Creato da testadirapa3 il 25/01/2011
un viaggio, tante anime perse.
 

 

Pratica con le armi.

Post n°132 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da testadirapa3

Dopo mangiato tornarono al campo di allenamento, questa volta, dietro ordine del Guardiano, si portarono le armi. <<Vi ho fatto portare le armi, per farvele conoscere.>> Disse il Guardiano una volta che si furono sistemati. <<Visto che per buona parte di questa missione non avrete i vostri poteri, le armi saranno il vostro attacco e la vostra difesa. Dovrete conoscere ogni parte delle vostre armi, la sua anima e i suoi pensieri. Dovrete essere tutt’uno con essa, ed essa essere tutt’uno con voi. Ognuno di voi avrà un bersaglio fisso da attaccare.>> Indicò sette manichini sparsi per la radura. <<Fatemi vedere di cosa siete capaci.>> Con le proprie armi si portarono davanti ai manichini, Angelo e Sondra agli opposti della radura e isolati, in modo che le loro armi, soprattutto quella di Sondra, non fossero un pericolo per gli altri.

Didier prese i suoi mazzafrusti e cominciò a rotearli, come aveva fatto il giorno prima nella cantina. All’aria aperta emettevano un suono continuo, simile al rumore delle pale dell’elicottero in movimento. Vedendo che non aveva problemi a rotearle ai suoi fianchi, provò a spostarne una verso l’alto. Per fortuna che il suo potere era sempre attivo, il mazzafrusto deviò dalla traiettoria prevista e andò ad occupare il posto che doveva essere della sua testa, provocando così il lancio di entrambe le armi. Didier si guardò le mani, eppure era convinto di non averle lasciate quegli aggeggi. Vide il Guardiano che gli si avvicinava. <<Il tuo potere deve svilupparsi. Al momento puoi evitare qualsiasi oggetto che casualmente o volutamente venga in contatto con te. Il problema è che non puoi trattenere ciò che hai in mano, in quel momento non sei corporeo. Sei fortunato che ti rimangano i vestiti.>> <<Una volta evoluto il mio potere posso combattere nel doppio senso, volevo dire che posso colpire senza che quando mi si colpisca svanisca perdendo l’arma?>> <<Vedo che cominciate a capire come funziona la cosa. Per il momento però sarà il caso che ti limiti a provare i colpi da infierire all’avversario.>> Lasciò Didier ai suoi esperimenti e continuò a girare nella radura.

William divise in due parti la sua alabarda e per un po’ le fece roteare tra le mani. Le lezioni che aveva preso con quei bastoni giapponesi diverso tempo prima, ora gli stavano tornando utili. Nonostante l’estremità appesantite dalle lame, ruotavano che era una bellezza. Volle provarle sul manichino, immobile ad aspettare la sua condanna. Provò prima la mezzaluna, che affondò per tutta la lama nel busto inerme. Di seguito affondò la lama dell’altra metà sul fianco del manichino, che si spezzò in due, sparpagliando diversi oggetti metallici nel terreno. Il Guardiano, che aveva appena finito con Didier gli si avvicinò. <<Bravo! Avevo detto ai miei allievi di mettere un’anima dura dentro al manichino, e guarda un po’.>> William si avvicinò al Guardiano accovacciato. Indicava dei chiodi rotti, ferri di cavallo spezzati e diverse altre cose metalliche ormai irriconoscibili. <<Bell’arma!>> Disse orgoglioso William ammirando le sue lame. Nei suoi occhi si accese quella scintilla che riservava solo alle armi che trovava interessanti e spietate. Brooken Pheels si allontanò da lui, soddisfatto di come si stavano mettendo le cose.

Angelo lanciò frecce da diverse distanze, via via sempre più lontano dal bersaglio. Trovò leggero l’arco e la corda la sentì tesa al massimo. Quando provò ad incoccare una freccia, sentì l’arco tendersi con facilità. “Ottimo arco.” Pensò Angelo. Mano a mano che si allontanava dal bersaglio non ebbe difficoltà a prendere la mira e a tirare, le frecce scoccate emettevano un sibilo mentre fendevano l’aria. A dieci metri come a duecento metri lo sforzo che richiedeva l’arco era uguale e irrisorio. E prendeva sempre il centro. Allora provò ad aumentare la forza che metteva nel tiro, da una distanza che calcolò in almeno trecento metri. Sembrava assurdo ma da quella distanza il suo bersaglio non sembrava tanto difficile, e pensare che anni prima già a cinquanta metri gli riusciva difficile beccare la parte esterna del bersaglio. Scoccò la freccia che emettendo un fischio simile a quello che emettono i fuochi artificiali, andò a centrare in pieno il bersaglio, lo trapassò e si infilò nell’albero dietro che distava ad almeno dieci metri. Pensò di aver mancato il suo bersaglio e che la sua freccia fosse andata direttamente sull’albero, così andò a vedere di quanto l’avesse mancato. Rimase stupito di vedere che il manichino aveva un buco che lo passava da parte a parte e che la freccia si fosse infilata così in profondità nell’albero. <<E dire che i miei allievi avevano fatto un ottimo lavoro.>> Le parole del Guardiano lo spaventarono, non l'aveva sentito avvicinarsi. <<Cosa?>> Disse Angelo cercando di estrarre la freccia dall’albero. <<Dicevo che questo manichino, come gli altri, ha un’armatura sotto il tessuto ed è piena di chiodi e chissà che altro. Vede?>> La freccia non si voleva togliere, Angelo imprecò e la lasciò dove era, poi si rivolse verso il manichino, dove il Guardiano stava togliendo la stoffa e rivelava due lastre di metallo. Angelo guardò dentro al buco e notò che il manichino celava un’anima metallica. <<Si tenga stretto quell’arco. Penso che ne vedremo di cose con quello!>> <<Non credevo di aver tirato così forte?>> Fece ancora stupito Angelo indicando la freccia nell’albero. <<Oh, non penso che la forza di tiro c’entri in questo caso.>> Fece vago il Guardiano. <<Cosa vuole dire?>> <<Al momento non lo so neanche io, ma se ogni arma è collegata al vostro potere, possiamo dire che la loro forza di offesa è pari al vostro potere. Impari a sfruttare il suo potere e presto il suo arco sarà meglio non incontrarlo.>> Il Guardiano lo lasciò più confuso di prima a conoscere la propria arma.

