Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Maggio 2018

Allevi(amoli) a casa loro

Post n°3987 pubblicato il 31 Maggio 2018 da pierrde

Il festival vanta la partecipazione di artisti del calibro di Enrico Rava, Rob Mazurek, Bobo Rondelli e giganti della musica mondiale come il trio composto da John Medeski, Billy Martin e Chris Wood.

Fonte:   https://www.viaggiareinpuglia.it/evento/50693/it/Festival-Metropolitano-Bari-in-jazz-2018---14%5E-Edizione

 

Si sa che la musica jazz è in grado di prendere direzioni quanto mai inaspettate. A Bari, ad esempio, si va da Bobo Rondelli a Rob Mazurek. Ma ovviamente la star è lui, il novello Mozart degli anni duemila, il Duke Ellington de noantri.

Che dire ? Che qualcuno si è fatto due conti, e rapidamente ha buttato alle ortiche coerenza e dignità. In perfetta similitudine all'andamento generale del nostro paese. Fare il direttore artistico in codesto modo è facile, potrei farlo persino io....

 
 
 

ISEO JAZZ 2018 XXVI edizione

Post n°3986 pubblicato il 30 Maggio 2018 da pierrde

La nuova edizione di Iseo Jazz presenta un programma che, come sempre, riunisce differenti generazioni di musicisti coniugando tra loro linee espressive del tutto eterogenee.

 Quest'anno ci saranno grandi personalità storiche del jazz italiano, con in testa Enrico Intra, protagonista anche del consueto incontro al Castello oltre che della proposta Gregoriani & Spiritual con la voce di Joyce e l'arpa di Marcella Carboni; quindi, Claudio Fasoli e Franco Ambrosetti, con il primo, fresco vincitore del Top Jazz della rivista Musica Jazz come miglior musicista italiano del 2017, che realizzerà un progetto speciale del festival,  e il secondo, svizzero ma da sempre legato a doppio filo al nostro paese, alla testa del suo formidabile quintetto con il pianista Dado Moroni.

 Nell'occasione, Ambrosetti presenterà anche la sua autobiografia. Veterano del New Orleans Style e del Dixieland, Luciano Invernizzi guiderà la sua storica  Bovisa New Orleans Jazz Band e riceverà il Premio Iseo alla carriera, condiviso con Luciano Linzi, animatore della Casa del Jazz di Roma, del festival JazzMi e operatore attivo da decenni nella promozione del jazz in Italia. 

Un altro ospite dalla lunga carriera internazionale è Flavio Boltro, invitato al festival con il progetto del BBB Trio, mentre la nostra cantante più eclettica, Cristina Zavalloni, presenterà a Iseo il suo ultimo album, dedicato alle tante pagine musicali ispirate alla luna. La voce, dopo Joyce e la Zavalloni, avrà un altro significativo spazio con il quintetto maschile a cappella degli Alti e Bassi, che eseguiranno in chiave jazz brani provenienti dal songbook della canzone  italiana. Per la prima volta a Iseo ci sarà il pianista Massimo Colombo, le cui elaborazioni sul Blues saranno esposte in tutte le tonalità sulla falsariga della struttura del bachiano clavicembalo ben temperato

Tra le nuove realtà, a cui il festival dedica da sempre ampio spazio, ci saranno i quartetti di Alessandro Rossi e Federica Colangelo e il duo Pericopes, che eseguiranno pagine originali basate sulle tipologie compositive contemporanee, siano esse modulari tematiche  o ispirate dalla musica eurocolta. Sempre più legato a Onde Musicali, con cui condividerà l'anteprima (con l'atteso piani diversi) e il concerto di Sale Marasino, Iseo Jazz avrà, come sempre, la sua antologia musicale su Radio Tre e, articolata nei negozi del centro di Iseo, ci sarà l'abituale  mostra, stavolta dedicata alle foto di spettacolo di una giovane fotografa emergente, Fabiana Toppia Nervi.

