Creato da Marvelius il 21/08/2012

Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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Il Fabbro Dei Sogni... I

Post n°114 pubblicato il 28 Dicembre 2016 da Marvelius
 

 

 

Credeva che i sogni fossero il prologo di

un racconto non scritto, la sintesi di una

vita non ancora vissuta, il filo su un

baratro non ancora dipinto.

Così nascevano nella testa quelle celle di

silicio bianco infuse di emozioni,

dimoravano nel suo cuore e si affacciavano

sull'uscio delle labbra come navigli sui greppi

di una vertigine d' acque.
Parole e vento miscelava con lacrime e

sospiri nel suo atanor di sogni, le

impastava col lievito di emozioni di svelate

, le irrorava con assenzio e mandragola e

leggere nebulose d'oro gravitanti con

piccoli grani d'argento
A volte si fermava a condensare pensieri

fumosi, affumicati su graticci d'ere agonizzanti

e quando il peso dei suoi ricordi diventava un

 macigno che non poteva più trattenere li filtrava

con le speranze levigate su grandi lastroni di basalto

 miste a bianche cortecce d'alberi mai morti,

oscure presenze irte nei laghi di abissi profondi

dove svettavano cime innevate e ghiacciai

 perenni.

Ma nel suo cuore albeggiava la luce che mai cessa

di brillare  e fiumi di lava incandescente ribollivano,

mentre una musica tintinnava tra le squille argentine

d'acqua mai imbrigliata e si incuneava tra le loriche

di foreste vetuste e i nodi contorti di ulivi secolari.
Spesso si  chiedeva quanto pensiero racchiudessero

le parole e quanto vuoto in esse riempisse gli spazi

come una verticale che vacilla o un incudine che

attende il colpo di un  maglio senza cuore.
Parole, sogni e ancora illusioni,  misteriose

creazioni oniriche  su cui infondeva la sua verità

come un verbo che non teme le crepe del dubbio,

un sigillo di fuoco che lasciava dietro di sé una

densa spirale di fumo.

Eppure bastava avere un briciolo di fiducia,

leggere con attenzione tra le labbra e nello

sguardo che si fa strada nel buio delle ombre

per comprendere l'essenza delle cose.
 Cosi le sue parole erano come il vento che nella

sera scivola tra le case del borgo o all'alba sibila tra

gli anfratti  delle linfe di piccoli torrenti, di specchi

di gore stagnanti. Era  il rumore molesto della

corrente tra il greto affiorante, il frusciare delle

foglie ai primi raggi del sole quando tutto si

risveglia dal grigio pennello di una notte

agonizzante.

Parole che si ammantavano di colori per divenire

sogni e come fumo di torba salivano in alto come

bistro fumigato di graticci sbuffanti per poi

precipitare, nere di caligine e pesanti dal troppo

peregrinare.

Quel giorno all'Illusionista si presentò una donna

chiusa nel suo mantello di pensieri. La caverna

era un luogo inospitale così piena di ampolle e

fumi maleodoranti, ricchi fastigi di un epoca

trapassata l'adombravano come grandi tende di

fumo su cui erano scritte storie andate perdute,

arazzi di china volteggiavano su soffitti di

madreperla dove sostavano, incaute, speranze

imberbi.

"Mi chiamo Lilith" disse la donna con voce

tremante, e nel dire quelle semplici parole

chinava lievemente il capo arrossendo un po',

ma quel rossore sembrò fuoco che usciva dalle

viscere della terra, fiamme guizzanti di un vivo

tremante .

 

Gli occhi erano di un azzurro penetrante che

nelle giornate  d'inverno divenivano di un

grigio trasparente. Il corpo era velato d'aria

e foglie e il vento la copriva e la carezzava

on   refoli profumati d'oltremare.

Il crine raccolto e composto in una treccia  che

le ricadeva su un lato del collo fino a sfiorarle

il ventre era di un mogano che sfumava in cupi

riflessi di un nero ramato e in quel contrasto con

la  pelle eburnea finanche la luna e la notte se ne

ingelosivano, amareggiandosi come il mare che

dei suoi occhi si sentiva defraudato.

