Mondo Jazz
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IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 11/09/2012
Post n°2384 pubblicato il 11 Settembre 2012 da pierrde
Tracklist: 1. Move [08:34] 2. Brand New Day [07:02] 3. Endeavor [07:24] 4. Rainmaker [07:28] 5. Suite Escapism "Reality" [05:32] 6. Suite Escapism "Fantasy" [06:36] 7. Suite Escapism "In Between" [07:52] 8. Margarita! [07:28] 9. 11:49 PM [11:29] Personnel: Hiromi Uehara - piano & keyboards; Anthony Jackson - bass; Simon Phillips - drums. L'ascolto di questo album ha rinfocolato tutti i dubbi e le perplessità che mi avevano colpito nell'ascolto dal vivo della giovane pianista giapponese. L'impatto live permette di celare più a lungo i confini di questa proposta che invece, ascoltata con calma dall'impianto stereo di casa rivela, a mio parere, tanti limiti musicali. Certamente in concerto la prima evidenza è costituita dalla perfetta padronanza dello strumento e dalla tecnica invidiabile sfoggiata da tutti e tre i componenti del trio. Scale percorse a velocità terrificanti non possono che far scaturire ammirazione e facili entusiasmi, ma il discorso si fa più complesso se si esaminano i brani contenuti in Move. Musicalmente si tratta di un album prettamente fusion, caratterizzato da brani dai temi semplici spesso ripetuti, brevi grappoli di note suonate da un ipotetico grammofono a 78 giri tanta è l'enfasi muscolare e ginnica del trio. Raramente si scende ai 45 o ai 33 giri, e quando avviene ecco che si manifesta con evidenza il limite maggiore del trio: la musica non scende mai in profondità, si limita a scalfire la superfice senza introspezione melodica ne scavo armonico. Ne deriva una certa aridità di emozioni, ma d'altronde dietro due polsi da Ufo Robot è difficile immaginare che pulsino sentimenti, più facile immaginare chips e circuiti elettronici. Anche la parte ritmica, la più importante nel contesto dell'album, è tutt'altro che complessa e insiste troppo nel gioco incantatorio ma alla fine stucchevole della velocità e della ripetizione. Molto lontani insomma dalle atmosfere care al nume protettore di Hiromi, quel Ahmad Jamal che delle variazioni ritmiche e della complessità armonica è maestro da più di mezzo secolo. Hiromi è sicuramente la pianista più veloce dell'est. Per il momento però non è ancora una pianista di jazz emozionante. Almeno a mio parere. V A L U T A Z I O N E : * * 1/2
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