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Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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IL FAUNO II ...

Post n°84 pubblicato il 18 Aprile 2014 da Marvelius
 

 

 

Immerse la mano nelle acque gelide del fiume

e fu come sentire il sussurro dell’inverno tra le

pieghe della pelle e giù in ogni canto della carne ad

attraversare le falesie delle arterie e farsi tocco

raggelando linfa e il rosso sangue.

In alto le nubi correvano come brenne

su scuri lastroni di basalto, mentre all’orizzonte

una lama di fuoco saettava tra le punte dei monti

come a dividerne i profili e la sorte.

Chinò il capo lentamente e bevve a fondo

calmando l’arsura del petto …

si dissetò

fino a gelarsi le labbra e a far tremare i sensi

e quando si scollò dal quel suo rivivere

si specchiò nei cerchi d’acqua.

Il crine, nei riccioli d’onda, profuse come una cascata

d’impeto corso,

sulla fronte ricaddero e oltre si sospese

quella massa informe.

Si guardò nel silenzio di acque placide

e in quello specchio liquiforme andava ritrovando se stesso.

Come un errante pellegrino ripercorreva le linee

della sua esistenza, tra le rughe profonde o i lievi solchi

ricordò i suoi passi.

Leste movenze tra l’erba delle valli  o i  lenti cammini

 tra gli ombrosi varchi .

Chiuse gli occhi, serrando le pupille nel buio cerchio

della vita andata,

nella penombra di ciò che era ormai un ricordo.

E sostò tra quei giacigli come lepre stanca e fiera indomita

che non s’arrende al ciclo dell’eterno.

Sentì il bisbiglìo del vento,

lo stormire tenue delle fronde,

l’argentino scorrere del fiume

e il rotolare discreto delle pietre smosse,

il soffice cadere delle foglie

 sul candido mantello della terra.

Quando offri lo sguardo ai colori del tempo

il volto suo s’era già sciolto in mille grinze.

Non c’erano più ciocche a merlettarne il flusso,

ne il giusto profilo del suo viso a rendere

pungenti e vivi i fiotti inquieti delle acque,

non v’era il bianco rilucire della pelle,

il marmo pulsare di muscoli tesi come sartie d’un vascello,

ne il vitreo corso delle sue vene a scavare

 solchi di rubino nel taglio della carne.

Solo il cupo gorgogliare delle linfe del torrente

turbato dal molesto guizzare di un pesce esangue.

Si scosse da quel letargo come da un lungo sonno

volgendo lo  sguardo tutt’intorno.

Ora il cielo era sgombro di carri e la luna già proiettava

lamine d’azzurro sulle cime aguzze dei rilievi.

Si erse verso di lei come a farsene parte,

ogni muscolo,  ogni lembo di pelle ne assorbì luce e forza

e la maestosità della sua figura si stagliò

sull’erba della radura come un gigante

nel ferreo dominio del suo scanno.

Poi una voce lo distolse ancora …

Prima flebile come un refolo tra vele d’organza,

poi giunse dolce nei profumi di mandorlo fiorito,

e il Fauno fu felice di udirne il timbro,

la musica di quelle note alpestri

Fatuus …

E la bellezza di quel sigillo si fece aria rarefatta

vibrando sulle acque stanche

come il mormorio d’ali di farfalla

e giunse trasportata dal vento.

Il Fauno si volse come rapito dal torpore

e guardò incantato  la ninfa …

Gli occhi di un verde baleno scintillavano

come sorgenti  di smeraldo,

sulla pelle di latte nell’ incerto pallore della notte.

Era bella come una gemma

 tenuta al riparo dallo sfacelo del tempo

e brillava di un fuoco che incessante

si’originava dal fondo  dall’anima.

Arhel …

Le rispose accennando un sorriso il Fauno .

Nei suoi occhi vi era il colmo di una gioia vibrante

e quell’essere un tempo  percosso dal fato

era ora grato al destino che lo aveva ripagato

di un dono inaspettato.

Arhel  …

mormorò tra le labbra … e la voce gli si mozzò in gola.

Era felice il Fauno di quella presenza e

Nell’ apice della sua felicità

avvertiva la fragilità di quel momento,

temendo potesse infrangersi di colpo

sugli scogli del destino beffardo.

La donna gli si sedette accanto con frusciar di vesti

 sulle filute camme e le verdi zolle.

Poi chinò il biondo capo cinto

di fiori sul petto del fauno.

Mentre lui le accarezzava le trecce e il crine sciolto

intonò un canto che tinse l’aria d’incenso

sciogliendo il cuore del Fauno fino e farlo  sanguinare

in quella veglia di rimpianto e solitudine.

Così nella quiete della selva il suo pensiero volse alla fanciulla

che d’umana stirpe s’ era creduta e ora era mutata in altre forme

era crisalide al colmo del suo corso.

" Padre ..."

Disse Arhel fissandol Fatuus negli occhi

Raccontami di mia madre … dimmi di Eco, perché

ho nostalgia di lei … di Lei tutto mi manca,

 persino il volto e il suono del suo canto mi sono ignoti ,

eppure sento dentro di me un vuoto che va riempiendosi,

come il pozzo dei tuoi occhi al ricordo di Lei … ”.

Il Fauno chiuse le palpebre per un istante

e ripensò alla sua ninfa,

la rivide tra i veli di seta e i canapi di giunco

cinti al seno rigoglioso,

vide le sue rosse labbra fiorire nel canto.

Si immerse nei i suoi occhi di mare

colmi d’onde e fiere tempeste

ma dolci come nettare di fico

all’ombra delle lunghe ciglia.

Aveva amato Eco più della sua vita

e ancora l’amava come il primo giorno,

Perduta e  violata nel sangue mai l’avrebbe dimenticata,

trascinata dal fiume oltre il guado del suo abbraccio

Ma quando ogni torre era crollata

e ogni fondamenta rotolata nella rovina,

quando ogni cosa era volta al declino e la rabbia

precipitata nella furia della vendetta

aveva ritrovato Lei … Arhel …

dal segno che lega il filo d’ogni minuto punto

e muove i passi su questo mite  regno .

Lo scosse nuovamente Arhel

Parlami di Lei ti prego,

fa che il suo ricordo

 non viva solo dentro di te  ”

Il Fauno fu colto da una strana emozione

serrò gli occhi lucidi

e con voce rotta dall’emozione aprì

lo scrigno della memoria e iniziò a raccontare …

mentre intorno a loro si raccoglievano gli animali del bosco

nel silenzio della radura illuminata dal cerchio diafano

di una luna splendente,

tra lo sciabordio delle acque del fiume nel suo letto ciottoloso

e lo stormire delle foglie mosse dal vento …

MARVELIUS

 
Rispondi al commento:
carlo.capra27
carlo.capra27 il 19/04/14 alle 11:12 via WEB
A te e chi ti è vicino
Buona Pasqua 2014
 
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