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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da ivanfi

Terza parte
Che cosa
studiare? Il marxismo e il leninismo, la tecnologia, le scienze naturali. Poi
c'è la letteratura, soprattutto le teorie artistico-letterarie: i quadri
dirigenti devono intendersene un po'. C'è il giornalismo, la pedagogia,
discipline, anche queste, di cui bisogna intendersi un po'. Per farla breve, le
discipline sono molte e bisogna almeno farsene un'idea in generale. Dobbiamo
dirigere queste faccende, no!? Gente come noi in che cosa è specialista? In
politica. Come possono andare bene le cose se non capiamo niente di queste
faccende e non ci mettiamo a dirigerle?''.Certo, lo studio al
di fuori della lotta di classe, non avrebbe alcun senso, avrebbe solo un
carattere di curiosità intellettuale. Noi però intendiamo lo studio come una
necessità, uno strumento per trasformare il mondo e noi stessi.La
trasformazione della concezione del mondo non avviene infatti a tavolino, nel
chiuso di una stanza, ma nel corso della lotta di classe, nel corso del processo
della conoscenza della realtàè perché noi vogliamo trasformare il mondo che
acquisiamo una cultura adeguata allo scopo. Noi vogliamo in un tempo trasformare
il mondo e noi stessi, e l'unico modo per farlo è porsi in prima fila nella
lotta di classe, addossandosi con generosità rivoluzionaria tutti i compiti che
il suo sviluppo richiede.Siamo consapevoli che il nostro mondo soggettivo può
trasformarsi solo mentre trasformiamo il mondo oggettivo. La rivoluzione si
impara facendola. Il mondo lo si conosce trasformandolo. Perciò buttiamo anche
il nostro cuore nella lotta di classe, lavorando per la trasformazione della
concezione del mondo a livello di massa, ispirati da questa verità enunciata da
Marx ed Engels: ``Tanto per la produzione in massa di questa coscienza
comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una
trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento
pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria
soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in
nessun'altra maniera, ma anche perché la classe che l'abbattepuò
riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e
a diventare capace di fondare su basi nuove la società''.La
parola d'ordine di Mao ``Servire il popolo'', ``completamente''
e ``interamente'', è lo spirito che deve animare e
mobilitare i marxisti-leninisti e tutti gli operai coscienti e i giovani
rivoluzionari nel corso della lotta per la trasformazione del mondo.Servire
il popolo significa distruggere in sé, e aiutare i compagni di lotta a fare
altrettanto, ogni concezione e pratica egoistiche tipiche delle classi
sfruttatrici e dedicarsi interamente e completamente alla causa del Partito, del
proletariato e del socialismo.Servire il popolo significa pensare in primo
luogo agli interessi della classe operaia e delle masse lavoratrici, e condurre
una lotta a coltello contro i nemici di classe e i loro lacché, senza farsi
abbindolare dalle manovre corruttrici della borghesia.è da borghesi pensare
sempre a sé, solo ai propri interessi personali, alla carriera, al guadagno,
alla felicità e al godimento individuali, al potere personale, alla gloria,
disprezzare il lavoro collettivo e il lavoro pratico e manuale, e non pensare se
non raramente e sporadicamente e quando siamo sollecitati, agli altri fratelli
di classe, agli interessi collettivi del proletariato, ai problemi del Partito e
della rivoluzione.Lavorare per sé o per la causa del proletariato riflettono
due concezioni del mondo diametralmente opposte; il primo atteggiamento è quello
borghese, l'altro è quello proletario.Infatti l'altruismo e la generosità
rivoluzionari sono il contrassegno dei marxisti-leninisti, mentre
l'individualismo e l'egoismo sono le caratteristiche dei borghesi e di tutti
coloro che sono sotto l'influenza borghese.Attualmente attorno
all'individualismo si trovano assieme e a braccetto tutti i politicanti borghesi
delle varie correnti, solo che i revisionisti e i riformisti per mimetizzarsi un
po' si nascondono dietro la foglia di fico costituita dalla parola d'ordine
dell'``individualismo di sinistra'', coniata dalla socialdemocrazia tedesca,
segnatamente da Glotz, e rilanciata a suo tempo in Italia da Occhetto.Evidentemente si
tratta di una ridicola mascheratura, perché l'individualismo, comunque lo si
rigiri, imbelletti e dipinga è sempre l'espressione classica della borghesia e
