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Lévinas & Girard
Post n°349 pubblicato il 02 Aprile 2009 da mjkacat
Facendo seguito al precedente post, a questo punto sarebbe legittimo chiedersi Ma se l'istanza psichica profonda del Desiderio umano non è solo individuale ma anche sociale, che fine fà questa seconda nell'uomo d'oggi, radicalmente individualista ? Ma siamo poi così sicuri che sia individualista come crede di essere !? Qui dobbiamo ripartire sfatando un'altro mito contemporaneo; e cioè che il Desiderio nasca nel soggetto e dal soggetto. Che cioè "desideriamo" in modo indipendente, assolutamente soggettivo, autonomo; che cioè il Desiderio parta da dentro di noi. Non è affatto così !! Il Desiderio risente in modo determinante del suo lato socializzante. Su cosa farebbe leva, sennò, la pubblicità ?! Il Desiderio, per innescarsi, ha sempre bisogno di un Modello, cioè dell'Altro, appunto. Dopo Emmanuel Lévinas dovremo parlare allora anche dell'altro grande francese, Réne Girard. Cosa ci insegna quest'altro grande autore di quella "scuola francese" che pare esser l'unica, a cominciare da Lacan, attraverso poi del"gatto e la volpe" Guattari e Deleuze, per arrivare infine a Lévinas e Girard, sul Desiderio ? Che è sempre mediato ! Essendo il Desiderio, per definizione, la forza che ci porta fuori di noi, esso si nutre di imitazione, sempre e comunque. Mimesi, cioè, il Desiderio è mimesi. Freud, a questo proposito, sfiora questa verità cogliendo nell'Identificazione con il padre i prodromi dell'Edipo, ma poi si perde nel suo delirio pansessualista e, perdendo di vista l'aspetto primario, costruisce poi un'enorme impalcatura per sostenere la sua tesi della "Libido" tanto che deve ricorrere alla nozione di Inconscio per farla stare in piedi. Ma non siamo più al secolo scorso e oramai il mito della psicoanalisi ortodossa lascia il tempo che trova. Identificazione con il padre, si diceva, e da lì a seguire è un tutt'uno. Imitazione, cioè, di tutti coloro, di tutte quelle persone che ai nostri occhi assurgono a modelli perchè ritenuti portatori di una personalità, di un karisma; cioè di un "essere" superiore al nostro e che vorremmo raggiungere, possedere, avere con tutte le nostre forze. Questa, detta in parole semplici, è l'essenza dell'uomo, del Desiderio umano. Cercare, cercare e cercare ancora, incessantemente, di "essere" come il Modello Ora, sorvolando sulle implicazioni violente a cui tutto ciò porta, inevitabilmente, che se uno è modello è automaticamente rivale, e che, volendo approfondire si rmanda a quel capolavoro di Girard che è "La Violenza e il Sacro", per restare alla centralità del nostro tema, si diceva, va subito sottolineato che è proprio a cominciare dal genitore del proprio sesso, tutto dipende poi dai "maestri" più o meno positivi o negativi che ci sappiamo scegliere. E parrebbe, da quel che si constata nell'attuale situazione di "bullismo" dilagante, quella qualità dei maestri sia alquanto discutibile. Ma questo si spiega facilmente con il fatto che stiamo ancora pagando le conseguenze di quella mentalità che si è inaugurata nel '68 del secolo scorso e che ancora ci assilla come, del resto, da una grave malattia, non se ne esce ne immediatamente ne tantomeno indenni. Una volta si chiamava Comunismo Moltissimi ne sono ancora affetti sebbene abbia cambiato nome Un nome diventato "innominabile" si è pensato bene di sostituirlo lasciando però inalterati i contenuti riciclati ancor più radicalmente. Al crollo di quell'ideologia si è pensato addirittura, da bravi megalomani, che fosse finita la storia stessa e si è inaugurato quel lutto "postmoderno" che ancora ci assilla con le proprie menzogne e i suoi modelli conseguenti. Postmodernismo banale che delegittima la nozione di verità ed esorcizza la realtà anteponendole una falsa coscienza del soggetto; un'ideologia settaria ed estremamente intollerante e finta "debole" "Contrariamente a quello che ci dicono i nostri nichilisti e relativisti, una natura umana esiste, e la sua elasticità è tale che si dà spesso da fare per porre rimedio alle più strambe follie culturali" Girard "Il risentimento" E di "follie culturali" infatti si tratta e da cui è urgente guarire Ecco infatti perchè il clima dominante, lontano dalla speranza, oscilla tra la disperazione per l'eclissi del "sole dell'avvenire" e "l'eclissi della luce della Ragione" radical-individualista Ed ecco il punto dove invece Girard e Lévinas si coniugano alla perfezione: Il primo nel rilevare che c'è poco da fare; il vero soggetto umano può emergere soltanto dalle regole del Regno ed al di fuori di queste regole non c'è altro che il mimetismo e l'"interdividualità" Solo la struttura mimetica è soggetto E non c'è filosofia che tenga poichè anch'essa