La spada di Susan era pesante, il giorno prima non ci aveva fatto caso, ma ora non poteva fare a meno di accorgersene. La cosa cambiò quando cominciò a maneggiarla, menando colpi all’aria e simulando un combattimento. Trovando facili tutti i movimenti con la mano destra provò a passare la spada alla sinistra. La trovò molto pesante. Movimenti che con la destra le erano elementari, con la sinistra le venivano goffi e in un paio di occasioni la spada le cadde di mano. Dopo vari colpi sferzati con la sinistra decise che per il momento la destra era la mano principale, magari in seguito si sarebbe allenata con maggior foga sull’utilizzo della sinistra. Dopo altri colpi a sferzare l’aria decise di dare qualche colpo anche al manichino in attesa. Purtroppo al primo colpo che diede fu fatale per il povero manichino, dopo una serie di giravolte aveva dato un colpo di taglio al fianco del manichino, tagliandolo in due. Chiodi e altre cianfrusaglie si sparsero nel raggio di qualche metro sull’erba. Dando un’occhiata al manichino si accorse di cosa era fatto, l’anima in chiodi e metalli vari era chiusa da semplice legno, protetta però da uno spesso strato metallico. <<Certamente una bella spada.>> Disse ammirato il Guardiano, distogliendola dalla contemplazione del danno arrecato al manichino. Susan non sapeva cosa guardare, alternava lo sguardo dal Guardiano alla spada e infine al manichino. <<Non è una spada normale?>> <<Come ho appena detto ad Angelo, le armi che possedete hanno dei poteri propri, sta a voi usarli, come dovreste usare i vostri poteri.>> <<Vale a dire che questa spada la può usare chiunque e avere lo stesso effetto?>> <<No. Le armi che possedete sono esclusivamente vostre. Se un’altra persona impugnasse questa spada e provasse a fare la stessa cosa che hai fatto tu, al massimo avrebbe scalfito il legno, ma niente di più.>> <<Lei le può usare?>> Chiese incuriosita Susan. <<Si, le posso usare, ma solo per difendermi.>> Se ne andò continuando il suo giro e lasciando Susan a pensare che per il Guardiano Pheels doveva essere frustrante essere onnipotente ed essere costretto dai propri poteri a non usarli come vorrebbe.

A Karl gli ci volle un bel po’ per sistemare le fondine per i suoi tridenti. Quando ci riuscì si sentì stanco come se avesse corso per chilometri. “Sono fuori forma.” Pensò il ragazzo fissando l’ultimo tridente nell’apposita fondina. Non sapendo come usare i tridenti, la prova del giorno prima non contava, e non avendo mai avuto buona mira, decise di mettersi ad un paio di metri dal suo manichino. Gli ci vollero, nonostante la vicinanza, metà dei tridenti per riuscire a colpire il manichino. La cosa non lo soddisfò, visto che aveva centrato il bersaglio, ma il tridente aveva colpito di piatto il manichino e così cadde a terra. Gli ci vollero molti altri lanci per riuscire a colpire in pieno il bersaglio con la punta del tridente, anche se questi cadeva visto che il manichino era provvisto di armatura. In certi momenti gli venivano in mente certi lanciatori di coltelli che vedeva alla TV negli spettacoli circensi. Quando si considerò soddisfatto della sua mira, allungò la distanza dal manichino di diversi metri. Divideva il suo allenamento in due parti, la prima la usava per dosare la forza necessaria per prendere il bersaglio e la seconda la usava come allenamento vero e proprio. Così fece nelle diverse distanze che adottò per allenarsi. Nell’aria si sentiva il fischio delle frecce di Angelo, e quel rumore regolare lo prese in considerazione per i suoi lanci. Fu proprio con l’ultima freccia di Angelo, quella che fece più rumore delle altre, che Karl lanciò, per distrazione, il suo tridente più forte del solito. Questo, non solo prese in pieno il manichino, ma penetrò anche l’armatura di cui era provvista, la punta cava estrasse le sue lance nascoste e rimase appesa alla lastra metallica come un lampadario al soffitto. Per nulla stupefatto di ciò, volle provare a lanciare con entrambe le mani. Non essendo mancino ambedue i lanci risultarono smorzati e non raggiunsero il bersaglio, cadendo miseramente nell’erba. Non si scoraggiò e ripeté diverse volte i lanci, con scarsi risultati. <<Non è necessario che ci riesca subito.>> Disse il Guardiano Pheels portandogli un tridente. <<Sarebbe il caso che prima alleni le due mani in modo separato. Altrimenti rischi di non combinare nulla e di rallentare il tuo lavoro.>> Poi guardò verso il manichino ammirando il lavoro fatto. <<Non c’è male. Ora però bisognerebbe chiedere al capo fabbro di fartelo togliere.>> <<Non serve, basta trovare il modo di chiudere le punte.>> Karl cominciò a trafficare con il tridente incastrato e il Guardiano lo lasciò per continuare il suo giro.