" Io sono il Fabbro dei Sogni Lilith e questa è

la mia dimora ...Nessuno da un era è più giunto

su questa vetta, dimmi cosa cerchi da un vecchio

che vive solitario tra fusti avvizziti d'alberi silenti

e rocce scure ammorbate da infusi che più

neanche distinguo".

Disse con una calma che filtrava dalle condense

del ghiaccio, mentre il viso rubizzo sembrava

scolpito nella pietra, poi aggiunse con un tono

più lieve

"Questo io sono nel cuore di una montagna

che dorme per non sentire i miei lamenti,

uomo che aprì lo scrigno dei sogni  fui   e che

materializza i suoi pensieri da epoche perdute

nel tempo" .

 

 

La donna prese coraggio e traendo un profondo

respiro chiuse gli occhi per un istante poi

guardando l'Uomo Eterno, cercando dentro di

sé una calma che non possedeva, chiese

mettendo nella voce tutta la volontà che le rimaneva

" Cerco la via di un delirio , la verità che mi ridia

speranza , cerco i sogni che ho perduto da tempo,

la forza di una speranza consumata tra la cenere

del fuoco che ardeva un tempo"

Il Fabbro dei sogni rimase a riflettere su quelle

parole e una lieve smorfia gli stirò le labbra,

un piccolo segno di un dolore appena avvertito lo

colse nei pensieri andanti, poi chiuse gli occhi e in

quell'attimo di eterna fusione colse dalla sua memoria

i fiori di un giardino eliso, i profumi di un

prato fiorito che anelava sospiri al vento

tremulo della sera.

Quando il suo vagare si ritirò sulla sua torre

d' avorio le sue ali si chiusero raccogliendo il vento

dei ricordi e i grani del tempo precipitarono nella

clessidra di sabbie giovani riavvolte nel soffio

di un respiro appena sussurrato ed esclamò

con voce dura ma che nulla aveva del rimprovero

ne una scorza di giudizio


"Vi sono sogni che nascono tra albe grumose

che pennellano il cielo con la luce scintillante

del mattino e speranze che muoiono con essi

dopo un fugace battito di ciglia, come una

lama che affonda nel petto del cosmo esse

pugnalano il crepuscolo con rossi squarci di

inconsistenza versando sangue dagli acini

di ciò che più non sarà".

Lilith rimase a guardare l'Eterno con le mani

congiunte al suo petto in attesa di parole che

le dessero speranza, i suoi occhi erano

lucidi e il cuore palpitava ma dentro

di lei si faceva strada il buio della notte e

le ombre della sua disillusione presero ad

allungarsi lungo il cammino che la

conduceva all'oblio.

Il Fabbro la guardava restando immobile

e colse nel suo sguardo un intenzione

che morì sul nascere, la voglia di

chiedere oltre quell'incompresa ragione,

così le donò altro di un vaticinio che

nulla aveva della speranza se non la morte

stessa di quel delirio tanto agognato.

"I tuoi desideri li hai sacrificati da tempo

  Lilith, i tuoi sogni li hai barattati sull'ara

dell'orgoglio, le tue speranze erano

flebili fili d'erba che il vento ha strappato

dai crinali dei monti trascinandoli negli

angoli di gore putrescenti, come mulinelli

di foglie rinsecchite il flusso delle

acque le ha portate via con sé dove

esse più non sono che tenere inconsistenze ."

La donna piegò il capo e comprese quanta verità

ci fosse in quelle parole e cedette sotto

il peso del rimorso che le serrò la gola

mentre il rimpianto per ciò che poteva

e non era stato le divorava il ventre

come una fiammella divora il buio della notte.

