ErebosPubblicazione di brevi racconti e poesie |
PROEMIO ALLA LUXTENEBRAE
"Per me si va ne la città dolente,
per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor le cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate"
NECRONOMICON
fa itha yaji ash-shutahath al-mautu qad yantahi.
Non e’ morto cio’ che in eterno puo’ attendere
e col volgere di strani eoni, anche la morte puo’ morire
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L'ELOGIO DELLA FOLLIA
" Meglio che sia poeta a caschi morto... Essere pazzo è l'ultimo dei miei crucci " (J. Kerouac)
" Qualunque cosa dicano di me i mortali (so bene che la pazzia gode di pessima reputazione anche tra i folli più folli) ebbene sono io la sola, proprio io in carne ed ossa, grazie ai miei poteri sovrannaturali, a infondere serenità nel cuore degli uomini e degli dèi. La differenza tra un pazzo e un saggio sta nel fatto che il primo obbedisce alle passioni, il secondo alla ragione." (Erasmo da Rotterdam)
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Post n°62 pubblicato il 18 Agosto 2007 da Erebos
La Realtà è sedotta e abbandonata dall'Immaginazione: il terrore che può scaturire dal comprendere che ciò è possibile non ha limiti. Vola in tutti i cieli attraverso i quali ho cercato di farmi scudo riparandomi dalla sua opprimente presenza, nuotava al mio fianco quando esausto cercavo riposo tra le pieghe del ventre inondato di Gaia, tra le sue scarne braccia che hanno accarezzato e nutrito i più sordidi esseri ho dormito inconsapevole e sereno... Il puzzo marcescente da quella notte mi tortura è l'eredità più scomoda che mi ha donato l'angosciosa agonia di quel attimo perenne. Erano ormai settimane un sonno, che oserei definire persino allegro, corroborante come una medicina mai creata per un morbo mai esistito, sondando la mia anima alla ricerca eziologica della ferita origine di tutti i mali (simile a quel vaso tanto famoso), dormiva in me come a proteggermi. Le gote mie avevano ripreso il loro originario colore ambrato e negli occhi non albergava quella luce strana che li aveva animati fino a qualche giorno fa. Testimonianza ulteriore della presunta e miracolosa guarigione era il prodigioso appetito che avevo ritrovato, o forse sarebbe meglio dire mai avuto. Con l'ignorante concetto secondo cui le persone "in carne" sono più in salute di quelle magre, mi trovavo a banchettare con saporosi intingoli e manicaretti di ogni foggia preparati con tutta l'amorevole abbondanza di una madre che aveva ritrovato un figlio naufrago di anni. Comunque stavo molto bene, meglio di sempre: ero animato da un vigore inconsueto e da una energia che sembrava volesse esplodere lacerandomi il corpo. Attribuii tutto ciò al fatto che stessi crescendo e che dopo anni di una vita pallida e sofferti riposi obbligati, il mio corpo stesse recuperando il tempo perduto nel giro di pochi giorni. continua... |
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