fa ai pugni col collettivismo marxista e del proletariato.Il terrorismo,
l'avventurismo degli ``ultrasinistri'', il ribellismo individuale, anche se
vissuti soggettivamente con generosità e abnegazione, sono anch'essi una forma
di individualismo borghese, perché si sostituiscono alle masse e bruciano forze
vive e attive mandandole allo sbaraglio e distogliendole dai reali compiti
rivoluzionari del momento.L'emancipazione sociale non è e non potrà mai
essere un progresso individuale ma dell'intero proletariato, se la classe si
disgrega, se ciascuno pensa a sé e solo ai propri problemi e non mette gli
interessi della classe e della rivoluzione al di sopra dei propri interessi
personali, l'emancipazione del proletariato non potrà mai realizzarsi e i
lavoratori rimarranno per sempre sotto il tallone della borghesia.Perciò la
classe dominante borghese propone alle ragazze e ai ragazzi di oggi i suoi
modelli tipo Rambo, Rocky,Veline ecc. mercenari al servizio del vecchio
mondo, mentre noi marxisti-leninisti proponiamo il modello
rivoluzionario al servizio del popolo per aprire in Italia la via del
socialismo.Sappiamo di chiedere molto alle nuove generazioni, ma senza il
loro protagonismo e il loro sacrificio sarà impossibile che si dischiudano le
porte del nuovo mondo.La nostra speranza e il nostro auspicio è che gli
intellettuali progressisti e democratici, il cui ruolo sul piano culturale,
ideologico e filosofico è insostituibile, capiscano la situazione e le proprie
responsabilità, escano dal pantano revisionista e riformista in cui sono caduti,
e ci diano man forte per far splendere in Italia in tutto il suo fulgore il
marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per combattere e mandare in frantumi la
cultura e l'ideologia borghesi e per far trionfare a livello di massa la
concezione proletaria del mondo.

L'attualità della concezione proletaria del mondo

L'attuale situazione internazionale e nazionale ha forse scompaginato le idee
che compongono la concezione proletaria del mondo? Non ci sembra
proprio!Esiste ancora l'imperialismo con la sua insaziabile fame di terre,
materie prime, mercati, zone di influenza, conquiste e guerre. Esiste ancora il
capitalismo che si nutre dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della miseria
delle masse. Esistono ancora i popoli e le nazioni oppresse, e la classe operaia ovunque è esclusa
dall'esercizio del potere politico.Lo sviluppo delle contraddizioni, nella
natura e nella società, è inarrestabile, mentre il plusvalore continua il furto
del lavoro operaio.La rivoluzione tecnologica in atto nei paesi
capitalistici non ha mutato nella sostanza i termini fondamentali delle
questioni e delle contraddizioni. Anzi i problemi si sono decuplicati, in quanto
il progresso tecnologico, gestito dalla borghesia, avanza a discapito della
classe operaia e dei popoli, devastando, inquinando e avvelenando l'ambiente,
seminando la via di morte come è successo a Chernobyl e preparando le guerre
stellari.La riduzione del peso numerico della classe operaia non ha cambiato
affatto la contraddizione principale esistente nel capitalismo, cioè la
contraddizione tra il proletariato e la borghesia.Pur di fronte all'emergere
dei tecnici e all'espansione del terziario, rimane intatto il ruolo storico
della classe operaia il cui peso oggettivo è aumentato, proprio in
considerazione della nuova situazione economica, politica e sociale, poiché essa
è l'unica classe che porta in grembo la via della salvezza, del progresso, della
libertà e dell'emancipazione sociale. Essa sola infatti possiede una concezione
del mondo veramente rivoluzionaria, scientifica e antagonistica alla concezione
borghese del mondo, nonché un progetto politico completo e sperimentato in più
paesi e la capacità di unire a sé tutte le classi e i gruppi sociali
anticapitalistici e di guidarli di tappa in tappa nella lotta per la
trasformazione del mondo.Come è possibile allora decretare l'invecchiamento,
il superamento se non addirittura la morte del marxismo-leninismo-pensiero di
Mao, quando è tuttora vivo il capitalismo di cui è un prodotto, e l'umanità non
è ancora giunta al dominio totale della natura? Evidentemente la concezione
proletaria del mondo ha una longevità di gran lunga superiore al capitalismo, al
di là dei flussi e riflussi della storia e delle sconfitte subite.I
nuovi borghesi riformisti assomigliano come due gocce d'acqua ai vecchi
revisionisti, così bene raffigurati da Lenin: ``Sul piano politico il
revisionismo ha tentato di rivedere il fondamento reale del marxismo, la