Michelle trovò complicato mettersi quelle protesi, anche perché se si sollecitavano al momento sbagliato rischiava di tagliarsi con la sua stessa arma, cosa che non gli era mai capitato con i suoi artigli. Non essendo pratica passò buona parte del tempo a camminare e a muoversi con quelle cose indosso, erano un po’ scomode ma ci avrebbe fatto l’abitudine. Poi cercò di estrarre con il minor numero di gesti ogni lama che aveva. Le ci volle un bel po’ soprattutto per capire il corretto funzionamento dell’estrazione automatica. Visto che aveva ancora diversi giorni per applicarsi in quella parte, cominciò a colpire più volte i suo manichino. Il contatto delle lame sul metallo dell’armatura fu spaventoso, come le unghie che grattano su una lavagna. Per qualche minuto non riuscì a sentire nient’altro che quel rumore fastidioso e quel tremolio nelle braccia non finiva più. Continuò allora con l’estrazione delle lame finché il fastidio non passò. Allora attaccò nuovamente il manichino con le lame che aveva nelle gambe, queste assorbivano meglio il colpo e davano colpi più violenti, talmente violenti che presa dalla foga del momento diede un colpo talmente forte che le lame tagliarono in due la lastra metallica e lasciarono un solco nel legno. Purtroppo una delle lame si ruppe e rimase conficcata nel legno. <<Non c’è problema.>> Disse il Guardiano avvicinandosi a Michelle. <<Reuben può fartene avere delle altre, sperando che non ti si rompano tanto presto.>> <<Nel malaugurato caso che mi si rompano mentre siamo in viaggio, non pensa che sia saggio portarsi un fabbro?>> Il Guardiano ci pensò su: <<Quanta gente bisogna portare con noi. Già siamo troppi per quello che dobbiamo fare… No bisogna trovare un materiale adatto allo scopo. Ne parlerò con i fabbri.>> Si allontanò da lei pensieroso.

Sondra trovava la sua arma fantastica. Anche facendo un lancio lento ritornava nelle sue mani, o nel peggiore dei casi ai suoi piedi. Con l’aiuto di Moltren e Dorlan diede vita ad un bell’allenamento, meglio del giorno prima. Questa volta i bersagli che i due ragazzi facevano levitare erano più consistenti di una foglia. Dai rami alle rocce quel cerchio trilamato tagliava di tutto. La sua presa del cerchio migliorava ad ogni lancio e non tagliava ogni volta che lo prendeva. Provò a prenderlo in corsa, simulando situazioni in cui doveva prenderlo al volo e lanciarlo subito. <<Non avete ancora provato con il manichino.>> Osservò il Guardiano Pheels alla fine del giro d’osservazione. <<Ho visto cosa hanno dentro gli altri.>> Rispose Sondra. <<Forse hai ragione, è meglio non creare altri incidenti.>> Diede voce anche agli altri: <Basta così per oggi. La visibilità è poca e potrebbero nascere dei problemi. Domani continueremo con il Campo di Potere, e mi raccomando, vedete di esercitarvi un po’ prima di andare a dormire. Con loro è andata bene.>> Più stanchi di quanto pensassero si avviarono nelle loro stanze, sperando che qualche anima pia avesse lasciato qualcosa da mangiare. Moltren e Dorlan si chiedevano come era andata a finire la partita di Balan, visto che una rapida visione dello stadio gli aveva rivelato che non c’era più nessuno.

 
 
 

Andata e ritorno.

Post n°131 pubblicato il 12 Settembre 2012 da testadirapa3

 