 

Domenica 3 giugno

Iseo, Sagrato della Pieve di Sant'Andrea

Intra-Motterle-Franco

Piani diversi - Anteprime Iseo jazz e Onde Musicali

Enrico Intra e Massimiliano Motterle     pianoforte

Maurizio Franco  introduzione e commenti

 

Domenica 8 luglio

Palazzolo sull'Oglio, Palazzo Comunale

Alessandro Rossi Emancipation         

Massimiliano Milesi (sassofoni), Massimo Imperatore (chitarra elettrica),

Andrea Lombardini (basso elettrico), Alessandro Rossi (batteria, elettronica)

 

Flavio Boltro BBB trio  

Flavio Boltro (tromba, elettronica), Mauro Battisti  (contrabbasso),  Mattia

Barbieri (batteria)

 

Mercoledì 11 luglio

Sale Marasino, Borgo Maspiano

Enrico Intra trio con Joyce Yuille e Marcella Carboni

Gregoriani e Spirituals - concerto in collaborazione con Onde Musicali

Joyce Yuille (voce), Enrico Intra (pianoforte), Marcella Carboni (arpa)

 

 

Giovedì 12 luglio

Iseo, Sagrato della Pieve di Sant'Andrea

Franco Ambrosetti & Friends  con Dado Moroni

Franco Ambrosetti (tromba e flicorno), Gianluca Ambrosetti (sassofoni), Dado Moroni (pianoforte),

Riccardo Fioravanti (contrabbassista), Stefano Bagnoli (batteria)

 

Presentazione dell'autobiografia di Franco Ambrosetti

 

Massimo Colombo piano solo

Well Tempered Blues

Massimo Colombo (pianoforte)

 

Venerdì 13 luglio                   

Iseo, Sagrato della Pieve di Sant'Andrea

Claudio Fasoli Trio con Michele Calgaro e Gianni Bertoncini

New London Tube

Progetto speciale del festival

Claudio Fasoli (sassofoni), Michele Calgaro (chitarra), Gianni Bertoncini (batteria,  elettronica)

 

Pericopes duo

Emiliano Vernizzi (sassofoni), Alessandro Sgobbio (pianoforte)

What What

 

Sabato 14 luglio

Iseo, Lido di Sassabanek

Bovisa New Orleans Jazz Band        

100 anni di Jazz    

Giacomo Marson (tromba), Emiliano Turazzi (clarinetto), Luciano Invernizzi (trombone),

Gigi Marson (pianoforte), Fabio Turazzi (banjo), Vittorio Sicbaldi (batteria)

 

Premio Iseo a Luciano Invernizzi e Luciano Linzi

 

Alti e Bassi

La canzone italiana in jazz

Alberto Schirò, Paolo Bellodi, Andrea Thomas Gambetti, Diego Saltarella,

Filippo Tuccimei (voci)

 

Domenica 15 luglio

Iseo, Sagrato della Pieve di Sant'Andrea

 

Cristina Zavalloni quartetto

Special Moon                     

Cristina Zavalloni (voce), Cristiano Arcelli (sax alto), Daniele Mencarelli (basso

Elettrico), Alessandro Paternesi (batteria)

 

Federica Colangelo   quartetto

Acquaphonica                           

Simone Alessandrini (sassofoni), Federica Colangelo (pianoforte), Marco Zenini

(contrabbasso), Ermanno Baron (batteria)

 

Tutti i concerti inizieranno alle ore 21 e saranno a ingresso libero tranne quello del 14 luglio

al  Lido di Sassabanek (ingresso 15 euro)

 

Castello Oldofredi   

sabato 14 luglio

Enrico Intra racconta il jazz

 

6-15 luglio

Fabiana Toppia Nervi  fotografa il jazz

Mostra itinerante nei negozi del centro storico di Iseo

 

Direzione artistica Maurizio Franco

Organizzazione: Musica Oggi & Sviluppo Turistico Lago d'Iseo-Sassabanek

Amplificazione  CDpMSoundservice di Massimiliano Capellini

Iseo Jazz utilizza pianoforti SanMichele e batterie Le Soprano

 

 

 

 

 
 
 

CUNEIFORM BATTE UN COLPO. ANZI DUE

Post n°3985 pubblicato il 30 Maggio 2018 da pierrde

 

