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Pacifici e i rischi dell’antirevisionismo per legge

Post n°27 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da ltedesco1

 Luca Tedesco

Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, sulla <<Repubblica>> dello scorso 15 ottobre ha rivolto un appello al Parlamento affinché metta <<nero su bianco un testo di legge>>, entro il 27 gennaio (giorno della memoria), che <<renda reato il negazionismo e il ridimensionamento dei numeri della Shoah>>. Pacifici ha giustificato questa proposta argomentando che una legge del genere è l'<<unico strumento per contrastare>> i tentativi di ridurre l'entità dello sterminio degli ebrei. Di più; essa sarebbe <<la nostra ultima chance>>.

Due ci sembrano gli elementi notevoli di queste considerazioni. Il primo, la profonda sfiducia di Pacifici nei confronti della cultura, dell'educazione e del dibattito pubblico; solo la legge, infatti, appare ai suoi occhi avere la forza per opporsi alle tentazioni negazioniste e riduzioniste. Se così fosse, temiamo che le aspettative del presidente della Comunità ebraica romana sarebbero destinate a essere frustrate, poiché il dato normativo ha storicamente sempre potuto poco contro mentalità profonde e pregiudizi sedimentati e si rivelerebbe probabilmente anche in questo caso un'arma spuntata.

Il secondo dato non banale è l'auspicio di Pacifici che diventi penalmente perseguibile non solo il negazionismo ma anche il ridimensionamento del numero degli ebrei uccisi.

Michael Shermer e Alex Grobman nel loro Negare la storia. L’olocausto non è mai avvenuto: chi lo dice e perché (Roma, 2002), uno dei lavori che, documenti e cifre alla mano, si è incaricato di respingere punto per punto le tesi negazioniste, riportano le cifre degli ebrei assassinati proposte dalle ricerche in materia dagli anni Sessanta a oggi. Si passa così dai 4.500.000 circa della Soluzione finale di Gerald Reitlinger ai 6.629.097 della Dimension des Volkermords di Wolfgang Benz del 1991 (p. 234).

Carlo Mattogno, tra i più conosciuti storici “revisionisti”, nel suo Negare la storia? Olocausto: la falsa “convergenza delle prove” (Milano, 2006) ha contestato metodologia e numeri di Sherman e Grobman. Ma non è questa la sede per esaminare la fondatezza o meno delle sue valutazioni.

Quel che preme rilevare qui è che Shermer e Grobman ritengono che definire con esattezza l’entità numerica della Shoah sia pressoché impossibile. Ciononostante sostengono che il margine d’errore rispetto alla cifra dei sei milioni possa essere di circa mezzo milione.

Ora, ci domandiamo, la legge invocata da Pacifici quale numero dovrebbe indicare, al di sotto del quale far scattare il reato di <<ridimensionamento dei numeri della Shoah>>? Se la cifra dovesse essere quella di sei milioni, dovremmo ritirare dal commercio il volume di Reitlinger, morto nel 1978, e La distruzione degli Ebrei d'Europa di Raul Hilberg, definito da Hanna Arendt «la prima descrizione chiara di quello spaventoso meccanismo» che portò all’Olocausto, e chiedere l’arresto, qualora mettessero piede nel nostro Paese, di Gutman e Rozett che nei loro studi sono arrivati a conteggiare circa 5.800.000 morti. Dai numeri riportati da Shermer e Grobman, infatti, si salverebbe il solo Benz. Gutman e Rozett, studiosi, inutile ricordarlo, nient’affatto revisionisti (Rozett è addirittura il Direttore dello Yad Vashem, l’ente nazionale per la memoria della Shoah), qualora si traducesse in legge l’appello di Pacifici, rischierebbero in Italia di fare la stessa fine del revisionista britannico Irving, arrestato in Austria per reato di apologia del nazismo.

Non solo; anche Benz qualche rischio lo correrebbe. Infatti, a fronte dei circa novemila ebrei morti per mano nazista in Italia calcolati da Reitlinger, il Benz ne conta meno di settemila. Anche Benz, quindi, potrebbe finire nelle maglie della legge antirevisionista, in quanto “riduzionista”, anche se “solo” su scala italiana.


 
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