Arrivati alla piccola sala dei banchetti, usata esclusivamente dalla famiglia reale, non trovarono nessuno che potesse servirli. <<Strano, di solito c’è sempre qualcuno di servizio.>> Disse preoccupato Moltren. <<Avranno già servito il Re e avranno pensato che non essendoci altre persone da sfamare si saranno prese del tempo libero.>> Osservò Sondra. <<Un momento. Per caso qualcuno di voi ha incrociato gente per strada?>> Chiese William. Ognuno fece un cenno negativo con la testa. <<Guardiano Pheels, che sta succedendo?>> Moltren aveva cominciato a preoccuparsi, dato gli ultimi avvenimenti c’era poco da stare calmi. <<Ragazzo mio, ormai potresti vederlo tu stesso quello che succede in giro. Prova!>> Moltren fece quello che aveva visto fare più volte dal Guardiano negli ultimi giorni. Chiuse gli occhi e cercò con gli occhi della mente le persone apparentemente scomparse. Non trovò nessuno nel primo anello, poche persone e qualche animale domestico nel secondo. La fucina piena di fabbri al lavoro sotto il diretto controllo di Reuben al terzo anello, ma niente di più. Svariati animali nel quarto anello. Altri animali nel quinto con alcuni malati nel quartiere medico e il conciatore nella sua conceria. Il sesto anello era quello più deserto, giusto le formiche. Il settimo era quello più vitale, conteneva le delegazioni sportive. Finalmente trovò il resto degli abitanti di Harmen. Erano tutti allo stadio a vedere la partita di Balan, riusciva a vedere suo padre che faceva, come tante altre persone il tifo per la propria squadra. <<La partita è ancora in corso.>> Disse una volta aperto gli occhi, si sentiva stanco. <<Cosa? Allora sono alla…>> Dorlan fece un rapido calcolo. <<Alla quinta palla. Mi piacerebbe sapere quanto stanno.>> <<Potresti andarci tu, questa volta.>> Fece il Guardiano Pheels osservando la reazione che aveva avuto Moltren al ritorno. <<Moltren ti senti bene?>> <<Si, mi ero scordato che ogni cosa ha un suo prezzo.>> <<Buon per te che te ne sei ricordato, in ritardo ma in tempo.>> Poi si rivolse agli Eledai che andavano e venivano dalla cucina con del cibo. <<Ricordatevi che l’uso di qualsiasi tipo di magia comporta un dispendio di energia.>> <<Il dispendio di energia con la magia è pari allo stesso dispendio di energia che si avrebbe facendola a mano?>> Chiese Angelo, finalmente aveva parlato dalla sera precedente. <<No, è maggiore. Ricordatevi che se io voglio spostare questo piatto a mano, non devo far altro che avvicinare la mia mano al piatto, prenderlo e spostarlo. Nulla di più facile e nulla di meno dispendioso. Ora se io voglio spostarlo con la magia la situazione cambia radicalmente. Il mio Campo di Potere deve interagire con il vasto Campo di Potere della Natura che mi circonda e poi deve interagire con il Campo di Potere del piatto che voglio spostare. Vedere ciò che accade lontano da noi comporta una spesa energetica. Noi siamo al centro della città, al terzo piano della torre centrale. Voglio vedere cosa accade nel secondo anello cittadino e al piano terra del quartiere ovest. Cosa attraverserei da qui?>> Da Susan a Dorlan pensarono tutti alle cose che si presentavano fino al punto richiesto dal Guardiano. <<Pareti, solide pareti e un notevole spazio vuoto. Ma questo spazio non è vuoto, è pieno dei Campi di Potere di migliaia di oggetti, animali e persone che ci sono nelle vicinanze. Non saranno dei Campi pieni, saranno Echi di Campo. Interazioni dei vari Campi di Potere. Attraversare questi Campi e questi Echi di Campo comporta una spesa di energia. Per le prime volte che userete la magia e altre parti dei vostri poteri, sarete privati di una quantità di energia. Mano a mano che imparerete ad usare la magia questo esborso sarà sempre minore, perché il vostro Campo diverrà sempre più potente e capace di interagire a vostro favore.>> Il cibo era già in tavola e Dorlan era tornato dalla visione. <<Sono ancora 4 a 3 per Gantorea e fra un po’ entrerà la sesta palla.>> Lo disse con un certo affanno nella voce, prese della carne da un vassoio davanti a lui e si mise a mangiare.  <<Quando ci ha addestrato, non ci ha detto queste cose!>> Fece contrariato Moltren. <<Cosa non ha detto?>> Chiese Dorlan che di tutto il discorso del Guardiano non aveva sentito nulla. Brooken Pheels ripeté quanto aveva appena detto al ragazzo. <<Vero, a noi non ne ha fatto parola. Perché?>> <<Tante cose da dire e poco tempo per farlo.>> Si scusò il Guardiano. <<Per questo vi consiglio di venire ad ogni incontro che farò con loro prima della partenza.>> <<Nooo!>> Fecero sconsolati i due ragazzi, questo avrebbe precluso ogni loro spettacolo dei giochi.

 
 
 

Andata e ritorno.

