MyDiary
In tutti i miei giorni...Ieri ho regalato alla mia nipotina di 7 anni “Il Piccolo Principe”. Ne ho una copia per me da quando ero bambina e quando lei ha compiuto 6 anni ne avevo comprata un’altra pensando che glielo avrei regalato l’anno prossimo. Poi ho visto che l’altra sera aveva tra le mani un libricino e che leggeva e allora ho pensato di darglielo come regalo di promozione.
E’ proprio mia nipote cavolo.
Ieri prendo il libro dal mio armadio e le dico: “C. ho un regalo per te.”
I suoi occhi si sono illuminati e finalmente l’ho vista sorridere. Le porgo il libro dicendole: “questo è uno dei miei libri preferiti. E ha anche le illustrazioni, guarda”. Sembrava che il regalo lo avessero fatto a me. Non stavo più nella pelle. “visto che sai già leggere bene e sei stata promossa te lo meriti”.
Lei mi guarda, guarda il libro e mi dice: “ma io sono in vacanza! E poi volevo la maglietta come la tua. Quella di Baci e Abbracci”.
Mi è crollato il mondo addosso. Ma non puoi essere così materiale. Porca miseria. Il Piccolo Principe. Hai presente che capolavoro è? E’ il libro che mi accompagna da tutta la vita. E’ un libro magico. L’ho letto 4 volte e ogni volta è diverso. Ogni volta colgo qualcosa che non avevo colto la volta prima. E tu preferisci una squallidissima maglietta di Baci e Abbracci???
Ma nemmeno se si trattasse di un bauletto di Luis Vuitton!! Il paragone non regge.
Cosa potevo fare a quel punto vedendo la mia adorata nipotina delusa?
Mia sorella le avrebbe lasciato il libro. Io, da immatura quale continuo ad essere nonostante i miei 30 anni, ho incassato il colpo, mi sono ripresa il libro dicendole che glielo avrei ridato quando me lo avrebbe chiesto. Ho aperto il mio cassetto magico, ho estratto un piercing finto uguale al mio (che però è vero) e gliel’ho attaccato all’ombelico. Le ho fatto il nodo alla maglietta e ecco che era di nuovo felice e contenta.
La guardavo fare le piroette e ho pensato: “ma sì chissenefrega, avrà tutto il tempo di leggere. Che giochi e se la goda…”.
Ovviamente la mia adorata sorellina ha disapprovato ma non importa.Le zie servono a viziare i nipoti...e poi di rompipalle in casa ne basta una...
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Ritrovarmi con L. dopo tanti anni ieri sera mi ha fatto uno strano effetto.
A parte che temevo di non arrivare mai in quel paesino sperduto e dimenticato da dio. Quando mi ha aperto la porta ho ritrovato in quella mansarda tutto di lui. Gli ampi spazi, l’arredamento minimalista ma estremamente di classe, il televisore enorme appeso alla parete, il letto disfatto, la valigia aperta sul terrazzo, il frigo vuoto. Un uomo sempre in corsa. Per il successo, per la bella vita, per l’avventura.
“Se hai sete prendi pure dal frigo. Intanto tolgo la valigia dal terrazzo. Che se si rimette a piovere non devo nemmeno lavare i panni…”
“Scusa ma stai facendo una cura a base di limoni?” Era l’unica cosa che c’era nel frigorifero.
“No è che la pianta di limoni è l’unica sopravvissuta e ne ha sparati fuori una cifra.”
E figurati se ha il tempo di curarsi le piante.
Ci siamo seduti sul divano e con la scusa di non voler rovinare il parquet ho tolto i sandali. In realtà morivo dal mal di piedi.
Abbiamo chiacchierato del più e del meno, abbiamo bevuto una cosa tipo… scotch? Rum? Non lo so era osceno. Eppure sembra che la bottiglia sia stata un regalo di un facoltoso manager…e chissenefrega… Fatto sta che tra fumare e bere…quella mansarda sembrava una pista da ballo girevole.
Tra l’altro mi sono domandata come cavolo hanno fatto i vicini a non lamentarsi del casino: tra la musica altissima e le risate, e il mio svarione che ha provocato la caduta di una sedia…
Ma ad un certo punto, quando i Tiromancino hanno smesso di cantare è calato il silenzio.
Imbarazzo totale. Perché mentre andavo da lui mi è venuta in mente quella storiella del “diario di lui” e del “diario di lei” e ho sorriso pensando che io non mi ero posta minimamente il problema di cosa aspettarmi. E poi lui: “Questa canzone. L’ho sentita la settimana scorsa mentre andavo in aeroporto e stavo pensando a te. Che strano. E avevo un’espressione ebete. Perché a tratti ti descriveva e a tratti era lontana da te anni luce…E di anni ne sono passati 7.”
Ancora più imbarazzo. Se è possibile.
“E sei bellissima. Oggi più di 7 anni fa.”
Il telefono. “ehi è il tuo telefono”. E approfitto della situazione per guardare l’ora.