Quando l'Illusionista tornò a parlare di lei

  • restava solo l'ombra, il pavido riflesso di se
  • stessa, l'informe calco della sua presenza,
  • finanche il vento stentava a riconoscerne
  • i tratti attraversandola come soffio tra le
  • giunchiglie di uno stagno.
  • "Belle sono state le emozioni giunte
  • inaspettate come carri trionfali trainati
  • da leoni bianchi, intense scaldavano
  • il tuo cuore ammantando le tue ossa pe
  • r troppo tempo lasciate al freddo dell'inverno.
  • Erano musica che inebriava lo spirito,
  • squilli di araldo che infondevano la gioia
  • della primavera nelle tue stanze ancora
  • disadorne, come una spina che non
  • da dolore e placa il mare che urla
  • dentro esse ti rendevano bella più
  • d'ogni fiore che nasce nel
  • cuore d'una roccia.

  • Eri assisa su nubi di un bianco candido
  • nel tepore di sale d'incanto, ma troppo
  • ingorda sei stata nel serrare le catene
  • al tuo trono, troppo avido il tuo possesso
  • da togliere l'aria alla torre che ti ospitava,
  • troppo ingiusto il tuo pesare parole e
  • pensieri che hanno divelto le pietre
  • e le fondamenta del tuo castello."
  • Lilith sussultò sotto il peso di quelle parole
  • e guardò il Fabbro di Speranze con le
  • lacrime che le scorrevano sulle guance
  • emaciate, con lo sguardo lo implorava e
  • le mani piegate nella ricerca di una pietà
  • non voluta si torcevano come il corpo
  • attorcigliato su se stesso simile a un
  • giunco affastellato su un altro dritto e
  • imperioso, una verga infissa nel
  • midollo della terra che saliva al cielo fino a
  • bucarne l'intima cella.
  • Ma non disse nulla, non aveva più parole
  • da consegnare alle sue labbra ne un alito
  • di respiro con cui scaldarle, così piegò il
  • capo e raccogliendosi come un riccio si
  • chiuse nelle sue spalle poggiando le
  • ginocchia sul mantello della terra, trasse
  • un ultimo ansito e lentamente prese a
  • spegnersi consegnandosi al vento di borea.
  • "Tornerai alito di vento Lilith, tornerai
  • fuoco su questa terra nella fucina del
  • Fabbro, la dove i sogni prendono forma
  • impastandosi con le speranze nel lievito
  • di desideri mai sopiti, ma ciò che hai
  • perduto lo hai perduto per sempre, e
  • nulla può tornare di ciò che hai disperso
  • perché ciò che più non'è ora vive in
  • altre forme e lievita come pane su altre
  • mense, col sale di altri sogni da gusto e
  • sapore alla tavola della gioia, la dove
  • un'altra donna cova le sue visioni e
  • genera speranze che vedranno un'altra
  • luce, combatte con tenacia per le sue
  • conquiste perché si avverino nutrendole
  • di speranza."
  • Era duro Il Fabbro dei Sogni ma la sua
  • durezza non era preda della sua rabbia ne
  • metro del suo giudizio, era clamide
  • perfetta di congiunzioni di una verità
  • che calzava senza pieghe il nudo corso
  • delle sue parole, era ombra rituale di un
  • simulacro imbiancato dal sole sul far della
  • sera, era il verbo che pesava l'incapacità
  • della donna a lottare per ciò che aveva
  • stretto a sé un tempo e a cui non aveva dato
  • la giustezza di un valore scartato, come uno
  • scrigno di muschio e licheni zeppo
  • d'oro tratto da un mare profondo Lei
  • l'aveva rigettato ai pesci incapace di andare
  • a fondo ... cieca non aveva visto il brillio
  • delle pagliuzze ma solo la scorza
  • consumata dal sale , così era fuggita
  • incapace di amare, restando fedele alle sue
  • inconfessate debolezze.
  • "Il coraggio ti è mancato per tenere
  • avvinto a te ciò a cui non hai dato i
  • giusti bezzi, la forza non hai avuto per
  • serrare le vele al tuo naviglio Lilith"
  • Esclamò Il Vecchio Sognatore con voce
  • stanca, un lento scandire di parole ammantate
  • di melanconia e un filo di doloroso disincanto.
  • Oramai Lilith non era che un pugno
  • di terra sciolto nella pioggia, un grumo
  • di fango ancora palpitante, il suo calore
  • andava disperdendosi nel fresco della sera
  • come un refolo tra tende d'organza mentre
  • una musica dolcissima scendeva dai
  • monti come la luce diafana della luna
  • spandeva sulle cime degli alberi la sua
  • coperta di latte.
  • Il Fabbro dei Sogni aveva aperto gli
  • occhi e ora osservava la donna con un
  • certo distacco ma man mano che Lilith s
  • vaniva nella sua consistenza e si perdeva
  • nella bruma della notte lui avvertiva
  • dentro di sé, per la prima volta, il dolore
  • della rinuncia, un certo molesto affanno,
  • una cuspide che lo tormentava nel petto.
  • L'osservava svilirsi attimo dopo attimo nella
  • cocente delusione delle sue speranze ormai
  • smarrite e ne provava compassione, avrebbe
  • voluto aiutarla ma non c'era più nulla che
  • avrebbe potuto donarle, nulla che avrebbe
  • potuto impastare per lei, far lievitare al caldo
  • della notte sotto i carboni ardenti di una
  • pagliuzza di desiderio poiché quel desiderio
  • era volato via da lei nel tempo dove tutto
  • può essere, quella biglia che contiene gli
  • attimi che legano due vite, un ellisse dove
  • due pianeti ruotano instancabilmente attratti
  • l'uno dall'altro, che niente e nessuno può
  • infrangere e che la volontà riesce a
  • frenare fino all'attimo che li congiunge per
  • sempre.
  • Quando non poté più fare a meno di
  • restare in silenzio l'Illusionista si aprì
  • dalle sue consegne e con voce dolce
  • come un unguento parlò cercando di
  • apparire meno duro di quanto non avrebbe
  • voluto mentre sulle sue spalle si aprirono
  • tese bianche come la neve di ghiacciai

