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"Sono ormai all'eta' in cui si tirano le somme e non ho fatto nulla.
Sarei potuto diventare un grande attore, e invece su cento e piu' film che ho girato, ve ne sono di degni non piu' di cinque.
Ma anche se fossi diventato un grande attore ,cosa sarebbe cambiato?
Noi attori siamo solo venditori di chiacchiere .
Un falegname vale certo piu' di noi:
almeno il tavolino che fabbrica resta nel tempo ,dopo di lui"

Antonio de Curtis 'Totò'

 

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HANIF KUREISHI

Post n°127 pubblicato il 21 Marzo 2007 da nuvoleinasia
 

immagineI suoi romanzi ci regalano
vicende di formazione esistenziale
all’interno di una Londra contemporanea
che attraverso la finzione recupera
atmosfere, fascino e inquietudini.

Impegnato da anni anche nell’ambito
della produzione teatrale e cinematografica,
Hanif Kureishi è una delle nuove voci
più interessanti del panorama
letterario internazionale

Come spesse volte è già accaduto nell’ambito di notevoli momenti creativi del passato, le migliori esperienze artistiche sono quelle che operano innesti e congiungimenti di culture differenti. Esperienze che germogliano sul crocevia ideale di diverse visioni della vita e del mondo, che si arricchiscono in virtù di tali differenze, elaborando un tessuto comune sul quale coltivare la cultura del dialogo e della presa di coscienza. L’arte, la scrittura di Hanif Kureishi appartengono a questo tipo di esperienze. Lo scrittore, nato da padre pakistano e madre inglese, è indubbiamente uno degli esempi nei quali la diversità di più patrimoni culturali e genetici ha portato i suoi apprezzabili frutti.

Oltre ad essere l’autore di sceneggiature e di produzioni cinematografiche che hanno conquistato consensi ormai universali (My beautiful Laundrette, candidato all’Oscar, Sammy e Rosie vanno a letto, London kills me), nell’80 Kureishi otteneva il Thames Playwright Award per la commedia The Mother Country, ritagliandosi uno spazio autorevole e riconosciuto anche nel mondo letterario con i libri Nell’intimità, Amore in un tempo blu, Mezzanotte tutto il giorno, Da dove vengono le storie, Il dono di Gabriel e Il Budda delle periferie, divenuto in brevissimo un vero e proprio cult, adattato per la BBC in un serial di grandissimo successo e tradotto in venti lingue. A suo nome, su Panta, è apparsa anche una lunga intervista a David Bowie.

Un curriculum di tutto rispetto, che anticipa il talento indiscutibile dello scrittore, ma che ci rimanda necessariamente ai suoi romanzi. Il Budda delle periferie, in primissimo luogo. Romanzo corale, di oltre trecento pagine, narrazione di stampo ottocentesco resa da una scrittura brillante, rapida, essenziale ma mai scarna, sottesa al vincolo impellente di rendere atmosfere e inquietudini del nostro tempo. Se c’è infatti un momento preciso nel quale lo scrittore situa personaggi e accadimenti, questo tempo non può che essere la contemporaneità. I suoi libri hanno tutti questa nota caratteristica: il bisogno di narrare il presente, un presente immaginato e immaginario che si carica di simboli, utopie e tradizioni lontane (non solo in senso cronologico, ma anche in quello geografico e continentale).

"Sono un vero inglese, più o meno. – scrive Kureishi nell’apertura del BuddaLa gente mi considera uno strano tipo di inglese, come se appartenessi a una nuova razza, dal momento che sono nato dall’incrocio di due vecchie culture. A me però non importa, sono inglese (non che la circostanza mi riempia di orgoglio), vengo dalla periferia a sud di Londra e sto andando da qualche parte. Forse è stato lo strano miscuglio di continenti e sangue, un pezzo qui e uno là, l’avere un senso di appartenenza e il non averlo, a rendermi una persona irrequieta, che tende ad annoiarsi facilmente. O forse è stato il fatto di essere cresciuto in periferia. Comunque sia, perché risalire a delle cause quando era evidente che ero in cerca di guai? Volevo movimento, cercavo occasione di azione, opportunità di esprimere la mia curiosità sessuale e questo perché l’atmosfera in casa mia era opprimente, tetra e noiosa, e il tutto senza un vero motivo. A essere franco, era una situazione che mi deprimeva così tanto che ero pronto a qualsiasi cosa".

