Mondo Jazz
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IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Nel nuovo numero di Musica Jazz spicca l'inchiesta a cura di Raffaele Roselli sul rapporto tra la nostra musica e internet. Dall'ultima volta che la rivista se ne è occupata, sedici anni fa grazie a Francesco Martinelli, è passata un'era geologica considerando la velocità della rete, e questo fatto la dice lunga sui ritardi e sulle inadeguatezze del magazine.
Roselli tenta un riepilogo, compito ingrato nello spazio consentitogli, e cosi' facendo affastella una serie di eventi e di situazioni che sbriga necessariamente in modo superficiale. Innanzitutto l'articolo prende in esame solo la realtà italiana, mentre sarebbe stato di gran lunga preferibile estendere l'analisi alla realtà internazionale, poi pare assumere più che una visione d'insieme una parcellizzazione di situazioni.
Ricordato che oramai musicisti, festival, case discografiche e magazine si sono massicciamente riversate in rete, che garantisce velocità di informazione e di confronto imbattibili, ne deriva una analisi limitata a pochi casi. Cosi' ad esempio parlare del diritto d'autore e del file sharing solo in termini negativi è limitante: ci sono molti musicisti che spontaneamente hanno messo in rete gran parte del loro materiale, sapendo bene che oramai la vendita dei cd non è significativa nel ritorno economico di un mercato in crisi profonda. Improbabile scaricare sull'utente tutte le colpe, dimenticando anni di prezzi assurdi imposti dalle majors che invece hanno riempito di milioni di dollari pop star abbondantemente alla frutta.
Il discorso è comunque complesso, con ampio spazio al contradditorio, difficile sviscerarlo sia su un magazine che, sopratutto, su un blog. Già, il blog: poche righe dell'autore, più per denunciare i "giudizi in libertà, talvolta al vetriolo" che non per approfondirne la complessa realtà.
Da blogger mi limito a constatare che i pareri di cui parla Roselli tutt'al più sono arrivati da commentatori mai da bloggers, inclini invece a mio giudizio al fin troppo facile incensamento anche di lavori mediocri sopratutto se italiani. Parlare poi di blog in Italia è già di per se limitante visto il numero esiguo, citarne solo due per quanto meritori, sembra più una piaggeria che non una informazione .
Intendiamoci, non mi interessa una citazione su Musica Jazz, vivo molto bene anche senza, ma fare una inchiesta sul jazz presente in internet dimenticando Jazz Colours, AllaboutjazzItalia, Il Giornale della Musica, Jazz from Italy, Mi Piace il Jazz, Magazzino Jazz eccetera eccetera, non mi pare ne obiettivo ne serio.
Tranciare poi il variegato e vastissimo mondo dei blog in lingua inglese, spesso gestito da critici professionisti , è perdonabille solo con l'auspicabile arrivo di una seconda parte d'inchiesta, o meglio ancora, con una rubrica fissa sul magazine.
Segnali di innovazione con l'arrivo del nuovo direttore se ne intravedono, ma la strada da percorrere per rendere più attuale e leggibile il magazine mi sembra ancora molto lunga....
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