  • " La diffidenza può essere lo scudo della
  • prudenza e l'armatura del pregiudizio, la
  • gelosia può essere la croce delle passioni,
  • il monte spoglio dove immoliamo le storie
  • che profumano di eterno ... è tardi per
  • rimediare alle tue diffidenze ma hai
  • ancora tempo per rinascere in un altro
  • luogo, per avere altre speranze, un luogo
  • e un tempo dove incontrare un altro
  • pianeta con cui dividere i sogni di una vita
  • futura ... rinascere si può ma ora non
  • puoi comprendere ciò che le mie parole
  • ti mostrano lungo la strada della tua
  • esistenza perché ciò che non è
  • sbocciato lascia un amaro che uccide
  • la speranza . Avrai altri cieli scaldati
  • dal sole e mari di un azzurro accecante,
  • notti tempestate di stelle e occhi che
  • ti guarderanno gioendo e ciò che non'è
  • stato sarà allora un fugace ricordo, ciò
  • che di quel tempo e di quell'uomo
  • serberai dentro sarà solo il pallido timbro
  • di un eco lontano, quando nuovi occhi
  • ti guarderanno e una voce nuova ti
  • sussurrerà parole che ti sembrerà di
  • udire per la prima volta, così tornerai a
  • tremare e il tuo cuore a palpitare le pene
  • che pensavi ti avessero abbandonato
  • per sempre, tornerai ad amare e amerai
  • senza dubbi e con fiducia ritrovata colui
  • che ancora non conosci ma che da
  • qualche parte nel mondo aspetta di
  • incrociare il tuo sguardo, penetrare nei
  • tuoi occhi sciogliendo il ghiaccio che ora
  • ti confina nel gelo dell'inverno ".
  • Lilith si destò dal suo torpore e come
  • scossa da quella rivelazione pianse
  • profondamente, di un pianto sordo e
  • soffocante poi come in un ultimo afflato
  • si avvicinò alle vesti dell'Immortale e
  • portandole agli occhi rigati dalle lacrime
  • esclamò con voce rotta dal pianto
  • " Io non voglio un altro domani, non
  • desidero che un altro sole illumini le
  • mie giornate, che un'altra stella
  • illumini il mio cammino ne che un
  • altro vento mi carezzi la pelle, ne
  • desidero una torre diversa da ciò che
  • anelo mi tenga prigioniera con le sue pietre
  • squadrate, io bramo ciò che ho perduto
  • quando potevo stringerlo tra le braccia e
  • invece ho lasciato che mi scivolasse come
  • sabbia tra le dita delle mani, voglio
  • quel fuoco che bruciava le mie carni
  • ma che mi dava calore e e tormento,
  • desidero quella mancanza che mi
  • toglie il respiro e gonfia il mio cuore
  • di una solitudine lacerante "
  • E il pianto si fece singulto fino a che la
  • disperazione sciolse i nodi che tenevano legata
  • la sua anima al passato .
  • Il Fabbro dei Sogni si chiuse nei suoi
  • pensieri crucciando lo sguardo e quando
  • ormai tutto era preda della notte aprì le sue
  • braccia e piegandosi verso la donna le cinse le
  • spalle con le sue mani traendola verso di lui,
  • quando l'ebbe sorretta e i loro sguardi si
