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Mitologia Fenicia - Che cos'è la mitologia fenicia? (Capitolo 4)

Post n°35 pubblicato il 21 Marzo 2013 da nami.1991
Foto di nami.1991

Quando si parla di mitologia fenicia, è d'obbligo la massima prudenza: era infatti fenomeno essenzialmente orale. Vero è che esistevano testi scritti, custoditi dai sacerdoti nei templi, ma nessuno si essi è sopravvissuto.
Il testo più famoso sulla mitologia finicia si deve a Filone di Bilo (64-141 dopo Cristo). Egli compose in greco una Storia della Fenicia che sosteneva di aver tradotto da un oroginale fenicio risalente alla guerra di Troia (1200 avanti Cristo).
L'originale sarebbe stato redatto da Sanchuniathon (Sakunjaton), sacerdote fenicio di Berito. L'intera vicenda è avvolta nel mistero...
In ogni caso, la Storia delle Fenicia è andata perduta. Ne sopravvivono i pochi frammenti citati da Eusebio di Cesarea.

LA CREAZIONE DEL MONDO

Tratto autenticamente fenicio del libro di Filone è il racconto della creazione del mondo.
Prima che esistesse il mondo, regnava il caos, che possiamo rappresentarci come una sorta di luogo oscuro e vento vorticoso.
Dal caos nasce un grande uovo cosmico, che si apre in due: è la separazione del Cielo dalla Terra. Nella successiva genealogia degli dei, figurano El, l'"altissimo" e Baalat di Berito.
Da loro nascono Urano e Crono. Le generazioni posteriori includono Dagon, dio del grano, Astarte dea della fecondità, e altri ancora, che scatenano la guerra onde regnare sul mondo.
Filone riporta la storia di queste lotte, sanzionate dalla vittoria di Crono e dalla spartizione delle città fenicie tra gli dei suoi alleati. Sfortunatamente, il racconto è ovunque interpolato con materiale greco: Filone di Biblo non ha esitato a colmare le lacune con personaggi e credenze correnti.
In definitiva, il suo resoconto con si può considerare attendibile. Meglio varranno perciò a insegnarci gran parte di quanto sappiamo sui fenici gli importanti personaggi del mito che incontreremo più avanti, nella terza parte.

UN CONTRIBUTO EGIZIANO

Nel terzo millenio dell'evo antico, gli egiziani avevano fondato un emporio mercantile nella città di Biblo. Essi avevano stipulato, con i re della città, dei "trattati di amicizia" che contemplavano una sorta di alleanza tra gli dei dell'Egitto e quelli di Biblo.
Così gli egiziani ebbero modo di conoscere le divinità locali. Una di esse, in particolare, ne richiamò l'attenzione: El, il dio degli dei, la cui moglie Asherat era la divinità di un albero.
Poiché il dio creatore degli egizi, padre degli dei e degli uomini, si chiamava Ra, venne loro spontaneo assimilarlo a El.
Questi ricevette pertanto il nome di "Ra del paese straniero".  La moglie di El, Asherat (letteralmente "Colei che anima un tronco d'albero"), fu identificata con Ator, la grande creatrice, detta anche "Signora del sicomoro".
A dispetto degli influssi egizi, gli dei fenici seppero preservare la propria originalità. Benchè Ator fosse onnipresente a Biblo, al punto che gli egiziani la chiamavano "Regina di Biblo", i re della città tolleravano le religione egizia come semplice mezzo per compiacere il faraone.

L'INFLUSSO SUI GRECI

Questi tentativi di assimilare e fondere divinità disparate non erano infrequenti nell'antichità. Più tardi saranno gli stessi fenici a influenzare i greci.
E' noto che l'immaginario greco si è tanto nutrito di miti fenici da aggiungere un dio di Biblo al suo pantheon: Adone, la cui tragica morte avrebbe gettato Afrodite nello sconforto.
Il tramite di queste assimilazioni furono i viaggiatori greci in terra fencia. Scoprendo a mano a mano le divinità indigene, facilmente le identificavano alle proprie.
Così Melquat pareva a loro Eracle; nella dea dell'amore, Astarte, scorgevano Afrodite; Eshmun, dio della salute, divenne Asclepio; Baal, dio onnipotente e provvisto di folgore, era ovviamente Zeus; e via dicendo.

Fine Capitolo Quattro

 
 
 
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