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Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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Bella...

Post n°58 pubblicato il 29 Luglio 2013 da Marvelius
 

 

 

Abitava in un carrozzone vecchio e malmesso

brandelli di tende e stracci consunti ne celavano

l'ingresso ed era come un puzzle di toppe e rabberci

cuciti con cura e seguendo anche un certo ordine,

tuttosommato l'intimità del suo ingresso era stata

preservata.

La vidi uscire la prima volta sul fare del giorno

un alba imbelle nel vento smorzato che la precedette,

e nella luce pallida e fredda dell'algore uscì dal suo carro.

Aveva i capelli sfatti e un viso tirato e ambrato,

gli occhi ancora pieni di sonno e mi sembrava scendesse

i gradini del carro più per inerzia e abitudine che

mettendovi un minimo di senziente metodo.

 

 

Ma era bella...dannazione se lo era.

Chiusa nel suo shalle nero sopra un vestito a fiori

senza pretese ma che sfacciatamente mostrava la

rotondità dei suoi seni, i suoi fianchi generosamente

custoditi nelle cuciture del vestito sempre in bilico

tra il resistere e il cedere alla spinta delle anche.

La vita stretta e la curva delle natiche un monte troppo

arduo da scalare e troppo liscio da poter

discendere senza rischiare di morirne affascinati.

Mi venne incontro accigliandosi un po' ma io feci finta

di nulla, seduto vicino ai resti del suo bivacco mescevo

un po' di caffè in un bicchiere di latta.

Aveva un sapore insapore anzi di sapore ne aveva

fin troppo ma acre e mefistofelico da far attorcigliare lo

stomaco ma lo trangugiai come fosse nettere d'ambrosia.

Poi presi la sua chiatarra e feci scorrere le dita su di essa.

Quando mi fu davanti mi girai e alzandomi la salutai

 


 

"Buongiorno Bella ... ti ricordi di me?"

E guardandola fissa negli occhi le feci un lieve inchino.

Lei rimase come un sasso lanciato nel terreno fangoso

le orbite  le si spalancarono come avesse visto un

fantasma e i suoi occhi smeraldo vibrarono nella luce

del mattino trascinando dentro di sè i riverberi delle

fiamme del bivacco e ...null'altro.

Io potei vedermi nelle sue pupille, nel suo specchio

incantato

come lei non avrebbe potuto ma vedeva me davanti a lei

e questo le bastava e le faceva sussultare il cuore.

Lo sentivo battere come tamburi nel folto della foresta,

un ritmo crescente quasi furente, ascoltavo lo scorrere

vorticoso del suo sangue sulle anse delle sue vene,

il gorgoglio del flusso nelle sue arterie, le ondate di calore

sulla sua pelle  come vento e calura d'estate.

Avvertivo i suoi pensieri farsi materia, le sue emozioni

trasmutare in affetto e un ritrovato amore, affollarsi nei

meandri piu remoti della sua testa e negli spazi più

abbandonati riconciliarsi con se stessa.

Poi staccò le mani che avevano stretto fino ad allora

lo shalle sul petto e mi parlò...

"Ti ho atteso per tre anni ...tre anni oggi da San Germain".

 

 

Vidi le prime  lacrime sbocciare tra gli occhi, indugiare tra le

ciglia rigate di bistro e poi staccarsene come coltre di neve

cristallina dalle fronde dei pini, scorrere come acqua di

sorgente dalle cascate su tra i monti e adagiarsi sulle gote

turgide e calde e poi dipartire fendendo l'aria fino a

concimare e dissetare

la terra...

Dalle prime goccie  germogli di fiori di loto,

le altre le raccolsi nel palmo trasmutandole nel brillìo

di piccole pietre scintillanti , gingilli così cari a tutti i mortali ...

La strinsi tra le braccia e lei si sciolse dentro me come

neve al sole, le sue braccia cercarono nell'abbraccio

un calore dimenticato dal tempo e la sua bocca si aprì

ad accogliere la mia lingua e le mie labbra nel respiro che

avrebbe bruciato in eterno ed insieme ad esso la mia anima

dannata, costretta a vagare in quel corpo immortale.

La sentii ripetere il mio nome chiuso nelle sue labbra,

imprimerlo come un calco sul suo cuore e serrrarlo

in uno scrigno nel fondo della sua anima per custodirlo

per sempre.

 


 

Nel fuoco che stava morendo altre fiamme divamparono

nei corpi che andavano spogliandosi e che riflettevano 

sulla pella la luce pallida del giorno che stava nascendo.

Baci si rincorsero tra la mischia dei corpi, muscoli tesi

tra umori e sapori mai dimenticati e in quel congiungersi

anche le ultime tenebre cedettero il passo, in quel nascere

 e morire, finanche il vento placò la sua sete e volse oltre

i propri occhi nel fruscìo soave tra le cime degli alberi .

Poi, quando quella lotta di corpi ebbe fine, raccogliemmo

la nostra passione, i nostri baci strappati con impeto e

 dolcezza alla notte bugiarda e lentamente

ci immergemmo nel buio ovattato  della sua

alcova...

Marvelius







 

 

 
 
 
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