Post n°130 pubblicato il 12 Settembre 2012 da testadirapa3

Arrivati alla piccola sala dei banchetti, usata esclusivamente dalla famiglia reale, non trovarono nessuno che potesse servirli. <<Strano, di solito c’è sempre qualcuno di servizio.>> Disse preoccupato Moltren. <<Avranno già servito il Re e avranno pensato che non essendoci altre persone da sfamare si saranno prese del tempo libero.>> Osservò Sondra. <<Un momento. Per caso qualcuno di voi ha incrociato gente per strada?>> Chiese William. Ognuno fece un cenno negativo con la testa. <<Guardiano Pheels, che sta succedendo?>> Moltren aveva cominciato a preoccuparsi, dato gli ultimi avvenimenti c’era poco da stare calmi. <<Ragazzo mio, ormai potresti vederlo tu stesso quello che succede in giro. Prova!>> Moltren fece quello che aveva visto fare più volte dal Guardiano negli ultimi giorni. Chiuse gli occhi e cercò con gli occhi della mente le persone apparentemente scomparse. Non trovò nessuno nel primo anello, poche persone e qualche animale domestico nel secondo. La fucina piena di fabbri al lavoro sotto il diretto controllo di Reuben al terzo anello, ma niente di più. Svariati animali nel quarto anello. Altri animali nel quinto con alcuni malati nel quartiere medico e il conciatore nella sua conceria. Il sesto anello era quello più deserto, giusto le formiche. Il settimo era quello più vitale, conteneva le delegazioni sportive. Finalmente trovò il resto degli abitanti di Harmen. Erano tutti allo stadio a vedere la partita di Balan, riusciva a vedere suo padre che faceva, come tante altre persone il tifo per la propria squadra. <<La partita è ancora in corso.>> Disse una volta aperto gli occhi, si sentiva stanco. <<Cosa? Allora sono alla…>> Dorlan fece un rapido calcolo. <<Alla quinta palla. Mi piacerebbe sapere quanto stanno.>> <<Potresti andarci tu, questa volta.>> Fece il Guardiano Pheels osservando la reazione che aveva avuto Moltren al ritorno. <<Moltren ti senti bene?>> <<Si, mi ero scordato che ogni cosa ha un suo prezzo.>> <<Buon per te che te ne sei ricordato, in ritardo ma in tempo.>> Poi si rivolse agli Eledai che andavano e venivano dalla cucina con del cibo. <<Ricordatevi che l’uso di qualsiasi tipo di magia comporta un dispendio di energia.>> <<Il dispendio di energia con la magia è pari allo stesso dispendio di energia che si avrebbe facendola a mano?>> Chiese Angelo, finalmente aveva parlato dalla sera precedente. <<No, è maggiore. Ricordatevi che se io voglio spostare questo piatto a mano, non devo far altro che avvicinare la mia mano al piatto, prenderlo e spostarlo. Nulla di più facile e nulla di meno dispendioso. Ora se io voglio spostarlo con la magia la situazione cambia radicalmente. Il mio Campo di Potere deve interagire con il vasto Campo di Potere della Natura che mi circonda e poi deve interagire con il Campo di Potere del piatto che voglio spostare. Vedere ciò che accade lontano da noi comporta una spesa energetica. Noi siamo al centro della città, al terzo piano della torre centrale. Voglio vedere cosa accade nel secondo anello cittadino e al piano terra del quartiere ovest. Cosa attraverserei da qui?>> Da Susan a Dorlan pensarono tutti alle cose che si presentavano fino al punto richiesto dal Guardiano. <<Pareti, solide pareti e un notevole spazio vuoto. Ma questo spazio non è vuoto, è pieno dei Campi di Potere di migliaia di oggetti, animali e persone che ci sono nelle vicinanze. Non saranno dei Campi pieni, saranno Echi di Campo. Interazioni dei vari Campi di Potere. Attraversare questi Campi e questi Echi di Campo comporta una spesa di energia. Per le prime volte che userete la magia e altre parti dei vostri poteri, sarete privati di una quantità di energia. Mano a mano che imparerete ad usare la magia questo esborso sarà sempre minore, perché il vostro Campo diverrà sempre più potente e capace di interagire a vostro favore.>> Il cibo era già in tavola e Dorlan era tornato dalla visione. <<Sono ancora 4 a 3 per Gantorea e fra un po’ entrerà la sesta palla.>> Lo disse con un certo affanno nella voce, prese della carne da un vassoio davanti a lui e si mise a mangiare.  <<Quando ci ha addestrato, non ci ha detto queste cose!>> Fece contrariato Moltren. <<Cosa non ha detto?>> Chiese Dorlan che di tutto il discorso del Guardiano non aveva sentito nulla. Brooken Pheels ripeté quanto aveva appena detto al ragazzo. <<Vero, a noi non ne ha fatto parola. Perché?>> <<Tante cose da dire e poco tempo per farlo.>> Si scusò il Guardiano. <<Per questo vi consiglio di venire ad ogni incontro che farò con loro prima della partenza.>> <<Nooo!>> Fecero sconsolati i due ragazzi, questo avrebbe precluso ogni loro spettacolo dei giochi.

 
 
 

Primi passi.

