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Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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L'UOMO DEL VENTO...I

Post n°85 pubblicato il 30 Aprile 2014 da Marvelius
 

 

 

Picchiettava con le dita sul tavolino del bistrot mentre

con gli occhi la spogliava. Lei  sentiva il suo sguardo addosso

come l'ombra delle sue mani sulla pelle appena sudata.

Il caldo era insopportabile ma lui sembrava non dolersene

e concentrando lo sguardo lo sgranava in un sorriso beffardo.

La donna gli sorrise di rimando ma fu un attimo poi volse il

 capo altrove e una cascata di boccoli neri ondeggiò nell'aria

 occupando tutta la scena.

 

 

"Non puoi proprio evitarlo vero?"

Disse Rebecca dando uno schiaffo col dorso della mano al

bicchiere di Lemon che si rovesciò sul tavolino .

Il liquido si riversò sulla tovaglia e giunse all'orlo opposto

 gocciolando sui pantaloni di lui che rimase immobile.

Non si scostò lasciandosi bagnare fino all'ultima goccia,

il cameriere che era li vicino si mosse nella loro direzione

ma lui alzò la mano quasi impercettibilmente ma con un

tono deciso a intendergli che era tutto a posto e che

non lo desiderava li attorno.

Cosi il ragazzo si era immobilizzato guardando la donna irritata

 e l'uomo freddo come una statua di marmo.

Lei lo fissava tremante stringendo i muscoli della faccia, un misto

di rabbia e gelosia, di fastidio e un filo di  rassegnazione a cui

non voleva cedere; poi volse il capo alla sua destra perdendo

 lo sguardo verso il mare.

Il vento spirava leggero scompigliandogli i capelli di un mogano

 scuro, lisci perfetti  che le scendevano fino al centro

delle spalle.

Si raccolse i capelli in una coda tirandoli sulla fronte e si  

tolse agli occhiali da sole lasciandosi ferire dall'aria densa

di salsedine che la fece lacrimare. I suoi occhi si confondevano

con tutte le declinazioni del mare e filtravano il brillio scintillante

 della luce illuminandole il viso.

 

 Era bella ... forse troppo ... di  un bello senza tempo.

Il volto lineare, gli zigomi alti, il naso con una lieve imperfezione

 che attirava lo sguardo degli uomini già rapiti dai lineamenti felini

del viso . Il sole le aveva da tempo indorato la pelle avorio

rendendola ambrata come l'oro, sarebbe stata adorata come una

Dea su quelle spiagge un tempo meta di guerrieri  ed eroi.

Lui restava a guardarla impassibile e senza emozioni apparenti,

gli occhiali scuri, i capelli arruffati, chiuso in un abito blu e una

camicia di lino chiara. Senza orpelli, senza aggiunte nel corpo alato

 di un umano senza limiti, senza steccati ... si avvertiva a stargli

 vicino come la fusione di elementi primordiali in lui avessero

partorito l'amore verso l'avventura al limite dell'orizzonte ,

tra il rischio immanente della fine e la scoperta dell'impercettibile

aroma della vita.

Percorreva in ogni istante sentieri mai battuti, scoprendo i veli

di una natura incontaminata che a lui si mostrava per dedizione

e somiglianza.

Non era un uomo cattivo, ne la sua indole portata alla cinica

 scarnificazione dell'essere.

Piuttosto era un uomo generoso e sensibile ma la lealtà a se

stesso lo portava a somigliare più ad un mercenario errante

 che trova nella solitudine l'altra faccia della medaglia di ogni

esperienza negata

Il mondo era per lui un cammino fatto di mille rivoli e mille

stradine dove incontrare l'altro e svelarne il mistero, farlo

 suo lasciando parte di sé, del proprio io, del suo inaccessibile

 essere, e in questo incontro fondere esperienze nell'esoterico

e arcano mistero delle anime.

" Mi fai soffrire ... tu lo sai che non sopporto  questo tuo darti,

mi fa male ma tu sembri non capirlo, non notarlo
"

Lui si tolse gli occhiali e la guardò fissa. La linea nera

del bistro e le sfumature scure dell'ombretto le facevano risaltare

 ancora di più gli occhi rendendo profondo e trasparente lo

sguardo allo stesso tempo e lui pensò che in quel momento non

 era mai stata cosi bella.

"Non riesco a farti prigioniero della nostra isola, renderti mio

a tal punto da non pensare alle altre
".