dottrina della lotta di classe; la libertà politica, la democrazia, il suffragio
universale, ci è stato detto, distruggono le basi stesse della lotta di classe e
confutano la vecchia tesi del Manifesto comunista secondo cui gli operai non
hanno patria. In regime di democrazia, dove domina la `volontà della
maggioranza', non si può più considerare lo Stato come un organo di dominio di
classe e non ci si può più sottrarre all'alleanza con la borghesia progressista,
propugnatrice di riforme sociali, contro i reazionari.è incontestabile che
queste obiezioni dei revisionisti danno vita a un sistema abbastanza organico di
idee, cioè al sistema già noto da un pezzo delle concezioni liberali borghesi. I
liberali hanno sempre sostenuto che il parlamentarismo borghese distrugge le
classi e la divisione in classi, perché tutti i cittadini senza distinzione
hanno diritto al voto, hanno diritto di partecipare agli affari dello Stato. Ma
tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del XIX secolo, tutta la storia
della rivoluzione russa all'inizio del secolo XX dimostrano chiaramente quanto
siano assurde queste concezioni. Con la libertà del capitalismo `democratico' le
differenze economiche non si attenuano, ma si accentuano e si inaspriscono. Il
parlamentarismo non elimina ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi
più democratiche come organi dell'oppressione di classe. Aiutando a illuminare e
ad organizzare masse popolari infinitamente più grandi di quelle che
partecipavano prima attivamente alle vicende politiche, il parlamentarismo non
contribuisce per questa via a eliminare le crisi e le rivoluzioni politiche, ma
contribuisce a rendere più acuta la guerra civile nel corso di queste
rivoluzioni. Gli avvenimenti di Parigi nella primavera del 1871 e quelli di
Russia nell'inverno del 1905 hanno dimostrato nel modo più chiaro come si giunga
inevitabilmente a questo inasprimento della guerra civile. La borghesia
francese, per soffocare il movimento del proletariato, non ha esitato un istante
ad accordarsi con il nemico di tutta la nazione, ad accordarsi con l'esercito
straniero, che le aveva saccheggiato la patria. Chi non comprende l'inevitabile
dialettica interna del parlamentarismo e della democrazia borghese, che porta a
risolvere i conflitti ricorrendo a forme sempre più aspre di violenza di massa,
non saprà mai condurre nemmeno sul terreno del parlamentarismo un'agitazione e
una propaganda di principio che preparino realmente le masse operaie a
partecipare vittoriosamente a questi `conflitti'. L'esperienza delle alleanze,
degli accordi e dei blocchi con il liberalismo socialriformistico in Occidente e
con il riformismo liberale (cadetti) nella rivoluzione russa ha dimostrato
persuasivamente che questi accordi possono solo annebbiare la coscienza delle
masse, non accentuando ma attenuando il significato reale della loro lotta,
legando i combattenti agli elementi più inetti alla lotta, più instabili e
inclini al tradimento. Il millerandismo francese -- cioè l'esperienza più
significativa nell'applicazione della tattica politica revisionista su vasta
scala, su una scala realmente nazionale -- ha dato del revisionismo un giudizio
pratico che il proletariato del mondo intero non dimenticherà
mai''.In effetti l'involuzione ideologica dei revisionisti e il
loro assillo di prendere comunque parte al governo borghese aprono facilmente le
porte alla reazione. Come sta succedendo oggi ai nuovi liberali riformisti che
non si accorgono, o fanno finta di non accorgersi, che il neoduce Berlusconi sta
introducendo materialmente la seconda repubblica autoritaria e fascista, secondo
il vecchio ``piano di rinascita democratica'' di Gelli e della P2. Che inganno,
che infamia, che opportunismo! Quale pericolo per l'avvenire della classe
operaia e dei lavoratori!La degenerazione della democrazia borghese e la
putrefazione del capitalismo sono giunti a un punto di non ritorno. Il
Mezzogiorno va alla deriva, la disoccupazione distrugge moralmente se non
fisicamente quasi milioni di persone per lo più donne e giovani, l'Italia si
riarma nuclearmente e convenzionalmente per sostenere le rinate velleità
egemoniche ed espansionistiche dell'imperialismo nostrano nel Mediterraneo,
l'inquinamento ha reso il nostro bel Paese come una pattumiera, e i nuovi
borghesi liberali riformisti continuano ancora ad illudere le masse con
l'elettoralismo e il parlamentarismo.Mentre
i fatti, duri a morire, di 60 anni di Repubblica borghese sono lì a dimostrare
