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Pubblicazione di brevi racconti e poesie

 

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L'ELOGIO DELLA FOLLIA

" Se il matto persistesse nella sua Follia andrebbe incontro alla Saggezza " (W. Blake)



" Meglio che sia poeta a caschi morto... Essere pazzo è l'ultimo dei miei crucci " (J. Kerouac)


" Qualunque cosa dicano di me i mortali (so bene che la pazzia gode di pessima reputazione anche tra i folli più folli) ebbene sono io la sola, proprio io in carne ed ossa, grazie ai miei poteri sovrannaturali, a infondere serenità nel cuore degli uomini e degli dèi. La differenza tra un pazzo e un saggio sta nel fatto che il primo obbedisce alle passioni, il secondo alla ragione." (Erasmo da Rotterdam)



 

 

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Avadana

Post n°24 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da Erebos

"Avadana" (gesta, racconti edificanti) è il termine sanscrito per indicare storie a carattere didascalico che hanno come protagonista il Buddha: si potrebbe notare una certa equipollenza con le parabole cristiane. In questi giorni di feste religiose, paradossalmente, ritengo che l'aspetto spirituale venga del tutto dimenticato, o ricordato solamente in maniera retorica.
Lo scopo di questa semplice storia, come quello di tutto ciò che indegnamente scrivo, è quello di far riflettere chi legge: almeno dare uno spunto!

Un giorno come tanti trascorsi dall'inizio dell'universo, il Buddha camminava magnanimo per un quieto boschetto fuori una città del nord dell'India. Come era solito fare si sedette sotto un albero per meditare sulla vanità della materia e delle passioni che legano gli esseri umani a questo mondo, impedendogli di affrancarsi dal ciclo delle morti e rinascite (samsara).
Quando si trovava in un simile stato trascendeva ogni cosa ed appariva come completamente separato dal mondo.
In quel momento passava di là un leone, il quale vedendo il Buddha, fu naturalmente attratto a lui. Avvicinandosi si sdraiò al suo fianco e pacifico non sembrava avesse intenzione di muoversi, come se volesse vigilare e proteggere quella creatura onnisciente. Non passò molto tempo, quando una volpe, curiosa di natura, vedendo quella strana coppia si unì ai due: anch'essa si adagiò vicino all'essere superiore. Le ore scorrevano tranquille. Nulla poteva turbare la quiete che regnava in quel luogo; una lepre, che vagava alla ricerca di tenere foglie da mangiare, scorse tra la boscaglia quella strana compagnia. Fu così che si aggiunse agli altri due discepoli animali.
Quando il Buddha terminò i suoi esercizi spirituali, la notte cominciava a discendere e si apprestava l'ora della cena. Il leone fu il primo ad allontanarsi ed a ritornare con della legna da ardere: in questo modo il Buddha si sarebbe potuto scaldare a suo piacimento senza patire il freddo. Subito dopo fu il turno della volpe, la quale riuscì a trovare della frutta ed altri germogli commestibili: il questo modo Colui che ha raggiunto ogni scopo avrebbe potuto ristorarsi. Il fuoco fu acceso e la frutta e verdura venne equamente divisa tra i quattro commensali.
Era più che evidente l'imbarazzo provato dalla lepre, che non aveva avuto la possibilità di onorare il divino ospite. Improvvisamente, come il lampo dell'illuminazione, la decisione: le fiamme del piccolo fuoco stavano per spegnersi del tutto e non vi era più legna a disposizione. La lepre senza alcuna esitazione e con animo felice, si gettò tra le fiamme ormai quasi del tutto estinte. Quest'ultime ripresero subito vigore e forza ed arsero per tutta la notte ed oltre.

 
 
 
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