Post n°129 pubblicato il 12 Luglio 2012 da testadirapa3

Non fecero in tempo a sistemarsi sul campo d'allenamento che Moltren li raggiunse, spiegò che uscito da poco dalla fucineria aveva incontrato il consigliere e lo incaricò di quanto dovesse portare al Capo Fabbro e di farlo il più presto possibile con l'ingiunzione della massima segretezza sulla cosa. Fatto quello si era diretto al campo d'allenamento per incontrarli. <<Bene visto che siamo tutti presenti,>> esordì il Guardiano Pheels, <<la mia idea sarebbe di mostrarvi la magia di cui disponiamo e che presto, spero, voi saprete in grado di usare e gestire. Per fortuna abbiamo sia Moltren che Dorian, gli ultimi allievi, in modo da farvi vedere di cosa sono capaci. Ragazzi, vi pregherei di usare le formule nelle vostre esposizioni, in modo che possano imparare anche quelle, anche se al momento sono praticamente inutili, visto che non sanno neanche che cosa sia la magia. Moltren, mi sposteresti quella pietra?>> <<Magia elementare, Guardiano?>> Ironizzò il ragazzo, poco dopo pronunciò la formula: <<Rukor Muhl Are!>> Subito la pietra desiderata prese a vibrare e a fare ciò che il ragazzo voleva. Successivamente i ragazzi diedero sfoggio di tutte le loro arti magiche a titolo di spettacolo. Formule e gesti si accavallarono agli occhi degli Eledai, Dorlan per gioco creò una fiammella che danzò ai piedi di Michelle per poi scomparire ad un suo comando. <<Basta così!>> Ordinò Brooken Pheels, dopo quasi un'ora di spettacolo. <<Avete visto ciò che si può fare con qualche parola e un po’ di buona volontà.>> Riprese il Guardiano. <<Ora uno di mi dovrebbe fare la stessa cosa. William, venga qui e faccia vedere di cosa è capace.>> William si portò nella stessa posizione usata da Moltren e, sentendosi piuttosto stupido, pronunciò la formula: <<Rukor Muhl Are.>> Non successe nulla, né qualche secondo dopo, né qualche minuto dopo. William che continuava a sentirsi sempre più stupido con quel braccio alzato, cominciò a sperare che da qualche parte non spuntasse una telecamera e il solito tizio che diceva "Sorridi sei su Candid Camera". <<Va bene così basta.>> Quella richiesta da parte del Guardiano fu benaccolta da William che cominciava veramente a credere di trovarsi in un grosso scherzo. <<Adesso ditemi cosa c'era che non andava?>> Lo chiese a tutti, compresi Moltren e Dorlan. Nessuno diede una risposta. <<Ve lo dico io. Non sapete di cosa stiamo parlando. Normale che non sapendo questo, tutto il resto viene da se. Un altro problema e farvi accettare quello che siete, su questo siamo sulla buona strada, visto che alcuni di voi ha dei poteri svegli.>> Si avvicinò alla pietra e la colse e avvicinandosi al gruppo continuò a parlare. <<Partiamo da un punto fondamentale. Ogni cosa è dotato di propria vita, anche questa pietra. Non vita come potete pensarla voi, ma vita energetica. Ogni cosa ha questa energia. Noi possiamo vedere questa energia, io basta che voglia la vedo perché ormai sono pratico di questo. Qualche giorno loro due non sapevano nulla di questa energia, però Moltren erano anni che esercitava la magia, con scarsi risultati, ma la esercitava. Conosciuta la parte nascosta della magia ha capito i suoi meccanismi e ha saputo manovrarla. A voi manca tutto: magia, conoscenza e visione dell'energia. I vostri primi passi saranno quelli di riuscire a vedere questa energia, non vi chiedo grandi sforzi, solo la pazienza necessaria per rilassarvi e vedere questa energia. dovrete focalizzare la vostra vista e la vostra mente su di un oggetto, vicino e piccolo. Fate un tentativo con la vostra mano e ci riuscirete, mi raccomando una cosa: lasciate ogni pensiero fuori dalla vostra mente, l'unica cosa che deve rimanere è la vostra mano. Non vi fate deviare da pensieri del tipo "Ma che sto facendo" o "Che stupida cosa". Pensieri di questo tipo faranno rallentare il vostro apprendimento. Ora mettetevi comodi e osservate la vostra mano. All'opera!>> Fecero quanto richiesto dal Guardiano Pheels, si misero tutti seduti per terra a diversi metri l'uno dall'altro, e presero a fissarsi la mano, i più la destra, Didier e Michelle la sinistra. Brooken Pheels si avvicinò ai due ragazzi, appoggiati al tronco dell'albero tagliato il giorno prima. <<Vedete il loro Campo, vi accorgerete di chi sta per scoprire l'energia proprio dalle sue fluttuazioni.>> Disse sottovoce ai due ragazzi, in modo da non dare troppo disturbo ai nuovi allievi. Seguirono il suo consiglio e osservarono quanto si evolveva il loro Campo, ma per quanto i primi si sforzassero, loro non vedevano questa fluttuazione. <<Guardiano, cosa c'è che non va?>> Chiese Dorlan dopo due ore di osservazione. <<Nulla, come ho già detto, voi sapevate di cosa stessi parlando e avevate un minimo di base. Loro sono un foglio bianco, o quasi. Devono pulire il loro foglio da pregiudizi e incomprensioni... Ma guarda chi ci sta riuscendo!