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« Un quadro desolanteLo sciacquone »

Nelle mani delle banche

Post n°689 pubblicato il 11 Marzo 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Comincia il processo di Trani contro le agenzie di rating Standard & Poor’s  e Fitch per manipolazione del mercato, riguardanti le vicende degli anni 2010 e 2011 che videro il governo italiano, allora presieduto da quel Mario Monti voluto, guarda caso, dal sig. Napolitano, “costretto” a versare 2,6 miliardi di euro alla Morgan Stanley, azionista della McGraw Hill che controlla Standard & Poor’s.

Spiega bene Brunetta, in una interrogazione parlamentare, lo “strano” contratto che lo Stato italiano sottoscrisse, negli anni novanta, con la banca statunitense. La clausola prevedeva il pagamento, a richiesta unilaterale (mentre tutti gli altri la stabiliscono bilaterale), dell’attivo alla parte spettante nel momento in cui ci fosse stato un declassamento dell’Italia ed una esposizione elevata verso il nostro paese…in poche parole se la banca fosse in possesso di titoli italiani che superassero una certa soglia.

Standard & Poor’s declassa l’Italia da A a BBB+ mettendo in moto così quel meccanismo previsto dall’ accordo che imponeva al nostro paese di pagare quanto stabilito.

Lo Stato italiano, di solito restio, almeno verso le aziende dello stivale e nei confronti delle famiglie in difficoltà, ad onorare i suoi impegni in tempi brevi, si affrettava a pagare la cifra dovuta, come detto 2,6 miliardi di euro, benché a Trani fosse iniziata un’istruttoria nei confronti proprio di quelle agenzie di rating che avevano declassato il nostro paese, prevedendo questo pagamento nel famoso decreto “Salva Italia”, predisposto dal sig. Monti, quel decreto che interveniva pesantemente sulle pensioni, creava il problema, ancora non risolto, degli esodati, aumentava le tasse a dismisura.

Al processo, portato avanti dal pm Michele Ruggiero, si sono costituiti parti civili quattro associazioni di consumatori e 13 privati, ma non il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ora retto da Padoan, e il governo italiano, dell’uomo della “volta buona”, benché lo Stato sia stato chiaramente penalizzato da questo “particolare” contratto.

La cosa ci viene spiegata da uno dei dirigenti pluriennali del Ministero, tale dottoressa Cannata. L’Italia sarebbe, in parole povere, sotto ricatto da parte delle banche e non onorare il debito avrebbe reso complesso collocare i nostri buoni del tesoro.

Inoltre il nostro paese sarebbe tuttora in possesso di altri 160 miliardi di euro di “derivati”, quei titoli spazzatura che hanno fatto fallire aziende e famiglie per pagare i debiti delle banche, con il rischio, secondo quanto dichiara Brunetta, per le clausole sottoscritte, di dover sborsare altri 40 miliardi di euro.

Molti direttori generali del Tesoro e molti ministri, denuncia il deputato di FI, come Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli, Giuliano Amato, Linda Lanzillotta, sono finiti a fare i banchieri in quegli istituti con cui, dal Tesoro, avevano concluso contratti.

La conclusione sembra assai semplice. Siamo difronte a dei veri e propri traditori del paese, gente senza scrupoli che mette a rischio le finanze della nazione per accordi personali che “aumentano” i loro portafogli ed il loro potere. Il debito pubblico, di cui noi cittadini paghiamo l’intero peso, è figlio di scelte delinquenziali, di gente che dovrebbe essere processata per alto tradimento, che ha messo l’Italia nelle mani delle banche, con un premier marionetta agli ordini della grande finanza. L’atto finale si sta consumando in questi giorni con le famose riforme costituzionali del fiorentino premier voluto da Napolitano, con l’esautoramento dei poteri del Parlamento e la cancellazione, nei fatti, del voto popolare.

 
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