Tempo fa ed in altra sede, l'amico Baroni aveva dato e commentato la triste ed allarmante notizia circa uno stop temporaneo (?) delle pubblicazioni della Cuneiform. L'etichetta ha negli ultimi anni costruito un bel catalogo ripartito tra il rock d'avanguardia ed il più recente jazz di ricerca, con frequenti commistioni ed invasioni di campo reciproche. Sul versante jazzistico, occorre ricordare che la piccola ed agguerrita label ha tenuto a battesimo gli ensemble allargati di Rob Mazurek, il gruppo di John Hollenbeck ed infine il promettente e raffinato trio Thumbscrew, per tacer di molto altro. Roba da far invidia a molti colossi della industria discografica, che ben avrebbero potuto produrre le stesse cose con ben minori patemi ed affanni economici: ma si sa, il coraggio -anche poco - o lo si ha, o non ce lo si può dare (meno che mai nelle orwelliane corporations odierne)


A testimonianza che il jazz è impresa da kamikaze, non solo dal lato della creazione artistica, ma anche da quello della produzione e distribuzione più colte e lungimiranti, ecco arrivare questa newsletter:


https://mailchi.mp/cuneiformrecords/two-toes-back-in-the-water?e=0ea083ed69


Nonostante la compagnia sia ridotta al solo titolare (situazione ben raffigurata nell'immagine in testa), Cuneiform non riesce a trattenersi e mette in cantiere ben due uscite, simultanee e quasi speculari tra loro, dell'ormai consolidato trio Thumbscrew: Mary Halvorson, chitarra, Thomas Fujwara, batteria e Michael Formanek al basso. Due album gemelli, "Ours" costituito da originals paritariamente forniti dai tre componenti della band (equilibrio cui i tre di Thumbscrew tengono particolarmente, coltivandolo puntigliosamente nei fatti), e "Theirs", in cui compaiono solo composizioni altrui, maliziosamente definite 'covers' dalla band. Soprattutto questo ultimo lavoro mi intriga moltissimo, anche perché credo di aver fruito di qualche anticipazione a riguardo nel concerto - per me memorabile - che il Trio ha dato nello scorso novembre a Milano nell'ambito di JazzMi (mi raccomando Linzi & Santini, proseguite così, non fatevi traviare dalle cattive compagnie...). La 'other's music' (definizione della Halvorson durante il concerto) è manco a dirlo quanto di meno scontato e prevedibile, a partire dal suo assortimento: si va da Benny Golson a Misha Mengelberg, passando per Wayne Shorter (forse suo malgrado candidato a diventare il Gershwin del 21 secolo, vista la crescente fortuna delle sue composizioni presso i colleghi di più disparata ispirazione) , non tralasciando una sofisticata selezione di autori sudamericani (brasiliani in testa...). Pur consapevole dei rischi (esorcizzati con un appello ai lettori a non abusarne), la microetichetta ci concede su Bandcamp due interessanti 'assaggi' di entrambi i lavori (vedi relativi links nella mail).


Sotto il profilo organizzativo-produttivo, risulta quantomai interessante l'idea di Cuneiform di raccogliere ordini anticipati per i due dischi (fisici o digitali), accordando ai sottoscrittori non solo un prezzo di favore, ma anche una consegna sensibilmente anticipata rispetto all'uscita su altri canali distributivi. Giocando tutti con fair play (quello di Cuneiform è al di sopra di ogni sospetto, e noi?), questa si presenta come una soluzione alquanto interessante per sostenere la produzione discografica di qualità e la musica meno prona ai diktat del marketing, entrambe mortalmente minacciate dall'evidente caos indotto nel mercato della musica da un utilizzo delle nuove tecnologie avventato, scarsamente funzionale e spesso già tarato da incontrollabili derive monopolistiche. In questo caso beati gli adepti della 'musica liquida', noi feticisti del CD chissà quanto dovremo aspettare (grazie Regie Poste e Dogane).... Ma vuoi mettere le copertine dei due album? Anche in questo, PI Recordings ha ora un temibile concorrente. Seguiremo e riferiremo sul resto di questa storia. Bella. Sta anche a noi dargli un 'happy end' (i Thumbscrew hanno già dimostrato di essere oltre che dei musicisti affascinanti, anche delle belle persone capaci di premiare la passione)


Franco Riccardi 'Milton56'

 

 

 

 
 
 

Rieccoci. Alcune avvertenze

Post n°3983 pubblicato il 29 Maggio 2018 da pierrde

Come potete constatare, ed ad onta di difficoltà tecniche ed organizzative con cui non vi tedieremo, noi non si molla.


