MySo-Called(un)Life

Post N° 1078

(parte 2. Leggete prima il post n° 1077)

David non sapeva più cosa fare. Era da un po', ormai, che stava così. Aveva perso la voglia di andare avanti.
"Ehi, tu..." David spostò lo sguardo alla sua sinistra e si accorse che c'era un barbone, addossato alla sua stessa parete.
Era un uomo sui cinquanta. Aveva un berretto di lana, tutto logoro, così come i suoi vestiti. Logoro come il cuore di David...
"Come si chiama...?" L'uomo parlò di nuovo, con una voce rilassante, calma. Sembrava la voce di un uomo che aveva perso ogni ardore.
"Chi...? Come si chiama chi...?!?" David rispose seccato. Era stato riportato alla realtà dalle parole di quell'uomo.
"La ragazza che ti ha portato a ridurti così. Non se ne vedono tutti i giorni, sai, di ragazzi come te, seduti qui sul marciapiede con quegli occhi..."
Il vecchio sorrise. Ma non era affatto un sorriso di beffa. Non c'era cattiveria nella sua voce.
"Anne..." David guardava per terra, mentre pronunciava quel nome. "Si chiama Anne..."
"Da quanto l'hai persa? Un mese? Due...?" L'uomo continuava a fare domande, mentre guardava il ragazzo che gli faceva compagnia sulla strada.
"Sì, non ci sentiamo da due mesi, poco più... Mi manca, ma ormai è tutto finito... Quel giorno, noi...e..." David si morse le labbra, come per riassaporare l'ultimo bacio che s'erano dati.
"Ho capito. Ragazzo, tu sei attaccato ad un ricordo, un momento che non c'è più. La vita va avanti, ragazzo, e non è fatta di ricordi. Ti perderai tutti gli altri momenti che potresti vivere, così."
David sembrava sorpreso da sentire quelle parole, pronunciate da uno sconosciuto. Ma, al tempo stesso, sembrava non volerle ascoltare.
"Lo so. Lo so. Ma non ci riesco. Non posso dimenticare quei momenti. Ero felice, cazzo! Ero felice...!" David si alzò in piedi e sferrò un pugno al muro.
Mentre la mano iniziava a sanguinare, David rimase fermo, in piedi davanti alla parete, con la testa abbassata e le braccia lungo il corpo.
"Sbagli. Non vuoi, questa è la verità. Rimani pure ancorato al tuo ricordo. Costruisciti il tuo mondo di illusioni. Ma non è questa la vita..." L'uomo continuava a dargli consigli, con l'aria di chi quelle cose le aveva vissute sulla sua pelle.
"Ma che ne vuoi sapere tu di cos'è la vita? Tu che te ne stai qui su un marciapiede sporco, come un cane?" David si lasciò andare alla rabbia, urlando contro il barbone.
"Dovresti reagire al dolore con la stessa energia che hai mostrato ora. Forse così riusciresti ad uscirne, che dici?" L'uomo non sembrava affatto intimidito dalla reazione di David.
"..." David non sapeva cosa dire. Sentiva che l'uomo aveva ragione. Gli si avvicinò e gli porse qualche moneta, dopo aver cercato nelle tasche.
"Non mi servono, ragazzo. Piuttosto regalami un sorriso. Quando tutto sarà finito, torna qui e fammi vedere se sei capace di sorridere. Dai, ora muoviti. La vita non ti aspetta..."
Mentre il vecchio sorrideva, David si incamminò verso casa. Camminando lentamente, pronunciò una parola sussurrata... "grazie..."

Dopo il 3° episodio di "A Love to Kill" (stupendo!), stanotte, verso le 2-2.30, ho messo su Rosie Thomas e ho iniziato a scrivere. Ecco il 9° capitolo di questa storiella, per chi ancora la legge. Ho dovuto spezzarlo in due parti, perchè 'sta merda mi diceva che era troppo lungo. stima e rispetto.