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MUSICA JAZZ E (IN PARTE) IL JAZZ SU INTERNET

Post n°2217 pubblicato il 03 Aprile 2012 da pierrde

Nel nuovo numero di Musica Jazz spicca l'inchiesta a cura di Raffaele Roselli sul rapporto tra la nostra musica e internet. Dall'ultima volta che la rivista se ne è occupata, sedici anni fa grazie a Francesco Martinelli, è passata un'era geologica considerando la velocità della rete, e questo fatto la dice lunga sui ritardi e sulle inadeguatezze del magazine.

Roselli tenta un riepilogo, compito ingrato nello spazio consentitogli, e cosi' facendo affastella una serie di eventi e di situazioni che sbriga necessariamente in modo superficiale. Innanzitutto l'articolo prende in esame solo la realtà italiana, mentre sarebbe stato di gran lunga preferibile estendere l'analisi alla realtà internazionale, poi pare assumere più che una visione d'insieme una parcellizzazione di situazioni. 

Ricordato che oramai musicisti, festival, case discografiche e magazine si sono massicciamente riversate in rete, che  garantisce velocità di informazione e di confronto imbattibili, ne deriva una analisi limitata a pochi casi. Cosi' ad esempio parlare del diritto d'autore e del file sharing solo in termini negativi è limitante: ci sono molti musicisti che spontaneamente hanno messo in rete gran parte del loro materiale, sapendo bene che oramai la vendita dei cd non è significativa nel ritorno economico di un mercato in crisi profonda. Improbabile scaricare sull'utente tutte le colpe, dimenticando anni di prezzi assurdi imposti dalle majors che invece hanno riempito di milioni di dollari pop star abbondantemente alla frutta.

Il discorso è comunque complesso, con ampio spazio al contradditorio, difficile sviscerarlo sia su un magazine che, sopratutto, su un blog. Già, il blog: poche righe dell'autore, più per denunciare i "giudizi in libertà, talvolta al vetriolo" che non per approfondirne la complessa realtà.

Da blogger mi limito a constatare che i pareri di cui parla Roselli tutt'al più sono arrivati da commentatori mai da bloggers, inclini invece a mio giudizio al fin troppo facile incensamento anche di lavori mediocri sopratutto se italiani. Parlare poi di blog in Italia è già di per se limitante visto il numero esiguo, citarne solo due per quanto meritori, sembra più una piaggeria che non una informazione .

Intendiamoci, non mi interessa una citazione su Musica Jazz, vivo molto bene anche senza, ma fare una inchiesta sul jazz presente in  internet dimenticando Jazz Colours, AllaboutjazzItalia, Il Giornale della Musica, Jazz from Italy, Mi Piace il Jazz, Magazzino Jazz eccetera eccetera, non mi pare ne obiettivo ne serio.

Tranciare poi il variegato e vastissimo mondo dei blog in lingua inglese, spesso gestito da critici professionisti , è perdonabille solo con l'auspicabile arrivo di una seconda parte d'inchiesta, o meglio ancora, con una rubrica fissa sul magazine.

Segnali di innovazione con l'arrivo del nuovo direttore se ne intravedono, ma la strada da percorrere per rendere più attuale e leggibile il magazine mi sembra ancora molto lunga.... 

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 04/04/12 alle 17:33 via WEB
Mi scusi daniela, visto che non le replicano le faccio io qualche osservazione sul suo modo di scrivere e sul suo modo di comunicare. Premesso che non ero ai concerti per impegni lavorativi e quindi non entro del merito delle valutazioni, mi limito a farle osservare cosa io capisco nel leggerla dei concerti. Da un lato pare liquidare Moran come un intrattenitore un po' inespressivo (a parte quando suona la Holiday...), in senso mi è parso come lo si intende qui in Europa, ossia poco lusinghiero (io ci sarei andato più piano conoscendo la sua produzione e il livello del musicista ma non essendo stato al concerto magari ha ragione lei) dall'altro qualifica aprioristicamente Berne come un innovatore che fa una musica sì innovativa e che merita rispetto in qualità di innovatore, ma sostanzialmente inascoltabile o più o meno a lei incomprensibile, almeno così lei subliminalmente comunica...Boh!... mi pare un modo di ragionare un po' strano. In generale poi mi pare il suo modo di recensire eccessivamente preoccupato di classificare a priori la musica e i musicisti in modo eccessivamente schematico (mainstream, intrattenitori, innovatori, tradizionali, estetizzante mah....) ma che si addentra poco nella sostanza musicale di ciò che ha sentito (non si preoccupi è problema di molti). Poi alcuni riferimenti sia musicali che non, mi lasciano un po' perplesso, tipo quello al Dixieland (sicura che magari non fosse New Orleans o magari pianisticamente lo stride?) su Moran e a maggior ragione quello sull'entropia che meriterebbe nell'uso una miglor cognizione di causa scientifica (l'uso comune che se ne fa e che anche lei fa nel suo pezzo è riferito tipicamente al livello di disordine o caos, in questo caso sonoro, della musica ascoltata ma in realtà l'entropia è una funzione di stato in grado di descrivere il comportamento di un sistema termodinamico in modo più sofisticato rispetto a quello che comunemente viene riferito al grado di disordine di un sistema, il cui valore dà, ad esempio, delle indicazioni sul livello qualitativo dell'energia contenuta in un sistema e in questo caso dovrebbe darlo per esempio sull'ordine strutturale della musica di Berne). L'impressione, mi scusi la franchezza e magari mi sbaglio, è che lei voglia risultare raffinata nella terminologia e invece rischia di essere solo approssimativa, ma capisco bene non sia una cosa facile commentare la percezione musicale così diretta della musica ascoltata ad un concerto specie del genere di quella di Berne. Saluti
 
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