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Mondo Jazz

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Messaggi del 16/09/2012

A PROPOSITO DI FESTIVAL

Post n°2390 pubblicato il 16 Settembre 2012 da pierrde

Il nuovo editoriale di Gerlando Gatto su A Proposito di Jazz ha per titolo Tanti festival e poca qualità.

Si riferisce ovviamente alla situazione italiana e non fa che puntualizzare quello che la maggior parte dei blogger continua a sostenere da anni: sintetizzando all'estremo, chi ha i denti non ha il pane e viceversa, dove per "denti" si intendono i finanziamenti e per "pane" si intende l'innovazione e la ricerca.

Il primo è il caso del maggiore dei nostri festival, Umbria Jazz, dove oramai si è abbandonato da diversi anni qualsiasi tentativo di rinnovamento, di sperimentazione e di novità, tant'è che a parte un buon numero di nomi pop imbarazzanti invitati e considerati di volta in volta come l'evento del festival, per il prossimo anno, la 40° edizione, la "grande" proposta è quella di affiancare a Sonny Rollins i nostri Enrico Rava e Paolo Fresu .

I pochi festival che hanno tentato di innovare o sono scomparsi o hanno dovuto ridimensionarsi per i soliti problemi di tagli ai finanziamenti uniti magari ad un interesse decrescente del pubblico. Il primo esempio che mi viene in mente è Clusone, che dopo almeno un paio di decenni di proposte stimolanti ha pian piano dovuto ridurre i programmi, in contemporanea ad un sempre più altalenante afflusso di pubblico.

Ma ecco alcuni passaggi di Gerlando:

C’è un dato che contrasta con la logica: nonostante la crisi nera, anche quest’anno durante il periodo estivo il nostro Paese s’è trasformato in una sorta di maestoso teatro all’aperto per ospitare rassegne di musica jazz. Alcune realtà sono state cancellate, altre hanno avuto vita difficile, ma se si va a guardare il panorama generale si vedrà come anche in questo 2012 festival jazz si sono svolti in ogni regione italiana a conferma di una tendenza oramai in atto da molto tempo

. Espressa la soddisfazione propria dell’appassionato di jazz, forse è opportuno andare più a fondo per porsi innanzitutto una domanda: ma quanti di questi festival sono davvero eventi degni di attenzione? Quante di queste manifestazioni si basano su una programmazione degna di questo nome, su un fil rouge che leghi i vari concerti, insomma su una pur minima progettualità? Quanti organizzatori si prendono la briga di presentare nuovi talenti invece che ricorrere ai soliti nomi triti e ritriti?

Se vogliamo essere onesti, i festival che rispondono a siffatti requisiti si contano, forse, sulla dita di una sola mano. Il caso più evidente è quello di Umbria Jazz sicuramente la manifestazione italiana più importante quanto a concorso di pubblico: ebbene è mai possibile che per l’ennesima volta ci vengono presentati gli stessi musicisti, alcuni certo bravissimi; non si potrebbe fare qualcosa di più e di meglio, magari diminuendo le serate, risparmiando qualche soldo, e premiando qualche giovane?...


L'argomento è ripreso anche da Mi Piace il Jazz:

 

Purtroppo credo che molte responsabilità di questo atteggiamento pigro siano in gran parte da attribuire ai media e al pubblico del jazz. Proprio parlando di Umbria Jazz, nell'edizione di quest'anno c'erano, all'interno di un programma faraonico, anche proposte alternative ma che hanno ricevuto scarsissima attenzione da parte dei media; così sono passati praticamente sotto silenzio concerti pure importanti come quello di Joe Lovano e Dave Douglas, Ryan Truesdell e addirittura quello di Ambrose Akinmusire (che tra l'altro è ormai una stella di prima grandezza nel panorama americano).

Leggendo sui giornali (non parlo di quelli specializzati) mediamente si poteva vedere che su dieci articoli che riguardavano Umbria Jazz, sette parlavano di Sting mentre gli altri tre si dividevano tra Sonny Rollins, Pat Metheny e Wayne Shorter; del resto niente! Per non parlare della televisione o della radio che considerano il jazz più o meno come la peste, tanto da averlo completamente cancellato dalla propria programmazione (tranne qualcosina su Radio Tre, ma pochissimo in confronto a ciò che quotidianamente possiamo ascoltare sulle radio francesi, tedesche o svizzere).

Purtroppo questa scarsa attenzione da parte dei media si riflette su gran parte del pubblico del jazz che purtroppo spesso si interessa solo del grande nome, senza provare a sforzarsi per ampliare le proprie conoscenze.

Di mio aggiungo alcune considerazioni:

a) sembra che il programma del 95% dei festival sia scritto più che dai direttori artistici dalle    agenzie. Tizio che suona a Perugia è poi anche a Pescara, Brescia, Venezia, eccetera eccetera

b) il pubblico è nella maggior parte dei casi poco acculturato musicalmente e di bocca buona.     Si applaude a prescindere, che si tratti di noiosa routine o di autentica creatività

c) non è affatto vero che Braxton e Cecil Taylor significhino platee semi-deserte: le ultime         volte che li ho visti in concerto, a Chiasso, Piacenza, Reggio Emilia, i teatri erano esauriti

d) leggevo su facebook una riflessione di Rodolfo, il blogger autore di Note dissonanti: si è       mai visto che ad un festival di musica barocca ci sia come ospite Ligabue ?

Perchè ad un festival jazz si invitano gli Elton John, le Giorgie, i Capossela, gli Sting e via elencando ? Risposta facile: per il profitto, non certo per l'"evento" che non esiste. Quindi ne deriva che buona parte dei festival è gestito da mercanti, autentici dittatori artistici dove di artistico rimane ben poco ma di soldi ne circolano parecchi...

Il jazz è di nicchia ? Per fortuna, mi è sempre venuto da dire e per molti buoni motivi, ma in Italia nicchia significa scarsa importanza, poca considerazione e, spesso, controllo della politica e degli sponsor.

Che fare ? Innanzitutto frequentare i festival ed i concerti migliori, continuare a sostenere che la famiglia Marley sta a Umbria Jazz come il sale nel caffè, e questo a prescindere dal valore intrinseco della loro proposta, sostenere in tutti i modi possibili le realtà che invece si sforzano di innovare, che si tratti di Aperitivo in Concerto piuttosto che del localino che cerca di fare una impari concorrenza al Blue Note. 

C'è speranza ? Direi proprio di no, a Perugia suoneranno ogni estate fino a esaurimento fisico Metheny, Rollins, Rava, Fresu e tutti gli altri 20 nomi che da vent'anni, anno si anno no, vengono riproposti con encomiabile fantasia....

 
 
 
 

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