Le 2. Oddio mia mamma sarà stata colta da un infarto…Le avevo detto che non facevo tardi. E se non mi ha telefonato è perché da donna intelligente qual è ha capito che qualcosa di strano c’era…
“L. è tardi. Devo proprio andare. Mia mamma sarà in ansia. E domani mattina alle 6 suona la sveglia per me.”. Mi sono rimessa i miei “comodissimi sandali e ho preso la borsa”.
“Aspetta. Fermati qui stanotte.”
“E sì. Subito guarda. Anzi sai cosa faccio? Chiamo mia mamma e le racconto dove sono, cos’abbiamo bevuto e fumato e cosa vorresti fare alla sua bambina”. L’ho solo pensato ovviamente.
“Non posso. Devo proprio andare. Io vivo con i miei e non posso telefonare a casa alle 2 di notte e dire che sto fuori. E poi non voglio.”
“Ma dai hai 30 anni. Sarai libera di gestirti la tua vita! Fermati qui” E intanto si avvicina. “Cavolo ma allora tu sei cresciuta.Ma perché i tuoi piedi sono rimasti piccoli?”
Simpatico. “non sono cresciuta io...Sono i tacchi!Ad ogni modo…devo andare”.
“Va beh. Ti accompagno fino alla macchina. Non vorrei che ti violentassero nel vialetto.
Il viaggio in ascensore è stato interminabile….nemmeno se fosse stato un grattacielo…non si arrivava più. Al suono del campanello di arrivo mi si mette davanti e schiaccia “3”. “cosa fai? Io devo scendere. Sei tu che torni su”.
“Ssshhh! Volevo solo darti un bacio. E mi stampa in bocca un bacio da paura. Ricordavo che produceva un sacco di saliva ma azz..mi ha fatto la doccia. Io invece a salivazione stavo a zero. Ma anche a riflessi. Zero. Immobile. Si riapre l’ascensore, esco e gli dico: “penso che farò un po’ di step. Buonanotte.” E sono corsa giù dalle scale. Mi ha telefonato appena sono salita in macchina. “scusa ma è stato più forte di me”.
Ed effettivamente, voglio dire, facendo un po’ di autocritica…ok l’amicizia ma se vado a casa sua e ci sto fino alle 2 di notte che cazzo pretendo? Va beh, è andata. E comunque L. è sempre piacevole. Un pazzo…di corsa.
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Venerdì! Finalmente è venerdì. Non ci posso credere ma anche questa settimana, che vista di lunedì mattina, mi sembrava un incubo interminabile, sta volgendo alla fine.
Questo week end ho intenzione di rilassarmi e prendere tanto tanto sole.
Ieri sera sono uscita con le ragazze del corso di inglese: l’aria era fresca ma all’aperto si stava così bene! E per una volta siamo riuscite a mangiare all’aperto senza farci uccidere dalle zanzare assassine e dall’afa che normalmente rendono insopportabili le serate all’aperto nella fantastica Pianura Padana
E’ estate. Finalmente! Perdio!
E per celebrare il rito oggi, oltre ad uscire alle 14 dal lavoro, andrò dall’estetista e poi in profumeria a comprarmi un buon solare al profumo di cocco.
Perché l’estate è questo:
sole,
mare,
il profumo dei solari al cocco,
i rumori della spiaggia,
Giorgino che vende i gelati ripetendo quei suoi ridicoli tormentoni “chi non bomba non tromba”
“mangiate il gelatino belle bambine che vi crescono le tettine”
e che estate sarebbe senza Giorgino?
L’estate è camminare senza l’impiccio dei vestiti,in piena libertà,
L’estate è andare a fumare sul balcone senza congelare,
l’estate è mangiare l’anguria a pranzo, merenda e cena,
l’estate è uscire con le gonne corte, le gambe scoperte,
l’estate è poter stare in mutande e reggiseno in spiaggia e non rappresentare un caso clinico,
l’estate è stare al sole come una lucertola,
l’estate è il Festivalbar,
l’estate sono tuti i miei vestitini colorati,
i miei circa 50 paia di sandali,
l’estate è ascoltare i pettegolezzi da spiaggia,
l’estate è stare sulla veranda dell’albergo con B. e ascoltare i racconti del mondo dei vip,
l'estate è dormire con il balcone aperto e sentire la mattina gli uccellini canticchiare,
l'estate è far colazione con latte e cereali,
l’estate è godersi l’aperitivo all’aperto, in centro o in riva al mare guardando il tramonto,
l’estate è stare in spiaggia fino a quando tutti se ne vanno e sentire solo il rumore delle onde in silenzio e fare il bagno nel mare piatto e tranquillo,
l’estate è anche la malinconia dei ricordi delle estati passate, degli amori finiti,
ma l’estate è il risveglio dei sensi, la voglia di innamorarsi, di perdersi negli occhi di qualcun altro, che sia per pochi giorni o per sempre,
l’estate è la voglia di vivere mille emozioni.
L’estate è il periodo dell’anno che amo di più.
La mia estate la voglio piena d’amore, di amici, di risate, di forti e belle sensazioni.
Dovrebbe essere sempre estate….
