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Picchiettava con le dita sul tavolino del bistrot mentre con gli occhi la spogliava. Lei sentiva il suo sguardo addosso come l'ombra delle sue mani sulla pelle appena sudata. Il caldo era insopportabile ma lui sembrava non dolersene e concentrando lo sguardo lo sgranava in un sorriso beffardo. La donna gli sorrise di rimando ma fu un attimo poi volse il capo altrove e una cascata di boccoli neri ondeggiò nell'aria occupando tutta la scena.
"Non puoi proprio evitarlo vero? " Disse Rebecca dando uno schiaffo col dorso della mano al bicchiere di Lemon che si rovesciò sul tavolino . Il liquido si riversò sulla tovaglia e giunse all'orlo opposto gocciolando sui pantaloni di lui che rimase immobile. Non si scostò lasciandosi bagnare fino all'ultima goccia, il cameriere che era li vicino si mosse nella loro direzione ma lui alzò la mano quasi impercettibilmente ma con un tono deciso a intendergli che era tutto a posto e che non lo desiderava li attorno. Cosi il ragazzo si era immobilizzato guardando la donna irritata e l'uomo freddo come una statua di marmo. Lei lo fissava tremante stringendo i muscoli della faccia, un misto di rabbia e gelosia, di fastidio e un filo di rassegnazione a cui non voleva cedere; poi volse il capo alla sua destra perdendo lo sguardo verso il mare. Il vento spirava leggero scompigliandogli i capelli di un mogano scuro, lisci perfetti che le scendevano fino al centro delle spalle. Si raccolse i capelli in una coda tirandoli sulla fronte e si
tolse agli occhiali da sole lasciandosi ferire dall'aria densa di salsedine che la fece lacrimare. I suoi occhi si confondevano con tutte le declinazioni del mare e filtravano il brillio scintillante della luce illuminandole il viso.
Era bella ... forse troppo ... di un bello senza tempo. Il volto lineare, gli zigomi alti, il naso con una lieve imperfezione che attirava lo sguardo degli uomini già rapiti dai lineamenti felini del viso . Il sole le aveva da tempo indorato la pelle avorio rendendola ambrata come l'oro, sarebbe stata adorata come una Dea su quelle spiagge un tempo meta di guerrieri ed eroi. Lui restava a guardarla impassibile e senza emozioni apparenti, gli occhiali scuri, i capelli arruffati, chiuso in un abito blu e una camicia di lino chiara. Senza orpelli, senza aggiunte nel corpo alato di un umano senza limiti, senza steccati ... si avvertiva a stargli vicino come la fusione di elementi primordiali in lui avessero partorito l'amore verso l'avventura al limite dell'orizzonte , tra il rischio immanente della fine e la scoperta dell'impercettibile aroma della vita. Percorreva in ogni istante sentieri mai battuti, scoprendo i veli di una natura incontaminata che a lui si mostrava per dedizione e somiglianza. Non era un uomo cattivo, ne la sua indole portata alla cinica scarnificazione dell'essere. Piuttosto era un uomo generoso e sensibile ma la lealtà a se stesso lo portava a somigliare più ad un mercenario errante che trova nella solitudine l'altra faccia della medaglia di ogni esperienza negata Il mondo era per lui un cammino fatto di mille rivoli e mille stradine dove incontrare l'altro e svelarne il mistero, farlo suo lasciando parte di sé, del proprio io, del suo inaccessibile essere, e in questo incontro fondere esperienze nell'esoterico e arcano mistero delle anime. " Mi fai soffrire ... tu lo sai che non sopporto questo tuo darti, mi fa male ma tu sembri non capirlo, non notarlo " Lui si tolse gli occhiali e la guardò fissa. La linea nera del bistro e le sfumature scure dell'ombretto le facevano risaltare ancora di più gli occhi rendendo profondo e trasparente lo sguardo allo stesso tempo e lui pensò che in quel momento non era mai stata cosi bella. "Non riesco a farti prigioniero della nostra isola, renderti mio a tal punto da non pensare alle altre ".