Questo breve pezzo ha essenzialmente due funzioni: da una parte spendere qualche parola su di me per nuovi lettori che non abbiano frequentato Tracce (spero proprio che ce ne siano), dall'altra mi rivolgo ai veterani del vecchio portale che ci hanno seguito sin qui con un piccola richiesta, volta a preservare la comunità che si era creata intorno al vecchio sito.

La nostra nuova 'casa'. La veste e la struttura del nuovo blog è visibilmente diversa da quella del precedente portale. Almeno per quanto mi riguarda, ciò influirà - perlomeno dal principio - sul taglio degli articoli che vi appariranno: più agilità e scioltezza, idee di base più condensate e più marcatamente caratterizzate, magari con uno spirito un po' più tranchant, rinviando maggiori approfondimenti a situazione meno provvisoria. Va anche osservato che questa formula più 'light' potrà consentire un aggiornamento più rapido del sito, incrementando sperabilmente il Vostro interesse.


'Le mie motivazioni per la ripartenza'. Di fronte alla prospettiva di lasciar morire del tutto l'esperienza di Tracce, io (come i miei compagni) abbiamo sentito una responsabilità verso di voi (scusate la modestia...), quella di non far scomparire una positiva e viva esperienza di condivisione e dialogo: di queste troppe ne sono finite dentro e fuori della musica. Dal canto mio, credo di avere una motivazione in più: guardandomi intorno mi sembra di vedere le avvisaglie di uno dei tanti periodi difficili per la musica che amiamo (che si porta dietro molte più cose delle sole note....). Non fraintendetemi: non parlo della grande politica 'politicienne', bensì di un clima culturale generale, della cultura spicciola del 'paese reale' con cui facciamo i conti per strada, in autobus, al supermercato. Politica nazionale e locale, attenzione e risorse per la cultura seguono, sono solo dei corollari . Da questo punto di vista, non tira una bella aria, tutt'altro, per il nostro jazz e per lo spirito che gli dà vita: si dirà che piove già sul bagnato, ma ci sono le acquerugiole deprimenti ed i fortunali allarmanti. Quindi ancora più importante continuare nel lavoro quotidiano di cronaca, racconto, ma anche e soprattutto di sottolineatura di quello - ed è tanto - che a me ed ai miei compagni di avventura non piace e preoccupa (abbiamo idee molto chiare e concordi in argomento): perplessità che saranno sempre esposte e motivate civilmente e pacatamente, ma anche con la fermezza che si dovesse rendere necessaria.


Combattenti e reduci di Tracce, un appello. Molti di Voi probabilmente conoscono persone che hanno frequentato occasionalmente ed alla lontana "Tracce", magari per interessi specifici e settoriali. Ci affidiamo a Voi per far arrivare anche a questi frequentatori occasionali ed lontani la notizia che l'esperienza del portale prosegue in forma diversa, ma con identico spirito. Purtroppo per vari motivi dobbiamo affidarci al tradizionale strumento del passaparola, che peraltro ha colto pure i suoi successi, dalle Catene di S.Antonio alle 'piramidi' albanesi...


