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« Regione Campania: tagli ...No all’inceneritore di Giugliano »

Bancarotta fraudolenta

Post n°683 pubblicato il 27 Febbraio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Con questa accusa sono stati arrestati i vertici della Getek: Enzo Zavaroni, Alessandra Zavaroni, Danilo Pilo e Massimo Ciccolini. Contestati  177 milioni di ammanchi ed un debito tributario di 127milioni di euro.

Chi scrive presentò, da rappresentante sindacale dello Slai cobas, almeno 7 anni fa, una serie di denunce sugli strani movimenti societari e sul continuo ricorso alla cassa integrazione ed alla mobilità, alla Procura della Repubblica di Napoli…rimasti, inspiegabilmente, carta straccia.

Nel frattempo centinaia di lavoratori hanno perso il posto, compreso chi scrive, licenziato per primo e denunciato per diffamazione. Tre colleghi hanno perso la vita, forse per le conseguenze delle difficoltà economiche derivanti dai provvedimenti aziendali.

In questi anni Fiom, Fim e Uilm non hanno mai fatto mancare il loro incondizionato appoggio a tutte le scelte aziendali, benché fossero palesemente irregolari, benché i continui cambi di nome, i passaggi societari, le vendite di parte dell’azienda a fantomatiche imprese di Madera, paradiso fiscale, facessero intravedere, con chiarezza, i veri motivi di questi  “stravolgimenti” che toccavano, nel profondo, la vita delle persone.

Chi si opponeva, come il sindacato Slai cobas, era tacciato di fare il male dei lavoratori, indicato come il responsabile delle difficoltà aziendali, lasciato in minoranza, perennemente, a tutti i tavoli istituzionali, dove si continuava nello stillicidio, nel giocare sulla pelle delle persone, nell’accettare l’inaccettabile.

Vicende, come quella che vede oggi sotto accusa i vertici dell’azienda d’informatica romana, sono all’ordine del giorno nel nostro paese. Chi si oppone alla “dittatura” di sindacati che hanno, nelle loro fila, dirigenti nazionali con i figli impiegati nelle aziende dove avvengono le trattative, che cerca di difendere i posti di lavoro difronte a veri e propri furti, ha il benservito con il plauso dei confederali, che non fecero un giorno di sciopero al mio licenziamento chiaramente illegale.

Ora i nodi vengono al pettine, i responsabili non vanno cercati solo nei vertici aziendali, ma tra quei sindacalisti che firmarono accordi vergogna, in quelle Istituzioni che fecero passare richieste assurde, in quelle Procure che, allertate, nulla fecero per fermare lo scempio.

Quei lavoratori che ancora oggi non hanno visto pagato il loro TFR, che ancora attendono, dall’azienda fallita in modo truffaldino, come denuncia la GDF, quanto gli spettava per gli accordi sottoscritti, hanno il dovere morale e civile di costituirsi parte civile contro chi ha distrutto il futuro loro e delle loro famiglie e di ricordare a tutti, anche a chi ancora gira la testa dall’altra parte avendo conservato il “posto” con il proprio silenzio, di chi sono le responsabilità e su quali coscienze pesa la vergogna di questo infame imbroglio.

All’epoca scrivemmo, come sindacato: “Se riusciremo a provare quanto diciamo, metteremo il presidente nel posto che merita, cioè dietro le sbarre”…il tempo ci ha dato ragione.

 
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