E strinse le labbra tra i denti con per sentire il dolore farsi
largo dentro di lei .
"Non ne hai bisogno ". Rispose lui, e la sua voce era chiara , senza tentennamenti. "Non ne ho bisogno? " Ripetè lei alzando le sopracciglia stupefatta ... "No. Tu rincorri solo dubbi e paure ". "Ah...!!! Esclamò lei scuotendo il capo ..
"Certo ". "Sono qui con te e sono tutto qui in questo momento ... perché ti concentri su uno sguardo , un sorriso e sul pensiero di ciò che potrei pensare oltre a te? ". Lei si alzò con grazia dalla sedia raccolse lo scialle di filo rosso e vi si avvolse ... aveva freddo ma quel freddo si generava da dentro, come un rigurgito d'inverso nel pieno fiorire della primavera. Si incamminò verso la battigia con le braccia raccolte al seno. La tunica di cotone bianco le cadeva fino ai sandali di cuoio intrecciati color melograno che mostravano i suoi piedi come gioielli delicati, unghie perfettamente smaltate d'avorio come quelle delle dita delle mani affusolate come steli d'erba filuta, dolci camme di pallide calle protese al vento del meriggio, mentre il crine sciolto era ora rapito dal vento ribelle e si arricchiva del sapore del mare in tempesta. Quando raggiunse la riva dove andavano a morire le onde si tolse i sandali con una mano slacciandoli uno a uno restando in piedi mentre con l'altra mano teneva stretto al seno lo scialle e immerse i piedi nella schiuma bianca e fresca . Dietro di lei un vuoto silenzio rotto solo dal frusciare del vento e dalla risacca gorgogliante tra i sassi e la sabbia smossa
Lui era rimasto seduto a osservarla ... un lento sfilare lungo i passi di una distanza che si faceva sempre più lunga. Con un cenno del capo chiamò il ragazzo dal grembiule bianco e la camicia scura e mentre questi gli andava incontro pose una banconota sul tavolino e andò via. Il ragazzo la raccolse fissando l'uomo che si incamminava verso il mare ... avrebbe voluto ringraziarlo ma l'uomo era ormai distante e forse era meglio così , sapeva che non lo avrebbe degnato di uno sguardo, aveva ben altri interessi per una creatura ferita che finanche il mare avrebbe accolto aprendo le sue acque e il cielo posto su una nube bianca come angelo trionfante sugli elementi della terra. Ma lui no ... sembrava il calco di un metallo incorruttibile, il frutto di un albero duro ed eterno, cesello di un mago beffardo, avrebbe affrontato le bocche di cento leoni pur di non soccombere tra gli artigli e la pelle di un felino ben piu pericoloso. I suoi occhi erano quelli di un uomo senza riflesso, senza inganno, avrebbe piegato il suo corpo fino a spezzarlo pur di non flettere la sua mente a ciò che gli sembrava l'ingiusto baratto della sua libertà di pensiero . Quando la raggiunse gli si mise al fianco , le mani nelle tasche, lo sguardo fisso sull'orizzonte e il respiro silenzioso. Fu ancora lei a parlare per prima . "Amo questo mare e il vento che gli scorre sulle reni ...questa luce sembra arrivare al cuore delle rocce e germoglia nel profondo delle acque " Lui abbassò per un attimo la testa e con il piede smosse la sabbia vicina, poi rispose con voce calma e sembrò raccogliere i fili d'anima come rose di un giardino d'incanto. "Questo luogo è magico ... te ne sei innamorata al primo sguardo come ha stregato me la prima volta che l'ho incontrato. " In mezzo all'acqua una roccia a forma di pugno si ergeva come un totem scintillando al riverbero della luce tra l'azzurro e il turchese del mare, alle sue spalle Il Castello di Roseto Capo Spulico
a picco sulla piccola baia confondeva le sue pietre con gli scogli, appena una manciata di metri prima si snodava il lungo serpentone della linea ferroviaria e un convoglio di pochi vagoni transitò tra i pini floridi a ridosso del lungomare alberato.