è implicata nel gioco di dissimulazione che impedisce di riconoscere come stanno le cose A meno ché la filosofia non si ponga proprio dal punto di vista dell'attenzione per quell'Altro che le regole del Regno inaugurano Ed è proprio Lévinas il punto di riferimento più opportuno per una filosofia così "capovolta" Vediamo quindi di riassumere questo pensiero di Emmanuel Lévinas Abbiamo detto all'inizio che il mito della nostra provenienza da un'idilliaco luogo; paradiso terrestre, uroboros o liquido più o meno amniotico, era un mito Non solo, ma ne abbiamo dimostrato la negatività essendo alla base psichica del consumismo stesso E' infatti da Levinas che abbiamo tratto questa critica radicale : "È questo il tema che Levinas lascia intravedere quando più volte cita la vicenda di Giobbe mettendo in evidenza il fatto che Dio gli rammenta che lui non era presente quando il mondo veniva creato (Job, 38,4), l'evento che è sottratto per definizione a qualsiasi logos: «la soggettività di un soggetto arrivato tardi in un mondo che non è nato dai suoi progetti, non consiste nel progettare, né nel trattare questo mondo come proprio progetto" Poi, Lévinas, prosegue chiedendosi DOVE cercare le risposte a questa misteriosa struttura profonda della psiche umana e coglie nel paradosso del "sacrificio di sè" lo spunto di una "Logica" nuova, agli antipodi di quella "affermazione dell'io"...umana, troppo umana ! "Ad una filosofia veramente sapiente spetterebbe dunque il compito di mettersi dalla parte di questo smantellamento dell'io, saperne cogliere il momento genetico nell'atto del sacrificio estremo che rappresenta una vera e propria rottura con la logica dell'identità e dell'essere: Ciò che a lui piuttosto sta a cuore è individuare la radice da cui qualsiasi gesto di fraternità e perfino di gentilezza discende: anche il semplice «dopo di voi, signore» reca la lontana traccia di un'inversione della soggettività che non è spiegabile nei termini di un'altrimenti ovvia autoaffermazione dell'io" Quindi capiamo come la trascendenza del gesto di Cristo non sia affatto interessante per l"aldilà", ma per l'aldiquà: "Da una parte la trascendenza non come eventuale orizzonte ulteriore, ma come interpretazione radicale della realtà stessa, che pur ci si presenta nei giochi e nelle relazioni dell'essere; dall'altra la trascendenza non come avventura speculativa, ma piuttosto come struttura etica" Questa è l'autentica «trascendenza» (la cui migliore tematizzazione Levinas attribuisce a Kierkegaard): una verità perseguitata, misconosciuta, umiliata e respinta è infinitamente trascendente e mai trasformabile in immanenza proprio per il suo carattere di irrecusabile differenza rispetto alle verità di questo mondo" A riprova di ciò ecco quindi la sottolineatura straordinariamente illuminante di come Dio non possa che giungere a noi in quel modo inaspettato e misterioso come misteriosa e inconcepibile per la nostra mente umana è ciò che era prima di noi Solo nell'estremo restringimento della sua infinita potenza fino al polo opposto può apparirci dinnanzi : " Dio può parlare all'uomo solo umiliandosi; ma proprio per questo egli può rivolgersi soltanto a chi, come lui, si umilia. L'idea di un'umiliazione di Dio, argomenta Levinas, è strettamente dipendente dall'idea di una verità che si manifesta nell'umiltà" In questo radicale rovesciamento delle parti fino al punto di rovesciare anche la logica dell'essere per sé stessi si attua il piano divino che diventa modello per l'uomo dell'autenticità del suo essere profondo stesso: "Il problema comporta, d'altro canto, e come producentesi da questa passività spinta nella Passione al suo limite ultimo, l'idea di espiazione per altri, cioè di una sostituzione: l'identico per eccellenza, ciò che non è intercambiabile, ciò che è l'unico per eccellenza, sarebbe la sostituzione stessa Rovesciare la logica dell'essere sostituendosi alla sofferenza dell'altro" E quindi possiamo concludere riconoscendo che : Sarebbe difficile tentare un bilancio, sia pure provvisorio, del contributo che sia Girard sia Levinas, sia isolatamente sia congiuntamente, porgono problematicamente alla dogmatica cristiana. La forza e la lucidità con cui entrambi si sono riappropriati di un concetto come quello di «sostituzione vicaria», per smascherarlo in un caso, per ribaltarlo in una sorprendente interpretazione della soggettività dell'altro, e ciò proprio nel momento in cui la soteriologia «media» cristiana pare aver preferito invece per motivi diversi abbandonarlo o edulcorarlo, certamente dà da pensare, anche sotto il profilo, in questo caso tutt'altro che preliminare ed accademico, di un ripensamento della natura e dei compiti della teologia |
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