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Dell’Utri, Scattone e la forza redentrice della curiosità

Post n°74 pubblicato il 24 Settembre 2015 da ltedesco1

Come due storie diversissime parlino di riscatto (possibile, il primo; certo, il secondo) a chi sappia respingere gli attacchi vigliacchi della canaglia

 

Giovanni Scattone viene giudicato colpevole di omicidio colposo in via definitiva nel 2003, alla conclusione di un iter giudiziario contestassimo.

Dal giorno del primo arresto, il 14 giugno 1997, a oggi, Scattone, secondo quanto si legge su Wikipedia, ha pubblicato diversi libri e articoli scientifici.

Al suo posto, mi chiedo, sarei stato in grado di mantenere la lucidità necessaria per scrivere alcunché? Ne dubito.

Fedele Confalonieri, sul Corriere della Sera del 23 settembre (p. 15), racconta che Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, si è iscritto all’Università e che il mese prossimo darà l’esame di storia medievale.

Due storie diversissime, ovviamente, quella di Scattone e Dell’Utri; l’uno, giovane e brillante assistente universitario all’epoca dei fatti, l’altro, ex potentissimo collaboratore di Silvio Berlusconi, che accetta l’idea di essere interrogato ed, eventualmente, respinto da, non possiamo escluderlo, un giovane cultore della materia.

Due storie diversissime ma che ci parlano entrambe, al di là dei giudizi che ognuno di noi può dare circa la fondatezza e la solidità delle accuse mosse ai protagonisti, della capacità luminosa, salvifica e redentrice della curiosità umana, che raccoglie due uomini nella polvere e, nonostante il vociare scomposto e isterico della canaglia che si placherebbe solo nell’allestimento dell’ennesima piazzale Loreto, ne lenisce le ferite e schiude davanti ai loro occhi, comunque, qualche orizzonte.

P.S.

Subito dopo la notizia che la canaglia di cui sopra aveva convinto Scattone a rinunciare, alcuni giorni fa, ad insegnare presso l’Istituto professionale Einaudi di Roma, preso dalla foga, su Agoravox.it, accennavo alla prima, criticatissima, sentenza d’appello che condannava l’imputato per “omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento” (http://goo.gl/mell09), senza precisare che la sentenza definitiva della Cassazione avrebbe fatto propria la tesi dell’omicidio colposo con colpa cosciente (reato di cui si macchia chi, ad esempio, si mette brillo alla guida), assai meno grave della precedente. Di questa mancata precisazione mi scuso allora con i lettori e con Scattone stesso.

 

 
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