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I buoni e i cattivi

Post n°559 pubblicato il 21 Luglio 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Ce lo dicono e ce lo ripetono tutti i giorni, per paura che ce ne dimentichiamo, per paura che la verità riesca a sfondare quel muro di menzogne che i “buoni” hanno costruito attorno alle loro missioni di pace, di liberazione, di guerra al terrorismo, di difesa dei “valori” di quello che chiamano “democrazia”.

I buoni hanno sganciato l’atomica per conquistare la pace, uccidendo generazioni e generazioni di innocenti, l’hanno difesa con il napalm, con l’uranio inattivo, con campi di concentramento, come Guantanamo, dove la tortura e l’annullamento dell’individuo sono soltanto quei metodi di persuasione e di redenzione necessari alla causa.

I buoni non uccidono, colpiscono, con precisione, solo gli obiettivi militari e lo fanno per evitare vittime innocenti. I “danni collaterali” o i “morti telegenici” sono le tecniche dei cattivi per screditare la missione umanitaria che Dio, prima, e il mondo intero, poi, ha affidato a questi “supereroi” senza maschera e senza peccato, senza anima e senza vergogna.

I buoni bonificano il mondo dai “cattivi” sulla base delle loro regole e del loro “sentimento” di libertà, che coincide con quello dei Pinochet cileni, con quello dei presidenti israeliani, ma non con quello dei Saddam iracheni o Gheddafi libici.

Quel genocidio, che va avanti da decenni in Palestina, che un popolo intero, a cominciare dai bambini, subisce da parte del popolo israeliano, è, per i “buoni”, il diritto alla difesa che, a chi è più forte, più ricco, più influente, non si può negare. Poi c’è l’olocausto, quello sul quale i “buoni” di prima chiusero entrambi gli occhi, per poi riaprirli a strage avvenuta, che giustifica ogni cosa, ogni bomba, ogni eccidio, ogni muro, ogni deportazione.

Non si può, né si deve, ribellarsi alla legge dei “buoni”, il rispetto della libertà passa per il sacrificio di intere popolazioni, di interi continenti…quel sangue delle vittime della “democrazia” dei più forti, impresso sulle pietre che i ragazzi palestinesi scagliano contro i loro aguzzini, sono l’urlo di quel mondo tradito, violentato, ucciso, terrorizzato che, della libertà dei buoni, conosce solo le bombe.

 
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