che per via parlamentare, pacifica, legale e istituzionale, soffocando le
contraddizioni e i conflitti di classe e andando incontro alle necessità
economiche e politiche della borghesia, tutto resta come prima e peggio di
prima, i rapporti di forza restano pressoché immutati, e anche se cambiano a
favore del proletariato vengono gestiti lo stesso dalla borghesia. Si deve ormai
storicamente registrare che per questa via, per una ragione o per un'altra, le
porte del potere politico sono sbarrate alla classe operaia.Le
contraddizioni tra proletariato e borghesia, tra progresso e reazione, tra
capitalismo e socialismo, tra marxismo-leninismo-pensiero di Mao e liberalismo
sono troppo importanti e decisive per lo sviluppo sociale da poter essere
risolte con la collaborazione tra le classi e accettando le ``regole del gioco''
imposte dalla borghesia. Esse si risolvono solo con la lotta di classe, con la
rivoluzione socialista, ponendo al centro di tale lotta la questione del potere
politico da parte della classe operaia.Bisogna sviluppare la lotta per la chiusura delle centrali
nucleari, della base atomica di Comiso e delle basi Usa e Nato nel nostro
territorio, l'uscita dell'Italia dalla Nato, la pace nel Mediterraneo e nel
mondo. Ed ancora: per l'occupazione, il risanamento del Mezzogiorno, la casa,
gli aumenti salariali e pensionistici; la riduzione dell'orario di lavoro a 35
ore settimanali, gli sgravi fiscali, la sanità pubblica e gratuita, per una
scuola pubblica intesa come servizio sociale goduto e controllato dal popolo, i
servizi sociali, la salvaguardia dell'ambiente e la parità donna-uomo.Il
nostro sguardo però deve rimanere sempre fisso sull'avvenire, che è il
socialismo.Il socialismo è una tappa obbligata del cammino dell'umanità
verso l'emancipazione e quindi un giorno la mèta sarà raggiunta. Non sappiamo
quanto tempo ci impiegheremo, però possiamo dire fin d'ora che più lunga e
travagliata sarà l'attesa, tanto più radioso sarà l'avvenire socialista.Noi comunisti - dice
Mao - siamo famosi per non temere le difficoltà. Sul piano tattico
dobbiamo prendere in considerazione tutte le difficoltà concrete e nei riguardi
di ciascuna di esse dobbiamo adottare un atteggiamento serio, creare le
condizioni necessarie, mettere l'accento sulle misure per affrontarle e
superarle una per una, gruppo per gruppo. In base alla nostra esperienza di
alcuni decenni abbiamo sempre trionfato su ogni difficoltà che abbiamo
incontrato. I comunisti hanno costretto alla ritirata ogni genere di difficoltà
in cui si sono imbattuti, è vero che `Le alte montagne debbono abbassare la
testa, i fiumi debbono cedere il passo'. Abbiamo acquisito l'esperienza che ci
permette di poter disprezzare le difficoltà. Quello che diciamo vale sul piano
strategico e su quello generale. Malgrado che le difficoltà siano enormi, con
un'occhiata possiamo valutarne l'importanza. Esse provengono soltanto dai nostri
nemici esistenti nella società e dal mondo della natura. Noi sappiamo che
l'imperialismo, gli elementi controrivoluzionari all'interno del paese e i loro
agenti nei ranghi del nostro partito, ecc., non sono altro che forze moribonde,
mentre noi rappresentiamo le forze nascenti, la verità sta dalla nostra parte.
Di fronte a loro siamo sempre invincibili. Solo se riflettiamo un po' sulla
nostra storia possiamo riuscire a comprendere ciò. Quando nel 1921 fondammo il
partito eravamo soltanto alcune decine di uomini, da un numero così
insignificante in seguito, ci siamo talmente sviluppati da rovesciare i potenti
nemici all'interno del paese. C'è anche modo di assoggettare quel nemico che è
la natura. Sia nella natura, sia nella società, tutte le forze nascenti --
parlando della loro essenza -- sono sempre invincibili, mentre tutte le vecchie
forze, per quanto gigantesche, dal punto di vista numerico, vengono sempre
annientate. Perciò noi possiamo e anzi dobbiamo disprezzare le più grosse
difficoltà che si incontrano nel mondo e considerarle un `problema
insignificante'. Questo è il nostro ottimismo. Ottimismo che è basato sulla
scienza. Se noi riusciamo a capire meglio il marxismo e il leninismo, se
riusciamo a capire meglio le scienze naturali, in una parola, se riusciamo a
conoscere meglio le leggi del mondo oggettivo e commetteremo meno errori di
soggettivismo allora potremo raggiungere lo scopo del nostro lavoro
rivoluzionario e in quello della edificazione del socialismo.
 

 
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