>> I ragazzi notarono nel Campo di Michelle un notevole cambiamento, da piatto che era potevano evidenziare diversi battiti e gradualmente cresceva. Michelle era rimasta fissa e immobile con lo sguardo sulla sua mano. Non riusciva a eliminare pensieri discordanti tra loro. Continuava a pensare alla sua natura felina e a quella umana, gatta o donna... Ma certo, la sua vista felina era la chiave, purtroppo per lei la vista umana rimaneva l'unico ostacolo. Doveva tornare ad essere una gatta e trovarlo in quella forma e poi ritornare umana. Cominciò a pensare a come poter tornare nelle forme feline... Il Guardiano Pheels, Moltren e Dorlan osservarono Michelle che gradualmente rimpiccioliva e cambiava aspetto, fino a ritornare la solita gatta bianca. La gatta rimase immobile per un po’, fissa su di un punto vicino a lei... Michelle era riuscita a tornare una gatta. Finalmente la sua vista felina l'avrebbe aiutata. Si mise a fissare un ciuffo d'erba davanti a lei e piano piano riuscì a vedere di cosa stesse parlando il Guardiano. Prima vide un alone colorato propagarsi attorno al ciuffo d'erba che stava osservando, via via che lo osservava quell'alone divenne più colorato e distinto. Provò ad allargare il campo visivo, ad includere a poco a poco altre piccole cose. Quando però vide che la concentrazione felina non gli permetteva di tenere per troppo tempo quella visione decise di tornare un essere umano. Cercando di non perdere la visione del Campo, cominciò a pensare alla sua forma umana. Il trio di spettatori stava osservando ogni mossa di Michelle. <<Si!>> Fece trionfante il Guardiano Pheels mentre osservava la mutazione di Michelle. Anche Moltren e Dorlan avevano capito che stava succedendo e osservarono con maggior attenzione il suo Campo di Potere, dal colore della madreperla e molto più esteso di quanto si aspettassero. <<Guardiano, non lo trova strano?>> Chiese Dorlan sottovoce. <<Cosa, l'estensione del Campo? Assolutamente no. Ricordatevi che sono o almeno dovrebbero essere gli Eledai, e in secondo luogo lei ha un campo più esteso a seconda di quante trasformazioni ha avuto.>> <<Che vuol dire, che lei sarà la più potente dei sette?>> Chiese Moltren distogliendo lo sguardo da Michelle. <<Non sto dicendo questo. Ognuno di loro ha un modo per aumentare il proprio Campo, basta trovarlo. Guardate adesso.>> Michelle stava ritornando alla forma umana, questa volta la trasformazione fu controllata e calma. Era attenta a non perdersi nel dolore che questa comportava. Quando la trasformazione fu completata continuò ad osservare il solito ciuffo d'erba. Ora vedeva meglio il Campo di Potere, non molto grande e condizionato da vari fattori esterni. Una volta capito il meccanismo di quel tipo di visione allargò il raggio d'azione. Comprese prima la sua mano, vide per la prima volta il suo Campo di Potere, aveva il suo stesso colore di capelli, o di peli quando era una gatta. Via via che si sentiva più sicura aumentava il suo campo visivo. Non ci mise molto a comprendere ogni cosa che vedeva. Era un tripudio di colori e pulsazioni, persino le pietre avevano un alone che le circondava e che interagiva con i Campi circostanti. Vide il Campo di Karl, esile, così come lo erano degli altri Eledai. Vide il Campo del Guardiano, di Moltren e di Dorlan. Variopinto e vasto quello del principe, simili ma diversi quelli degli altri due. <<Basta così!>> Le disse il Guardiano Pheels. Sentì la voce come se arrivasse da notevole distanza eppure le era a non più di un paio di metri. Si costrinse a tornare ad una normale visione umana, nello stesso momento sentì come un'esplosione di suoni, cosa che le fece portare le mani alle orecchie per proteggersi dal rumore. <<Non ti preoccupare, fra un po’ ti sentirai meglio.>> Le disse il Guardiano Pheels sottovoce, sia per non disturbare gli altri, sia per non assordarla di più. <<Basta così anche voi.>> Disse Brooken Pheels a tutti gli altri. Da William a Karl smisero di fare quello che stavano facendo. Nessuno era riuscito a vedere alcunché e a molti di loro era venuto il mal di testa a forza di concentrarsi. <<Non siete riusciti a vedere nulla, va bene lo stesso, non mi sarei aspettato che lo faceste. Neanche loro due ci erano riusciti subito.>> <<Ma Michelle ci è riuscita subito?>> Obiettò Karl. <<Lo deve alla sua doppia natura, animale e umana. Voi dovreste liberare la vostra mente da ogni pensiero contrastante, e non penso che lo abbiate fatto.>> In effetti era vero, William più tentava di concentrarsi e più gli venivano in mente Miriam e i suoi figli. Come del resto a tutti gli altri venivano in mente persone care. Ad Angelo continuava a venire in mente la scena della sera prima, quella testa tagliata e tante facce felici di aver eliminato qualcuno. <<Michelle>> continuò il Guardiano, <<ha questa doppia natura che le ha permesso di pescare le qualità necessarie per ottenere ciò che voleva. Voi dovreste attingere alle qualità che già avete e credete che non vi servano. Ma non adesso, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Adesso è il caso che mangiate qualche cosa o sverrete dalla fame.>> D'improvviso, come se le parole del Guardiano fossero un ordine al loro stomaco, si ritrovarono più affamati di quanto non pensassero. William controllò il suo orologio: <<Accidenti, scherzando e ridendo sono quasi le due.>> <<Chissà come è finita la partita?>> Si chiese Moltren. <<Dovremmo aver perso. Tuo padre non è venuto a dirci nulla.>> Gli rispose Dorlan. La delusione nei visi dei due ragazzi si poteva vedere a chilometri di distanza. Silenziosi si accodarono al gruppo affamato.