E strinse le labbra tra i denti con per sentire il dolore farsi

largo dentro di lei .

 

 

"Non ne hai bisogno".

Rispose lui, e la sua voce era chiara , senza tentennamenti.

"Non ne ho bisogno?"

Ripetè lei alzando le sopracciglia stupefatta ...

"No. Tu rincorri solo dubbi e paure".

"Ah...!!!

Esclamò lei  scuotendo il capo ..

"Certo".

"Sono qui con te e sono tutto qui in questo momento ... perché

ti concentri su uno sguardo , un sorriso e sul pensiero di ciò che

potrei pensare oltre a te?
".

Lei si alzò con grazia dalla sedia raccolse lo scialle di filo rosso

e vi si avvolse ... aveva freddo ma quel freddo si generava da

dentro, come un rigurgito d'inverso nel pieno fiorire della

primavera.

 Si incamminò verso la battigia con le braccia raccolte al seno.

 La tunica di cotone bianco le cadeva fino ai  sandali

 di cuoio intrecciati color melograno che  mostravano i suoi piedi come

 gioielli delicati, unghie perfettamente smaltate d'avorio come

quelle delle dita delle mani affusolate come steli d'erba filuta,

dolci camme di pallide calle protese al vento del meriggio,

mentre il crine sciolto era ora rapito dal vento ribelle e si

 arricchiva del sapore del mare in tempesta.

Quando raggiunse la riva dove andavano a morire le onde si

 tolse i sandali con una mano slacciandoli uno a uno restando

 in piedi mentre con l'altra mano teneva stretto al seno lo

 scialle e immerse i piedi nella schiuma bianca e fresca .

Dietro di lei un vuoto silenzio rotto solo dal frusciare del vento

 e dalla risacca gorgogliante tra i sassi e la sabbia  smossa

Lui era rimasto seduto a osservarla ... un lento sfilare lungo i

passi di una distanza che si faceva sempre più  lunga.

Con un cenno del capo chiamò il ragazzo dal grembiule bianco

 e la camicia scura e mentre questi gli andava incontro pose

una banconota sul tavolino e andò via. Il ragazzo  la raccolse

 fissando l'uomo che si incamminava verso il mare ... avrebbe

 voluto ringraziarlo ma l'uomo era ormai distante e forse era

meglio così , sapeva che non lo avrebbe degnato  di uno

sguardo, aveva ben altri interessi per una creatura ferita che

 finanche il mare avrebbe accolto aprendo le sue acque e il

 cielo posto su una nube bianca come angelo trionfante sugli

elementi della terra.

Ma lui no ... sembrava il calco di un metallo incorruttibile,

il frutto di un albero duro ed eterno, cesello di un mago

beffardo, avrebbe affrontato le bocche di cento leoni pur di

non soccombere tra gli artigli e la pelle di un felino ben piu

pericoloso.

I suoi  occhi erano quelli di un uomo senza riflesso, senza

inganno, avrebbe piegato il suo corpo fino a spezzarlo pur di

 non flettere la sua mente a ciò che gli sembrava l'ingiusto

 baratto della sua libertà di pensiero .

Quando la raggiunse gli si mise al fianco , le mani nelle tasche,

 lo sguardo fisso sull'orizzonte e il respiro silenzioso. Fu ancora

lei a parlare per prima .

"Amo questo mare e  il vento che gli scorre sulle reni ...questa

 luce sembra arrivare  al cuore delle rocce e germoglia nel

profondo delle acque
"

Lui abbassò per un attimo la testa e con il piede smosse la sabbia

 vicina, poi rispose con voce calma e sembrò raccogliere i fili

d'anima come rose di un giardino d'incanto.

"Questo luogo è magico ... te ne sei innamorata al primo sguardo

come ha stregato me la prima volta che l'ho incontrato.
"

In mezzo all'acqua una roccia a forma di pugno si ergeva come un

 totem scintillando al riverbero della luce tra l'azzurro e il turchese

del mare, alle sue spalle Il Castello di Roseto Capo Spulico

a picco sulla piccola baia

confondeva le sue pietre con gli scogli, appena una manciata di

 metri prima si snodava il lungo serpentone della linea ferroviaria

 e un convoglio di pochi vagoni transitò tra i pini floridi a ridosso

 del lungomare alberato.

