Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Il jazz infatti ebbe, come tutti i fenomeni culturali, un influsso sul costume e quindi anche sulla morale dell’epoca. Dal 1910, quando nacque la fase denominata “New Orleans” allo swing e poi il “cool jazz” (né ballabile né cantabile) fu accompagnato e stimolato il libero amore, la libertà dei costumi, il gusto dell’improvvisazione, l’emancipazione femminile, la dominanza dell’amore sessuale su quello romantico.
Dopo è venuto il rock ed è stato tutt’altra cosa perché la melodia è scomparsa del tutto e così pure la varietà del ritmo. Il ritmo è uno solo, al posto della melodia c’è il rumore, il ballo è un puro agitarsi del corpo che non fa più coppia fissa ma vaga da solo e fuggentemente insieme ad un gruppo o ad una persona non importa di quale sesso.
Anche il rock è un fenomeno culturale, riservato però ai giovani e giovanissimi. Non modifica i costumi ma è il segnale del disfacimento sociale. Forse il presagio di un’epoca nuova della quale i lineamenti sono tuttora ignoti.
Fonte:
Questo breve articolo di Eugenio Scalfari nella sua rubrica Opinioni sul settimanale L'Espresso ha dato il la ad una serie di commenti sulla rete, perlopiù ironici e canzonatori.
Non me la sento di unirmi al coro e di dare addosso a Scalfari: i concetti che esprime sono frutto dei gusti e della morale della sua generazione. E' vero che leggendo queste righe ci si rende facilmente conto che le rivoluzioni musicali e di costume degli ultimi 50 anni hanno inciso poco o nulla nella sua visione del mondo, ed è altrettanto vero che un articolo di simile tenore ma dedicato alla musica classica pochi mesi fa ottenne lo stesso sollevamento di scudi da parte di musicisti ed appassionati.
L'avesse scritto un pensionato colto sul giornale locale probabilmente nessuno ci avrebbe fatto nemmeno caso. Però è evidente che Scalfari che trancia giudizi pressapochistici e con l'accetta a molti fa una certa impressione.
Personalmente mi fa molta più impressione la deriva del suo giornale. Continuo a leggerlo, sopratutto per mancanza di alternative credibili, ma La Repubblica è diventato un quotidiano sempre meno leggibile e sempre più trash (mai naturalmente agli infimi livelli raggiunti dall'orrido Sallusti o dall'impresentabile Belpietro, direttori di quotidiani involontariamente comici).
E non parlo della linea politica de La Repubblica, li si può essere in sintonia o tranquillamente dissentire, ma proprio dell'impostazione del giornale. Troppo spazio al mediocre e scontato teatrino politico italiano, poco approfondimento, poche notizie (vere) del mondo. Orribile la pagina degli spettacoli, non ho altro termine per definirla.
Continuo ad acquistare il quotidiano per le pagine culturali e per quella degli spettacoli a Milano, a patto che Scalfari non arrivi pure li a raccontare facezie sull'amore sessuale....
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