Creato da: hrothaharijaz il 27/12/2006
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RACCONTI: n.2 

Post n°3 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da hrothaharijaz

Per il secondo racconto, scritto a distanza di un anno dal primo, si e' arrugginiti all'inizio, avevo scelto un argomento di estrema attualita' estiva: l'abbandono dei cani all'approssimarsi delle vacanze.

                                                   

                                                         NEMESI

"Perche' non mi hanno lasciato in quella cascina di Magherno, con la mia mamma e i miei sei fratellini? Non avrei di certo avuto una vita agiata, niente filetto e carni bianche di pollo, ma solo avanzi di cucina con pane raffermo ed acqua; non la toelette una volta alla settimana nel piu' esclusivo negozio per animali in centro a Pavia, ma la doccia improvvisata di qualche monello o di un temporale estivo, non una soffice cuccia nel bagnetto di servizio, ma la nuda terra per giaciglio e il cielo stellato per coperta.

Se mi avessero lasciato in quella cascina di Magherno, oggi non sarei qui, solo e terrorizzato in mezzo alle campagne di Bereguardo, divorato dalle zanzare e inseguito da altri cani randagi che sembrano non avermi troppo in simpatia.

Nella cascina di Magherno ero semplicemente Bobby. A casa del dottor Dentoni, funzionario comunale in un paesino fuori Pavia, sono stato ribattezzato Anacreonte, io, piccolo meticcio nero, del peso di appena sei chili.

A casa sua, con i due figli, Pier Silvio e Anselmo, ci stavo abbastanza bene; i bambini mi facevano giocare e, di nascosto dalla loro mamma, mi allungavano di tanto in tanto qualche boccone prelibato da tavola. Insomma, la vita non sarebbe stata poi tanto male se non fosse stato per la Signora, la Dottoressa Clotilde Vaccarizza, medico di famiglia che andava per la maggiore tra i vip, o presunti tali, della Pavia bene, per le sue terapie omeopatiche.

In casa Dentoni la passiflora veniva messa probabilmente anche nel minestrone se non, addirittura, nella mia pappa. Ricordo che le sue goccine erano propinate a tutti in famiglia e per le piu' svariate motivazioni: le flatulenze del marito, le allergie di Pier Silvio e le crisi di agitazione del piccolo Anselmo. Anch'io ero sottoposto a tali cure ad ogni cambio di stagione, allorche' mi dicevano che perdevo il pelo.

La signora era insopportabile, comandava a bacchetta figli e marito. Il dottor Dentoni, tutto sommato, era un brav'uomo, purtroppo anche una vittima della consorte megera. Spesso, quando mi accompagnava per l'ultimo giretto, alla sera, si sfogava con me, come se fosse convinto che io lo ascoltassi e lo capissi e tante volte l'ho sentito lamentarsi del destino ingrato che gli aveva fatto incontrare una tale tiranna.

Tante cose che erano permesse ai miei amici che incontravo ai giardini pubblici del castello o nel negozio di toelette, a me erano negate. Alcuni dormivano con i loro padroncini, magari nel loro stesso letto, io nel bagnetto di servizio e solo; altri potevano salire sui divani o portare in giro per casa ciabatte e stracci vari, io no; non potevo inoltre grattarmi a piacimento che subito la Dottoressa mi dava del pulcioso e mi confinava sul terrazzino dove mi innaffiava con i suoi pestilenziali acaricidi (omeopatici, naturalmente).

Nabucodonosor, il barboncino del Dottor Bertolazzi, nostro dirimpettaio, in Viale della Liberta', mi confido', una volta, che la sua padrona gli concedeva, di tanto in tanto, il piede, su cui strusciarsi. Non oso pensare a cosa mi sarebbe successo se avessi attentato al piede della Signora Clotilde: Probabilmente mi avrebbe rispedito alla cascina di Magherno oppure, mi avrebbe riservato il trattamento a cui erano stati sottoposti i due gatti di casa, Amedeo e Annibale,  col risultato che erano poi divenuti due tigrotti di quindici chili l'uno.

Che qualcosa, in quei giorni di prima estate, non girasse per il verso giusto me lo aveva fatto capire un ulteriore irrancidimento della Signora nei miei confronti e, soprattutto, alcune frasi captate qui e la' in cui si parlava di una prossima partenza per la Sardegna e di come io sarei risultato di impiccio sul traghetto. Sentivo il dottor Dentoni parlare di pensioni per cani e di rimando la signora rispondere che costavano troppo e che in fin dei conti io ero solo un cane.

Seguirono due giorni di silenzio in cui io non toccai cibo e la mia coda rimase sempre tra le gambe. Anche Pier Silvio e Anselmo erano strani, spesso li vedevo con le lacrime agli occhi.

Giunse infine la fatidica sera del 28 luglio quando mi venne tolto il collarino con la medaglietta e costretto a salire in macchina.

Il dottor Dentoni percorse strade a me ignote, si infilo' in un viottolo polveroso, fermo' l'auto, una lieve spinta e mi trovai a terra. L'auto riparti' velocemente e le ultime cose che vidi furono una lacrima sul viso del Dottore e il ghigno soddisfatto della dottoressa Vaccarizza.

Umano disumano, vorrei che provassi tu il terrore che sto provando io in questo momento; solo sui tuoi insulsi libri c'e' scritto che i cani non hanno un'anima, ma io ce l' ho, eccome, e molto piu' dignitosa della tua.

Ho vagato disperato per tutta la notte, sono stanco, ho fame e sete. Il sole e' a picco e la mia lingua, ingrossata dalla sete, penzola fino a terra. Ho raggiunto il ciglio dell'autostrada, le macchine passano veloci. Tento l'attraversamento, un'auto mi evita per miracolo. Passano pochi secondi e sento uno stridere di gomme, un urto, un dolore atroce in tutto il corpo, la vista mi si annebbia, un'ultima immagine davanti ai miei occhi quasi spenti: l'assolata cascina di Magherno, la mia mamma e i miei fratellini, poi buio e silenzio".

Dalla PROVINCIA PAVESE del 30 luglio: Grave incidente sull'autostrada Milano-Genova, all'altezza di Bereguardo: auto investe cane ed esce di strada, perde la vita un noto medico di Pavia, la Dottoressa Clotilde Vaccarizza, lievemente ferito il marito, il Dottor Furio Dentoni, che riporta escoriazioni e contusioni varie e, ironia della sorte, la perdita dei due incisivi superiori, illesi i figli Pier Silvio e Anselmo. Sono state avviate da parte della Magistratura indagini sui responsabili dell'abbandono della bestiola.

                                           - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Questo racconto non e' dedicato a coloro che il cane ce l'hanno gia'. A persone come il sottoscritto, mia moglie e mia figlia, non serve.

In funzione del nostro cane Caronte, oggi di 10 anni, siamo arrivati ad interrompere rapporti di amicizia e di parentela con persone che non condividevano le nostre convinzioni e abbiamo tralasciato di frequentare case e luoghi dove il nostro carlino era indesiderato ospite.

Questo racconto e' invece dedicato a coloro che il cane non ce l'hanno e potrebbero trovarsi nelle condizioni di adottarne uno. Se non siete piu' che convinti e responsabili, lasciate perdere, lasciate Bobby nella cascina di Magherno dove, anche senza il filetto e la cuccia di raso, sara' felice egualmente.

Vorrei dire che i personaggi e i fatti sono di pura fantasia. Non e' cosi'.

 
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