  • fronteggiarono l'uno di fronte all'altro
  • con le dita di una mano le alzò il viso
  • donandogli una carezza e con la dolcezza
  • di un gesto insolito le regalò le sue ultime parole
  • " I giorni sono doni che non hanno
  • ripetizioni come le ore sono miracoli che
  • hanno in sé altre gemme di meraviglia, vivile
  • immergendoti in essi col desiderio di ciò
  • che fu riportando indietro il ricordo, ricamalo
  • con le parole che avresti voluto dire e che
  • non hai detto e purificalo dei pensieri che
  • non sono serviti a darti coraggio, abbi
  • della notte venerazione perché essa porta
  • i profumi dei desideri, il regalo del silenzio
  • , l'aroma della riflessione che placa i cuori
  • e rende la verità chiara come acqua di fonte.
  • Prega per ciò che hai perduto affinché
  • quelle stelle possano ascoltare i tuoi rimpianti,
  • perche la notte sa creare gemme che
  • volano tra le ombre e ci abbandona sulle
  • ali della speranza , lì forse incontrerai
  • nuovamente i tuoi sogni e con loro potrai
  • legare colui che di sogno è vissuto insieme a te.
  • Nulla forse è mai definitivamente scritto, nulla
  • mai definitivamente perduto se l'amore ancora
  • vive nel canto del petto, se una lucerna ancora
  • brilla nel fondo dell'anima come
  • un asticella che si agita solitaria nel cuore
  • della terra."
  • Il Fabbro dei sogni disse quelle parole con
  • voce rotta dall'emozione e quando ebbe
  • finito insieme a quella speranza ritrovata le
  • regalò una lacrima che si era generata sui
  • greppi delle sue ciglia, una stilla d'acqua
  • benedetta che mai aveva versato prima d'ora,
  • una gemma che gli avrebbe rotto il cuore
  • per sempre ma che le donò con generoso
  • slancio perché l'umanità che aveva avvertito
  • in quella donna l' aveva provata dentro di
  • lui come una lama che scava un lacerto in
  • mezzo al petto, un oceano di sogni si erano
  • rimestati dentro di lui nuovi desideri e nuovi
  • sogni si impastavano come rapiti da vortici di
  • lievito, si ricreavano per ogni altro uomo e
  • donna che su quella terra giacevano privi
  • di una luce, spogli di sogni per andare
  • oltre le loro tristezze e i vuoti di tartari pieni
  • di solitudine.
  • Quelle ultime parole furono per Lilith come
  • un balsamo su ferite mai guarite, cicatrici
  • inferte lungo le ossa del costato, lacerti pulsanti
  • sull'alburno tralcio delle vene e in quel
  • momento, nell'istante che il Fabbro di Sogni
  • le consegnava al vento Ella sorrise e fu come
  • un sole pallido che filtrava in una cortina di nubi
  • illuminando appena le cime degli alberi di
  • una foresta per troppo tempo immersa
  • nel gelo della notte preda di un oscurità
  • incessante mentre il volto dell'Illusionista
  • era tornato il volto di un tempo ...

MARVELIUS

 
 
 
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