Creato da mjkacat il 24/05/2005

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Sul marxismo

Post n°508 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da mjkacat

Diego Fusaro

[...] Il mio Marx passa dalla filosofia alla scienza: tale scienza però
> non è quella di cui dice Althusser, ossia la scienza epistemologico-
> positivistica dei modi di produzione; è invece la "scienza
> filosofica" (philosophische Wissenschaft) di Hegel e di Fichte. Una
> scienza dell'Intero, della Totalità: dove la Totalità è la società
> capitalistica concepita come un Tutto mosso dalle sue stesse
> contraddizioni al proprio superamento. Nel libro lo documento anche
> filologicamente, citando passi di lettere poco note in cui Marx parla
> espressamente di "deutsche Wissenschaft"...

 

Maurizio Bonfanti

Quest'ultima proposizione dà l'impressione di un bel volo interpretativo, se
non pindarico.
Infatti si passa dalla 'scienza filosofica' -- che personalmente mi suona di
ossimoro -- a 'scienza della Totalità', e poi al termine 'Totalità', che
sarebbe la società capitalistica. Quasi alla fine (quasi) si arriva quindi a
'scienza della società capitalistica'. A parte il fatto che non è ancora
chiaro oggi cosa sia la 'società capitalistica', con i mutamenti che le sono
propri -- e con il suo dipendere indissolubilmente dal progresso tecnologico
(*) allora solo iniziato, -- in cosa mai consisterebbe tale 'scienza' di
qualcosa che non si riesce neppure a definire? Forse la teoria del
plusvalore? Fosse tutto lì, parlare di 'scienza' sarebbe decisamente
improprio. Quello del plusvalore, in un'ottica non giacobina, è solo un
punto di vista, e i punti di vista non fanno scienza, se sappiamo ancora che
cos'è la scienza.
Dicevo "quasi" perché il passo successivo della tua proposizione è stato
arrivare a 'scienza tedesca'. Ora, a me pare che la 'scienza tedesca' si sia
espressa in vari modi, fino alla V2 (che infine ci ha portati sulla Luna) e
al principio di indeterminazione, per fare solo un paio di esempi
significativi. Ora questa 'scienza tedesca' propriamente detta, non mi pare
che sia "scienza della società capitalistica." Mi sbaglio? Infatti anche
l'URSS e la Cina sono andate in orbita con la scienza tedesca.

Quindi l'interpretazione che tu esprimi qui mi sembra più un atto d'amore
che un gesto di rivalutazione "filologico".
Un albero si vede dai suoi frutti, e non si può affatto pretendere di
cancellare Marx dai frutti del socialismo reale.
E lascia stare il parallelo col Cristo, che è un parallelo, come ho già
detto, improprio e decisamente blasfemo.

(*) quello che ormai è evidente -- ma secondo me avrebbe dovuto già esserlo
ai tempi di Marx -- è che a determinare la struttura economica delle società
è il progresso scientifico ma soprattutto quello tecnologico, che è
inarrestabile di per sé, ma che soprattutto rende inarrestabile il mutamento
sociale che causa. In altre parole, non è affatto l'economia a determinare
la configurazione delle società, ma l'economia è solo una conseguenza. Prova
a immaginare che una multinazionale oggi riesca a realizzare la fusione
fredda, e quindi a diventare padrona dell'energia sull'intero globo (e negli
spazi esterni!); come credi che cambierebbe la società? Di sicuro
drammaticamente. E quella multinazionale avrebbe una tale potenza da potersi
comprare interi stati e rivoltarli politicamente come calzini facendone le
proprie succursali.
Ecco perché le denominazioni di 'società capitalistica' o 'società
socialista' in pratica non hanno nessun significato. Il progresso
scientifico-tecnologico non lo può fermare nessuno, e richiede capitali
sempre più ingenti sia per la ricerca sia per le applicazioni, cioè richiede
"potenza" economica, quella oggi espressa appunto dalle multinazionali, e
una gerarchia adeguata -- che vuol dire enormi poteri personali -- per la
sua gestione, e tutto ciò al tempo di Marx neppure si poteva sognare se non
in embrione primitivo e grezzo. Oggi è dimostrato che tale "potenza" non può
neppure stare in uno stato soltanto; infatti le multinazionali sono in
realtà stati sovranazionali, con bilanci comparabili a quelli degli stati. E
sempre più si capisce  che tale potenza economica e finanziaria è tanto
lontana dall'uomo della strada che pensare a una sua gestione di tipo
marxiano o marxista è parso assurdo persino agli zelanti cinesi.
La complessità del mondo tecnologico non ammette più le semplificazioni
marxiane o marxiste che siano.
In sostanza non ammette utopie.
Comunque fa piacere sentire che qualcuno ha ancora delle utopie.
In una situazione così difficile e complessa è meglio però la filosofia.

 
 
 
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