Ai nuovi arrivati. Ripetersi è noioso, ma talvolta utile. Qui nessuno è un professionista della musica, e men che meno un musicologo: nessuno è stato ai seminari di Darmstadt, e nemmeno sogna di andarci. Noi siamo dei cronisti del quotidiano, ci sforzeremo di raccontarvi quel che rientrerà nel nostro raggio di osservazione: quindi dischi, libri e, per quanto possibile, concerti. Infatti su quest'ultimo punto non possiamo farvi grandi promesse per ragioni logistiche ed organizzative che spiegherò più avanti: la scena italiana della musica live è quella che è, salvo improbabili miracoli estivi.
"Abbiamo un passato". Nonostante la modestia di approccio, le nostre cronache avranno un taglio netto e ben riconoscibile, con sfumature diverse. Tra tutti e quattro abbiamo alle spalle vari decenni di frequentazione di questa musica: soprattutto abbiamo avuto la fortuna di seguirla in momenti di grande fioritura creativa e, soprattutto, di ben maggiore e ben più calda accoglienza del pubblico (l'indispensabile 'quarto lato' della scena di questa musica). Abbiamo quindi delle 'pietre di paragone', che useremo per valutare il presente, nel bene e nel male: preconcetti mai, giudizi ponderati e soprattutto motivati, sì. A questo proposito, avendo rinunziato a pretese di 'oggettività scientifica' che non ci competono, potremo però offrirvi il vantaggio di una trasparente riconoscibilità dei nostri punti di vista personali . Del resto, siamo convinti che in questo momento è peraltro urgente un approccio più caldo e sentito, direi quasi 'militante'.

'"Nativi digitali?".Chi ci segue dai tempi di Tracce sa che molti di noi hanno riserve riguardo al fenomeno della c.d. 'musica  liquida' ed ai relativi impatti sul mondo della musica afroamericana e suoi processi creativi. Nessuno di noi è un 'nativo digitale' , tutti però abbiamo la necessaria apertura alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie alla creazione e, soprattutto, alla fruizione musicale. La nosta esperienza, però, ci consentirà anche di additare zone d'ombra e criticità discendenti da un'adozione frettolosa, non meditata dei nuovi strumenti, spesso mossa da esigenze che nulla hanno a che vedere con le esigenze di creazione e diffusione della musica. Quindi nessuna acritica aspettativa messianica nei riguardi del web.

Silenzi &eccentricità. Nel clima di strepito mediatico di oggi, per quanto mi concerne la miglior stroncatura è il silenzio. Del resto, considerate le scarse risorse di cui disponiamo, fare il 'bastian contrario' occupandoci anche noi dei 'soliti noti' già ampiamente promossi dai media mainstream professionali, significherebbe abbandonare quelle proposte che maturano lontane dalle strade più battute, proposte che alla fine rappresentano il nostro specifico e la missione di cui, sotto sotto, siamo orgogliosi. Quindi cercate altrove per quanto concerne i 'soliti noti' (o i 'soliti promozionati')

Dimenticanze. Qui siamo tutti dilettanti, vostri pari che cercano solo di razionalizzare e fissare le proprie esperienze musicali su una sorta di 'carnet d'ascolto', tenuto in pubblico a vostro beneficio. Quindi benvenuti vostri suggerimenti ed indicazioni che possano colmare nostre sviste e disattenzioni, purchè le segnlazioni siano coerenti con l'impostazione del sito. Per citare il collega Dall'Ava, noi non siamo l'ufficio stampa di nessuno e, soprattutto, abbiamo il privilegio di non dover fare i conti con budget, inserzionisti etc, corona di spine che lasciamo volentieri ai professionisti di questa musica.

"Febbre dello scoop". Per quanto mi concerne non ne soffro, almeno per un paio di motivi. In primo luogo, perché per costruire gli scoop nel nostro campo bisogna spesso fare appello a materiali e notizie da attingere ad una sorta di 'web non ufficiale', le cui attività vanno molto spesso a detrimento delle condizioni di vita dei jazzmen, il cui status sociale sta rapidamente regredendo con ovvi impatti sulla loro capacità creativa. In secondo luogo, non ascolterò mai un paio di volte e 'con un orecchio solo' le musiche che vi proporrò. Tentare di metter in parole la musica è lavoro difficile, specie partendo dalle nostre premesse dilettantistiche, che peraltro ci danno il vantaggio di parlarvi con il vostro linguaggio: quindi lasciateci il tempo necessario per farlo. Anche la ripresa di notizie ed eventi di non strettissima attualità si spiegherà con l'approfondimento di loro tratti che fanno presagire una loro duratura incidenza nelle vicende della nostra musica.


