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Mondo Jazz

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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IL DISCO CHE TI HA AVVICINATO AL JAZZ

Post n°1098 pubblicato il 08 Novembre 2008 da pierrde

Il tema, affascinante e parallelo a quello dei libri di iniziazione personale, lo rilancia Rodolfo sul suo blog NoteDissonanti . Anch'io in passato ne ho parlato, anche se da una angolazione diversa, partendo cioè da come e quando è scattata la...molla della passione. Più difficile invece parlare di un disco, anche perchè difficilmente si è trattato di uno solo. Posso raccontare la mia esperienza personale con questa meravigliosa musica. Negli anni dell'adolescenza ero un patito dei vari Zappa, Hendrix, Grateful Dead, Jefferson. Non era difficile, era la musica della mia generazione e bastava avere le orecchie aperte ed un minimo di curiosità intellettuale. Quando credevo di aver scoperto tutto della musica (rock), ho cominciato ad annoiarmi e a gettare lo sguardo in altri ambiti. Non è stato facile, nel mio profilo racconto di un concerto di Nunzio Rotondo che mi ha illuminato, ma se dal vivo è una cosa, il disco è tutt'altra faccenda. Rotondo lo ascoltai una settimana dopo il trio di Romano Mussolini. Avevo 17 anni e nessuno strumento per capire quella musica: mi annoiai profondamente, trovando la musica di Romano di una difficoltà enorme. Dal torpore mi risvegliò il jazz rock di Rotondo, molto più vicino a ciò che ascoltavo e capivo. Nunzio parlando con noi ragazzi, (erano due concerti organizzati per le scuole), ci consigliò un album di un musicista che conoscevo già ma dal titolo difficile. Si trattava di Bitches Brew di Miles Davis. Era da poco uscito e già stava rivoluzionando la musica. Naturalmente lo acquistai e, altrettanto naturalmente, non riuscii ad entrarci per molto, molto tempo.

 A distanza di alcuni anni mi riavvicinai al jazz grazie alle avanguardie di Chicago, i musicisti dell'associazione AACM : Anthony Braxton, Leo Smith, George Lewis, Muhal Richard Abrams, e, naturalmente, quel gruppo formidabile, capace di entusiasmarmi ogni volta che li ho rivisti, l'Art Ensemble of Chicago (quei signori nella foto che campeggia a fianco del nome del blog, per coloro che ignorassero le persone). Il disco che mi conquistò alla musica afro-americana fu Tutankamon, concept album dell'Art Ensemble che ho arato a furia di ascolti. Da li' una incredibile corsa...all'indietro, grazie al libro di Arrigo Polillo, Jazz, la scoperta dei grandi e, in alcuni casi, la riscoperta delle loro musiche. Accostandomi a Duke Ellington scoprii di conoscere benissimo tutti i suoi temi famosi. Mood Indigo, Satin Doll, Caravan, non avevano segreti per chi è stato bambino negli anni 60': in attesa della Tv dei ragazzi mamma Rai ci mostrava il cinescopio e ci faceva ascoltare musiche su musiche. Erano gli album di Count Basie, Duke Ellington, Louis Armstrong.

Riprovai allora ad ascoltare quell'osso duro che era Bitches Brew: dopo poche note mi emozionai. Era bellissimo, una musica sublime, e non riuscivo a credere di non averlo capito subito....

 
Rispondi al commento:
pierrde
pierrde il 09/11/08 alle 18:58 via WEB
Anch'io sono ancora estasiato, c'è ancora tanto da scoprire...I Weather Report io li ho apprezzati più tardi, non ho mai avuto un buon feeling con la fusion. Allora preferivo l'avanguardia nera (anche ora,veramente).
 
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