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DIO E GLI UOMINI

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ANCHE I LUPI PERDONANO

Post n°102 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da deontologiaetica
 

Magari fosse vera l’espressione latina homo, homini lupus. Una frase - «l’uomo è un lupo per l’uomo» - che riassume la condizione dell’uomo nello stato di natura descritto da Thomas Hobbes.
Il filosofo inglese partiva però da un presupposto sbagliato: il lupus come emblema della cattiveria umana. In realtà il lupo non è affatto malvagio, anzi è capace di perdonare i suoi nemici nell’interesse generale del branco. Il perdono come istinto di sopravvivenza sociale. La vendetta come anarchia, «far west», faida senza tregua, un sentimento che porta all’autodistruzione della specie. L’odio è, in questo senso, contro natura.

La rivalutazione in chiave «buonista» dell’incubo di Cappuccetto Rosso, è di una ricerca tutta italiana: il lavoro - in pubblicazione sulla rivista internazionale Ethology, e che il Giornale è in grado di anticipare - si intitola «Reconciliation in wolves (Canis lupus): new evidence for a comparative perspective» e porta le firme di Giada Cordoni ed Elisabetta Palagi, dottori di ricerca in Biologia evoluzionistica all’Università di Pisa. Lo studio, sovvenzionato con fondi propri, è stato svolto presso il Giardino Zoologico di Pistoia, che ospita la colonia riproduttiva di lupo europeo più numerosa in Italia. Il gruppo, estremamente attivo nelle interazioni sociali, è composto da nove individui (5 maschi e 4 femmine) che sono stati osservati per 2 anni; il recinto degli animali è costituito da un ampio pezzo di collina e corredato da elementi naturali come alberi, tronchi, sassi, erba e tane.

Dottoressa Palagi, in che cosa consiste l’eccezionalità del vostro studio?
«Per la prima volta è stato dimostrato che anche il lupo, dipinto nella cultura popolare come specie altamente aggressiva e dispotica, è in grado di fare la pace dopo un conflitto. Questo fenomeno, definito con il termine di “riconciliazione”, è stato ampiamente studiato nelle scimmie, ma poche ricerche si sono focalizzate su altri mammiferi sociali. Ora, con una battuta, potremmo dire che il “lupo cattivo” è destinato a sopravvivere solo nelle favole».

Qual è stato il vostro metodo di lavoro?
«Studiare questo tipo di comportamento richiede il monitoraggio ravvicinato, continuo e preciso delle dinamiche sociali del gruppo, cosa impossibile da effettuare in natura, dove spesso è possibile accorgersi della presenza del lupo soltanto dalle sue tracce (orme, feci, resti di cibo). Dal nostro studio emerge un dato interessante e contrastante rispetto alle credenze comuni: i lupi si riconciliano indipendentemente dal loro grado di dominanza all’interno del gruppo, cioè quando si deve far pace non importa essere capo o subalterno».

Un perdono, quindi, nell’interesse superiore del gruppo.
«Poiché la società del lupo è caratterizzata da alti livelli di coesione e cooperazione tra il leader e i subordinati, non sorprende il fatto che la riconciliazione entri in gioco per ristabilire tali relazioni tra individui indipendentemente dalla loro posizione gerarchica. Nella società dei lupi è molto più proficuo cooperare che dominare».

Un modello da cui, noi uomini, avremmo tanto da imparare.
«È così. Un altro risultato importante è che, all’interno del gruppo, gli individui che si aiutano di più durante i conflitti sono anche quelli che fanno pace più frequentemente. Ancora una volta, il dato può essere spiegato alla luce dell’innata tendenza alla cooperazione di questo animale: una coppia che si sostiene durante gli scontri e coopera ad alti livelli tende a fare pace molto più spesso».

Attraverso quali comportamenti rituali il lupo perdona il suo nemico?
«I lupi si riconciliano utilizzando comportamenti come il gioco, leccarsi reciprocamente, entrare e rimanere in contatto dopo il conflitto».

La riconciliazione quali effetti comporta nelle dinamiche sociali del branco?
«Tendenzialmente ha la funzione di ripristinare i livelli di tolleranza presenti prima del conflitto e sancire la fine dello scontro».

Quali sono i motivi principali per cui i lupi litigano?
«La priorità di accesso al cibo e al partner sessuale, ribadire lo stato di dominanza».

In quanto tempo avviene la riappacificazione?
«Entro i primi 2-3 minuti».

 
 
 
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