 
 
 

Le vostre armi.

Post n°128 pubblicato il 21 Maggio 2012 da testadirapa3

Re Milos li accompagnò alla fucineria per poi andarsene alla partita. Moltren e Dorlan volevano vedere la partita, ma Brooken Pheels li intimò di seguirli, magari i nuovi sviluppi avrebbero coinvolto anche loro. Al loro arrivo trovarono anche il conciatore, sembrava più brutto e più puzzolente del giorno prima. Appena arrivati posò la spada e il fodero nelle mani di Susan e se ne andò, non lasciandole neanche il tempo di ringraziarlo. <<Non ci faccia caso, per lui è normale comportarsi così. Almeno con gente che gli piace.>> Spiego Reuben. <<Se non gli piacevo, che avrebbe fatto, mi avrebbe tagliato direttamente la testa con la mia spada?>> Chiese attonita Susan. <<No, semplicemente ieri, non avrebbe preso la spada. O gli piaci a prima vista o no. E visto che siete in tanti è strano che gli abbiate fatto tutti una buona impressione.>> Si guardarono l'uno con l'altra: <<Eh, lo sempre detto che sono amato da tutti?>> Fece sarcastico Karl, dandosi delle arie. Qualche fabbro rise, Reuben si avvicinò ad un grosso tavolo che esponeva tutte le loro armi. <<Ecco, come promesso, le vostre armi.>> Tutti coloro che avevano lasciato le armi per supporti si avvicinarono al tavolo, come fecero i fabbri responsabili del lavoro. Con Michelle il lavoro era stato più grande e richiedeva ancora la collaborazione della ragazza. Karl fu fatto mettere in posizione da manichino a gambe e braccia larghe, intanto lo stesso fabbro del giorno prima gli sistemava i tridenti nei posti accordati il giorno prima. William si limitò ad indossare la sua teca incrociata sulla schiena con l'alabarda a doppia arma, così come fece Didier con i suoi mazzafrusti. Sondra, Susan e Angelo si misero ad un angolo insieme al Guardiano Pheels e a dei svogliati Moltren e Dorian, che in quel momento volevano essere a vedere la partita. Dopo un'ora quasi tutti avevano le loro modifiche indosso. Soltanto Michelle e il suo fabbro continuavano a lavorare con le armi. Ogni volta che sembrava che avessero finito a Michelle veniva in mente una nuova modifica da fare. Quando anche Michelle si sentì sicura di quanto fatto, Reuben riprese la parola: <<Il nostro lavoro non è del tutto finito. Quell'armatura che lei mi ha fatto vedere ieri, mi ha lasciato sveglio tutta la notte, ma alla fine sono riuscito ad avere un effetto simile, forse anche migliore. Venite a vedere.>> Li portò al piano superiore di quella fucina, dove c'era un poco di frescura rispetto al piano inferiore. Se al piano di sotto c'era una sorta di ordine nel caos, qui il disordine era la regola prima. C'era di tutto e buttato alla rinfusa sul pavimento e appeso al soffitto o alle pareti. Quel piano era molto grande e camminarono, tra le varie cianfrusaglie, per un bel po’ prima di arrivare in un angolo completamente libero e unico punto in ordine. Qui, al centro dell'ordine c'era un busto in forma umana. Reuben si portò accanto al busto: <<Ricordate quello che abbiamo visto ieri. Dopo la vostra partenza mi sono subito messo al lavoro per trovare qualcosa che andasse vicino alla vostra armatura. Ho provato tutte le combinazioni possibili tra tutti i metalli, combinazioni di leghe. Nessuna dava l'effetto sperato. Alla fine ho ripreso una vecchia ricerca che stavo facendo e con tutte le armi provate fino ad ora ha resistito. Guardate.>> Provò da subito con una spada, affondò il colpo e la spada rimbalzò all'indietro. Prese arco e frecce, ne scagliò una e questa all'impatto subì la stessa fine della lancia scagliata da Susan il giorno prima. La stessa sorte la subì una lancia. Con un alabarda, il capo fabbro rimbalzò all'indietro. <<Soddisfatti?>> Chiese ad un pubblico entusiasta. <<Posso?>> Chiese William, estrasse la sua pistola. <<Non te ne separi mai?>> Ironizzò Karl. <<Scherzi, senza mi sento nudo. ora fatevi un po’ in la che potrebbe essere pericoloso.>> Prese la mira e poi fece fuoco, il colpo risuonò forte in quel piano e seguì le previsioni di William. All'impatto il proiettile deviò la sua traiettoria e torno indietro, mancando di un soffio William. Gli indigeni si guardarono l'uno con l'altro. Tutti, compreso il Guardiano Pheels, che aveva avuto una visione privata il giorno prima di quell'arma, pensarono che quell'oggetto in mani sbagliate e malintenzionate, sarebbe il peggior incubo che si potesse avere. Reuben pensò con orgoglio che la sua invenzione aveva passato un esame molto difficile. Questo pensiero si riflesse in un sorriso soddisfatto, perché quando tutti si rivolsero verso di lui, William disse: <<Ha ragione di compiacersi della sua creazione, Mastro Fabbro, non è facile parare i colpi della mia pistola e respingerli al mittente.>> Reuben si profuse in un inchino di ringraziamento per il complimento ricevuto. <<Capo Reuben, quanto le occorre realizzare una ventina di queste maglie? Naturalmente a corpo completo.>> Chiese Brooken Pheels. Il capo fabbro sbiancò, già non era stato facile farne una, figurarsi trovare il materiale giusto per farne venti. <<Se il materiale che mi serve è subito disponibile posso finire il lavoro entro venerdì.>> <<Faccia conto che è arrivato ieri.>> Disse Moltren <<Per il momento quante ne può approntare?>> <<Con il materiale a mia disposizione ne posso fare almeno due.>> <<Bene, ci dia una lista di quello che le serve e entro poco sarà a sua disposizione.>> Reuben prese da una tasca un foglietto ripiegato e lo porse al principe con una raccomandazione: <<Vi prego che questa cosa non la sappiano altre persone.>> <<Moltren lesse il foglietto e ribatté sorridendo: <<Quale cosa? Lei non sa e noi non sappiamo.>> Si mise il foglietto in una tasca e si rivolse agli altri: <<Con permesso, avrei cose urgenti da fare.>> Scese le scale e sparì al piano di sotto. <<Anche noi abbiamo cose da fare, non è vero?>> Chiese il Guardiano agli Eledai, ognuno di loro guardò la propria arma con evidente desiderio. Seguirono il Guardiano per le scale, diretti verso il loro primo allenamento.

 
 
 

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