovili è elemento di coordinamento sociale e territoriale: le iniziative episcopali per il controllo del territorio diocesano portano la concomitanza tra sviluppo demografico, economico e sociale della città”.2

Circa il Clero, afferma Pigaiani, Landolfo è il Vescovo che applica la direttiva papale di Innocenzo II (il Papa della riforma)riguardante la riforma dei Canonici a Ferrara.

Sulla cosiddetta Bolla Vitaliana, sono proposte interessanti riflessioni. Si tratta della Bolla attribuita al Papa Vitaliano(657-672), un noto documento con varie interpolazioni che ha consentito di ipotizzare improbabili origini della città di Ferrara e di accampare diritti inesistenti. Essa però, a parere di Pigaiani, contiene elementi di poco successivi al tempo di Landolfo che aiutano a capire aspetti della vita cittadina.

La nuova Cattedrale.

Sulla costruzione della Cattedrale, Pigaiani si sofferma con attenzione ai particolari significativi.

La nascita dell’edificio vuole rappresentare la solidarietà materiale tra i principali poteri cittadini e il Comune ferrarese ben sviluppato dopo la morte di Matilde di Canossa (1115). Di questa solidarietà il Vescovo Landolfo si era fatto interprete fin dagli inizi del suo vescovato. Pigaiani come esempio, analizza quanto successo a proposito della costruzione del Duomo di Modena dedicato a San Geminiano (p. 70).

L’impresa, da considerare la più abile mossa politica del Vescovo Landolfo, è associata ad atti solenni, del Vescovo e dei Consoli del Comune, in occasione della donazione al Papa del terreno su cui deve sorgere la nuova chiesa episcopale di San Giorgio Cispadano e del Cimitero, da tenere in perpetuo, da consacrare e da non concedere a nessun altro, pagando il censo annuo di un bisante (perpetuo habendam ettenendam sibique ordinandam et nulli alii concedendam). Alla donazione seguono documento di consenso papale e accordo altrettanto solenne (pp.71-74). Per meglio comprendere questo importante capitolo dello studio, vale ancora ricordare le considerazioni di Bruno Zevi 3 nel 1135 (XII° secolo) ha inizio, a Ferrara, la costruzione della Cattedrale di San Giorgio Cispadano (terminata nel XIV secolo, dopo200 anni), importante per la città, in quanto vengono aperte una serie di strade confluenti verso la Chiesa metropolitana.

In breve tempo, il nuovo centro-città assume funzioni religiose, politiche e commerciali. Di fronte al Duomo, viene costruito il Palazzo del Signore; sulla piazza del mercato, a fianco del Duomo si affacciano corporazioni e magazzini. Inoltre, a seguito della costruzione del Duomo e dell’ampliamento del sistema viario, con il Duomo divenuto perno principale del centro cittadino, il nuovo assetto costituirà l’elemento propulsivo dello sviluppo a nord della città di Ferrara.  Nella seconda metà del XIII secolo, il cuore urbano della città è configurato: Duomo e Piazza del mercato sono spazi identitari di Ferrara. Attraverso un lento processo, attorno al Duomo si sono sviluppati il Borgo Nuovo (con le prime case parzialmente in mattoni, non solo di legno e paglia), una serie di piazze (oltre alla piazza di fianco al Duomo) ed edifici ben noti, come il Palazzo del Signore (Palazzo Estense), e il Palazzo della Ragione, poi nel secolo successivo, il XIV°, il Castello Estense (1385).

●La situazione storica relativa ai rapporti tra Papato e Impero.

Nel capitolo III, sulla Società ferrarese ai tempi di Landolfo(XII° secolo), Luciano Pigaiani presenta i principali studi storici  italiani ed europei; tra gli italiani, quelli di Gina Fasoli e Francesca Bocchi e anche le ipotesi recenti di Romeo Sgarbanti,a trattazione del tema complesso che riguarda il tessuto cittadino civile e religioso, nonchè  le grandi questioni della Lotta per le Investiture e la nascita dei Comuni.

A questo proposito, è conveniente prospettare alcuni spunti dello storico ferrarese Alessandro Roveri.4 La lotta per le investiture è nata dall’esigenza di riformare la Chiesa contro le corruzioni (investitura imperiale dei Vescovi, fino alla nomina di Papa e Antipapa con i Vescovi che si schierano dall’una e dall’altra parte, vendita di cariche ecclesiastiche, concubinaggio di Preti e Vescovi) e si è conclusa avantaggio del papato con il concordato di Worms nel 1122 (23 settembre).

Afferma lo storico Alessandro Roveri , che i rovesciamenti di fronte caratterizzanti questa Lotta vedono le diocesi di Ferrara e di Ravennaimplicate”, perciò a Ferrara, è decisiva, per la nascita del Comune cittadino, la Lotta per le investiture che ha solo agevolato la nascita di altri Comuni italiani. Il Vescovo Landolfo e la nuova istituzione, il Comune, rappresentano il momento dell’ emancipazione di Ferrara dai vescovi di Ravenna e il suo definitivo rifugiarsi sotto la protezione della Santa Sede romana, con l’ottenimento di una Bolla papale. Della situazione caotica creatasi durante la Lotta per le investiture, aggiunge Roveri, Guglielmo Marchesella, il ricco vassallo ferrarese della Chiesa ravennate, approfitta: egli si ribella ai suoi protettori, contribuendo così al consolidamento dell’autorità del Vescovo Landolfo e all’emancipazione ferrarese dagli Arcivescovi di Ravenna.


1 Alessandro Accorsi e Riccardo Piffanelli, Il cammino sinodale della Chiesa di Ferrara, “La Voce di Ferrara e Comacchio”21/1/2022, p.5.

2 Paolo Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Carocci Editore Aulamagna, Roma 2016, pp.55, 131.

3 Bruno Zevi, Saper vedere l’urbanistica. Ferrara di Biagio Rossetti, ‘la prima città moderna d’Europa’, [Jacob Burckhardt], Einaudi, Torino 1971.

4 Alessandro Roveri, Ferrara città europea. Storia politica e civile dalle origini ai giorni nostri, TIEMME Edizioni digitali, Ebook Documenti 2018, pp. 18-26

 
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