MySo-Called(un)Life

Post N° 1213

Come ho già dimostrato parlando di David Nebreda, reputo la body art lo stato ultimo dell'arte, la vera arte, senza passaggi intermedi e asettici, come una tela o un blocco di marmo: la body art è arte espressa attraverso il corpo, ovvero il necessario, l'essenziale. Cmq dopo David Nebreda e Orlan, un'artista francese che dal 1990 si sottopone a numerose operazioni chirurgiche con lo scopo di riprogettare il suo stesso corpo (scoperta grazie alla Fra'), ieri sera ho scoperto altri due artisti. Il primo è Stelarc, il più importante body-artist al mondo: australiano d'origine cipriota, ha utilizzato strumenti medici, protesici, sistemi di realtà virtuale e Internet per esplorare, estendere e amplificare i parametri operativi del corpo; ha filmato all'incirca 2 metri del proprio spazio fisico interno (polmoni, stomaco, colon) con una scultura-sonda, si è sospeso a sistemi di uncini conficcati nella propria carne per 25 volte tra il 1976 e il 1988, ha messo in scena delle performance con una terza mano, con un braccio virtuale e con un corpo virtuale. Una sorta di Dottor Octopus in carne, ossa e protesi tecnologiche. Stelarc si è perfino collegato alla Rete: il suo corpo veniva posseduto e attivato in remoto da persone che si trovavano in altri luoghi. [intervista] "Ciò che conta è il corpo come oggetto, non come soggetto. Il corpo come oggetto può essere accelerato, amplificato e ridisegnato. Il corpo non dev'essere ipnotizzato dalla memoria. La memoria culturale è stata registrata. [...] Il media fonde il tessuto umano in un immenso schermo planetario di pelle. Un tessuto palpitante, sensibile, che si contrae in sintonia con le più remote stimolazioni." Stelarc, più che un cyborg, è un post-umano. Cmq, per non dilungarmi troppo, consiglio questo sito a chi fosse interessato. (io l'ho appena letto tutto xD) [video] Franko B., invece, è un artista italiano, nato a Milano ma trasferitosi a Londra nel '79, che incentra le sue performance sul suo corpo, usato come mezzo espressivo assoluto, come incarnazione delle proprie ossessioni, distruggendo le vergogne e i pudori che la nostra società impone. "Uso sangue, urina e merda come metafora perchè è questo ciò che sono..." Parola crude, sicuramente, ma tutt'altro che insensate. Anche qui, l'essenziale ha la meglio. Il corpo diviene mezzo di espressione centrale, diviene tela, supporto, linguaggio. A differenza di altri artisti, però, Franko B. non lavora con sangue animale o di altre persone, perchè verrebbe a mancare l'appartenenza emotiva con esso. Lo estrae dalle sue stesse vene, si imbratta con esso e lo mischia agli altri fluidi: urina, sperma e saliva, per rivendicarne l'appartenenza. Rendere sopportabile l'insopportabile è la maggior provocazione di Franko B. nei confronti del suo pubblico. L'artista si presenta sbattuto a terra, schiaffeggiato su una sedia a rotelle, sanguinante su un carrello, abietto, nudo, coperto da sangue e liquidi corporali e crea una visione dolorosa di ciò che è il corpo stesso, un corpo esposto alla violenza in un qualsiasi momento, un corpo privato di qualsiasi identità. Per altre info, leggete l'articolo e guardate alla fine per l'elenco delle sue performance. [intervista] Infine, semmai ci fosse qualcuno che sta ancora leggendo, consiglio gli azionisti viennesi e Rudolf Schwarzkogler, artista estremo arrivato alla castrazione del pene e alla sua sostituzione con una testa di pesce: ferita e castrazione. L'immagine è inquietante e molto forte. La sua indifferenza al dolore è un'arma provocatoria verso tutti coloro che assegnano al dolore un valore negativo. E' ovvio che sono pienamente consapevole di come, riguardo a questi artisti, il concetto di genio sia inseparabile da quello di pazzia. Sto ancora male, dopo aver letto e visto le loro opere. Ma mi hanno colpito più di quanto un semplice quadro potrà mai fare. Purtroppo molta gente addita sicuramente questi uomini come pazzi, sadomasochisti e chissà quant'altro, mentre un quadro di Picasso (che trovo privi d'arte) viene osannato come un capolavoro... Ma l'arte è sempre così difficile da comprendere... Non condivido, però, il fatto che spesso l'arte viene concepita esclusivamente come qualcosa di "bello", quando, secondo me, l'arte è qualcosa che deve "colpire", lasciare il segno, rimanere dentro. E spesso è proprio ciò che spaventa o disgusta a rimanere più impresso (non a caso Nebreda è l'unico artista che mi ricordo dalla mostra sulla Melancolia a Berlino).