Finalmente Vi lascio con un invito: anche qui a fianco c'è un box riservato ai commenti. Soprattutto in questo momento di non facile ripresa è importante per noi sentirvi vicini. Mi raccomando.

Franco Riccardi, alias 'Milton56'

 

 

 
 
 

Stefano Bollani - Que Bom

Post n°3981 pubblicato il 28 Maggio 2018 da sandbar
 

 

Confesso di essere stato attratto dal nuovo cd di Stefano Bollani soprattutto a causa dei disegni di copertina, splendidi estratti in tema floreale tratti dal "Codex Seraphinianus", una surreale fanta enciclopedia firmata da Luigi Serafini nel 1981. La raffinatissima veste grafica contiene la prima opera di Bollani della neonata etichetta personale Alobar, terzo incontro del pianista con la musica brasiliana, dopo il "Bollani Carioca" del 2007 ed il live "O que serà" del 2013 con il mandolinista Hamilton de Holanda. A differenza degli altri lavori, immersioni pressochè totali nel repertorio brasiliano noto e meno noto, "Que Bon", inciso a Rio De Janeiro con musicisti locali ( Jorge  Helder al contrabbasso, Jurim Moreira alla batteria, ed i percussionisti Armando Marcal e Thiago da Serrinha) ed illustri ospiti  (Caetano Veloso, Joao Bosco, Hamilton de Holanda e  Jaques Morelenbaum), rappresenta una trasposizione dell'universo Bollani nella cultura e nei suoni del paese ospitante, con una larga maggioranza di brani originali ed un esito complessivo che riflette le due componenti in gioco, l'estro compositivo universale del titolare e la veste sonora declinata in tante varianti della tradizione  sudamericana. Siamo oramai abituati alle sorprese di Bollani, ed a considerare queste continue variazioni il suo "modo" di fare jazz, scavalcando la stretta pratica dell'idioma musicale. Su "Que bon" scampoli di  jazz riconoscibile compaiono solo in uno degli ultimi brani, "Aleijadinho le o codex seraphinianus aquì" ,libera improvvisazione intervallata da un arrembante tema di filastrocca . Il resto contiene tanta musica (forse troppa, oltre 72 minuti) che oscilla fra riusciti esempi del funambolismo melodico proprio dell'autore, particolarmente affascinante quando ammantato di una patina d'antan che richiama i tempi dell'Orchestra del Titanic, (il trittico iniziale ed in particolare la languida "Certe giornate al mare", la romantica dedica di "Creatura dourada"),  alcuni tour de force virtuosistici ("Ho perduto il mio pappagallino"  con De Holanda, lo scatenato samba blues, "Olha a brita" e la title track),  una sognante ballad con il poetico violoncello di Morelenbaum, (Il gabbiano ischitano), due canzoni cantate da Veloso ("Michelangelo Antonioni" e "La nebbia a Napoli" su testo di Bollani", una da Bosco ("Nacao"),  ed  altri episodi in linea con il clima generale di rilassata souplesse.

Apprezzabile, a patto di essere disposti a seguire Bollani nella infinita rincorsa del suo imprendibile ego.

 

 
 
 

Il generale Lee e il trombettiere Marsalis

Post n°3980 pubblicato il 28 Maggio 2018 da pierrde

Grandi discussioni ha provocato una intervista a Wynton Marsalis per il Washington

Post, in cui il trombettista esprime pareri fortemente negativi sul rap e sul Hip Hop,

due generi musicali nati in seno alla comunità afro-americana.

A questo link potete leggere direttamente le parole di Marsalis: https://www.washingtonpost.com/blogs/post-partisan/wp/2018/05/22/jazz-

musician-wynton-marsalis-says-rap-and-hip-hop-are-more-damaging-than-a-statue

-of-robert-e-lee/?noredirect=on&utm_term=.0218e77ba766  

Non posso esprimere giudizi, non sono afro-americano, non vivo e non conosco la

realtà economica e sociale della comunità nera, non comprendo una sola parola

dello slang usato dai rappers.