Kureishi ridisegna territori urbani che si traducono in fondali dell’anima e della crescita, dentro i quali piccoli grandi eroi in fondo non dissimili da noi inaugurano le loro battaglie contro il potere costituito, contro le impalcature del vivere borghese, e si tratta sempre di battaglie più o meno silenziose, all’insegna di un dolore che scava minuscole cicatrici, ma che qualche volta regala l’omaggio di un caldo sorriso, la sensazione di aver salito un altro piccolissimo scalino della propria storia. Proprio così, sono estremamente "normali" gli eroi di Hanif Kureishi, per questo, probabilmente credibili e amabili. Per questo lontani da stereotipi e luoghi comuni, per questo veri.

Se tra le pagine de Il dono di Gabriel (uscito adesso anche in edizione economica) il protagonista indossa i panni di un giovanissimo adolescente alle prese con una famiglia disagiata e il sogno di diventare artista, nel Budda il personaggio centrale del romanzo è un giovane che si muove tra i fasti di una dimensione metropolitana un po’ underground. Un uomo che deve lavorare alla costruzione di sé e dei suoi valori, che ha fame di mondo e di sesso, avidità di decifrare con mano la complessità indelebile del reale. Gli eventi si succedono accumulando una coralità di figure e di situazioni che poco hanno da spartire con l’epica e con l’epopea di tanta scrittura contemporanea: Kureishi abita il quotidiano, preferisce il ripiegamento in minore, scava perimetri d’ombra dentro i quali, delle volte, non è affatto insolito assistere alla scoperta della luce e del colore. Nell’intimità è invece una pagina dolorosa ma profonda, nata dal bisogno di esplorare il sottilissimo rapporto esistente tra sensualità e convenzioni, cogliendo il corpo nella sua essenza di promessa, e legando i gesti di un rituale d’incontro e di abbandono tra amanti a un corollario di avventure esistenziali tenute insieme dal filo del racconto. C’è ancora il miglior Kureishi, la disponibilità a dar spazio alla voce dell’interiorità, col suo bel piglio di narratore attento alle misure drammatiche e ai tempi del narrare, ma con un’evidente snellezza che in buona parte è frutto della sua passione teatrale e cinematografica.

A chiudere questo breve intervento sulla scrittura di Kureishi, il giudizio che Salman Rushdie ha sintetizzato a proposito de Il Budda delle periferie: "Esattamente il tipo di romanzo che ci si augurava Hanif Kureishi scrivesse: profondamente irriverente e scorretto, toccante e vero. Ed estremamente divertente".

 
 
 
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DEDICATO A LUI...PER SEMPRE

Solo per te
convinco le stelle
a disegnare nel
cielo infinito
qualcosa che
somiglia a te
Solo per te
io cambierò pelle
per non sentir
le stagioni passare
senza di te
Come la neve non sa
coprire tutta la città
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te
Come la neve non sa
coprire tutta la città
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te 
E' per te
è per te
è per te
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te
Come la notte
non faccio rumore
se cado è per te

 

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"Vanno,  vengono ogni tanto si fermano
e quando si fermano sembrano nere come il corvo...
Sembra che ti guardano con malocchio...
Certe volte sono bianche e corrono
e prendono la forma dell'airone o della pecora
 o di qualche altra bestia...
Ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri...
Certe volte ti avvisano con rumore prima di arrivare
e la terra si trema e gli animali si stanno zitti...
certe volte ti avvisano con rumore...
Vengono vanno ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai...
Vanno vengono per una vera mille sono finte
e si mettono lì tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia"

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