 

 

"In questa fortezza è stata  custodita la Sindone, forse non

te l'ho mai detto ... era una rocca dei Cavalieri del Tempio.

Questa terra la amo perché sfuggente, antica, schiava e

libera eppure sempre da conquistare. Gronda di  un 

fascino inespugnabile  e un mistero

 che la rende unica e selvaggia ... come sei tu Rebecca
".

 

(clik to continue)

 

Lei si girò di scatto ... sfiorata dal tocco morbido e profondo delle

sue parole ... erano rare da un po di tempo ... ma erano vere e

cristalline e l'avevano turbata  più di quanto lui se ne accorgesse.


La torre dei suoi dubbi che con tanta difficoltà si era  eretta sasso

 dopo sasso ora stava per  sgretolarsi con la velocità di un fulmine,

 ma dentro di lei qualcosa per la prima volta gli diceva di resistere,

 di edificare altri muri per rendere meno vulnerabile il suo essere

 all'ariete che batteva alle sue porte , di puntellare i bastioni

 percossi dagli onagri delle parole del suo uomo che minavano

 tutte i suoi dubbi ma che non le regalavano più nessuna certezza.

"Ora devo andare Gabriel"

Disse prima che il tunnel che sentiva scavare sotto le sue

 fondamenta la facesse crollare definitivamente come un masso

 giù dalla montagna.

"Devi o Vuoi?"

Rispose lui tornando freddo.

Lei farfugliò qualcosa tra le labbra e lui mosse la testa come ad

acconsentire, poi  voltandosi  raccolse tutte le sue forze e sbottò.

" Devo e Voglio ... forse lo voglio e basta o forse no a te cosa

importa dei miei desideri ...
"

La torre aveva ceduto su un fianco e le sue pietre rotolavano nel

mare agitato, innalzando onde e spruzzi nel vento adirato.

"Mi importa ... o non sarei qui con te ...  "

" Sei qui con me ora come questo vento che spira su questo

 mare e chissà dove altro ancora
".

E nella foga delle parole battè un pugno sul suo petto.

Ci fu un attimo di silenzio, un vuoto si plasmò tra di loro come

 l'immane crepuscolo che scolora il giorno, prima del grande balzo

nel profondo oblio della notte

"Bene Rebecca ... bene"

 disse serrando le labbra e concentrando lo sguardo su di lei.

"Non posso mutare i tuoi dubbi né ora  voglio farlo ... se lo facessi

durerebbe solo il tempo di un battito di ciglia e in fondo dopo non

 basterebbe a me saperti convinta ... dovrei giustificarmi, dovrei

dimostrarti ciò che non si dimostra ne con le parole ne con fatti

che sarebbero pesati, misurati e sottoposti alla bilancia del giudizio.
"

Scosse il capo come a farsi una ragione e recuperare la calma poi

trovò le parole mancanti dentro di lui e aggiunse

 "Si sente con l'anima e con l'essere e tu ormai non riesci più ad

ascoltare ... siamo venti che si fronteggiano senza sosta e non

basta l'amore a farli fondere ne il respiro di questo mare a farli

immergere l'uno nell'altro nella quiete dei sentimenti
".

Disse queste parole con un filo di rabbia e la morte tra le

labbra, dentro di lui qualcosa si era rotto che non si sarebbe

 più aggiustato, così senz'altro aggiungere prese gli occhiali e

 li buttò nelle onde poi si incamminò verso l'interno lasciando

 il mare e lei alle sue spalle.

"AMORE?".

 Urlò lei nel vento sciogliendosi i capelli nel vento

"AMORE? TU SAI COSA VUOL DIRE QUESTA PAROLA?...

 LO SAI?...lo sai...?
"

 

 

Rebecca per la prima volta restò immobile senza andargli dietro,

salda come un asta infissa nel cuore della terra lo vide scomparire

oltre il bistrot, non prima di vederlo dare le chiavi dell'auto allo

stesso ragazzo dal grembiule bianco e dalla camicia scura,

erano per lei, lui avrebbe trovato il modo per tornare a casa ...

 una casa posta in qualche luogo  lontano, un posto  lo avrebbe

 accolto di certo ma  che ora era difficile da immaginare ...

un isola sconosciuta nel cuore della fine del mondo, del suo

 piccolo e sconfinato mondo.

 


MARVELIUS

 
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daniela19712011
daniela19712011 il 07/05/14 alle 16:49 via WEB
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