Marsalis non è nuovo ad affermazioni contro corrente, da osservatore esterno e

con tutte le limitazioni che ho descritto posso solo dire che forse non è corretto rappresentare tutto il rap in modo negativo e/o commerciale.

In passato il nostro non aveva risparmiato giudizi sommari nei confronti di altri trombettisti, in particolare ricordo quello su Miles ("Davis was "a genius who

decided to go into rock, and was on the bandstand looking like, basically, a

buffoon") e l'altro su Lester Bowie ("another guy who never really could play).

Forse è meglio ricordare il Wynton musicista, perchè le parole che usa nell'

esprimere pareri su colleghi che sono entrati nella storia della musica jazz sono inutilmente offensive e non gli fanno onore. Senza contare che lui, almeno per il momento, nella storia ha una parte decisamente minore rispetto a coloro che

critica.

Roberto Dell'Ava

 
 
 

Stop and Go

Post n°3979 pubblicato il 26 Maggio 2018 da pierrde

Sono passati poco più di tre anni e l'avventura su Tracce di Jazz si è conclusa. Rimangono nuove amicizie, stimoli e voglia di continuare a crescere. Per questi motivi il blog rinasce, questa volta però non rifletterà il pensiero ed i gusti di una sola persona ma sarà opera di quattro appassionati che vogliono continuare a parlare di musica senza costrizioni e obblighi  di alcuna natura, solo con la bussola dettata dal proprio gusto e dalla propria sensibilità.

Nella vita nessuno di noi si occupa professionalmente di musica, e questo fatto contribuisce alla nostra assoluta e totale indipendenza. Non siamo giornalisti ne critici professionisti, bensi semplici jazzfans. Non abbiamo timore di perdere consenso o pubblicità se ci permettiamo di dire quello che è il nostro pensiero sui fatti del vasto e assai litigioso consesso jazzistico nazionale. Non esalteremo festival che perseguono profitto e consenso a scapito della musica e dei musicisti che amiamo, non incenseremo a scatola chiusa personaggi magari già abbondantemente sovraesposti , non faremo sconti a proposte indecenti spacciate per jazz .

Parleremo con franchezza, cosa che abbiamo sempre fatto anche nei tre anni di vita di Tracce di Jazz, e, come sempre, accetteremo critiche e consensi.

Potete leggere i nostri tre anni di vita qui: http://www.traccedijazz.it/ 

Le parabole nel jazz sono frequenti. Quante volte abbiamo assistito alla nascita entusiasta ed ambiziosa di un nuovo gruppo, al suo sviluppo attraverso diverse fasi di maturazione ed affinamento, magari anche al momento di un più o meno vasto riconoscimento del pubblico e poi, con sorpresa, oppure consci della svolta in agguato, al suo sciogliersi in qualcuno dei mille rivoli di comunione artistica di cui è fatta questa musica? Al jazz raccontato può accadere la stessa cosa. 
Tracce di jazz è stato, nel corso degli anni, un duo, un trio, poi un settetto, per arrivare alla formazione più classica, sparso lungo la dorsale che congiunge la Puglia alla Valtellina attraversando la Lombardia dopo una deviazione in Liguria. 
Nella cronaca quasi quotidiana della nostra musica attraverso le sue varie manifestazioni, ci sono stati momenti di euforia, moti di orgoglio, apprezzamenti e critiche e qualche (rara) incazzatura. Soprattutto, c'è stata ogni giorno la curiosità di un dialogo a distanza, fra di noi e con i lettori, alimentato da una passione nata tempo fa e che sicuramente ci accompagnerà per tutta la vita. 
Ora, come capita ad una band che ha compiuto la sua parabola, impegni e problematiche contingenti impongono uno stop che non vuole però essere un addio definitivo. La voglia di raccontare con le nostre parole la nostra musica è rimasta intatta, solo dobbiamo rivedere la misura entro cui contenerla. 
Per tutti quelli che ne avranno voglia, continueremo a suonarla. Oh yeah.! 

Andrea Baroni

 
 
 
 

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                 Andrea Baroni


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