Napoletanità....
Cultura,tradizioni,folklore,storia,arte,musica.......
Colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti.
Per la sua bellezza e per la sua fecondità gli Dei si contendono il possesso della città
Io so questo che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Boja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto sorto dal cuore della collettività contro cui non c'è niente da fare. Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili.
Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo... I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l'Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale.
Napoli è l'unica città dove le persone ti salutano ancora con il "buongiorno" e non con un laconico "notte" o "giorno".
Pe' Tuleto, p' 'a strada cchiù bella | d' 'a cchiù bella città ca se trova, | n'ata vita llà 'n miezo vulesse campà!...
- 'N Paraviso 'stu sciore 'e bellezza | llà sultanto 'o putite truvà!!!
- Salvatore Baratta
Togliete a Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le più dolci armonie.
Vieni,o straniero, nella grande Napoli, godi mentre l'attimo fugge, scorda i desideri delusi e i tormenti che un demone ha tessuto nella tua vita, impara a godere, ad essere felici e poi muori.
Chist'è 'o paese d' 'o sole, | chist'è 'o paese d' 'o mare, | chist'è 'o paese addó tutt' 'e pparole,| so' doce o so' amare, so' sempe parole d'ammore!
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Napoli grecaBenchè la Napoli greco-romana si sarebbe sviluppata prevalentemente nell'area dell'attuale centro storico, il primo avamposto della città, fondato da un gruppo di navigatori Rodiesi nell'800 a.C. e poi ampliato e abitato da coloni greci di Cuma a partire dal 680 a.C., corrispondeva alla zona compresa tra l'isoletta di Megaride (dove oggi sorge il Castel dell'Ovo) e la collina di Monte Echia (Pizzofalcone). Questo primo nucleo abitativo fu chiamato Parthenope, in onore della sirena vinta da Ulisse, il cui corpo, secondo il mito, sarebbe stato trascinato dalle onde fino alle spiagge dell'isolotto di Megaride. In quest'area, rimangono pochi resti della più antica storia di Napoli: in particolare, sul Monte Echia, si trovano resti di una necropoli dell'epoca cumana, oltre alle rovine della villa del patrizio romano Lucullo, di epoca successiva. Intorno al 530 a.C., inizia però una fase di declino di Parthenope, dovuto al sopravvenuto predominio commerciale e militare degli etruschi nell'area; la rinascita della città giunge dopo il 474 a.C. quando le colonie della Magna Grecia, sconfitti gli Etruschi in mare, riaffermarono la loro egemonia sull'Italia meridionale. A questo punto, i greci di Cuma poterono ripopolare il vecchio borgo, che assunse il nome di Palepolis (città vecchia), mentre a pochi chilometri di distanza, verso est, veniva fondata Neapolis (città nuova), un nuovo e più grande centro, fortificato e dotato di un ampio porto. La struttura di Neapolis, conservatasi fino ai nostri giorni, si ispirava ai fondamenti dell'urbanistica ateniese, con uno schema viario basato su tre ampie strade parallele longitudinali (plateiai in greco, decumani in latino) intersecate ad angolo retto da una serie di strade più strette (stenopoi in greco, cardini in latino), che con le prime formavano isolati (insulae) comprendenti edifici di varia natura. Le spesse mura difensive, formate da una doppia cortina di blocchi tufacei, attorniavano la città seguendo il profilo di colline e valloni, e su di esse si aprivano frequenti porte, in corrispondenza delle strade principali. Un tratto delle antiche mura è oggi visibile in uno scavo a cielo aperto in piazza Bellini; il livello, più basso di quello della strada attuale, dimostra come la città di Napoli si sia sviluppata, nei secoli, per stratificazioni successive, per cui in molte aree la città odierna sorge sui resti di quella romana, che a sua volta era stata edificata su quella greca.
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