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Quest’anno Vasco me lo perdo. Ma cosa ci posso fare? Non me la sento proprio di andare a San Siro alle 16 e morire sotto il sole cocente con un afa che toglie il respiro. No no. Nemmeno per Vasco. Sarò menosa, viziata, fighetta ma non mi piace sentirmi appiccicosa e soffrire l’inferno…
Così stamattina mi sono concessa il mio personale concerto di Vasco in macchina ascoltando una delle mie canzoni preferite a palla... anche se non basterebbe un diario intero per scrivere i testi di Vasco che per me hanno un significato speciale.
Lui, insieme ad un altro paio di cantanti hanno scritto la colonna sonora della mia vita. E stamattina, sola in macchina e con un filo di pelle d'oca ho urlato a squarciagola:
Anymore...anymore...anymore...anymore...
una parola che non vuol dire mai
la stessa cosa uguale
io l'ho imparata dentro gli occhi tuoi
quando finì l'amore
anymore...anymore...anymore...anymore
una parola che è tutta una canzone
la puoi cantare per ore
e risentire ancora quel sapore
"amaro dentro il cuore"
anymore...anymore...anymore...anymore
se te la senti dire non ci credi mai
"si può ricominciare"
ma la tua anima nel profondo sai
sa che cosa vuol dire
anymore...anymore...anymore...anymore
la puoi infilare dentro una canzone
la puoi cantare per ore
per risentire ancora quel sapore
"amaro dentro il cuore"
anymore...anymore...anymore...anymore
cosa possiamo noi se non "finire male"
cosa possiamo fare
se anche l'amore può finire dai
dammi da bere
...one more! ...one more! ...one more! ...one more
…e adesso la canto da ore….
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Un dejavu. Si scrive così? E va beh…Quello che conta è quello che ho provato ieri sera quando sono andata dal dentista. Solita pulizia dei denti che faccio ogni 4 mesi. Il mio dentista che tra l’altro è simpaticissimo mi fa questa operazione senza farmi sentire il minimo dolore né fastidio. Grandissimo! Alla fine mi da un bel paio di occhialoni trasparenti e mi dice: “è il solito lavaggio con bicarbonato e poi signorina bella abbiamo finito.” E via che inizia a spruzzare questa soluzione di bicarbonato al limone. Chiudo gli occhi, perché nonostante il mio viso sia per metà riparato dalla mascherina, un po’ di gocce mi sporcano il viso. E con gli occhi chiusi, in pochi secondi, risento quel profumo proiettato indietro di 15 anni. No dico 15 anni. Quando la domenica pomeriggio la pista della discoteca che io e le mie amiche frequentavamo veniva invasa da quel fumo al profumo di….bicarbonato al limone!
“Ci sei? Non puoi essere svenuta per un po’ di bicarbonato!!!” Ho riaperto gli occhi e ho sorriso: “Dott. Lei è talmente bravo che io mi rilasso e mi addormento”. La sua assistente è scoppiata a ridere: “Sì, proprio te che dovevi essere legata da bambina…”
In macchina tornando a casa ho riassaporato il sapore di quei tanti pomeriggi trascorsi in discoteca con le amiche. Era l’epoca dei jeans rossi e del pakistano al collo. Del bomber con l’interno arancione e degli zainetti della Mandarina Duck.
Era l’epoca dei miei 15 anni. Molto diversi dai 15 anni di adesso ma mi auguro, per gli adolescenti di oggi, comunque ricchi di emozioni indimenticabili.
Ricordo l’ansia che accompagnava le interrogazioni, perché da quei risultati dipendeva la mia domenica pomeriggio “sei vai male a scuola niente discoteca” ripeteva mia madre. E forse anche grazie a questi piccoli ricatti mi sono diplomata con quasi il massimo dei voti (è quel quasi che mio padre non digerisce).
E poi il sabato pomeriggio al centro commerciale a far spese, non sempre però, perché la mia famiglia non poteva inserirlo nel budget delle spese fisse. I pranzi saltati durante la settimana per risparmiare quelle 10.000 lire che servivano per l’entrata e le sigarette (era l’epoca delle lire…era la preistoria…). E il viaggio in pullman per arrivare in discoteca. Partenza ore 14. Ma noi ragazze ci incontravamo alle 13 per l’ultima sistemata.
I ragazzi salivano alla fermata prima e tenevano i posti. Il viaggio di circa 15 minuti trascorreva tra risate e scherzi.
Un salto al bar, un saluto al caro vecchio Mario che ci staccava i biglietti e ci faceva da padre confessore. Credo che se ne sia fatto di risate il caro Mario ad ascoltare i nostri amori impossibili… Lui era quello che correva a cercare quelle sventurate che ricevevano inaspettata la visita del padre e che sarebbero state trascinate fuori per i capelli se Mario non fosse corso ad avvisarle per tempo. Povero Mario. Dall’alto dei suoi 50 anni suonati si ritrovava ogni volta coinvolto in queste beghe famigliari o in discussioni tra coppiette di ragazzini…
E intorno alle 14.45: “Benvenuti ragazzi! questa è la musica dell’O. ! Si parte! Siete pronti? urlava il deejay mentre noi ragazzi affollavamo la pista che era coperta da una nuvola di fumo bianco al profumo di limone….Bicarbonato al limone.
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