"In questa fortezza è stata custodita la Sindone, forse non
te l'ho mai detto ... era una rocca dei Cavalieri del Tempio.
Questa terra la amo perché sfuggente, antica, schiava e
libera eppure sempre da conquistare. Gronda di un
fascino inespugnabile e un mistero che la rende unica e selvaggia ... come sei tu Rebecca ".
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Lei si girò di scatto ... sfiorata dal tocco morbido e profondo delle sue parole ... erano rare da un po di tempo ... ma erano vere e cristalline e l'avevano turbata più di quanto lui se ne accorgesse.
La torre dei suoi dubbi che con tanta difficoltà si era eretta sasso dopo sasso ora stava per sgretolarsi con la velocità di un fulmine, ma dentro di lei qualcosa per la prima volta gli diceva di resistere, di edificare altri muri per rendere meno vulnerabile il suo essere all'ariete che batteva alle sue porte , di puntellare i bastioni percossi dagli onagri delle parole del suo uomo che minavano tutte i suoi dubbi ma che non le regalavano più nessuna certezza. "Ora devo andare Gabriel " Disse prima che il tunnel che sentiva scavare sotto le sue fondamenta la facesse crollare definitivamente come un masso giù dalla montagna. "Devi o Vuoi? " Rispose lui tornando freddo. Lei farfugliò qualcosa tra le labbra e lui mosse la testa come ad acconsentire, poi voltandosi raccolse tutte le sue forze e sbottò. " Devo e Voglio ... forse lo voglio e basta o forse no a te cosa importa dei miei desideri ... " La torre aveva ceduto su un fianco e le sue pietre rotolavano nel mare agitato, innalzando onde e spruzzi nel vento adirato. "Mi importa ... o non sarei qui con te ... " " Sei qui con me ora come questo vento che spira su questo mare e chissà dove altro ancora ". E nella foga delle parole battè un pugno sul suo petto. Ci fu un attimo di silenzio, un vuoto si plasmò tra di loro come l'immane crepuscolo che scolora il giorno, prima del grande balzo nel profondo oblio della notte "Bene Rebecca ... bene " disse serrando le labbra e concentrando lo sguardo su di lei. "Non posso mutare i tuoi dubbi né ora voglio farlo ... se lo facessi durerebbe solo il tempo di un battito di ciglia e in fondo dopo non basterebbe a me saperti convinta ... dovrei giustificarmi, dovrei dimostrarti ciò che non si dimostra ne con le parole ne con fatti che sarebbero pesati, misurati e sottoposti alla bilancia del giudizio. " Scosse il capo come a farsi una ragione e recuperare la calma poi trovò le parole mancanti dentro di lui e aggiunse "Si sente con l'anima e con l'essere e tu ormai non riesci più ad ascoltare ... siamo venti che si fronteggiano senza sosta e non basta l'amore a farli fondere ne il respiro di questo mare a farli immergere l'uno nell'altro nella quiete dei sentimenti ". Disse queste parole con un filo di rabbia e la morte tra le labbra, dentro di lui qualcosa si era rotto che non si sarebbe più aggiustato, così senz'altro aggiungere prese gli occhiali e li buttò nelle onde poi si incamminò verso l'interno lasciando il mare e lei alle sue spalle."AMORE?". Urlò lei nel vento sciogliendosi i capelli nel vento "AMORE? TU SAI COSA VUOL DIRE QUESTA PAROLA?... LO SAI?...lo sai...? "
Rebecca per la prima volta restò immobile senza andargli dietro, salda come un asta infissa nel cuore della terra lo vide scomparire oltre il bistrot, non prima di vederlo dare le chiavi dell'auto allo stesso ragazzo dal grembiule bianco e dalla camicia scura, erano per lei, lui avrebbe trovato il modo per tornare a casa ... una casa posta in qualche luogo lontano, un posto lo avrebbe accolto di certo ma che ora era difficile da immaginare ... un isola sconosciuta nel cuore della fine del mondo, del suo piccolo e sconfinato mondo.
MARVELIUS